Venerdì, 18 Settembre 2015 13:37

marmottaAnche il piano di abbattimento delle marmotte del 2015 dovrà passare al vaglio del Tribunale Amministrativo di Bolzano.
Tenendo conto del verdetto del TAR dello scorso maggio, la Provincia di Bolzano aveva emanato un nuovo piano di contenimento delle marmotte. Il decretosospeso dal TAR fino al 20 ottobre prossimo- dispone il  prelievo di 958 marmotte in 39 riserve di caccia (il 3% della popolazione di marmotta). Sulla base di un parere positivo dell’ISPRA, successivo alla sentenza di maggio, l’Amministrazione provinciale aveva varato un nuovo piano di abbattimento, “in quanto le soluzioni ecologiche non possono da sole risolvere il problema”. In base al decreto, l’abbattimento delle marmotte, nel rispetto del contingente assegnato alle singole riserve, è consentito solamente fino al 30 settembre 2015. Un esemplare abbattuto deve essere consegnato all’IZS.

Problemi e soluzioni- L’Osservatorio Faunistico provinciale  può autorizzare piani di prelievo per i mammiferi selvatici protetti tutto l’ anno allo scopo di evitare che l’aumento eccessivo di determinate specie pregiudichi, fra l’altro, l’equilibrio ecologico, l’agricoltura o la sicurezza pubblica. In Alto Adige – contrariamente ad altre zone montane italiane – il territorio si propone quale habitat ideale per le marmotte.
Nel piano 2015 della Provincia di Bolzano si legge che nelle zone dove la presenza delle marmotte è particolarmente elevata, l’attività di scavo genera danni, quali difficoltà di lavorazione e presenza di terriccio e sassi nei prati,  danni alle lame delle falciatrici, rischio di caduta durante la lavorazione meccanica nei pendii ripidi, rischio di ferimento degli animali al pascolo e inoltre il foraggio contaminato pregiudica la salute delle mammelle nelle mucche da latte.
Le misure di prevenzione, come la chiusura delle buche o metodi dissuasivi, non hanno avuto successo. Varie le sperimentazioni di metodi di contenimento, che tuttavia non si sono verificate efficaci: fallimentare l’utilizzo dissuasivo di urina di volpe ed altri repellenti olfattivi, che  non hanno avuto effetti sul lungo periodo; buoni invece i risultati con le recinzioni per ovini e fili elettrici ha invece avuto successo. Tuttavia, oltre ai costi gestionali, le recinzioni “costituiscono un’alternativa labile”  , essendo utilizzabili su superfici limitate e solo in alcune situazioni. Fra le soluzioni ecologiche alternative all’abbattimento, la Provincia ha anche valutato la cattura e successivo spostamento in altre zone, ma la misura “richiede grandi investimenti” e risulta “difficile reperire idonee zone di traslocazione ancora libere dalla specie”; spesso poi, ” il problema si ripresenta nelle zone di nuovo insediamento”. Al contrario, un prelievo di < 3% della popolazione di marmotta e un intervento localmente limitato alle aree con danni e la completa protezione di oltre il 95% del suo habitat, “esclude certamente ogni minaccia per il favorevole stato di conservazione e sviluppo della marmotta alpina”.

La vicenda giudiziaria- La LAV aveva presentato il ricorso per l’annullamento di un analogo piano del 2013, con il quale l’Assessore provinciale per le Foreste autorizzava il contenimento delle marmotte “nei prati da sfalcio con danni notevoli e loro vicinanze nonché presso infrastrutture a rischio”.  A maggio di quest’anno, il Tar ha accolto le osservazioni dell’amministrazione Provinciale dichiarando il ricorso “improcedibile per sopravvenuta carenza d’interesse”; infatti, atteso che il decreto impugnato ha già esaurito i propri effetti, essendo decorso il termine ivi previsto del 30.9.2013, entro il quale potevano essere eliminate le marmotte di cui al piano di abbattimento”.
Il Tribunale ha anche compensato le spese di lite, evidenziando “lo sforzo di adeguamento” della Provincia autonoma di Bolzano ai principi contenuti in precedenti pronunciamenti del TAR sulla stessa materia. In particolare la Provincia – nell’adottare il piano d’abbattimento – “ha fatto un puntuale censimento della popolazione del roditore, come dislocata nelle singole zone; ha verificato la crescita della specie rispetto all’anno precedente; ha rilevato gli specifici danni arrecati all’agricoltura dall’attività di scavo imputabile al roditore; ha consentito l’abbattimento unicamente in ben determinate zone, solo nei prati da sfalcio e in un raggio di 300 m da importanti infrastrutture agricole precisamente indicate, e per un contingente di capi, anch’esso rigorosamente determinato zona per zona, al fine di non pregiudicare la specifica popolazione di marmotte ivi presenti; ha espressamente escluso dal piano d’abbattimento pascoli e alpeggi”.

Il piano di contenimento del 2015 è sospeso fino a nuovo responso dei giudici: la trattazione in camera di consiglio è fissata al 20 ottobre 2015.

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