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  • Ruba un cane e lo usa per fare l'elemosina, denunciato – Gazzetta di Reggio

    REGGIO EMILIA. Jimmy è un cane di razza setter inglese che era stato rubato nel Senese a un signore di 75 anni,  caduto nello sconforto dopo la scomparsa dell’amico a quattro zampe. Nonostante gli annunci sparsi per tutta Siena,  l’animale sembrava svanito nel nulla. Sono stati gli agenti della polizia municipale di Reggio Emilia a ritrovarlo: lo teneva un cittadino di origine slava per invogliare i passanti a lasciare qualche moneta, mentre chiedeva l’elemosina. Gli agenti lo hanno sequestrato e riconsegnato al legittimo proprietario. E’ una delle storie a lieto fine, che risale a fine estate, resa nota dalla Municipale ora mentre fa il bilancio delle attività che nel corso di quest’anno hanno riguardo gli animali. Sono 12 in tutto i cani che gli agenti hanno sottratto nel corso del 2015 a chi li sfruttava,  scoperti grazie ai controlli effettuati in centro storico sugli animali utilizzati dai questuanti per impietosire i passanti e indurli a lasciare un’offerta. Sette i cani di dubbia provenienza recuperati perché senza vaccini e chip; altri tre  per maltrattamento. Diversa la storia di Jimmy e quella di Meggy. Quest’ultima  “presa in prestito” alla proprietaria, una signora di Parma, con l’inganno e utilizzata da un giovane per la questua.  Quasi tutti i controlli sono stati effettuati nel quadrilatero tra via Emilia San Pietro, via Giorgione, corso Garibaldi e via Emilia Santo Stefano. Tra i cani rinvenuti, sono stati riscontrati casi di rogna e malnutrizione. I sedicenti proprietari sono stati invece denunciati per maltrattamento.  Sono quasi 200 gli animali recuperati su tutto il territorio del Comune di Reggio Emilia grazie all’intervento della Poliziamunicipale. Cani e gatti, smarriti e abbandonati, che una volta portati al canile comunale hanno avuto una seconda possibilità. In diversi casi il chip ha permesso agli animali smarriti di tornare a casa, mentre altri sono stati adottati da una nuova famiglia.  

  • Ruba un cane e lo usa per fare l'elemosina, denunciato – Gazzetta di Reggio

    REGGIO EMILIA. Jimmy è un cane di razza setter inglese che era stato rubato nel Senese a un signore di 75 anni,  caduto nello sconforto dopo la scomparsa dell’amico a quattro zampe. Nonostante gli annunci sparsi per tutta Siena,  l’animale sembrava svanito nel nulla. Sono stati gli agenti della polizia municipale di Reggio Emilia a ritrovarlo: lo teneva un cittadino di origine slava per invogliare i passanti a lasciare qualche moneta, mentre chiedeva l’elemosina. Gli agenti lo hanno sequestrato e riconsegnato al legittimo proprietario. E’ una delle storie a lieto fine, che risale a fine estate, resa nota dalla Municipale ora mentre fa il bilancio delle attività che nel corso di quest’anno hanno riguardo gli animali. Sono 12 in tutto i cani che gli agenti hanno sottratto nel corso del 2015 a chi li sfruttava,  scoperti grazie ai controlli effettuati in centro storico sugli animali utilizzati dai questuanti per impietosire i passanti e indurli a lasciare un’offerta. Sette i cani di dubbia provenienza recuperati perché senza vaccini e chip; altri tre  per maltrattamento. Diversa la storia di Jimmy e quella di Meggy. Quest’ultima  “presa in prestito” alla proprietaria, una signora di Parma, con l’inganno e utilizzata da un giovane per la questua.  Quasi tutti i controlli sono stati effettuati nel quadrilatero tra via Emilia San Pietro, via Giorgione, corso Garibaldi e via Emilia Santo Stefano. Tra i cani rinvenuti, sono stati riscontrati casi di rogna e malnutrizione. I sedicenti proprietari sono stati invece denunciati per maltrattamento.  Sono quasi 200 gli animali recuperati su tutto il territorio del Comune di Reggio Emilia grazie all’intervento della Poliziamunicipale. Cani e gatti, smarriti e abbandonati, che una volta portati al canile comunale hanno avuto una seconda possibilità. In diversi casi il chip ha permesso agli animali smarriti di tornare a casa, mentre altri sono stati adottati da una nuova famiglia.  

  • Sequestrato un cane usato per l'accattonaggio – La Nazione

    7 dicembre 2015

    L’animale, un cucciolo di otto mesi,  è stato portato in Italia dalla Romania senza il passaporto europeo e le certificazioni sanitarie

    Bagno a Ripoli (Firenze), 7 dicembre  2015 – Sequestrato un cane utilizzato per l’accattonaggio (foto di archivio). Da tempo il Nucleo Guardie Zoofile l’ENPA di Firenze controllava una persona che usa cani per la pratica dell’accattonaggio obbligando gli animali a stare seduti e fermi per diverse ore presso il Centro Commerciale Coop di Ponte a Ema nel Comune di Bagno a Ripoli.

    I controlli effettuati dal Nucleo Territoriale del Distaccamento Guardie Zoofile ENPA – Valdarno – Val di Sieve, avvenuti in diversi distinti giorni del mese di novembre  hanno portato al sequestro di un cane illegalmente importato in Italia e usato per l’accattonaggio. Il cane è stato sequestrato amministrativamente a un cittadino rumeno, nel Comune di Bagno a Ripoli in località Ponte a Ema. 

