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  • Cane viene salvato da un incendio, le cure vengono pagate dagli … – La Stampa

    Cane viene salvato da un incendio, le cure vengono pagate dagli … – La Stampa

    Unamiglia del Nortfolk ha perso quasi tutto in un incendio. Tutto tranne la loro amata cagnolina che è sopravvissuta alla furia delle fiamme, anche se a caro prezzo: Bella, questo il suo nome, ha riportato gravi ustioni su molte parti del corpo. 

    Quando la storia di questo cane si è diffuso fra le persone della comunità locale, in molti hanno voluto dare il loro contributo: «Le sue ustioni non erano evidenti quando è stato portato qui da noi, ma poi abbiamo riscontrato ustioni di secondo e terzo grado soprattutto sul lato destro del corpo – ha detto la dottoressa Kimberly Key al ‘Bay Beach Veterinary Hospital -. Ha bisogno di cure quotidiane. Per fortuna è una cagnolina dolcissima e buonissima e sopporta tutto fidandosi dei veterinari». 

    Per curare Bella serve tempo e denaro. I veterinari sapevano che la sua proprietaria non aveva abbastanza soldi per sostenere i costi delle cure necessarie. Ed è in quel momento che la gente del posto ha messo mano al portafoglio e in pochissimo tempo le donazioni raccolte sono state sufficienti per coprire i costi. 

    Il cane salvato era stato colpito anche da un’ulcera agli occhi, che però ora non desta affatto preoccupazioni. Le prossime due settimane saranno decisive per veder gli effetti della terapia: Bella dovrà superare molte difficoltà, ma potrà farlo con il supporto di tutte le persone che le vogliono bene. 

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  • “Animali Fantastici”: la parola al naturalista. Polini: “il falconiere non è il mostro che sevizia un animale, ma un … – Informazione.Tv

    “Animali Fantastici”: la parola al naturalista. Polini: “il falconiere non è il mostro che sevizia un animale, ma un … – Informazione.Tv

    “Animali Fantastici”: la parola al naturalista. Polini: “il falconiere non è il mostro che sevizia un animale, ma un appassionato che asseconda le esigenze del suo rapace”

    “Non vedo perché un associazione integralista come la Lipu debba accusare la falconeria dei giorni nostri: con le tecniche nuove di addestramento dei rapaci, la legislazione CITES internazionale ci si trova di fronte ad un sistema molto rigoroso e funzionante che vieta il prelievo in natura degli animali dando la possibilità di utilizzare unicamente animali allevati in cattività quindi domestici.

    Spesso non si fanno distinzioni tra animalisti e naturalisti, non sono dei sinonimi: il naturalista è colui che ha studiato, ha una laurea in biologia o scienze naturali e conosce la natura e i suoi fenomeni, li osserva e valuta se vi sono delle problematiche ambientali fornendo così consigli affinché si possa migliorare la situazione di alcune specie o di un ambiente.

    L’animalista invece non analizza i fatti e mette in primo piano una sua idea senza basi né riflessioni. Parte da una ideologia che molto spesso sfocia in un integralismo fine a sé stesso in quanto privo di fondamenti scientifici.

    Poi vi è l’ambientalista ovvero chiunque si metta nella condizione di analizzare degli studi ed fornisca aiuto al naturalista per salvare realmente l’ambiente o un ecosistema o una specie.

    Da questi tre differenti ruoli ci si accorge subito di una cosa fondamentale: mettere i bastoni fra le ruote a prescindere, senza analizzare i fatti, è da incoscienti e soprattutto deleterio per l’ambiente stesso.

    Un piccolo accenno alla biologia di un rapace selvatico: un rapace passa il 90% del suo tempo fermo sul suo posatoio, vola solo quando deve procurarsi il cibo, nel periodo riproduttivo e la sua attività aumenta esclusivamente per fare il nido e per corteggiare la femmina. Volare, per lui, è un dispendio di energie e preferisce farlo solo se è necessario. Ama poltrire, curare le sue armi (penne, artigli e becco), riposare e studiare le prede dai posatoi. Il falconiere rispetta molto questo suo ciclo circadiano. Inoltre passa molto tempo con lui: vivono in simbiosi. Un falconiere conosce bene le sue abitudini e rispetta la sua natura facendolo volare come quando dovrebbe andare a catturare la preda. E’ legato al falconiere come il suo compagno di caccia o il suo aiutante per procurarsi il cibo, proprio come fa un cane o un gatto. Ogni rapace ha un indole diversa e il bravo falconiere sa creare una relazione capaci di leggere le esigenze dell’animale e di assecondarle.

