NOVI LIGURE – È domenica mattina, sono da poco passate le nove. Nella campagna che dalla zona artigianale scende verso il basso pieve, a pochi metri dal cantiere del terzo valico, c’è una fitta nebbia umida che porta il freddo nelle ossa. Eppure, lì dove c’è il canile municipale, c’è già gente.
Sono gli “sgambatori”: volontari che passano al canile, prendono un cane e lo portano a fare una passeggiata nella campagna.

I cani lo sanno, sentono che è arrivato il momento che aspettavano, sono eccitati e si fanno sentire. Sono molte le persone che, attraverso l’Arca (associazione ricovero cani abbandonati) che si occupa delle gestione del canile comunale, danno un contributo alla vita di questa struttura. C’è chi porta del cibo, chi delle coperte, chi una cuccia, chi un sacco di pellett per la stufa, chi un contributo economico. C’è chi dedica il suo tempo alla colletta alimentare, chi tiene in ordine conti e fatture, chi vende i calendari alla fiera. Ma sicuramente i cani apprezzano sopratutto queste persone che anche in una fredda domenica mattina di dicembre, a pochi giorni dal Natale, si sono imbacuccati con sciarpa, berretto e stivali per portarli a fare una passeggiata. Poco dopo, nella nebbia, scorgi in lontananza tante coppie uomo-cane, tenute assieme da un guinzaglio, felici nella nebbia.

L’associazione Arca è nata nel 199,2 si occupa dal 2005 della gestione del canile di Novi Ligure, in convenzione con i comuni dell’area novese. Conta 200 soci, di cui circa 15 attivi quotidianamente.
“I nostri interlocutori sono le amministrazioni comunali – ci dice Lucia Barbagallo, la presidente dell’associazione – se, ad esempio, a Cabella o a Voltaggio i vigili trovano un cane sperduto, ci chiamano e noi andiamo a prenderlo. I nostri operatori lo portano qui al canile e prima di tutto verifichiamo se il cane ha il “chip” oppure no”.

L’obbligo del chip
Ogni proprietario di cane è tenuto ad iscriverlo all’anagrafe canina presso il servizio veterinario dell’Asl, mediante un microchip, una piccola capsula che contiene un numero di
identificazione univoco. L’inserimento del chip viene effettuato dal veterinario ed è minimanente invasivo per l’animale. Un metodo indolore che ha sostituito il vecchio sistema del tatuaggio, una procedura più lunga che poteva essere meno gradita dagli animali più sensibili. Si tratta di un obbligo di legge, voluto per combattere il fenomeno dell’abbandono dei cani. I proprietari dei cani sono tenuti ad iscriverli all’anagrafe canina e all’inserimento del chip: una procedura che costa pochi euro ma che prevede sanzioni per chi non la rispetta.
Uno speciale apparecchio permette di leggere a distanza il codice del chip e quindi identificare il proprietario dell’animale.
Presso il canile l’animale viene comunque sottoposto ad un controllo sul suo stato di salute, da parte del veterinario, e si cerca di capire se abbia subito maltrattamenti, evento putroppo non raro.
In caso il cane non sia provvisto di chip, viene inserito in una sezione del canile chiamata “sanitaria” per una decina di giorni, allo scopo di verificare le sue condizioni di salute.
Nel frattempo il cane viene “chippato” a nome del comune dove è stato ritrovato, e dichiarato adottabile. Anche i cani registrati, nell’attesa di rintracciare il proprietario, vengono sottoposti a controlli sanitari.
Non tutti i cani però sono adottabili, purtroppo. Alcuni cani che hanno subito pesanti maltrattamenti restano “segnati” dalle traversie che hanno passato, sviluppando comportamenti che non ne permettono l’affidamento.

