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  • Tubercolosi negli animali selvatici in Italia e nelle Marche

    Martedì, 10 Novembre 2015 14:42

    cinghiale copy copy copyDa Vesa Marche, dati e anlisi della tubercolosi negli ungulati selvatici, una infezione causata da Mycobacterium bovis, agente della tubercolosi bovina.
    Nelle Marche, dal 2002 ad oggi, sono stati effettuati 27 isolamenti di Mycobacterium bovis, a partire da altrettanti cinghiali abbattuti in braccata. In 16 capi le lesioni erano evidentemente riferibili alla tubercolosi come complesso primario respiratorio con generalizzazione o meno. Il sospetto diagnostico è stato emesso dal Servizio Veterinario durante l’attività ispettiva e per il controllo della trichinellosi. I dati e le analisi dell’infezione sono presentati da Vesa Marche, insieme al quadro nazionale della situazione.

    Criticità e azioni correttive- La nota, curata da Stefano Gavaudan, spiega che attualmente non sono presenti focolai di tubercolosi nel bovino. È ovvio – è scritto- che nell’area di cui al DPGR n.156 la sorveglianza deve essere mantenuta al più alto livello possibile negli anni a seguire sia nella popolazione domestica che in quella selvatica. A differenza di quanto attualmente osservabile nel bovino, l’infezione nel cinghiale non può assolutamente dirsi risolta e su tale specie è necessario prevedere un’attività ispettiva dettagliata e rendicontata che permetta di misurare l’andamento epidemiologico della malattia. A tal fine è necessario attivare e coordinare i diversi attori nel territorio per arrivare a definire diverse informazioni. In particolare è necessario capire la prevalenza della tubercolosi nella sub-popolazione di cinghiali, verificando le quote di animali abbattuti in ogni area dalle diverse squadre di caccia. È inoltre necessario mettere in relazione gli individui colpiti al tipo di lesione, al sesso e all’età, al fine di definire la persistenza dell’infezione nei soggetti adulti e la circolazione della Tubercolosi nei soggetti giovani.
    Per poter definire tali parametri si reputa necessario poter disporre delle seguenti informazioni minime ed essenziali:
    • Dato di stima annuale della popolazione di cinghiale per ogni Unità di Gestione (così come definito nel Piano di Gestione del cinghiale emanato dall’ATC-MC1);
    • Dati di abbattimento (braccata e selezione) per capo e per squadra con relativa identificazione individuale e stima dell’età e del sesso, così come comunicato dai cacciatori all’ATC-MC1;
    • Identificazione dei centri di raccolta della selvaggina e delle case di caccia in cui viene effettuata l’ispezione post-mortem dei cinghiali (ASUR);
    • Definizione di un protocollo di visita ispettiva post- mortem in relazione ai siti di repere dell’infezione tubercolare, creazione di modulistica ad hoc per ll’invio di campioni al laboratorio (ASUR, IZS);
    • Dati di ispezione veterinaria (ASUR) con relativo esito per singolo capo identificato dal cacciatore;
    • Esiti degli esami anatomopatologici effettuati presso l’IZS per capo singolarmente identificato.
    • E’ necessario concordare tra ASUR e ATC la disponibilità della visita veterinaria per i cervidi durante le operazioni di abbattimento programmato ogni qual volta venga riscontrata qualsiasi lesione nei soggetti abbattuti;

    I diversi interlocutori ASUR, ATC MC1, Polizia Prov.le, IZS, dovranno essere coordinati al fine di organizzare il flusso dati: a) prima dell’apertura della stagione venatoria (settembre 2015); b) al termine delle operazioni di riefrimento; al termine della stagione venatoria. Nel comprensorio del Monte San Vicino è necessario interdire il pascolo invernale per una durata minima necessaria all’espletamento dei controlli per la tubercolosi delle stalle che portano bovini in monticazione. Tale attività deve essere comunicata agli allevatori risaltando il fatto che è svolta nel loro interesse in relazione al danno economico derivante dal perdurare della calamità naturale legata alla malattia.

    A fianco di tali referenti istituzionali è utile poter disporre della consulenza di faunisti esperti che integrino le operazioni di sorveglianza con le conoscenze relative all’etologia del cinghiale. Tale supporto potrebbe essere sostenuto dalla Riserva Naturale del Monte San Vicino che ha interessi significativi nella protezione ambientale della zona. Il suddetto Ente gestore potrebbe anche attivare un numero verde di segnalazione di avvistamento di animali malati, carcasse di animali morti e ogni altra situazione che coinvolga la fauna selvatica. Indagini scientifiche così completate potrebbero essere formalizzate e presentate per un eventuale finanziamento, anche grazie alla collaborazione dell’Università di Camerino e a prescindere dalle attività elencate precedentemente che devono essere garantite come attività d’Istituto dagli Enti preposti.