    Ora i rapaci sono usati per tante attività e si sono rilevati molto comodi anche per aiutare l’uomo. Come in passato, molti cacciatori evoluti, oggi li usano per andare a caccia mantenendo viva una tradizione molto complessa, perseguendo l’intento di collocarsi in condizioni eque con le loro prede; una finalità magari non condivisibile, ma bisogna ammettere più ammirevole rispetto ad altre tecniche moderne o molto più impari.

     I rapaci vengono utilizzati per allontanare piccioni, storni, gabbiani e altre specie di uccelli che portano malattie e sporcano con escrementi infetti i nostri ospedali, scuole, strade, davanzali, balconi ecc.

    I rapaci, in questo caso, allontanano in modo ecologico i piccioni o altri uccelli fastidiosi, senza usare veleni o altre tecniche che portano alla morte degli stessi. Gli altri uccelli quindi non vengono eliminati ma allontanati facendogli capire di andare da un’altra parte.

    Lo spettacolo in una piazza potrebbe sembrare un fenomeno da circo, rappresenta invece una situazione di caccia per il rapace: passare tra delle persone, schivare, scendere in picchiata ecc, non sono nient’altro che delle attività che farebbe in natura tra piante e dirupi.

    Vengono utilizzati anche per fare didattica ambientale: vedere da vicino un rapace che non ha paura dell’uomo è un cosa che porta l’uomo e il bambino ad avvicinarsi alla generalità del regno animale e naturale colmando quella distanza uomo-natura che ci vede sempre più lontani e tentando così di ripristinare un legame che fin dalla nascita dell’uomo ha rappresentato il senso più vero della connessione tra uomo e mondo.

    Vedere animali, piante e altri fenomeni porta ad aumentare la sensibilità alla natura  – come ci dimostrano gli studi fatti di educazione ambientale- e a non percepirla come distante, nemica o avversa. Proprio come facciamo con i nostri animali domestici. I rapaci vengono fatti volare liberi come quando facciamo correre i nostri cani in un parco, crea una connessione, lo cura entra in tutto e per tutto dentro al proprio nucleo di vita. Il falconiere fa volare il suo rapace con la stessa cadenza della sua natura, prende animali allevati in cattività da generazioni come i nostri cani e gatti e a tutti gli effetti è un animale domestico.

    Come vedete il falconiere non è il mostro che sevizia un animale, ma semplicemente un appassionato che asseconda le esigenze del suo rapace sacrificando tempo e dedicando amore verso un animale e alle sue esigenze.”

  • Tradurre il linguaggio di cani e gatti in inglese? Entro il 2022 sarà … – greenMe.it

    Tradurre il linguaggio di cani e gatti in inglese? Entro il 2022 sarà … – greenMe.it

    Quanto vi piacerebbe capire cosa vi vogliano davvero dire i vostri amici a quattro zampe quando scodinzolano o si mettono a pancia all’aria? Molti di voi risponderanno che, suvvia, quell’intesa di amorosi sensi con l’amico peloso già basta per comprendere in toto le sue esigenze, molti altri venderebbero invece l’anima al diavolo pur di avere una sorta di “traduttore” del linguaggio di Fido&Co.

    Nulla di più fantascientifico? Non proprio. Alcuni scienziati statunitensi stanno lavorando su uno strumento che userebbe l’intelligenza artificiale (AI) per imparare e tradurre le vocalizzazioni degli animali e le espressioni facciali in qualcosa che possiamo capire. E secondo NBC News, un recente rapporto sponsorizzato da Amazon sulle tendenze future dice che tra circa un decennio avremo un traduttore per animali domestici. Gli esperti prevedono, infatti, che questa tecnologia sarà ampiamente disponibile entro il 2022. Uno degli autori del rapporto, il futurologo comportamentista William Higham, ha specificamente indicato il lavoro del dott. Slobodchikoff come alcuni dei progressi principali verso la creazione di un traduttore per animali. Ma di cosa si tratta?