    L’uomo sfruttava l’animale per la questua all’ingresso della Coop. Il cane, un meticcio cucciolo di circa 8 mesi,  è di provenienza rumena, è sprovvisto di microchip, certificazioni sanitarie e vaccinazioni e con il libretto sanitario rumeno palesemente non regolare. Il proprietario, conosciuto come abituale frequentatore del luogo, in quanto già plurisanzionato per l’accattonaggio alcuni mesi fa con altri cani, si è giustificato dicendo di avere importato il cucciolo in Italia dalla Romania da 4/5 giorni. Ai sensi della Legge n. 201 del 2010, il cane veniva sottoposto a sequestro amministrativo in quanto introdotto illegalmente in Italia senza il trattamento sanitario previsto.

    Oltre al sequestro amministrativo del cane, è stata contestata la violazione amministrativa di  200 euro  di competenza U.V.A.C. – Uffici Veterinari per gli adempimenti Comunitari – di Livorno. Il cagnolino è stato preso in custodia da volontari ENPA e sottoposto dalla ASL Servizi Veterinari al controllo sanitario di rito previsto per i cani provenienti da paesi esteri.

    “Dai fatti accertati,- sottolineano le Guardie zoofile dell’Enpa  – ne consegue che la pratica dell’accattonaggio con uso di animali, già debitamente segnalata da questo Ente agli Enti Locali preposti alla tutela degli stessi (Comune) è evidentemente redditizia e in forte espansione, come dimostrano le decine di segnalazioni effettuate dai cittadini a questo Nucleo. Le normative della Comunità Europea e quelle dello Stato Italiano hanno ratificato da tempo precise e opportune direttive e leggi tese sia alla tutela degli animali durante il trasporto sia alla salute degli stessi con precise e inderogabili norme sulla sicurezza sanitaria degli animali da malattie endogene di paesi comunitari o extracomunitari. Si auspica che l’Amministrazione del Comune di Bagno a Ripoli ratifichi il regolamento sulla tutela animali, con dettagliate norme sanzionatorie anche in merito a questa pratica incivile fatta a scopo di lucro con l’uso di animali”. 

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  • Report e la vera storia delle crocchette per cani pericolose – next

    Ieri Report ha mandato in onda un’inchiesta di Sabrina Giannini sul cibo per cani e gatti e sui rischi per la salute dei nostri piccoli amici. Sotto la lente d’ingrandimento della giornalista di Report sono finite le crocchette prodotte da alcune delle più importanti ditte del settore quali Purina (che è della Nestlé), Royal Canin (del gruppo Mars) e Hills (che invece è una sussidiaria del gruppo Colgate-Palmolive). Dall’inchiesta della Giannini le tre aziende (ma ne sono state contattate in tutto una decina) non ne sono uscite benissimo.

    report cibo secco cani gatti - 1

    Gli ingredienti delle crocchette Beneful secondo http://truthaboutpetfood.com/ (fonte: http://truthaboutpetfood.com/what-we-do-know-about-beneful/)

    Le cause contro Beneful e la storia delle crocchette killer

    Le tre multinazionali sono state accusate di utilizzare prodotti e materie prime scadenti per confezionare i mangimi per gli animali. Ma non sono solo loro le uniche responsabili: sul banco degli imputati Report ha fatto salire anche i veterinari e gli allevatori, colpevoli – secondo quanto viene detto nel servizio – di consigliare ai proprietari di cani e gatti l’acquisto delle crocchette. Il tutto a discapito della dieta casalinga, ovvero di quella fatta di avanzi di cucina e scarti del macellaio che “i nostri nonni” davano ai propri cani (e gatti). Intorno alle crocchette insomma c’è un business milionario e si possono immaginare quindi le pressioni esercitate dai produttori di mangimi sui professionisti della salute dei nostri amici, un po’ come la storia degli emissari di Big Pharma che coccolano i medici per gli umani per convincerli a prescrivere medicine. In particolare nel servizio di Report si è dato molto risalto al ritiro dal mercato di un prodotto da Purina-Nestlé: Beneful Dog Food. Secondo l’informatore Purina in realtà la decisione di non vendere più Beneful (non viene venduto nemmeno in Italia) non è dovuta alle numerose segnalazioni di effetti nocivi sui cani, ma ad una strategia commerciale. La storia di Beneful però è un po’ diversa da come l’ha raccontata il rappresentante Purina ed è iniziata diversi anni fa. Nel 2007 Robert Barley (da Huntsville, Texas) ha denunciato Purina perché – a suo avviso – il suo cane Pearl era morta a causa delle crocchette Beneful. Poco dopo anche un’altra proprietaria di Huntsville riportò un caso analogo. Lo stesso fecero un’altra dozzina di proprietari di cani che avevano acquistato Beneful presso la grande catena di shopping mall Walmart. All’epoca Purina avviò un’indagine per verificare la presenza di tossine prodotte da muffe (aflatossine) che però ebbe esito negativo. La storia sembrò concludersi qui, ma nel 2013 vennero a galla alcuni nuovi casi e di nuovo Purina fu costretta a negare ogni addebito. La causa di cui parla Report è stata intentata il 5 febbraio 2015, questa volta però si ipotizza che a causare l’avvelenamento e la morte degli animali non siano le micotossine ma anche dal glicole propilenico:

    The complaint, brought in the U.S. District Court for the Northern District of California, alleges that Purina failed to disclose that Beneful contains substances that are toxic to animals, including Industrial Grade Glycols (IGG), lead, arsenic and mycotoxins

    Non è nemmeno la prima causa contro Purina e Beneful, come riporta la CBS Beneful è stato al centro negli anni passati di due altre cause che però non sono nemmeno arrivate a dibattimento. Secondo i proponenti la causa più recente contro Purina sarebbero quasi tremila i proprietari di cani che avrebbero denunciato morti sospette dovute al Beneful. Ma a quanto pare la FDA ne ha ricevute solo 11. C’è chi si chiede se questa discrepanza sia da attribuire al modo in cui i media hanno gonfiato la vicenda oppure ad una disorganizzazione della FDA per quanto riguarda l’archiviazione delle denunce. In un comunicato si apprende invece che dal 2011 la FDA ha ricevuto 480 denunce di cani ammalati a causa delle crocchette Beneful e di 140 morti sospette. In ogni caso la storia di Beneful è ben lontana dall’essere conclusa e negli USA, dove è scoppiato il caso, il prodotto non è stato ritirato dal mercato. Anzi, Purina ha iniziato un’aggressiva campagna stampa per sostenere la bontà del suo prodotto e combattere la pubblicità negativa che prevede colpirà Beneful se la causa andrà avanti. L’unica cosa certa al momento è questa, sul fatto che il glicole propilenico sia una sostanza consentita come conservante basta leggere quello che dice la FDA.