    Nelle Marche- L’infezione tubercolare nel cinghiale è stata rilevata dal 2002 nella Provincia di Macerata e ricondotta a due genotipi. Un primo genotipo è stato isolato occasionalmente in due capi e in assenza di lesioni evidenti. L’altro genotipo (SB 0120; VNTR 33533) è isolato con continuità nell’intero periodo (2002-2015) dimostrando una persistenza nell’area e momenti di apparente recrudescenza. (v. tabella)

    Situazione in Italia- In Italia, è nota da tempo la rilevanza del cinghiale come specie indicatore della presenza di Tubercolosi in bovini al pascolo (Marche, Liguria, Piemonte). Il bovino rappresenta infatti il serbatoio esclusivo dell’infezione, tuttavia il cinghiale può esercitare una funzione di mantenimento locale attraverso la diffusione a co-specifici con modalità di trasmissione orizzontale e alla progenie prima dello svezzamento.
    La trasmissione dal bovino al cinghiale avviene per via alimentare a seguito di necrofagia, la trasmissione in senso inverso non è documentata. La trasmissione con modalità diverse e ad altre specie non sono da escludere a priori. L’analisi della situazione nazionale conclude ribadendo che “l’approccio diagnostico a tale patologia deve essere di tipo ispettivo così come praticato nei mattatoi. L’approfondimento con la diagnosi di laboratorio deve essere riservata ai quadri anatomopatologici di complesso primario o più gravi, escludendo dal consumo le forme granulomatose localizzate ai linfonodi della testa”. (approfondimenti alla fonte)

  • Inquinamento da PFAS, attesi i risultati anche su animali e alimenti

    Martedì, 10 Novembre 2015 14:16

    COLETTO luca sanita venetoSull’inquinamento da PFAS (sostanze perfluoro alchiliche) la Regione Veneto dispone anche il prelievo a campione sugli animali e sugli alimenti.
    “Fatti tutti i monitoraggi su inquinamento da Pfas sia su uomini che su animali e alimenti. Esiti inviati a istituto superiore di sanita’ “per vaglio scientifico e individuazione eventuali altre azioni”. Lo sottolinea l’Assessore regionale alla Sanità Luca Coletto, in relazione alle preoccupazioni circolanti circa la contaminazione da queste sostanze di animali e alimenti.

    Coletto aggiunge che “le conseguenze dell’inquinamento da Pfas in alcuni Comuni delle Ullss Ovest Vicentino, Vicenza, Monselice, Verona e Legnago, determinate da uno sversamento aziendale di competenza della Magistratura, sono costantemente monitorate dai tecnici della Regione. I campionamenti sono già stati tutti inviati all’Istituto Superiore di Sanità, con il quale collaboriamo sin dall’inizio della vicenda, per avere e concordare una valutazione di rischio e le eventuali contromosse da prendere”.

    “Dopo aver immediatamente messo in sicurezza tutti i sistemi acquedottistici che prelevano le acque superficiali e sollecitato con insistenza i titolari di pozzi privati a fare le analisi – ricorda Coletto – abbiamo messo in atto due approfondimenti significativi, sulle persone, sugli animali e sugli alimenti, proprio perché non deve esserci nemmeno un’ombra di dubbio”.

    L’Assessore specifica che si tratta di un monitoraggio con prelievo di sangue effettuato alle persone residenti nell’area interessata e a persone certamente non coinvolte, in modo di avere un termine di paragone estremamente approfondito; e di prelievo altrettanto diffusi, seppur naturalmente a campione sugli animali e sugli alimenti.
    “Entrambi gli esiti – dice Coletto – sono all’attenzione degli esperti del più elevato interlocutore scientifico d’Italia che è l’Istituto Superiore di Sanità. Nessuna indicazione che ne deriverà verrà sottovalutata e le azioni che verranno eventualmente indicate saranno tempestivamente messe in atto di concerto con l’Iss. Senza un’evidenza scientifica – conclude Coletto – è difficile immaginare di fare più di ciò che è già stato fatto e appena questa arriverà ci comporteremo di conseguenza. L’attendiamo in tempi molto brevi”.