    Gli studenti della Northern Arizona University di Flagstaff, capeggiati, appunto, da Con Slobodchikoff, hanno studiato le diverse tecniche di linguaggio. Slobodchikoff ha dedicato trent’anni della sua vita al linguaggio animale tanto da fondare la “Animal Communications”. Esperto di cani e gatti, negli ultimi anni ha dirottato i suoi studi su un animale in particolare, il “prairie dog”, un roditore simile a una marmotta molto diffuso tra Stati Uniti, Canada e Messico.

    Tra loro usano il più sofisticato linguaggio animale mai codificatoha raccontato Con Slobodchikoff  – hanno fonemi simili alle parole, li combinano tra loro, usano quello che potremmo definire un chiacchiericcio sociale”. Un vero sistema che consente a questi animali di distinguere i diversi predatori e di sviluppare degli “allarmi” con cui riescono a definire la specie del predatore, grandezza e colore.

    Ora, con l’aiuto di un collega di informatica, ha trasformato questa sorta di vocalizzazioni in inglese e l’anno scorso ha fondato una società chiamata Zoolingua con lo scopo di sviluppare uno strumento simile per tradurre suoni di animali domestici, espressioni facciali e movimenti del corpo.

    Ho pensato, se possiamo farlo con i cani della prateria, possiamo certamente farlo con cani e gatti”, ha detto Slobodchikoff.

    In questo momento Slobodchikoff sta raccogliendo migliaia di video di cani che mostrano vari latrati, atteggiamenti e movimenti del corpo, che userà a sua volta per sviluppare un algoritmo di intelligenza artificiale sui metodi che gli animali usano per comunicare.

    Gli scienziati dicono che anche se il traduttore di intelligenza artificiale diventa una realtà, c’è ancora molta strada da fare prima di poter parlare con gli animali domestici. Quel che è vero, nel frattempo, è il sogno di molti di comunicare con il proprio animale domestico non è poi così impossibile da realizzare.

    Intanto iniziamo a conoscere e a decifrare il linguaggio dei cani: cani o gatti che siano già hanno il loro modo per farsi capire più che bene! E noi, di contro, ben sappiamo come vanno curati, trattati e soprattutto… ascoltati!

    Leggi anche:

    Germana Carillo

  • Strage di cani e gatti nel Napoletano. Il Wwf sollecita interventi e … – Quotidiano.net

    Strage di cani e gatti nel Napoletano. Il Wwf sollecita interventi e … – Quotidiano.net

    Napoli, 16 gennaio 2018 – Nella scorsa settimana la comunità del borgo di Marina del Cantone, a Nerano, nel comune di Massa Lubrense, (Napoli) è rimasta scossa nel costatare il progressivo decesso di quasi tutti gli esemplari di gatto che popolavano la località. Le morti, di cui almeno 15 casi accertati parrebbero, per modalità e numero di decessi, dovute tutte ad avvelenamento da esche o bocconi avvelenati, ma gli abitanti della zona non sono riusciti ad identificare esche o tracce riconoscibili di veleno. È deceduto anche un cane; un secondo è stato salvato dal repentino e testardo intervento del padrone, inducendo nell’animale il vomito facendogli ingerire acqua e sale. Diversi corpi sono state rimossi dai cittadini del luogo per questioni di decoro ed igiene. Alcuni sono ancora visibili al suolo. Resta il dubbio sull’eventualità che altri esemplari felini, noti agli abitanti, non siano reperibili in quanto siano andati a morire lontano dalla zona abitata; ancor più forte è radicata è l’incognita circa l’autore di un tale scempio e sulla possibilità che in giro ci possano essere ulteriori esche pronte ad uccidere ancora. E’ quanto riferisce una nota del WWF.