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    Andrea Zatelli a Report

    Le prime reazioni degli intervistati da Report

    Nel frattempo sul fronte italiano i veterinari sembrano non aver gradito il servizio andato in onda ieri sera. Perché in ultima istanza Report scarica su di loro le colpe della diffusione della “moda” delle crocchette del cibo per cani. In un comunicato pubblicato poco fa Andrea Zatelli, il veterinario esperto di problemi renali che nel servizio di Report “ammetteva” che gli studi sui disturbi degli animali vengono finanziati dalle aziende produttrici di mangimi ha voluto precisare il senso delle parole riportate dalla trasmissione della Gabanelli.

    Faccio seguito alla mia intervista durante la trasmissione Report. Sono stato intervistato in una pausa caffè di un seminario a Milano; poco tempo, rubato alle tempistiche cui si è obbligati dall’evento cui partecipi, assolutamente limitato per poter anche solo pensare di affrontare una tematica cosi importante come quella della alimentazione nel paziente affetto da malattia renale (questa era la mia parte). Se alla fine i tuoi 7-8 minuti di intervista vengono limitati a 7 secondi estrapolando due frasi dal contesto… ti rendi conto che la volontà non è quella di fare informazione riportando il parere di chi intervisti, ma di fare l’informazione che vuoi tu senza considerare il parere di chi hai intervistato. Strano modo, a mio parere, di fare il “giornalismo verità”. Detto questo, vorrei esprimere la mia opinione nel merito delle “diete preconfezionate” per nefropatici e riportare in sintesi quello che ho anche detto alla giornalista di Report durante l’intervista. Mi scuso per il dilungarmi. Perché prescrivere una “dieta per nefropatici preconfezionata”? La mia opinione è che esistano motivi professionali e scientifici per prescrive una dieta di questo tipo. I risultati di trial clinici ne hanno dimostrato l’efficacia non solo nel controllare iperazotemia, proteinuria, iperfosfatemia , acidosi metabolica, ma anche nel ridurre la progressione di malattia ed il rischio di crisi uremica e quindi nel prolungare il tempo di sopravvivenza dei pazienti. Questo è il punto chiave del perché consiglio un “trattamento”: sulla base delle conoscenze e delle pubblicazioni che ne hanno dimostrato l’efficacia nel migliorare la qualità e l’aspettativa di vita dei pazienti. Le “diete preconfezionate” per nefropatici possono fare male? Sinceramente non lo so, non conosco pubblicazioni (sarà mia ignoranza) che lo abbiamo dimostrato. Personalmente ho avuto l’opportunità di seguire nel tempo molti pazienti, cani e gatti, affetti da malattia renale ed alcuni sono arrivati a morte per una patologia oncologica, ma questo non lo ritengo utile per poter stabilire un nesso di causalità tra dieta e cancro. Al limite la prima banale considerazione che mi viene da fare è che, se una volta i gatti vivevano 14 anni di media ed oggi ne vivono 20, possa aumentare l’incidenza delle malattie oncologiche perché vivono più a lungo. Pur non avendo io riscontri, ma non volendo in ogni caso ed a priori negare la possibilità che una dieta per nefropatici causi il cancro, ritengo invece poco etico ed assolutamente scorretto il non pubblicare questi dati. Chi ha definito un nesso di causalità tra un particolare tipo di dieta ed il cancro nella specie canina e felina ha a mio parere l’obbligo morale e professionale di comunicarlo alla comunità scientifica ed ai professionisti. Il problema sono i bias di pubblicazione? Questi esistono ed è noto a tutti, ma derivano più probabilmente dalle limitazioni che le aziende pongono nel pubblicare alcuni “risultati aziendali”; se un libero professionista od un universitario decidono di pubblicare i risultati di una loro ricerca indipendente possono assolutamente farlo e certamente non troveranno tutti i revisori “pagati dalle aziende”. Ho il ruolo di revisore per numerose riviste internazionali e posso garantirvi che valuterei con onestà intellettuale (e come me molti altri) i risultati di uno studio scientificamente corretto che sia in grado di dimostrare quanto scritto in precedenza. Si possono utilizzare diete per nefropatici formulate ad hoc e non preconfezionate? Si ed io ho sempre comunicato ai proprietari questa possibilità, facendo loro presente però che i dati di sopravvivenza e progressione malattia in questo caso non sono pubblicati e disponibili (per me questa è una mancanza). La maggior parte degli studi pubblicati arrivano anzi a dimostrare l’inadeguatezza delle diete casalinghe. La mia esperienza, certamente limitata, mi ha portato a pensare che il controllo di alcuni parametri, ad esempio della azotemia e dell’iperfosfatemia, non siano solitamente soddisfacenti con una dieta casalinga. Posso sbagliarmi ovviamente e mi farebbe molto piacere raccogliere una casistica, correttamente stratificata ed inclusa, con i Colleghi che da anni formulano diete per nefropatici e valutare i dati relativi ai tempi di sopravvivenza ed alla mortalità di questi pazienti. Sarebbe uno studio retrospettivo, ma certamente utile alla raccolta di dati iniziali che possano allontanare un poco del fumo che tende a velare l’argomento. Io sono disponibile e mi auguro che chi è convinto della utilità di un approccio con “dieta casalinga” rispetto a “dieta preconfezionata”, abbia lo stesso interesse; sarebbe il primo studio di questo tipo ad essere pubblicato e potremmo avere dati utili alla professione ed ai nostri pazienti.