    Già nel maggio di quest’anno, la Regione aveva fatto partire –  con i contatti telefonici da parte delle Ullss alle persone interessate ad aderire volontariamente- lo studio di monitoraggio biologico sulla popolazione residente nelle aree del Veneto interessate dall’inquinamento delle acque da sostanze perfluoro alchiliche (PFAS), per valutare l’esposizione pregressa delle persone. Lo studio, del costo di circa 450 mila euro, è interamente coordinato e finanziato dalla Regione del Veneto, di concerto con l’Istituto Superiore di Sanità.

    Pfas nelle acque potabili

  • Archeologia: scoperti in Brasile resti fossili di anfibi e rettili di 270 … – Meteo Web

    Archeologia: scoperti in Brasile resti fossili di anfibi e rettili di 270 … – Meteo Web

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    537160

    MeteoWeb

    Archeologia: scoperti in Brasile resti fossili di anfibi e rettili di 270 milioni di anni fa

    Si tratta della prima fauna di questa età preistorica individuata nell’emisfero meridionale Arriva dal nord-est del Brasile la notizia di una importante scoperta archeologica: negli Stati di Piauì e Maranhao, presso il bacino del fiume Parnaiba, sono stati rinvenuti fossili di tre specie di anfibi e una di rettile, risalenti al Permiano, ovvero il primo periodo della successiva era del Mesozoico. La datazione è stata fatta risalire a circa 278 milioni di anni fa. Secondo gli scienziati che se ne stanno occupando, gli animali vivevano nei laghi tropicali della regione. L’eccezionalità della scoperta sta nel fatto che si tratta della prima fauna di questa età preistorica individuata nell’emisfero meridionale.

    http://www.meteoweb.eu/2015/11/archeologia-scoperti-in-brasile-resti-fossili-di-anfibi-e-rettili-di-270-milioni-di-anni-fa/537160/

    2015-11-10 14:04:16

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    archeologia,fossili,fossili Brasile,permiano,resti fossili brasile

    ARCHEOLOGIA

    Si tratta della prima fauna di questa età preistorica individuata nell’emisfero meridionale

    Arriva dal nord-est del Brasile la notizia di una importante scoperta archeologica: negli Stati di Piauì e Maranhao, presso il bacino del fiume Parnaiba, sono stati rinvenuti fossili di tre specie di anfibi e una di rettile, risalenti al Permiano, ovvero il primo periodo della successiva era del Mesozoico. La datazione è stata fatta risalire a circa 278 milioni di anni fa. Secondo gli scienziati che se ne stanno occupando, gli animali vivevano nei laghi tropicali della regione. L’eccezionalità della scoperta sta nel fatto che si tratta della prima fauna di questa età preistorica individuata nell’emisfero meridionale.

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  • Al cimitero con il cane, cade il divieto Si comincia giovedì 12 … – www.comune.genova.it – le notizie in Comune

    Al cimitero con il cane, cade il divieto Si comincia giovedì 12 … – www.comune.genova.it – le notizie in Comune

    Per 12 giornate all’anno si potrà fare visita ai propri defunti in compagnia di un animale di affezione. Nel rispetto e sicurezza degli altri visitatori. Nessuna conseguenza negativa su decoro, pulizia e tranquillità. Gli animali da compagnia considerati componenti della famiglia a tutti gli effetti

    Nei camposanti accompagnati da cani e gatti. Si comincia giovedì 12 ottobre in 31 dei 35 cimiteri cittadini.  Entra ufficialmente in vigore, infatti, la nuova norma introdotta dal Comune nel regolamento comunale di polizia mortuaria, cremazione affido e dispersione delle ceneri consente di far partire una sperimentazione che permetterà l’accesso degli animali d’affezione per non più di 12 giornate all’anno – con esclusione di quelle festive e quelle di grande affluenza, nelle date e secondo le modalità stabilite dalla direzione cimiteri.

    Gli unici cimiteri esclusi sono quelli aperti solo nei festivi: Murta, Nervi via Somma, Fontanegli e N.S. del Monte.
    Resteranno off limits per cani e gatti i luoghi di culto dei Cimiteri e, in ogni caso, chi porterà con sé un animale dovrà fare in modo che la sua presenza non faccia mai venir meno il rispetto e la sicurezza degli altri visitatori, ne’ incida negativamente su decoro, pulizia e tranquillità.