    Il WWF Terre del Tirreno, allertato dai cittadini, ha immediatamente segnalato i fatti al Sindaco e alle Forze dell’Ordine. Considerato che avvelenare un animale è reato ai sensi deli articoli 544-bis e 544-ter (uccisione e maltrattamento di animali) del codice penale; l’articolo 14 T.U. Leggi sanitarie (Regio Decreto 27.07.1934, n° 1265) proibisce e punisce lo spargimento di sostanze velenose con reclusione ed ammende; il permanere dei cadaveri di animali al suolo costituisce un grave rischio igienico sanitario e conseguente pericolo per la pubblica e privata incolumità; il Sindaco, in caso di avvelenamento anche solo sospetto, deve aprire un’indagine, bonificare e tabellare la zona, intensificare i controlli; il Sindaco, a seguito della segnalazione di avvelenamento da parte dell’IZPS, deve dare immediate disposizioni per l’apertura di una indagine, da effettuare in collaborazione con le altre Autorità competenti; il WWF ha chiesto un urgente intervento atto ad accertare le cause di morte degli animali, tramite invio delle spoglie all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale (IZPS) competente, provvedere alla rimozione e smaltimento dei cadaveri e, qualora venga accertato lo spargimento di sostanze velenose, esche e quant’altro, attivare tutte le iniziative necessarie alla bonifica dell’area interessata prevedendone la segnalazione con apposita cartellonistica, nonché intensificando i controlli da parte delle Autorità preposte per individuare e punire i responsabili. I carabinieri della stazione di Massa Lubrense stanno indagando per far luce sulla triste vicenda. Così conclude la nota del WWF Terre del Tirreno.
    animali@quotidiano.net

  • Il pitbull semina il panico – l'Adige – Quotidiano indipendente del Trentino Alto Adige

    Il pitbull semina il panico – l'Adige – Quotidiano indipendente del Trentino Alto Adige

    Attimi di paura ieri in via Loghet a Spini, dove un grosso cane incustodito – presumibilmente un pitbull – ha seminato il panico fra la mattina ed il primo pomeriggio ferendo per fortuna in maniera non mortale due suoi consimili.

    La scorribanda è durata qualche ora ed è costata cara soprattutto ad un barboncino, aggredito mentre si trovava al guinzaglio della proprietaria.

    A poco sono valsi i disperati tentativi della signora di difenderlo dalla foga dell’animale. Il piccolo di cane è stato ferito alla schiena e alla zampa e ed è stato portato dal veterinario così come un secondo cane, aggredito nel volgere di pochi attimi sempre in zona.

    Sul posto sono accorse le forze dell’ordine, intervenute dapprima per catturare l’animale a zonzo per le strade di Spini, poi per contattare i proprietari, una coppia della frazione a quanto pare non troppo avvezza alla custodia.

    Secondo diversi testimoni infatti quella di ieri sarebbe stata la seconda scorribanda dell’esemplare in pochi giorni.

  • Il pitbull semina il panico – l'Adige – Quotidiano indipendente del Trentino Alto Adige

    Il pitbull semina il panico – l'Adige – Quotidiano indipendente del Trentino Alto Adige

    Attimi di paura ieri in via Loghet a Spini, dove un grosso cane incustodito – presumibilmente un pitbull – ha seminato il panico fra la mattina ed il primo pomeriggio ferendo per fortuna in maniera non mortale due suoi consimili.

    La scorribanda è durata qualche ora ed è costata cara soprattutto ad un barboncino, aggredito mentre si trovava al guinzaglio della proprietaria.

    A poco sono valsi i disperati tentativi della signora di difenderlo dalla foga dell’animale. Il piccolo di cane è stato ferito alla schiena e alla zampa e ed è stato portato dal veterinario così come un secondo cane, aggredito nel volgere di pochi attimi sempre in zona.

    Sul posto sono accorse le forze dell’ordine, intervenute dapprima per catturare l’animale a zonzo per le strade di Spini, poi per contattare i proprietari, una coppia della frazione a quanto pare non troppo avvezza alla custodia.

