Pecore e capre sono da sempre vittime potenziali del lupo; condividono lo stesso territorio, lui le cerca, loro gli stanno alla larga per quanto possibile. In questo gioco di ruolo la figura dell’allevatore è fondamentale, come anche l’importanza del pascolo gestito.

Le statistiche e i risultati ottenuti dal gruppo di ricerca internazionale del progetto “Predator control should not be a shot in the dark” confermano che la miglior protezione delle greggi dall’assalto dei predatori (più frequenti in primavera-estate quando gli animali domestici iniziano ad andare al pascolo restando fuori anche la notte), sono le recinzioni realizzate a regola d’arte e i cani da guardiania certificati, rimedi molto efficaci e ormai più che sperimentati in tutta Europa. Gli allevatori, non tutti, lamentano l’inefficacia di questi mezzi per contrastare i danni subiti da attacchi di lupi, opinione però è condizionata dalla ripetuta realizzazione di barriere artificiali inappropriate per tenere lontani i predatori e dall’uso di cani affidabili per radunare le greggi ma inadeguati per sostituirsi ai pastori maremmani abruzzesi, specificatamente addestrati per la protezione del bestiame. Inoltre i cani da guardiania devono essere in numero adeguato, ad esempio, per un gregge di circa 500 capi sono necessari 2 se non 3 pastori maremmani abruzzesi ben addestrati. Quindi, questi mezzi risultano inefficaci nel momento che non sono impiegati correttamente, anzi, possono risultare letali poiché una volta che il predatore si è introdotto all’interno del recinto l’animale domestico è impossibilitato dal fuggire.

Pecore al pascolo nel territorio della Riserva - Ph Riserva Naturale Montagne della Duchessa (Ph Francesca Sciarra)

Pecore al pascolo nel territorio della Riserva – Ph Riserva Naturale Montagne della Duchessa (Ph Francesca Sciarra)

Le barriere per essere a prova di lupo richiedono una scelta scrupolosa dei materiali da parte dell’allevatore, inoltre vanno realizzate al meglio. Sono elementi fondamentali, tanto è vero che, ad esempio, un recente bando indetto dalla provincia di Grosseto, tramite finanziamenti concessi dall’Unione Europea consente agli allevatori di avere il supporto di tecnici esperti per essere informati e istruiti sulla progettazione e costruzione delle recinzioni anti-lupo, concesse gratuitamente.

Sempre grazie agli studi condotti sia in America sia in Europa attraverso il progetto “Predator control should not be a shot in the dark”, è confermata l’adeguatezza dei metodi non letali – l’efficacia dimostrata statisticamente è dell’80% – rispetto all’azione diretta e cruenta dell’abbattimento di orsi, lupi e grandi felini. Molta gente non riesce a capire che la struttura familiare stabile del branco è la migliore forma di protezione per il bestiame, purtroppo una prassi ancora in uso porta all’uccisione d’individui importanti per la struttura del branco o l’approvvigionamento di cibo.

Il lupo non è mai stato reintrodotto in Italia, il suo ritorno è stato spontaneo ed è partito dall’Appennino centro meridionale, favorito da tre fattori: l’abbandono della montagna da parte dell’uomo, l’aumento delle prede naturali e la protezione legale tramite normative nazionali ed europee. (Ph Parco Naturale del Marguareis / MG)

Il lupo non è mai stato reintrodotto in Italia, il suo ritorno è stato spontaneo ed è partito dall’Appennino centro meridionale, favorito da tre fattori: l’abbandono della montagna da parte dell’uomo, l’aumento delle prede naturali e la protezione legale tramite normative nazionali ed europee. (Ph Parco Naturale del Marguareis / MG)

Il lupo non è mai stato reintrodotto in Italia, il suo ritorno è stato spontaneo ed è partito dall’Appennino centro meridionale, favorito da tre fattori: l’abbandono della montagna da parte dell’uomo, l’aumento delle prede naturali e la protezione legale tramite normative nazionali ed europee. (Ph Parco Naturale del Marguareis / MG)

Vogliamo ripeterlo? Grazie all’ampio database internazionale è confermato che il metodo letale basato sull’uso di esche avvelenate, trappole e caccia non è una soluzione, anzi è una cura peggiore del male. Lo dicono: prevenire è meglio che curare, quindi meglio intervenire prima che gli episodi di predazione avvengano. Il consiglio è quello di dotarsi subito di strumenti di prevenzione appena arrivano le prime segnalazioni di predazione e attacchi da parte del lupo, più frequenti nel periodo primaverile-estivo, nelle ore notturne e in condizioni climatiche avverse.

Un’altro intervento interessante per  salvaguardare e tutelare gli allevatori è l’innovativo Sistema di Allerta Allevatori, primo nel suo genere e in via di sperimentazione nel Parco Regionale dell’Antola (siamo sull’Appennino ligure). Il progetto è basato sulla condivisione di dati provenienti dal fototrappolaggio e sulle segnalazioni fornite da allevatori e persone comuni. L’Allerta°A viene diramato in un comprensorio dove si prevede possano verificarsi eventi predatori di un certo livello e informa l’allevatore sull’effettiva possibilità di predazione dei suoi animali, seguirà il cessato allarme.

canis_lupus_signatus_-_01

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L’Allerta°A è distinta su due livelli:

Allerta°A-gialla: pericolo di predazione mediamente elevato per la presenza di un branco con soggetti giovani non ancora del tutto autosufficienti e che iniziano ad imparare le tecniche di caccia. Si consiglia di ricoverare il bestiame durante le ore notturne, durante le giornate di nebbia e pioggia ed evitare di avviare al pascolo gli animali all’albeggiare e ritirarli dopo il tramonto; se in possesso di misure di prevenzione controllare il loro funzionamento e gestire gli animali al loro interno.

Allerta°A-rossa: pericolo di predazione elevato per la presenza di un branco dove tutti gli individui sono autosufficienti e in grado di predare. Si consiglia di gestire gli animali all’interno di recinzioni elettrificate antilupo o mediante cani da guardiania; se non in possesso di mezzi di prevenzione evitare assolutamente il pascolo notturno nonché nelle giornate nebbiose e di pioggia e durante le belle giornate far sentire la costante presenza sul pascolo mentre gli animali si foraggiano.

Purtroppo l’indifferenza verso studi tecnici e scientifici, accompagnati da esperienze sul campo portate avanti da persone competenti, l’assurda accettazione di metodi cruenti, retaggio del passato, ha portato ancora oggi alcuni Paesi alla revisione delle norme nazionali per concedere la possibilità di abbattere alcuni esemplari di lupi che, peraltro, in Italia sono una specie protetta dalla Direttive comunitarie e dalla Legge nazionale sulla caccia.

Testo di Enrico Bottino

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