    Queste sono le principali regole di comportamento che chi condurrà un animale dovrà rispettare:

    – i cani dovranno essere costantemente tenuti al guinzaglio (non allungabile) dai loro detentori, che dovranno portare con sé una museruola da far indossare al cane in via preventiva in caso di pericolo di incidenti o su richiesta del personale, e comunque da applicare ai cani ad elevato potenziale di rischio. I cani di grossa taglia dovranno essere condotti da persone idonee a trattenere validamente l’animale;

    – i detentori dei cani dovranno essere muniti di paletta o buste e rimuovere le deiezioni solide, pulire con acqua (disponibile presso le fontanelle interne ai Cimiteri) quelle liquide e lo spazio sporcato dagli animali;

    – i detentori dei cani dovranno esercitare un costante controllo sul loro comportamento ed impedire che siano sporcate o danneggiate le sepolture o depositate incontrollatamente le deiezioni; particolare rispetto dovrà essere assicurato ai campi di inumazione ed alle altre strutture cimiteriali, nonché ai reparti di valore storico-artistico e valenza turistica;

    – gli altri piccoli animali di affezione potranno accedere ai Cimiteri esclusivamente all’interno di appositi trasportini a mano, portati e costantemente custoditi dai loro detentori.

  • Lotta nei territori non indenni e tutela della qualifica sanitaria

    Martedì, 10 Novembre 2015 13:31

    brucellosiChiarimenti dal Ministero della Salute sull’Ordinanza del 28 maggio. L’informatizzazione del modello IV è un obiettivo dell’Agenda nazionale per la semplificazione.

    La circolare ministeriale, inoltrata ai Servizi Veterinari il 6 novembre scorso, chiarisce ai Servizi Veterinari le indicazioni operative dell’ordinanza 28 maggio 2015  “Misure straordinarie di polizia veterinaria in
    materia di tubercolosi, brucellosi bovina e bufalina, brucellosi ovi-caprina, leucosi bovina enzootica”.  I chiarimenti -resi su sollecitazione di alcune Regioni e Asl -riguardano vari aspetti dell’ordinanza che ha intensificato gli interventi di lotta nei territori non ancora ufficialmente indenni e rafforzato le misure di sorveglianza nelle aree ufficialmente indenni al fine di tutelare la qualifica sanitaria acquisita.

    I chiarimenti riguardano: diradamento dei controlli, identificazione e registrazione degli animali, obblighi informativi, modello IV informatizzato, misure per gli allevamenti infetti e per gli allevamenti destinati a transumanza, monticazione e pascolo vagante, brado e semibrado permanente. La circolare ministeriale fornisce anche chiarimenti pratici sull’ identificazione, geo-referenziazione e registrazione dei pascoli in BDN. In fatto di verifiche, l’Ordinanza introduce, avvalendosi dei Centri di referenza nazionali, “un meccanismo indipendente di verifica della qualità delle indagini epidemiologiche, che consente alle autorità regionali e locali di acquisire informazioni sull’efficacia delle stesse, indispensabile alla eradicazione delle malattie considerate”.

    La Direzione Generale della Sanità Animale puntualizza che, con l’ordinanza del 28 maggio scorso, sono state introdotte modalità e procedure per razionalizzare la raccolta dei dati utili a soddisfare i debiti informativi a carico del Ministero della Salute nei confronti della Commissione europea. Alle province per le quali è in corso di valutazione, presso i competenti uffici comunitari, il riconoscimento dello status di territorio U.I., si applicheranno le disposizioni di cui all’OM previste per i territori U.I., a seguito della approvazione da parte del Comitato permanente. Sarà la Direzione Generale ad informare tempestivamente le regioni di appartenenza.

    La circolare chiarisce che dovranno essere concordate con la Direzione solo le modifiche ai piani regionali successive all’entrata in vigore dell’Ordinanza; quanto all’identificazione e registrazione degli animali, l’Ordinanza “non introduce un obbligo generalizzato di identificazione elettronica di tutti gli animali, bensì prevede l’obbligo di registrazione nella Banca Dati nazionale dell’anagrafe zootecnica (BDN) degli
    animali identificati elettronicamente”. Gli obblighi informativi prevedono l’obbligo di inserire nel sistema informativo SANAN tutte le informazioni relative all’esecuzione delle attività di profilassi, nonché alla programmazione di dette attività, ciò al fine di assicurare la disponibilità delle informazioni rilevanti per la gestione dei piani.