    Secondo diversi testimoni infatti quella di ieri sarebbe stata la seconda scorribanda dell’esemplare in pochi giorni.

  • Dalla Russia arriva Elf, gatto nudo con le orecchie piegate – il mattino di Padova

    Dalla Russia arriva Elf, gatto nudo con le orecchie piegate – il mattino di Padova

    PADOVA. Si chiama Aperol, è un grosso Maine Coon di 8 chili, 2 anni e mezzo, unico in Italia con il mantello rosso e bianco a possedere due occhi impari, uno ceruleo e uno color ambra. A coccolarlo è Michela Ferraro dell’allevamento Perbachows di San Pietro in Gu.Aperol è soltanto una delle meraviglie a quattro zampe della 49esima edizione dell’Esposizione internazionale felina, che sabato e domenica porterà alla Fiera di Padova circa 500 dei gatti più belli del mondo. Ragdoll «La particolarità di Aperol non è legata soltanto all’occhio impari, ma anche al fatto che i suoi genitori sono stati testati contro la cardiomiopatia ipertrofica, che colpisce questa razza di gatti», spiega Ferraro, mentre tiene a bada anche i suoi Canadian Sphynx.In Fiera si potranno ammirare esemplari purissimi come Scarlet, un Ragdoll di 5 anni molto coccolone: origini californiane, proviene dalla Spagna, dove lo ha acquistato Paola Gori, allevatrice toscana residente a Venezia.L’attrazione principale della mostra felina sarà l’Elf, un curioso gatto di razza nuda con le orecchie all’indietro. Geneticamente parlando, è nato in Russia da un incrocio tra l’American Curl e la Sfinge. L’esemplare in questione, di un anno e mezzo, appartiene invece all’allevatrice torinese Emanuela Fichino.In passerella anche il Burmilla, elegante e raffinato oltreché raro, derivante dall’incrocio tra persiano e burmese. «Per la prima volta a Padova verrà esposto lo Scottish Fold», anticipa Costanza Daragiati, presidente dell’ecosezione veneto del Movimento Azzurro, «Con il suo muso simpatico, le orecchie ripiegate i avanti e i colori particolari, è identificato come il tipico gatto da social».Tra le altre razze, che si potranno ammirare durante le due giornate di esposizione, non mancheranno Siberiani, Esotici, Norvegesi delle Foreste, British, Blu di Russia e Certosini (questi ultimi solo domenica).«Ci sarà anche un Chincillà, una particolarità di Persiano con sfumature grigie e un occhio verde, portato da un allevamento romano», fa sapere Maria Sole Farinelli, presidente del Club Felino Verona, aderente all’Ente Nazionale Felinotecnica Italiana. Quattro giudici internazionali saranno chiamati a valutarne lo standard di razza, fra i quali la giapponese Tomoko Vlach dall’Austria.Due le mostre speciali dedicate a sei specifiche razze. Sabato, ore 13.30, si terrà la gara di Persiani ed Esotici, gestita dal Club Felino di Napoli, seguita, alle 15, dallo “Speciale Forest” per i gatti del nord a cura del Club Felino di Verona. Domenica, ore 14, lo “Speciale Ragdoll”, proposto dal Club dei Ragdoll. Concorreranno a parte i gatti di casa, inseriti in una competizione parallela.Biglietto: 12 euro, gratis fino a 12 anni, acquistabili a prezzo ridotto (10 euro) online sul sito www.igattipiubellidelmondo.it.

  • Detenzione di animali selvatici: cosa si rischia? – Studio Cataldi

    Detenzione di animali selvatici: cosa si rischia? – Studio Cataldi

    L’individuazione delle specie c.d. “pericolose” viene rimessa a un decreto interministeriale (d.m. del 19 aprile 1996 e successive modificazioni) che, in primis, precisa i criteri per stabiline la “pericolosità”, per poi indicare le specie in un apposito elenco.

    L’elenco, particolarmente ampio e variegato (e i successivi aggiornamenti), comprende circa 10 Ordini e 54 Famiglie appartenenti alle Classi di Mammiferi e Rettili, con i relativi generi e specie, che si aggiungono a quelle previste a livello comunitario e sovranazionale.

