Giovedì, 04 Febbraio 2016 12:40

tarIl corso di laurea in medicina aperto a Enna dall’Università rumena non sarà sospeso. La questione non sta nel conseguimento del titolo ma la sua spendibilità in Italia.
Il Tribunale di Caltanissetta ha respinto le argomentazioni dell’Avvocatura di Stato che, su mandato del Ministero dell’Università, puntava a bloccare l’Università rumena Dunărea de Jos” (Basso Danubio) “estesa” in territorio ennese. Nell’ordinanza diffusa dal Sole24Ore Sanità, il giudice ha più precisamente osservato che “fermo restando che il reale obiettivo del Ministero sarebbe quello di impedire il conseguimento (o quantomeno la spendita) del titolo rumeno in Italia, nel caso in cui il M.I.U.R. ritenesse che tali titoli non trovino automatico riconoscimento nel nostro Paese, ben potrebbe adottare, nell’ambito delle proprie attribuzioni, un formale provvedimento di diniego di tale efficacia, non risultando necessaria una preventiva pronuncia da parte dell’Autorità Giudiziaria.
E subito dopo: “Qualora, al contrario, il Ministero ritenesse che tali titoli godano del riconoscimento automatico in Italia, mal si comprenderebbe su quale base giustificare la chiesta interruzione dei corsi.Sulla base delle suesposte ragioni, il ricorso proposto dal M.I.U.R. non può che essere rigettato”.

La tesi di Dunarea de Jos- L’iniziativa è gestita dalla Fondazione Proserpina, come un’estensione sul territorio ennese della “Dunarea des Jos”.  Secondo il rettore dell’ateneo rumeno, “a Enna non è stata aperta nessuna filiale, bensì una estensione didattica in aula remota nel rispetto del Trattato per il funzionamento dell’Unione europea”. I legali di parte hanno sostenuto che il Ministero italiano non è chiamato ad alcuna autorizzazione, perchè  i corsi sono già accreditati dalla Romania e dall’Unione europea. Il Giudice civile del Tribunale di Caltanissetta non ha confutato questa tesi.

La diffida del Miur – Dopo la diffida dello scorso ottobre, il Miur aveva incaricato l’Avvocatura di Stato a contestare l’apertura di una facoltà “delocalizzata” in territorio italiano senza alcuna autorizzazione del Governo italiano. Il Miur aveva chiesto al giudice civile nisseno un provvedimento cautelare d’urgenza «ex articolo 700», contro il Fondo Proserpina e contro tutti gli attori della cordata (l’Università Kore di Enna, l’Asp di Enna, l’università romena, gli assessorati regionali alla Salute e all’Istruzione). Nel ricorso il ministero sosteneva che l’attivazione dei corsi di laurea in convenzione con l’Università rumena costituirebbe un illegittimo aggiramento del divieto reso in precedenza dallo stesso ministero all’attivazione di corsi di laurea e post laurea nel settore medico, ma il giudice ha rigettato il ricorso perché non sussistono i requisiti dell’urgenza e del grave danno.

La programmazione nazionale non è in pericolo– Il giudice ritiene infondato anche «il paventato vulnus nel possibile aggiramento della normativa nazionale in materia di quote annuali massime di ingresso ai corsi di laurea in medicina e chirurgia e in professioni sanitarie e nella mancata garanzia della qualità degli insegnamenti impartiti».  Si legge nell’ordinanza che i corsi in questione sono stati attivati da un ateneo non inserito all’interno del sistema universitario italiano), “volti al rilascio di titoli da parte della medesima Università, senza alcuna refluenza, dunque, sul sistema italiano delle quote”. 
Inoltre, fanno notare alla Fondazione Proserpina, i corsi si tengono in lingua rumena e per iscriversi bisogna superare un test di conoscenza di questa lingua.

Al corso di laurea rumeno in Medicina e Professioni sanitarie ci sono 50 iscritti, avviando un inedito percorso accademico che Anaao ha bollato come “da furbetti” e che per la Fnomceo bypassa in maniera irregolare la programmazione italiana. Dunque i corsi – dopo l’inaugurazione del primo anno accademico nel dicembre scorso- potranno continuare. E malgrado il sequestro dei locali – quelli ricavati nell’ospedale di Enna e messi a disposizione dall’Azienda sanitaria provinciale attraverso apposita convenzione-  per le lezioni sono già stati trovati dei locali alternativi.

Per il Ministro dell’Università Stefania Giannini, l’iniziativa resta “non autorizzata”.

pdfLA_SENTENZA_DEL_TAR_DI_CALTANISSETTA.pdf182.66 KB

Ma l’iscrizione alla facoltà rumena delocalizzata non è del tutto libera e comporta comunque un certo livello di difficoltà. «Gli studenti della sede decentrata di Enna – fa sapere il portavoce del Fondo Proserpina, Gianfranco Gravina – affrontano ben due test di ingresso». Prima delle prove per l’iscrizione all’università pubblica rumena, devono frequentare infatti un corso di lingua (del costo di 2.200 euro) e ottenere un attestato ad hoc. D’altro canto le lezioni sono tenute da docenti rumeni in lingua rumena. Quanto costa il tutto? «I costi ammontano a 9.500 euro l’anno – spiega Gravina – ma la tassa è comprensiva della maggior parte dei libri di testo e degli stage che si frequentano presso l’ateneo di Galati, dove si svolgono le esercitazioni sui cadaveri».

0 Comments

Leave a reply

©2024 ForumCani.com