    dic 7, 2015Giovanni Drogo

  • Adozioni di cani in Germania, Roeckl di Animalia scagionata dalle … – Umbria 24 News

    La presidente dell’associazione era stata denunciata dalla onlus Grandi amici e Mare, gip del tribunale di Terni archivia il fascicolo

    Adozioni di cani in Germania, Roeckl di Animalia scagionata dalle accuse: «Solo illazioni»

    Scagionata da ogni accusa Claudia Roeckl presidente dell’associazione Animalia per le adozioni di cani italiani compiuti da famiglie tedesche. È direttamente il legale dell’esponente animalista, l’avvocato Raffaella Sili, a rendere noto che il gip del tribunale di Terni ha archiviato la posizione della Roeckl alla luce «dell’assoluta inconsistenza di tutte le accuse» avanzate da alcune associazioni ambientaliste per maltrattamento di animali.

    Scagionata da ogni accusa Claudia Roeckl e l’associazione Animalia L’avvocato Sili ricorda l’esposto presentato il 3 febbraio scorso alla procura della Repubblica da Silvia Festuccia, responsabile dell’associazione Grandi Amici, Sonia Desideri e Alma Galli, rispettivamente responsabile della delegazione Umbria-Lazio e presidente dell’associazione Mare (Movimento antitraffico randagi in Europa) secondo le quali «le adozioni dei cani in Germania compiute da Animalia avrebbero realizzato un traffico di animali a scopo di lucro nell’ambito del quale i cani perderebbero ogni tracciabilità col rischio di finire alla vivisezione, di essere utilizzati per pratiche sessuali o per contrabbandare droga». Sulla denuncia hanno indagato gli uomini della Forestale non rilevando alcun illecito sull’operato di Animalia, tanto che il pubblico ministero ha chiesto l’archiviazione della Roeckl, a cui però le associazioni denunciati si erano opposte.

    Gip: «Accuse inconsistenti» Il caso è stato chiuso negli ultimi giorni dal gip che, come da nota diffusa dall’avvocato Sili, ha rilevato: «Le indagini espletate dalla Forestale hanno evidenziato l’assoluta inconsistenza di tutte le accuse mosse. Festuccia e Desideri sono state risentite nel corso delle indagini preliminari ma non hanno fornito spunti investigativi precisi e contributi ulteriori rispetto a generiche affermazioni e mere illazioni relative al fatto che, a loro avviso, i cani venivano adottati in maniera dubbia e che in Germania i controlli sarebbero meno rigorosi di quanto non preveda la legislazione italiana». E poi: «Appare pertanto evidente – scrive il gip – l’assoluta inconsistenza della notizia di reato con conseguente inutilità di tutti gli ulteriori accertamenti istruttori richiesti dalle odierne opponenti, posto che la differente regolamentazione della materia delle adozioni in Germania, evidenziata nell’atto di opposizione, non certo rende illegittime le adozioni stesse e, comunque, non costituisce certo la prova, né rende di per sé legittimo il sospetto che gli animali adottati subiscano maltrattamenti per quanto sopra riferito».

    La sentenza del Tar Sulla vicenda delle adozioni in Germania si era pronunciato anche il Tar dell’Umbria che aveva annullato alcuni di questi affidi firmati dal sindaco di Stroncone ma semplicemente «per una questione formale – come ricorda lo stesso giudice – ovvero perché i provvedimenti di autorizzazione alla adozione dei cani randagi erano stati adottati dal sindaco, nonostante la sua incompetenza a provvedere, senza che sia stato esaminato il merito della vicenda». Nell’ambito del procedimento amministrativo gli avvocati delle associazioni ambientalisti denunciati avevano anche presentato una richiesta di sospensiva per tentare in via cautelare di bloccare gli affidi. La richiesta però è stata respinta e in questo senso anche il gip del tribunale di Terni rileva come il respingimento costituisca «un indice della ritenuta non ravvisabilità di qualsiasi pregiudizio alla salute degli animali».

    Roeckl: «Si spendano energie per aiutare cani» Rispetto alla tracciabilità degli animali adottati da famiglie in Germania, nell’ambito dell’archiviazione, l’avvocato Sili ha anche riportato un altro stralcio dell’archiviazione disposta dal giudice: «Sebbene in Germania l’anagrafe canina su base volontaria e non obbligatoria dalle indagini è emerso che “i proprietari dei cani devono obbligatoriamente denunciare il possesso del cane al comune di residenza a seguito del quale viene riconosciuta al cane una medaglietta di riconoscimento che l’animale deve portare al seguito, con conseguente tracciabilità della destinazione finale del cane stesso». Attraverso il proprio legale Roeckl commenta: «Se le forze che in questi anni sono state utilizzate da alcune associazioni di volontariato per cercare di dimostrare che sono una “trafficante” di cani fossero state impiegate per cercare una casa alle centinaia di migliaia di animali rinchiusi senza speranza nei canili italiani, tanti di loro oggi non morirebbero al freddo dimenticati da tutti. Mi auguro che inizino a combattere per questo».