    A titolo esemplificativo, nell’elenco sono presenti topi e ratti marsupiali, canguri, lemuri, aye-aye, lorsidi, tarsidi, scimmie orso, scimmie del nuovo e del vecchio mondo, gibboni, orango, scimpanzé, gorilla, lupi, volpi, sciacalli, coyote, orsi, orsi lavatori, panda, mustelidi, ghiottoni, tassi, tassi del miele, lontre, lontre giganti e marine, iene e felidi (leoni, tigri, pantere, etc.), elefanti, rinoceronti, cinghiali, pecari, ippopotami, cervidi (cervi, alci, daini, etc.), bovidi (antilopi, bufali, etc.), istrici, istrici arborei, capibara, paracana, aguti, tartarughe come la mauremide caspica o quella azzannatrice, coccodrilli e alligatori, alcuni serpenti (gila, varani, pitone reticolato, anaconda, cobra, serpente a sonagli etc.).

    Tutti gli uccelli, invece, non sono inclusi tra gli animali pericolosi, nonostante la presenza di specie in grado di arrecare seri danni all’uomo.

    L’elenco, non esaustivamente riproposto in questa sede, comprende anche animali che, apparentemente, potrebbero sembrare innocui, ma la cui detenzione comporta comunque il rischio di far scattare le sanzioni contemplate dalla legge.

    Le sanzioni

    La violazione delle prescrizioni può costare, come precisa la legge n. 68/2015, l’arresto da sei mesi a due anni e l’ammenda da euro quindicimila a euro centocinquantamila.

    In caso di recidiva, si applica la pena dell’arresto da uno a tre anni e dell’ammenda da euro trentamila a euro trecentomila, mentre, qualora il reato sia commesso nell’esercizio di attività di impresa, alla condanna consegue la sospensione della licenza da un minimo di sei mesi ad un massimo di due anni.

    Gli animali detenuti illegittimamente sono confiscati e (ai sensi della legge n. 344/1997) ricoverati presso appositi centri di accoglienza, che dovranno rispettare precisi requisitistrutturali e assicurare competenze specialistiche legate alle caratteristiche degli animali e a quelle sanitarie e di benessere delle stesse.

    Le esenzioni dal divieto

    Dal divieto sono, tuttavia, escluse alcune specifiche strutture individuate dalla stessa legge, ma soltanto se dichiarate appositamente idonee alla detenzione di animali pericolosi dalla Commissione scientifica CITIES o dalle altre autorità all’uopo deputate.

    Si tratta di aree protette e parchi nazionali, circhi e mostre faunistiche permanenti o viaggianti, istituzioni scientifiche e di ricerca, giardini zoologici, acquari e delfinari, allevamenti di fauna selvatica autoctona, Centri di Recupero per Animali Selvatici autoctoni (C.R.A.S.).

    Ognuna di queste strutture dovrà essere previamente sottoposta a una valutazione circa l’idoneità alla custodia e all’eliminazione dei rischi per la salute e l’incolumità pubblica che derivano dalla detenzione di esemplari pericolosi.

    Specie esotiche invasive: scatta l’obbligo di denuncia

    Inoltre, lo scorso 11 dicembre il Consiglio dei Ministri ha approvato in via definitiva un provvedimento che adegua la normativa nazionale alle disposizioni europee del regolamento UE n. 1143/2014 sulle “specie esotiche invasive“.

    Si tratta di animali e piante che, originarie di altre regioni geografiche, vengano introdotte volontariamente o accidentalmente in un ambiente naturale nel quale normalmente non risiedono e che, insediandosi, alterano gli ecosistemi rappresentando una minaccia per l’ambiente.

    Per contrastare il rischio che le specie invasive possano pregiudicare la natura italiana e la sua varietà di specie animali e vegetali, il regolamento configura una serie di azioni fondamentali, da quelle di prevenzione ai controlli, dalla sorveglianza alle sanzioni.