La struttura
Quello che colpisce entrando al canile è l’ordine e la pulizia della struttura. I cani hanno dei recinti di una decina di metri quadrati, con una parte aperta ed una chiusa e riscaldata. In base allo loro indole, in ogni recinto ci possono essero uno o due cani, al massimo tre se sono di piccola taglia e particolarmente socievoli.
“Alcuni cani amano avere il loro spazio, mentre altri preferiscono restare per la notte con i loro “amici” ci dice Sandra, storica operatrice del canile di Novi.
E’ lei che si occupa di loro tutti i giorni, insieme agli altri volontari. La struttura è dotata di una cucina, dove vengono preparati i pasti, e di una cambusa dove sono conservate le derrate alimentari.
Gli spazi coperti dei cani sono riscaldati in inverno da due potenti stufe a pellet, che permettono di mitigare le rigide temperature delle notti novesi.
Ogni mattina i cani vengono fatti uscire e vengono nutriti, mentre si procede alla pulizia delle gabbie e al cambio quotidiano delle coperte.
“L’attività del canile è finanziata dai comuni che usufruiscono del servizio – ci dice la presidente – ma è importante sottolineare che il contributo non è assolutamente legato al numero di cani. Ogni comune dà una quota di gestione, a prescindere dal numero di cani che ci ha inviato o che sono presenti in struttura”.
Quindi, l’associazione non ha alcun interesse ad avere un alto numero di cani, e si cerca di fare in modo di trovare una “vera” casa agli ospiti.
Al momento presso il canile ci sono 72 cani. Nel corso dell’anno ben 90 cani sono andati via, affidati ad una nuova famiglia, in una nuova casa. Molto alto il numero dei cani che sono arrivati, dispersi, su segnalazione dei comuni: 270, di cui 170 sono stati restituiti ai legittimi proprietari.
Il canile è aperto tutte le mattine, dalle 9 alle 12 (tranne il lunedì) e ogni primo sabato del mese si svolge una giornata di open day, in modo che chiunque possa visitare la struttura e verificare di persona le condizioni. “La trasparenza della gestione è fondamentale per noi – dice Barbagallo – ogni anno pubblichiamo il nostro bilancio, in modo che tutti possano vedere come gestiamo la nostra attività”.

L’adozione

La procedura di adozione di un cane è particolarmente delicata. “I cani sono animali molto sensibili. Sopratutto, per loro è molto stressante essere inseriti in una famiglia e poi finire per tornare qui. Purtroppo a volte succede che qualcuno decida di prendere un cane, e poi si accorga che non riesce, per mille motivi, a farsene carico, e decida di riportarcelo. Per il cane tornare qui è fonte ovviamente di forte stress”.
Certo, avere un cane non è come avere un pesce rosso (senza nulla togliere agli amanti dei pesci). Occorre avere tempo da dedicargli, lo spazio per ospitarlo, nutrirlo e accudirlo. Molti dei cani che arrivano in canile sono stati acquistati da persone che non hanno valutato l’impegno che richiedono, e che hanno poi deciso di abbandonarli in maniera crudele, creando una forte sofferenza in questi animali fortemente sociali.
Per questo la fase di adozione è seguita con particolare attenzione dagli operatori dell’Arca. Non basta certo andare al canile, dire voglio un cane, sceglierselo e andare via.
Prima dell’adozione ai futuri proprietari viene chiesto di fare conoscenza dell’animale, portandolo ad esempio a passeggiare qualche volta nei dintorni. Nel frattempo, gli operatori fanno un sopralluogo a casa per verificare l’idoneità dello spazio in cui sarà ospitato il cane.
Verificata la compatibilità del cane con i suoi futuri proprietari, sono gli operatori a portare direttamente il cane a casa dei suoi nuovi padroni, e a registrare all’anagrafe canina il cambio di intestazione.

L’adozione a distanza
“Per chi non può farsi carico del cane, ad esempio per motivi di lavoro, è possibile l’adozione a distanza, riservata ai soci. Quando sia ha tempo, si va in canile, si prende il “proprio” cane e lo si porta a girare. È una modalità che molti gradiscono e che sta avendo successo. Certo, il nostro obbiettivo è quello di trovare una vera casa a tutti i nostri cani e quindi anche il cane oggetto di adozione a distanza resta sempre adottabile”.
L’adozione a distanza è una novità del 2016 e sta riscuotendo molto successo, con 22 cani adottati con questa modalità innovativa. Tra gli altri progetti avviati, anche l’attività sociale riservata a ragazzi che vivono momenti difficili, in collaborazione con il Sert.

Non solo cani
L’Arca non si occupa solo di cani, ma anche di gatti. Ovviamente, non presso il canile municipale e non in prima persona, ma fornendo sostengo ai “gattili” sotto forma di cibo. I gattili sono strutture semplici, molto spesso gestiti da “gattare”, che cercano di offrire accoglienza ia gatti randagi.
“Oltre a fornire cibo, cerchiamo di catturare i gatti e sterilizzarli – ci dice Maurizio, un altro volontario – per fare in modo che il loro numero tende a diminuire, anziché aumentare”.

Un appello
“Noi dell’associazione amiamo ovviamente gli animali – ci dice un volontario – ma amiamo anche la nostra città. Putroppo ci sono molte persone che continuano a non raccogliere i “ricordini” dei loro cani e questa cosa è profondamente incivile. Ci sono delle regole e vanno rispettate, dappertutto. Basti portarsi dietro un sacchetto e raccogliere, non ci vuole molto. Anche questo vuol dire amare gli animali”.

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