    ©Riproduzione riservata
  • Muore e lascia 32 cani. L'appello della Lega del cane di Teramo … – AbruzzoLive

    Teramo. Muore a causa di infarto e lascia 32 cani. Degli animali si sta occupando la sede locale della Lega del cane che lancia un appello di aiuto e di adozione. cuccioli_di_cane_5Alan si era trasferito a Teramo dalla Gran Bretagna con al seguito i suoi 9 levrieri afgani. Ma qui la famiglia era cresciuta fino ad arrivare a 32. Benché per colpa della sua fiducia nel prossimo fosse stato raggirato e a un certo punto si sia trovato in gravi difficoltà economiche, anche grazie al supporto della Lega del cane e di diversi concittadini che lo stimavano, è sempre riuscito a far sì che ai suoi adorati amici a quattro zampe non mancasse mai nulla, né cibo né cure veterinarie. La sezione di Teramo di Lega nazionale per la difesa del cane invita tutti a seguire questo caso triste su Facebook a cui hanno dedicato un evento da titolo “Quando l’amore non basta”, e soprattutto per vedere le foto di questi cani dolcissimi in cerca di casa e dell’amore di un amico umano. I volontari supplicano chiunque abbia un po’ di pietà per queste anime di aderire a una richiesta di aiuto grande ma non impossibile: “Aiutateci ad aiutare questi poveri orfani. Loro avevano solo Alan. Adesso che lui non c’è più vi preghiamo di non abbandonarli!”. Per chi volesse aiutarli anche con pochi euro: Lega nazionale per la difesa del cane sezione di Teramo, conto corrente postale 13569645 – Iban cod. IT88 C076 0115 3000 0001 3569 645, causale “gli Orfani di Alan”. Per altre info, per portare cibo e altri generi di prima necessità, per venire a conoscerli o per richieste di adozione, contattare uno di questi numeri telefonici: Sandra 328 8686236, Roberta 345 1295062, Catia 3355373320, Marilù 328 5759202. Oppure mandare una e-mail a: legadelcane.teramo@hotmail.it – Oggetto “gli Orfani di Alan”.

  • Sanremo: zuffa tra due cani venerdì scorso alla Foce, le precisazioni … – SanremoNews.it

    I proprietari del ‘Dogo Argentino’ protagonista, insieme ad un altro cane, dell’episodio di cui il nostro giornale ha scritto venerdì scorso e del quale si stanno occupando i Carabinieri, ci hanno scritto per rendere la loro versione dei fatti.

    “Riteniamo di dover rettificare quanto avete scritto esponendo le seguenti precisazioni. Venerdì scorso – ci scrivono – verso le 14 rientrando da una passeggiata col cane al guinzaglio, ho affrontato l’attraversamento pedonale tra la farmacia Foce e il bar Eden. Qui era seduta presso un tavolino esterno, la proprietaria di un meticcio del peso approssimativo di 25-30 chili, col suo cane. Quando quest’ultimo ha individuato il mio dogo, si è alzato sulle zampe e, quindi, ho evitato di attraversare completamente le strisce pedonali, orientandomi sulla sinistra per tenere il maggior spazio possibile tra i due animali. Ma, arrivato in prossimità del marciapiede ed ancora comunque sulla strada, in corrispondenza con la grossa fioriera che si trova di fronte al portone di casa mia, il meticcio, percorrendo 7-8 metri in piena libertà, si è avventato sul mio cane, morsicandolo in più punti sulla testa, alla gola, sul petto e sulla zampa anteriore sinistra. Inevitabilmente il mio dogo ha reagito e gli ha afferrato un orecchio tra le fauci, sbatacchiandolo con forza. Solo allora la proprietaria del cane si è fatta viva urlandomi di staccare i due animali, cosa che già stavo cercando di fare tirando il guinzaglio con molta energia, ma senza risultati apprezzabili. L’intervento di altre persone ha messo fine alla rissa”.

    “A quel punto ho chiamato personalmente i carabinieri, che mi hanno risposto che avevano ricevuto una segnalazione di rissa tra cani, senza però una richiesta di intervento diretto. Ovviamente io l’ho richiesta espressamente e dopo poco tempo una pattuglia è giunta sul posto. Nel frattempo la proprietaria del meticcio, che già mi aveva oltraggiato pesantemente, mentre ero disattento mi ha colpito con un pugno in faccia, procurandomi un taglio sulla fronte col suo anello. A questa aggressione non ho dato risposta, ma mi sono limitato ad informare i carabinieri di questa aggravante, mentre costoro raccoglievano la mia deposizione e quella di quattro persone presenti, che hanno testimoniato che l’aggressore è stato il meticcio e che il mio dogo si è soltanto difeso. Vorrei aggiungere che, già mesi fa lo stesso meticcio, lasciato libero dalla proprietaria lungo il camminamento soprastante la spiaggia comunale della Foce, si era avventato sul mio cane, che era tenuto correttamente al guinzaglio, procurandogli una lacerazione ad un orecchio tuttora ben visibile. In quel caso non ritenni di fare una segnalazione all’ufficio veterinario dell’ Asl, confidando in una presa di coscienza della proprietaria”.

    Carlo Alessi

  • Cosa c'è dentro le crocchette per cani e gatti? Facciamo chiarezza … – greenMe.it

