Lunedì, 21 Settembre 2015 11:46

dainoL’impiego di animali selvatici in Interventi Assistiti con gli Animali ‘non è rispettoso del benessere animale ed è in palese contrasto con la normativa’.
Il direttivo dell’Ordine dei Medici Veterinari della Valle d’Aosta interviente sull’articolo apparso sul quotidiano “La Stampa” “Parco del Mont Avic, dove la “pet therapy” è con daini e caprioli”.
L’articolo enfatizzava che ‘per la prima volta in Italia’ una struttura -all’interno del parco faunistico La Chevrère -“permetterà a disabili (e non) di curarsi grazie al contatto con gli animali selvatici”.
La scelta- sempre secondo quanto riportato dal quotidiano sarebbe ricaduta su daini e caprioli perchè “sono animali che, se abituati da cuccioli, possono essere accarezzati con facilità”.

Nel proprio comunicato stampa, l’Ordine argomenta che “la scelta fatta dall’associazione Onlus Pet Therapy Valle d’Aosta di impiegare in Interventi Assistiti con gli Animali daini, caprioli o qualsiasi altro animale selvatico, pur se normalmente tenuto in cattività, sia da considerarsi non rispettosa del benessere animale e in palese contrasto con la normativa regionale e nazionale”.

“Chiunque abbia avuto a che fare con cervidi (cervo, daino, capriolo) – precisa il comunicato- sa che anche quando allevati in cattività rimangono comunque animali estremamente sensibili allo stress: possono accettare il contatto con le persone che li accudiscono quotidianamente, ma si spaventano facilmente se esposti a persone o stimoli sconosciuti. In questo caso manifestano tutti i comportamenti tipici di un animale in una situazione di disagio: tentativo di fuga e manifestazioni ansiose. Questo comportamento è dovuto al fatto che, non solo questi animali sono delle prede, ma soprattutto non sono animali domestici. Infatti la domesticazione è un processo che è avvenuto durante il corso di migliaia di anni e che ha portato profondi mutamenti non solo morfologici e fisiologici, ma soprattutto comportamentali e relazionali.

“Se si considera poi che i singoli animali, opportunamente formati e appartenenti alle specie domestiche che comunemente si impiegano per i programmi di Pet-Therapy, vengono scelti in base alla risposta
comportamentale che producono di fronte a stimoli inaspettati od inusuali, risulta ancor più evidente che soggetti appartenenti a specie selvatiche non possano in nessun caso essere idonei a partecipare a tali
programmi”- conclude la nota.

A supporto delle proprie argomentazioni, l’Ordine dei Veterinari della Valle d’Aosta cita la legge n. 37/2010 “Nuove disposizioni per la tutela e per il corretto trattamento degli animali di affezione”, in base alla quale “è vietato il ricorso ad animali selvatici e a cuccioli di età inferiore a sei mesi”. Analoghe cautele sono state trasposte nelle recenti linee guida nazionali in materia di IAA, che- all’articolo 8- dipongono che  gli animali impiegati negli IAA appartengono a specie domestiche in grado di instaurare relazioni sociali con l’uomo.

pdfIL_COMUNICATO_DELLORDINE_DEI_VETERINARI_DELLA_VALLE_DAOSTA.pdf44.78 KB

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