    Il provvedimento si articola in tre azioni (prevenzione, diagnosi precoce ed eradicazione rapida,a gestione delle specie esotiche invasive) e stabilisce l’obbligo di denuncia per i soggetti che detengono esemplari di specie esotiche invasive inclusi nell’elenco unionale e nazionale e nei loro successivi aggiornamenti.

    In particolare, risultano vietati: introduzione, trasporto o transito nel territorio nazionale; detenzione anche in confinamento; allevamento o coltivazione anche in confinamento, vendita o immissione sul mercato, utilizzazione, cessione o scambio, rilascio nell’ambiente.

    Per le violazioni più gravi sono previste sanzioni penali, mentre per quelle minori sono individuate sanzioni amministrative. Resta tuttavia, la facoltà che siano rilasciate puntuali autorizzazioni (ad esempio per istituti di ricerca o di conservazioni, operatori commerciali, ecc.).

  • Australia, tenta di salvare il proprio cane dal serpente velenoso: il … – Il Gazzettino

    Australia, tenta di salvare il proprio cane dal serpente velenoso: il … – Il Gazzettino

    di Federica Macagnone

    Pur di difendere il proprio cane ha agito d’istinto, senza pensarci due volte e senza prendere la minima precauzione: una mossa falsa che gli è costata la vita, visto che davanti a sé si è ritrovato un serpente velenosissimo. La vittima è un 24enne di Tamworth, a nord-ovest di Sydney, che sentendo il suo cane abbaiare è andato a controllare cosa stesse succedendo: vedendo che lottava contro un serpente che teneva in bocca è intervenuto per strapparglielo dalle fauci e uccidere il rettile. Le sue buone intenzioni, però, si sono rivelate disastrose: mentre tentava di afferrarlo, l’animale lo ha morso su un dito. Il ragazzo, di cui non è stata diffusa l’identità, è corso in casa a far vedere la ferita alla madre, che è riuscita a intrappolare il serpente in un vaso e ha portato immediatamente il figlio e l’animale in ospedale. Una corsa disperata e tragicamente inutile: il siero antiveleno iniettato dai medici non è bastato a salvare il ragazzo, che un’ora dopo il suo arrivo al pronto soccorso è morto.

    Il “brown snake” (serpente marrone), il secondo rettile più velenoso al mondo e tra gli animali più letali in assoluto, è diffuso in Nuova Guinea e Australia e ha un’alta capacità di adattabilità, per cui lo si può trovare in diversi habitat: non solo nelle foreste e nei deserti, ma anche nelle vicinanze di grandi centri abitati. «Normalmente non è un animale aggressivo – dice Harley Jones, cacciatore professionista di serpenti – Attacca gli uomini solo se qualcuno tenta di prenderlo e si sente in pericolo: basta lasciarlo stare in pace e lui non attaccherà. Cercare di agguantare un serpente marrone è la cosa più sconsiderata che si possa fare».

    In Australia ogni anno sono circa 300 le persone morse dai serpenti, ma i casi mortali rappresentano una piccola percentuale: dal 2011 a oggi le vittime sono state 18. «Un fattore fondamentale per salvarsi – dice Dan Rumsey, del Parco australiano dei rettili di Sydney – è la calma. Oltre a far pressione sulla parte ferita e a cercare velocemente un medico o un ospedale, è importantissimo restare calmi per rallentare la circolazione del sangue e quindi la diffusione del veleno nell’organismo: cadere nel panico e agitarsi non fa altro che peggiorare la situazione».

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  • Che cosa è il duprasi?

    Il duprasi è un piccolo roditore dal temperamento molto docile.

    Il suo nome scientifico è Pachyuromys duprasi ed è originario del nord Africa, dove vive in zone aride con scarsa vegetazione e scava gallerie profonde fino ad un metro.

    La particolarità del duprasi è la sua coda: è quasi completamente priva di pelo, ha la forma di una clava e misura circa 5 cm. Essa rappresenta per il duprasi un importante deposito di tessuto adiposo (nei soggetti sani ed in buono stato di nutrizione è ben arrotondata).