    alimentazione cani gatti reportCosa c’è davvero nelle crocchette per cani e gatti? I costi sono giustificati dalla qualità? Nella puntata di domenica 6 dicembre 2015 Report ha fatto il punto sul giro d’affari che ruota attorno agli animali domestici, alle cure e alla loro alimentazione. Ecco i punti principali di quanto emerso dal servizio di Report. Innanzitutto, integratori e farmaci sono molto costosi e, mentre i farmaci sono detraibili, gli integratori non lo sono. I costi dei farmaci per animali spesso sono superiori ai costi di quelli per gli esseri umani. Anche in caso di principi attivi identici, le prescrizioni dei veterinari devono riguardare esclusivamente i farmaci prodotti per gli animali, altrimenti il rischio è di dover pagare multe molto salate.Report sottolinea che si tratta della logica delle lobby del farmaco, che riguarda anche il settore dell’alimentazione degli animali. Cani e gatti per molti di noi sono una necessità – ad esempio sono una compagnia importante per chi vive solo – e quindi per prenderci cura di loro non badiamo a spese.E le aziende se ne approfittano. Quello del cibo industriale per cani e gatti è uno dei pochi settori che non soffre la crisi. Cosa contiene questo cibo? Sostanzialmente è realizzato con gli scarti dell’industria alimentare.Troviamo in vendita crocchette adatte ad ogni razza di cane e gatto e ad ogni momento della loro vita. Gli italiani spendono miliardi per acquistare crocchette e scatolette per cani e gatti. Le etichette sono poco trasparenti. Le tipologie del pesce, della carne e dei cereali il più delle volte non vengono definite.Il marketing trasforma gli scarti dell’industria alimentare in menù stellati per cani e gatti, ad esempio a base di salmone o di vitello. Ma la percentuale di pesce o carne presente nei prodotti può essere davvero minima.Report ha confrontato nei dettagli i prezzi e il contenuto di vari prodotti e ha notato che non è dato sapere quale sia la provenienza della carne o del pesce utilizzati. Sono numerose le informazioni che non ci vengono fornite sulle confezioni dei prodotti.I veterinari intervistati da Report consigliano di scegliere per i nostri animali una dieta casalinga basata su alimenti freschi, che sia ben bilanciata per gli animali. Una dieta casalinga corretta è benefica per la salute degli animali e fa risparmiare. Ma bisogna anche specificare, e lo diciamo chiaro e forte, che deve essere assolutamente seguita da un esperto. Il fai da te può essere pericoloso.Gli scarti di macellazione spesso diventano crocchette per cani e gatti. Le campagne di marketing e i consigli dei veterinari, come sottolinea Report, ci spingono a pagare a peso d’oro questi prodotti.Senza contare la drammatica questione dei cani e gatti su cui vengono testati i prodotti alimentari. Le multinazionali contattate (ad esempio Royal Canin, di cui Mars è proprietaria, e Hill’s) non hanno però permesso a Report di visitare i loro canili, gattili e centri di ricerca dove vengono effettuati i test e gli esperimenti sugli animali.Tra le problematiche evidenziate da Report troviamo che l’eventuale presenza delle aflatossine (una tipologia di micotossine) nei prodotti alimentari per animali può risultare molto rischiosa per la loro salute: casi di morte e malformazione nei gattini, vomito e diarrea, ad esempio, fino ai tumori.La presenza di aflatossine nei prodotti alimentari per gli animali domestici non è regolamentata dalla legge e dalle aziende è considerata normale, oltre a non essere indicata in etichetta. Si tratta, infatti, di tossine invisibili. Il problema ha avuto inizio negli ultimi anni a partire dall’introduzione dei cereali nelle crocchette per gli animali. In precedenza i cereali non erano presenti. Alti livelli di micotossine sono stati ritrovati nei prodotti per cani e gatti di marche molto note, tutte nominate da Report. Delle aflatossine vi avevamo parlato qui. Senza contare che non è obbligatorio per le aziende indicare in etichetta la presenzai di antiossidanti, additivi e conservanti. E se questi ingredienti fossero dannosi per i nostri animali domestici? Perché alcuni veterinari non consigliano mai un’alimentazione casalinga, ma suggeriscono solo prodotti industriali, si chiede Report? Semplicemente perché si tratta di un’operazione di marketing supportata dalle aziende del cibo per animali e delle grandi catene di negozi per animali. Per fortuna non tutti i veterinari sono collusi con le multinazionali ed esistono tanti professionisti davvero onesti, che svolgono al meglio il loro lavoro, a partire da un vero amore per cani e gatti.Non vorremmo mai che dal servizio di Report possa passare un messaggio sbagliato secondo cui tutti i veterinari siano degli incompetenti o dei professionisti poco attenti al benessere degli animali.D’altra parte, un’alimentazione casalinga o basata sugli avanzi della nostra dieta, se non seguita da un veterinario, può diventare pericolosa per gli animali.Dunque, cosa dovremmo fare? Dovremmo rivolgerci ad un bravo veterinario che sappa consigliarci una dieta corretta e bilanciata per i nostri animali domestici, basata il più possibile su cibi freschi e non sui prodotti industriali. Il servizio di Report ha toccato molti argomenti che meritano di essere approfonditi e a cui speriamo possano essere dedicate nuove puntate, con particolare riferimento alle modalità per leggere le etichette dei prodotti alimentari per gli animali domestici e ai danni che i proprietari potrebbero creare, seppur in buona fede, con la somministrazione di una dieta casalinga non adeguata. Gli scarti alimentari infatti potrebbero causare danni anche in un’alimentazione casalinga e non solo per quanto riguarda la loro presenza nei prodotti industriali. In più una dieta casalinga scorretta potrebbe essere priva di alcune sostanze fondamentali per l’alimentazione degli animali. Qui maggiori informazioni.Guardate qui la puntata di Report dedicata all’alimentazione di cani e gatti.Qui la lista dei prodotti cruelty-free per cani e gatti.

  • Addio Cannella, cane-dottore della pet therapy – La Nazione

    Firenze, 7 dicembre 2015 – E’ morto il labrador Cannella, 12 anni, uno dei cani simbolo delle terapie con gli animali. E in queste ore stanno arrivando centinaia di messaggi di cordoglio alla fattoria di Antropozoa, l’associazione che si occupa da 20 anni di attività assistite con gli animali e che è in Italia il punto di riferimento della pet therapy pediatrica.

    Cannella era una quattro zampe speciale che ha contribuito a costruire la storia di questa disciplina in Italia, varcando e attraversando mondi nuovi nella sanità. Donava coccole e cure ai bambini, ai disabili, agli anziani, ai malati, ai ragazzi con autismo, sempre in coppia con i suoi operatori a due zampe. La sua morte ha colpito molte persone che stanno mandando messaggi fisici e virtuali (anche attraverso la pagina Facebook di Antropozoa) a Francesca Mugnai, l’esperta di pet therapy con cui Cannella “lavorava”.