    Sul Modello IV informatizzato, la circolare ministeriale fa presente che saranno fornite alle regioni e alla province autonome le specifiche istruzioni tecniche per adempiere all’obbligo di utilizzo del modello IV informatizzato per tutte le movimentazioni che saranno autorizzate sul territorio nazionale entro 6 mesi dalla pubblicazione dell’OM, considerato che l’informatizzazione del modello IV rappresenta uno degli obiettivi della “Agenda per la semplificazione 2015-2017”. Le regioni e le province autonome che dispongono di una propria Banca dati regionale (BDR) potranno continuare ad utilizzarla tenuto conto che, presso il CSN di Teramo, sono in corso di predisposizione i Web services necessari ad attivare la cooperazione applicativa tra sistemi regionali e sistema nazionale.

    Le misure introdotte dal Ministero della Salute con l’ordinanza in questione seguono alle raccomandazioni espresse dalla Commissione Europea nei report di audit n. 6979/2013 e n. 8407/2010 del Food Veterinary Office.

    pdfCIRCOLARE_DGSAFV_OM_28_MAGGIO_2015.pdf126.41 KB

  • Cane rimane a vegliare per ore l’amico investito da un’auto – La Stampa

    Cane rimane a vegliare per ore l’amico investito da un’auto – La Stampa

    «Era seduto come se stesse facendo la guardia, sembrava una statua. Non smetteva di guardare il suo amico» così racconta Julie Fennell alla Nbc parlando di una storia che sta commuovendo il web: un cane da montagna dei Pirenei è stato avvistato mentre vegliava a lato di una strada statale di Dallas su un altro cane morto. 

    Da quanto raccontano i testimoni sembra che l’animale deceduto sia stato investito da un’auto e poi, viste le strisce di sangue sull’asfalto, sembra sia stato trascinato dal suo amico a quattrozampe sul bordo della strada

    Samuel Flores, autore della fotografia, ha postato l’immagine sulla pagina Facebook di Fennell chiedendo che qualcuno intervenisse per salvare il bellissimo cane bianco. Il fotografo temeva che l’animale venisse investito da qualche altro veicolo. 

    L’animalista Jessy Faiferlick ha risposto all’appello e si è precipitata sul posto in meno di mezz’ora. «Quando sono arrivata mi ha abbaiato e poi si è avvicinata – racconta la donna su Facebook -. Ma si è subito dimostrato gentile. È un cane molto dolce e leale». A testimoniarlo una foto dove il cane si lascia prendere la zampa come se si conoscessero da tempo.  

    Il cane non ha lasciato volentieri il suo amico morto e anche quando è salito in auto con la donna, ha continuato a guardare attraverso il finestrino in direzione del suo amico deceduto. Viste le condizioni del cane morto, è probabile che il fedele amico sia rimasto sul posto a vegliarlo per molte ore.  

    «E’ un cane molto fedele – racconta la Fennell -. Mentre guidavo verso il rifugio, lui ha messo la sua zampona sulla mia spalla» 

    Non è chiaro se il cane da montagna dei Pirenei sia un randagio o di qualcuno. Era però privo di microchip e di collare. Ora è stato affidato alle cure dei volontari del Dallas Animal Service che aspetteranno tre giorni per vedere se qualcuno verrà a reclamarlo, dopodiché, se sarà pronto, verrà inserito nella lista della possibili adozioni.  

    twitter@fulviocerutti  

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  • Traffico di cuccioli, dopo cinque anni la legge rivela i suoi limiti

    Martedì, 10 Novembre 2015 10:11

    cucciolata neonati“Alla luce di quasi cinque anni di esperienze, la legge 201/2010 andrebbe resa più efficace inasprendo le sanzioni ma anche coordinando il controllo sul territorio nazionale”.
    Lo dichiara il Presidente della Fnovi, Gaetano Penocchio, all’AdnKronos. “Le norme in vigore che non consentono il commercio di cuccioli sotto i tre mesi – spiega Penocchio – sono difficili da applicare, perché spesso non è semplice provarne l’età.

    Stipati in minuscole gabbie senza aver la possibilità di muoversi e nutrirsi durante i viaggi, i cuccioli sono esposti a rischi altissimi in quanto “non sono in grado di sviluppare immunità alle malattie anche nel raro caso in cui siano realmente vaccinati”. “I rischi” – spiega Penocchio – “possono essere riassunti in due categorie: la possibilità di ammalarsi a seguito delle condizioni e lunghezza dei viaggi (fattori di grave stress) con conseguente contagio agli altri cuccioli trasportati, e l’introduzione e diffusione di malattie nei luoghi di commercio”.