    Il suo corpo misura una decina di centimetri, è tozzo e rotondeggiante con una folta e soffice pelliccia, color agouti (grigia e marrone) dorsalmente e bianca ventralmente e dietro le orecchie. Il musetto è appuntito e dotato di lunghi baffi e grandi occhi. Il peso è di circa 60 grammi nelle femmine e di 80 grammi nei maschi.

    Che cosa è il duprasi - 2

    In natura il duprasi ha abitudini notturne, ma in cattività ha periodi di attività sia di giorno che di notte.

    E’ un animale insettivoro, cioè si nutre principalmente di invertebrati. La sua dieta, però, è integrata anche dall’assunzione di vegetali. In cattività l’alimento ideale è rappresentato da pellet per roditori insettivori contenente il 18% di proteine. Si possono inoltre somministrare piccole quantità di vegetali, grilli e farfalle notturne. Le larve di insetti vanno somministrati solo in piccole quantità, ed integrate con il calcio. Gli alimenti per criceti, a base di semi, cereali e frutta secca, sono da evitare.

    I duprasi sono sempre più diffusi come animaletti da compagnia. In casa andrebbero tenuti in ampi alloggi (preferibilmente a pareti lisce, senza sbarre) con il fondo pieno e un substrato abbondante di segatura o truciolato. La lettiera può essere pulita una volta alla settimana perchè i duprasi, essendo adattati ad un clima arido, producono scarsa urina e quindi tendono a sporcare poco il fondo. È indispensabile che siano presenti dei nascondigli come una casetta che può essere imbottita con del fieno morbido e sottile o della carta da cucina a pezzetti. L’ambiente può essere arricchito con tubi di cartone od altri giochini ed una ruota piena (quelle con le sbarrette sono pericolose per le loro zampette!) grazie alla quale l‘animale potrà svolgere attività fisica e “tenersi occupato”. Il duprasi adora rotolarsi nella sabbia, facendo dei veri e propri “bagni”. In commercio è presente una sabbia specifica per roditori adatta proprio a questo utilizzo.

    La temperatura ambientale ideale è di 24°C e l’umidità di 35-50%. 

    I duprasi possono essere tenuti anche singolarmente perché non soffrono la solitudine.

    Cosa è il duprasi - 1

    Per distinguere i maschi dalle femmine, a parte il peso maggiore nei maschi, bisogna osservare la distanza ano-genitale, maggiore nel maschio. Inoltre nei maschi adulti sono visibili voluminosi testicoli, mentre nella femmina dopo i 4 mesi di età sono visibili 4 paia di capezzoli.

    I duprasi raggiungono la maturità sessuale a circa 3 mesi di età. Per far riprodurre questi roditori il maschio e la femmina vanno messi insieme in un ambiente nuovo per entrambi, e osservati con attenzione per parecchi minuti per assicurarsi che non si azzuffino. Se la coppia si accetta, maschio e femmina vanno lasciati insieme per una settimana. In cattività i duprasi sono in grado di riprodursi tutto l’anno.

    La gravidanza dura all’incirca una ventina di giorni. La femmina costruisce un nido in cui alleva i piccoli, che sono in media 3 per parto (tra 1 e 7). Alla nascita i cuccioli sono molto immaturi, ciechi, sordi e privi di pelo, con un peso di circa 2,5 g. Poi, però, crescono velocemente, raddoppiando le loro dimensioni dopo la prima settimana di vita. A due settimane circa aprono gli occhi, a tre settimane di vita iniziano già a consumare cibo solido a 21 giorni di vita ed a quattro settimane sono svezzati. Dopo lo svezzamento è importante separare i figli dalla madre formando due gruppi di sesso opposto.

    La vita media di questo piccolo roditore è di circa 4 anni. Durante questo lasso di tempo è fondamentale effettuare dei controlli veterinari per prendersi cura al meglio del proprio duprasi: una prima visita per farsi dare tutti i consigli sulla gestione e per verificare la salute del nuovo arrivato e poi almeno un controllo all’anno.

    Vuoi maggiori informazioni? Clicca e contatta la Clinica Borgarello oppure compila il modulo sottostante. Se ti è piaciuto l’articolo condividilo con i tuoi amici e/o posta un commento, grazie.
       

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