    Molte persone hanno incontrato Cannella  negli ultimi 12 anni nei reparti dell’ospedale pediatrico Meyer di Firenze dove era di casa: entrava dalla porta principale, come tutti i cani di Antropozoa, e aveva libero accesso col suo operatore umano in tutti i reparti, anche quelli più delicati come l’oncoematologia e la rianimazione. Tanti bambini l’hanno rappresentata nei loro disegni, moltissimi genitori l’hanno amata per la sua capacità di accompagnare nel silenzio e nel dolore della malattia i piccoli, con leggerezza, delicatezza e tanto generosità. Una dote naturale, ma anche imparata grazie alla sua lunga esperienza in naturale frutto di dono ma anche di una lunga esperienza di lavoro in coppia con il suo operatore umano.

    Cannella è stato il primo cane a costruire un modello di intervento nella umanizzazione delle cure, integrando il suo modo di essere, pieno di empatia, con il reparto in cui si trovava. È stata anche una maestra per tanti altri 4 zampe di Antropozoa. Migliaia di bambini hanno incontrato e amato il suo musetto e quello sguardo che parlavano da soli.

    La sua presenza ha permesso agli operatori sanitari di fidarsi di un cane sia a livello emotivo che igienico sanitario, di costruire protocolli e di credere che anche la cura con la coda è speciale e in certi momenti davvero fondamentale nell’accompagnare e sostenere i piccoli. Era amata dai medici e dagli infermieri che avevano imparato il suo modo di comunicare attraverso il suo sguardo, la sua calma. Il lavoro di Cannella è stato protagonista di ben quattro pubblicazioni scientifiche e ha permesso di progettare il “metodo Antropozoa”: l’operatore è l’attivatore e facilitatore insieme e con l’animale di dinamiche relazionali complesse e strategiche, in cui si realizza il cuore dell’intervento di pet therapy.

    Molti i bambini che ha convinto ad alzarsi dal letto dopo difficili interventi neurologici: è stata per loro uno stimolo a reagire psicologicamente e fisicamente. Ha accompagnato molti piccoli nella malattia fino all’ultimo giorno, soffrendo per la loro partenza e consolando in maniera istintiva le loro famiglie. In suo nome nascerà un gruppo donatori di sangue, composta da cani generosi che oltre a distribuire sorrisi potranno aiutare altro loro compagni a 4 zampe.

    Per noi è stata una compagna, una collega, un’amica – dice Francesca Mugnai -. Grazie al suo istinto, abbiamo potuto testare insieme a Cannella nuove prospettive della pet therapy della quale è stata una pioniera. Non verrà mai dimenticata. I messaggi di affetto che ci stanno arrivando anche dall’estero testimoniano che è rimasta nel cuore e nella mente di molte più persone di quanto potessimo immaginare, lasciando l’impronta della sua zampa in tanti cuori”.

    Ecco alcune delle centinaia di messaggi arrivati a Antropozoa per Cannella 

    Paola: “RIP dolce angelo. ho avuto l’immensa fortuna di conoscerti quel giorno hai donato l’impossibile… ciao Cannella”

    Francesca: “Cannella era e rimarrà un simbolo. Ha deciso di lasciarci solo per continuare il lavoro che le riusciva meglio: riempire di amore e dolcezza tutti quei bimbi che sono volati in cielo prima di lei. Anche lassù hanno bisogno di lei. Grazie di tutto, dolce Cannella, un esempio per tutti noi”

    Mara: “Ciao Cannelluzza… maestra, amica, esempio di saggezza, pazienza, dolcezza ed empatia. Hai dato tanto a tutti quelli che hanno avuto l’onore di conoscerti. Una carezza e un biscotto, so che apprezzerai”

    Antonella: “Cannella per me è il simbolo delle Terapie e Attività Assistite dagli Animali. È merito suo se ho imparato a conoscere questo mondo fantastico. Ed è merito suo se mi sono innamorata dei labrador al punto da… averne uno per amico. Buon viaggio Cannella. Buon viaggio meravigliosa creatura”.

    LA PET THERAPY

    La presenza dell’animale insieme all’operatore umano ha effetti positivi sull’area della socializzazione (depressione, autismo, disturbi generici dello sviluppo), sull’area cognitiva (bambini con disturbi psichiatrici e neurologici), emotiva (bambini con difficoltà di adattamento, disturbi dell’apprendimento) e motoria (bambini con problemi neuromotori). Altro settore è quello della riabilitazione motoria con l’animale in cui il cane o il cavallo fungono da importante motivatore al recupero psicofisico. La pet therapy, intesa come terapia specifica, è indicata per tutti coloro che presentano problemi di comunicazione, di relazione e di socializzazione. Per l’autismo, i disturbi pervasivi dello sviluppo, i disturbi del comportamento e psichiatrici è uno strumento riabilitativo importante.

    Anche per le malattie croniche è uno strumento importante, monitorando l’aspetto di salute e la fase di malattia a livello psicologico. Recenti studi scientifici – riportati nel libro “L’attaccamento agli animali. Una visione integrata della relazione uomo-animale nella pet therapy” (di Turner, Beetz, Julius e altri, edizioni Hogrefe, 2014), edizione italiana a cura di Francesca Mugnai – dimostrano che il legame tra madre e figlio e tra uomo e animale è causato dallo stesso ormone: l’ossitocina. Prodotta naturalmente dall’organismo umano, in particolare durante il parto e l’allattamento, è alla base anche dell’affetto che ci lega ai nostri amici a quattro zampe. Alla base della pet therapy dunque c’è anche un fattore chimico-scientifico, forte come il legame che si crea tra un bambino e la sua mamma.