    Secondo un’inchiesta avviata da ‘Il Giornale’, nel 2014 sono stati sequestrati circa 550 animali per un valore di 500mila euro. I gruppi a capo del traffico imbottiscono i cuccioli di medicinali che occultano la loro reale condizione fisica, ignorando i danni provocati dal trasporto coatto e dall’allontamento precoce dalla madre: “E’ noto che le malattie infettive possono essere mortali per i cuccioli. Non meno importanti” – conclude Penocchio – “sono le malattie parassitarie: la diffusione di parassiti interni ed esterni determina l’abbassamento delle già scarse difese immunitarie, aggravando il quadro clinico. Non ultimo il rischio di sviluppare patologie del comportamento a seguito dell’allontanamento precoce dalla madre”.

    Con la Legge 4 novembre 2010, n. 201Ratifica ed esecuzione della Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia, fatta a Strasburgo il 13 novembre 1987, nonche’ norme di adeguamento dell’ordinamento interno- è stato introdotto il reato di traffico di cuccioli. L’articolo 4 punisce -con la reclusione da tre mesi a un anno e con la multa da euro 3.000 a euro 15.000.chiunque- al fine di procurare a se’ o ad altri un profitto, reiteratamente o tramite attivita’ organizzate, introduce nel territorio nazionale animali da compagnia  privi di sistemi per l’identificazione individuale e delle necessarie certificazioni sanitarie e non muniti, ove richiesto, di passaporto individuale. La pena e’ aumentata se gli animali  hanno un’eta’ accertata inferiore a dodici settimane o se provengono da zone sottoposte a misure restrittive di polizia veterinaria adottate per contrastare la diffusione di malattie trasmissibili proprie della specie.

  • Green HIll, animalisti condannati per furto e al risarcimento

    Martedì, 10 Novembre 2015 09:45

    beagle rubatill tribunale di Brescia ha condannato 12 dei 13 animalisti a processo per l’assalto all’allevamento di cani beagle Green Hill  avvenuto il 28 aprile 2012.
    Le pene vanno da otto a dieci mesi. Una sola assoluzione. Durante l’assalto vennero portate via decine di cani, molti dei quali cuccioli. Una camera di consiglio durata una ventina di minuti. Poi la sentenza: furto. Non rapina, e neppure lesioni e resistenza a pubblico ufficiale. E nemmeno distruzioni di vetrate. Ma quelle che gli animalisti hanno sempre definito «liberazioni», per i giudici sono furti. Il verdetto è stato alla fine di dodici condanne e un’assoluzione.

    “Auspichiamo che la Corte d’Appello possa valutare diversamente i fatti, alla luce dei successivi accadimenti nella struttura e relative vicende processuali”. Questo il primo commento alla sentenza della Lav. “Seppur rispettiamo quelle che sono le decisioni dell’autorità giudiziaria – ha aggiunto in una nota la Lav – riteniamo che questa sentenza vada a confliggere con il riconoscimento dell’animale quale soggetto, essere senziente e non res, e la conseguenza che gli attivisti coinvolti non hanno assolutamente rubato qualcosa ma piuttosto salvato vite animali da maltrattamenti e uccisioni”.

    L’allevamento di Montichiari era stato assalito dagli animalisti nel corso della manifestazione di protesta del 28 aprile 2012. Dopo il raid, scattarono gli arresti dei responsabili della razzia di circa 70 beagle destinati alla vivisezione. Alcuni cuccioli furono recuperati, gli altri hanno trovato «clandestinamente» una famiglia adottiva. Ieri la conclusione del processo di primo grado a carico degli animalisti. Condanne a otto mesi  per 10 imputati, e condanne a dieci mesi per due di loro ai quali è stata concessa la circostanza attenuante equivalente rispetto alle aggravanti contestate. A tutti gli altri imputati l’attenuante concessa è stata considerata prevalente rispetto all’aggravante. Assolto un solo imputato su tredici.

    In quanto al danneggiamento della rete dell’azienda è stato considerato assorbito dal reato di furto. Ma è stato stabilito che gli imputati condannati dovranno provvedere al risarcimento del danno a Green Hill da liquidarsi in separata sede, con una provvisionale assegnata all’azienda di 10mila euro. Il pm Ambrogio Cassiani aveva chiesto pene comprese tra gli otto mesi e i quattro anni di carcere. (fonte) (fonte)