    LA PET THERAPY AL MEYER

    Da 14 anni, i cani sono parte integrante del protocollo di accoglienza e assistenza dell’AOU Meyer di Firenze grazie all’operato dell’associazione Antropozoa Onlus, unica in Italia a lavorare in modo costante e continuativo in una struttura sanitaria pubblica: Grazie al sostegno economico della Fondazione Meyer, i cani possono entrare ovunque nei dipartimenti di pediatria internistica, chirurgia pediatrica, neuroscienze, area critica, oncologia pediatrica e neonatale e nella rianimazione. Un libero accesso che avviene dopo meticolose pratiche igieniche e con trimestrali controlli veterinari specifici e comportamentali che seguono il “Protocollo organizzativo sulle misure di prevenzione e la trasmissione nosocomiale delle infezioni negli interventi assistiti con gli animali” stilato dall’Aou Meyer e che è un esempio per tante altre strutture in tutta Italia. Gli animali entrano dal portone principale e la loro presenza è sistemica: arriva a tutto l’ospedale. Anche gli operatori e i genitori trovano beneficio nel vederli passare lungo il percorso che viene quotidianamente tracciato dagli infermieri e i medici.

    ANTROPOZOA ONLUS

    Da 20 anni collabora in maniera continuativa e costante sia nel panorama regionale che extraregionale con strutture pubbliche e private, ospedali, case di riposo, centri di salute mentale, scuole e Università, con progetti e interventi che prevedono l’ausilio degli animali. Il gruppo Antropozoa è costituito e collabora attivamente con professionisti specializzati con conoscenza ed esperienza nel campo delle scienze psicologiche educative e riabilitative e specialisti del mondo animale. È l’unica associazione in Italia a lavorare in modo costante e continuativo in una struttura sanitaria pubblica: l’AOU pediatrica Meyer di Firenze grazie al sostegno della Fondazione Meyer. Qui i cani entrano in tutti i reparti. Antropozoa opera con circa una ventina di cani, di diverse razze e molte altre specie animali, quali asini, caprette altri animali da fattoria e sta ultimando la realizzazione di una ‘therapy farm” a Castelfranco di Sopra (Ar).

    Il principio caratterizzante il “Modello Antropozoa” è che l’operatore è l’attivatore e facilitatore insieme e con all’animale di dinamiche relazionali complesse e strategiche, in cui si realizza il cuore dell’intervento di pet therapy. Ha vinto vari premi internazionali e partecipato a congressi mondiali sulla pet therapu L’associazione Antropozoa si occupa di – Interventi di alta specializzazione negli ospedali pediatrici e nei reparti di pediatria; – Progetti per psicopatologie pediatriche (in particolare autismo) – Progetti per anziani (in particolare Alzheimer) – Interventi nelle scuole di ogni ordine – Formazione professionale nei programmi assistiti con l’ausilio degli animali, con particolare attenzione al lavoro negli ospedali; – Giornate ed incontri con i bambini ospedalizzati nelle aree rurali; – Organizzazione di gruppi di studio, di ricerca , seminari e convegni; – Incentivazione di studi e ricerche sulle attività e terapie assistite con l’ausilio degli animali.

    La presidente di Antropozoa, dottoressa Francesca Mugnai, è tra i curatori dell’unico libro scientifico sulla pet therapy, “Attachment to pets” di Turner et al., nella traduzione italiana “L’attaccamento uomo-animale” edito da Hogrefe (2014). 

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  • Addio a Luciano Costigliolo, primo presidente SCIVAC

    Lunedì, 07 Dicembre 2015 06:57

    costigliolo lucianoSi è spento il 5 dicembre, a 76 anni, il Collega Luciano Costigliolo. Fu un padre fondatore della SCIVAC.
    La sua scomparsa segna un lutto profondo nella SCIVAC e nella Veterinaria nazionale. Un saluto verrà fatto oggi  alle ore 10.00 presso il Tempio Laico di Staglieno.

    Genovese, Medico Veterinario per animali da compagnia, Luciano Costigliolo  ha rappresentato un riferimento epocale per la Categoria, non solo per la sua città, dove ha sempre goduto della stima di cittadini e Colleghi, ma per tutta la veterinaria nazionale che in queste ore gli sta tributando l’omaggio del ricordo e della gratitudine.

    Nel 1984, Luciano Costigliolo fu tra i fondatori della SCIVAC, Società Culturale Italiana Veterinari per Animali da Compagnia, dando l’avvio allo sviluppo scientifico-professionale, nelle forme di aggiornamento permanente che oggi aggregano migliaia di Veterinari e che hanno portato la clinica degli animali da compagnia a livelli di prestigio internazionale. Fu allora che, insieme ad alcuni Colleghi, Costigliolo avviò la trasformazione della veterinaria privata negli animali da compagnia verso quella crescita culturale che oggi è un patrimonio culturale comune. Fu lui stesso a descrivere la parabola di quella intuizione, in occasione del ventennale della SCIVAC in un articolo per Professione Veterinaria che riportiamo a pie’ di pagina.

    Costigliolo è stato il primo Presidente SCIVAC, dall’anno della fondazione della Società, nel 1984, fino al 1986. Da Presidente Senior e poi Past President della Società, è stato il padre fondatore di una generazione di dodici presidenti succedutisi in più di trent’anni di vita associativa. Rimasto sempre vicino alle attività della Scivac, Costigliolo è stato anche alla guida della delegazione regionale SCIVAC Liguria; attualmente ricopriva l’incarico di componente del Collegio dei Probiviri.

    Ai familiari e alla moglie Grazia, giunga il cordoglio della Scivac e di tutte le società che hanno sede a Palazzo Trecchi, dei collaboratori e dello staff.
    La sede nazionale della Scivac dedicherà alla memoria di Luciano Costigliolo un’aula didattica in Palazzo Trecchi.

    Fui eletto Presidente in un ristorante a Genova, di Luciano Costigliolo