  • Kendra, il primo cane che scova i veleni – Messaggero Veneto

    Kendra, il primo cane che scova i veleni – Messaggero Veneto

    PORDENONE. Si chiama Kendra, ha sei mesi, è un labrador retriver femmina pelo nero. Sarà, forse, il primo cane in Friuli Venezia Giulia addestrato per la ricerca di veleni, nello specifico bocconi avvelenati. E’ in fase di addestramento, accanto al suo padrone, Nicola D’Agostino, fondatore a Pordenone dell’associazione “Mi fido di te”.Kendra arriva in città da un allevamento amatoriale friulano e da un paio di settimane ha cominciato l’addestramento, secondo un protocollo spagnolo, per la ricerca di bocconi avvelenati. Qualora l’iter vada a buon fine – il raggiungimento dell’obiettivo non è scontato – sarà operativa, in regione, tra quattro-cinque mesi.«Ultimamente – spiega Nicola D’Agostino – abbiamo soccorso con l’ambulanza veterinaria diversi cani e gatti vittime di avvelenamento in parchi pubblici e in montagna. Avevano ingerito metaldeide, un veleno per lumache e topi, in apparenza molto appetibile per gli animali. Non sappiamo se tali avvelenamenti siano dolosi o meno». Fatto sta che Kendra si sta addestrando per “bonificare”.«Si tratta di una preparazione molto pericolosa – prosegue Nicola D’Agostino – in quanto viene utilizzato veleno, anche se non per contatto diretto. I cani, come gli umani, non sono tutti perfetti: abbiamo avuto alcune richieste di persone che volevano addestrare il loro in questo settore, ma per motivi di sicurezza abbiamo preferito rinunciare. E’ una grossa responsabilità».Kendra si allena sette giorni su sette, un paio di ore al giorno: un quarto d’ora di esercitazione, perlopiù nella memorizzazione degli odori, e altrettanto tempo di pausa, quindi si riprende.«Non viene messa sotto stress – puntualizza il padrone – in quanto l’esercitazione viene compiuta come se fosse un gioco». Sarà, questa quadrupede, una figura indispensabile, nel panorama delle specializzazioni canine: «Ci sono i cani addestrati per la ricerca di persone scomparse, in superficie e sotto le macerie, quelli che cercano esplosivi. Sarà l’unica anti-veleno, in Friuli Venezia Giulia».Se completerà il percorso di addestramento. Solo il Corpo forestale dello Stato è dotato di Nucleo cinofilo antiveleno, al parco del Gran Sasso, all’Aquila.Kendra riceve i comandi in tedesco – sono parole più brevi e dirette – e tra qualche giorno passerà alla fase 2 dell’allenamento.«Potrà essere utilizzata – conclude D’Agostino – per le bonifiche di parchi e luoghi pubblici o privati, a chiamata».©RIPRODUZIONE RISERVATA

  • La cura del gatto anziano

    I felini domestici sono più longevi di un tempo tanto che la cura del gatto anziano non è più l’eccezione, ma la regola: questo grazie ai progressi della medicina veterinaria e ad una maggior informazione, attenzione e capacità gestionale da parte dei proprietari.

    La cura del gatto anziano

    Il gatto anziano va incontro a diversi cambiamenti fisiologici e comportamentali e tende ad essere più vulnerabile a determinate malattie. I mutamenti fisiologici includono una ridotta capacità nel percepire gli odori e i gusti, nel digerire i grassi e le proteine, un calo dell’udito, delle capacità difensive del sistema immunitario, dell’elasticità cutanea e della tolleranza allo stress. Anche il comportamento può subire dei cambiamenti, spesso correlati a quelli fisiologici: invecchiando, il gatto tende gradualmente ad adattarsi a queste variazioni organiche e spesso a mascherarle. il che rende davvero difficile ai proprietari la possibilità di notarle. Il gatto anziano solitamente caccia di meno, tende a passare più tempo in casa, dorme molto, ha un appetito altalenante, è poco propenso al gioco e alla pulizia personale, può diventare più schivo o meno tollerante alle manipolazioni e alle interazioni sociali e, ancora, iniziare a vocalizzare senza apparente motivo.

    La vecchiaia è la fase della vita in cui il gatto ha maggiore bisogno di voi, sebbene non lo dichiarerà mai apertamente!. Ecco perché diviene fondamentale osservarlo con maggiore attenzione e farlo controllare periodicamente al fine di rilevare con un certo anticipo eventuali problemi e poterlo aiutare ad affrontare il suo status di anziano nel miglior modo possibile: talvolta anche piccole e semplici accortezze possono davvero migliorare la qualità di vita del vostro amico a quattro zampe.

    la cura del gatto anziano

    Abbiamo visto come il gatto anziano tenda a muoversi di meno e ad aver minor cura di sé, spesso a causa di problematiche articolari, pertanto una buona abitudine è quella di controllare con regolarità la lunghezza delle unghie, tagliargliele o farle tagliare se necessario, e le condizioni del pelo evitando la formazione di nodi mediante routinaria spazzolatura o ricorrendo ad un toelettatore per districarlo e mantenerlo sano. Un’altra accortezza utile è quella di somministrargli con regolarità prodotti rimuovi-pelo, per bocca o nel cibo, in maniera tale da evitare fenomeni ricorrenti di vomito e/o difficoltà nella defecazione (costipazione). Un altro aspetto da curare è la lettiera: anche se il gatto è abituato ad uscire, fornirgli comunque la possibilità di “sporcare” in casa, evitando lettiere troppo alte (ricordatevi sempre dell’artrosi senile!), prediligendo quelle aperte e posizionandole in luoghi tranquilli e appartati dell’abitazione. Questo consentirà, tra l’altro, di poter controllare sia le urine che le feci ed, eventualmente, poterle raccogliere per farle controllare dal proprio veterinario di fiducia.

    Un gatto anziano può tendere ad avere meno appetito, sia per una riduzione dell’olfatto e del senso del gusto che per problemi a livello di bocca e denti. In quest’ultimo caso si potrebbero notare tendenza a perdere il cibo mentre mangia, sentire rumore stridente durante la masticazione e, ancora, percepire una notevole alitosi o osservare ipersalivazione: in tutti questi frangenti converrebbe rivolgersi al veterinario di fiducia per un controllo. Esistono poi dei “trucchetti” per invogliare il gatto a mangiare, qualora sia diventato più restio e selettivo a causa dell’età: offrire piccoli pasti frequentemente, utilizzare ciotole di diametro ampio per evitare che le vibrisse tocchino il bordo (cosa potenzialmente disturbante il gatto!), porre la ciotola leggermente in alto così da non costringerlo ad una posizione troppo incurvata, talvolta dolorosa , scaldare lievemente il cibo umido prima di offrirlo, scegliere cibi di consistenza soffice, evitare di lasciare per ore nella ciotola quello che ha avanzato. In casi estremi, potrebbe aiutare sedersi accanto al gatto, parlandogli e accarezzandolo mentre approccia il pasto o imboccarlo con gentilezza e pazienza. Fondamentale sempre, ma a maggior ragione nel gatto anziano, il lasciare a disposizione acqua: per indurlo a bere di più sono molto funzionali le fontanelle, un particolare tipo di ciotola in cui l’acqua scorre in continuazione, cosa davvero attrattiva per i felini. Talvolta può essere anche utile allungare con acqua il cibo umido.

    la cura del gatto anziano.

    Al fine di rendere la vita più semplice al vostro gatto anziano si possono mettere in atto piccoli accorgimenti “ambientali” che non richiedono uno stravolgimento architettonico, ma possono davvero aiutare il vecchio felino. Sarebbe opportuno che tutte le risorse a lui necessarie (fonti di cibo e acqua, lettiera, zone di riposo, zone di gioco/caccia) fossero sullo stesso piano della casa, evitandogli scale o rialzi su cui saltare. Per quanto appaia “pigro” e riduca l’interesse nel tempo, un gatto non smette mai davvero di aver voglia di giocare perciò bisognerebbe dedicare del tempo a farlo divertire in modi consoni all’età. A tal riguardo risultano ideali le scatole di cartone, purché si lasci il lato aperto ad altezza pavimento, in maniera tale da stuzzicare l’innata e incontrollabile tendenza ad esplorare e/o giochi grandi e soffici così da permettergli di “agguantarli” e abbracciarli con gli arti anteriori e “scalciare” con quelli posteriori, ottimo esercizio per mantenere la tonicità muscolare. A tal fine anche i tira graffi possono aiutare, quelli però posti in orizzontale in maniera tale da non costringerlo a movimenti potenzialmente fastidiosi a causa dell’artrosi. Se il gatto è sempre stato abituato a passare ore ad osservare l’esterno davanti ad una finestra, un buon trucco per aiutarlo a salirci ancora è porre, ad esempio, una rampa fino al davanzale. Non bisogna, infine, trascurare mai il posizionamento e della lettiera e delle zone di riposo: il gatto è un animale riservato per natura, invecchiando può divenire addirittura schivo ragione per cui bisogna garantirgli privacy e tranquillità, oltre che facilità nel raggiungimento sia della cuccia che del bagno!. A questo proposito scegliere lettiere basse e preferibilmente aperte e garantirgli luoghi di ricovero soffici, ad altezza terra ma appartati e in cui non tenda ad impigliarsi con troppa facilità con le unghie.

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