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  • Unirelab, in scadenza il bando per assistente al laboratorio di tossicologia

    Martedì, 17 Novembre 2015 14:06

    laboratorioE’ in scadenza il bando del Mipaaf per l’incarico di assistente tecnico presso il laboratorio di Tossicologia Veterinaria di Unirelab.

    L’Avviso pubblico ha come oggetto una selezione, per titoli e colloquio, finalizzata all’ assunzione a tempo indeterminato, livello C (secondo quanto previsto dal CCNL per il personale non medico dipendente dagli Istituti Sanitari Privati aderenti all’ARIS, all’AIOP e alla Fondazione Don Gnocchi, siglato in data 19.01.2005 e rinnovato per la parte economica con accordo del 17.06.2011 e dalle altre leggi in materia), per lo svolgimento dell’incarico di assistente tecnico di laboratorio di Tossicologia Veterinaria di Unirelab Srl, c/o la sede operativa di Via Gramsci, 70 20019 Settimo Milanese (MI).

    La domanda di partecipazione all’avviso, dovrà essere redatta in carta semplice utilizzando lo schema allegato all’ Avviso e dovrà essere corredata da Curriculum vitae, contenente i dati anagrafici e gli elementi necessari per desumere in modo chiaro ed inequivocabile la presenza di tutti i titoli di ammissione e di valutazione.

    La domanda di partecipazione alla selezione, dovrà pervenire, esclusivamente a mezzo raccomandata con avviso di ricevimento presso la sede amministrativa di Unirelab sita in Via Quintino Sella, 42 00187 Roma, entro e non oltre le ore 15.00 del 30 novembre 2015 . Non fa fede il timbro postale. Sulla busta dovrà essere indicato, a pena di inammissibilità: ”Avviso pubblico per la selezione dell’incarico di Assistente Tecnico di laboratorio di Tossicologia Veterinaria di Unirelab Srl”.

    L’assunzione in servizio verrà effettuata, previa espletamento degli accertamenti di rito, mediante stipula del contratto individuale di lavoro con rapporto esclusivo, nel quale sarà indicata la decorrenza giuridica ed economica.

    Il trattamento economico è quello previsto dal CCNL per il personale non medico dipendente dagli Istituti Sanitari Privati aderenti all’ARIS, all’AIOP e alla Fondazione Don Gnocchi, siglato in data 19.01.2005 e rinnovato per la parte economica con accordo del 17.06.2011 e dalle altre leggi in materia.

    pdfAvviso_pubblico_incarico_di_assistente_tecnico_di_laboratorio_di_Tossicologia_Veterinaria_Settimo_Milanese.pdf146.36 KB

  • IAA: nuova valutazione del veterinario comportamentalista

    Mercoledì, 18 Novembre 2015 15:12

    caneospedaleRecempimento regionale delle ‘Linee Guida nazionali per gli Interventi Assistiti con gli Animali (IAA)’ e riconoscimento della formazione pregressa.
    Sono questi gli impegni assunti prioritariamente dal Ministero della Salute in seguito allo workshop organizzato il 24 settembre scorso sulle IAA. In quella occasione, il Sottosegretario Vito De Filippo ha voluto promuovere un confronto allargato sulle recenti Linee guida, finalizzato all’armonizzazione del loro recepimento. A tirare le somme è lo stesso Ministero in un documento pubblicato oggi, che fa il punto sugli aspetti attuativi e scientifici delle Linee Guida. Il Ministero prefigura “eventi successivi volti a consolidare le opinioni fin qui raccolte e a valorizzare le progettualità realizzate da enti e associazioni italiane” ed auspica “la creazione di gruppi di lavoro che individuino le modalità di implementazione delle attuali linee guida nei vari ambiti in cui il settore si articola”.

    Principali risultati dello workshop-  Il documento conclusivo elaborato dal Ministero della Salute puntualizza alcuni challenge, a partire dall”importanza di coinvolgere attivamente la componente medica e di ampliare le conoscenze scientifiche disponibili controbilanciando l’efficacia e i rischi delle IAA.

    All’interno delle definizioni proposte dalle Linee Guida, il documento registra l’esigenza di chiarire l’interpretazione che deve essere attribuita al termine “attività sportiveagonistiche” che non sono considerate AAA. Richiedendo una équipe multisciplinare, le IAA dovranno considerare l’inserimento della figura dello psicologo con un ruolo trasversale di supporto nella gestione delle dinamiche di gruppo e dell’eventuale disagio psicologico che gli operatori possono incontrare nella loro attività sul setting. E sempre a questo riguardo, “una nuova valutazione del ruolo del veterinario comportamentalista”.
    Al riguardo ANMVI e SISCA avevano suggerito che al Medico Veterinario esperto in Medicina Veterinaria Comportamentale fosse riconosciuta una maggiore considerazione e valorizzazione, come  profilo professionale preferenziale- benchè non esclusivo- ai fini delle selezioni e del conseguimento ruolo di Medico Veterinario esperto in IAA.

    Il Ministero ha registrato anche l’istanza di figure professionali che “lamentano un compenso non adeguato e la necessità di stabilire dei tariffari”.Tra gli operatori del settore alcuni chiedono di valutare l’opportunità di un inserimento degli IAA nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) come possibile soluzione.  Il recepimento a livello regionale delle Linee guida pone il problema di una sua corretta armonizzazione volta a garantire equità di trattamento tra i professionisti del settore indipendentemente dall’area di provenienza, garantendo in tempi brevi la realizzazione di registri che tutelino la
    professionalità degli operatori.

    Le strutture di svolgimento delle IAA dovranno tenere conto della sicurezza sui luoghi di lavoro e di requisiti assicurativi necessari a tutelare le parti coinvolte negli IAA. La presenza sul territorio di realtà molto diversificate (in particolare per quanto riguarda i Centri di riabilitazione equestre) può rendere difficile l’adeguamento ai requisiti strutturali e gestionali previsti dalle Linee guida.

    Dallo workshop è emerso che il coinvolgimento degli animali in questa tipologia di interventi “ha delle implicazioni etiche che non possono essere sottovalutate”. Il benessere dell’animale “deve essere tutelato come presupposto essenziale a permettergli di instaurare una relazione efficace con il paziente/utente. Di conseguenza deve essere posta estrema attenzione alle necessità sanitarie e comportamentali dei soggetti coinvolti”.
    Altrettanto evidenziata l’esigenza di “valutare e palesare in maniera adeguata i rischi per il paziente/utente connessi all’animale e di definire standard sanitari e comportamentali per i soggetti animali considerati idonei”.

    Due i principali challenge trasversali del documento ministeriale: 1. Maggiore sinergia tra il sistema sanitario nazionale e gli enti e le associazioni che operano sul territorio nell’ambito degli IAA al fine di migliorare la qualità dei servizi offerti. 2.  Considerare le peculiarità della “riabilitazione equestre” nella definizione della composizione dell’équipe, della formazione degli operatori e delle responsabilità dei soggetti coinvolti.

    Allo workshop di settembre hanno partecipato Maria Chiara Catalani, Vicepresidente SISCA e Raimondo Colangeli, Vicepresidente ANMVI con delega alla medicina veterinaria comportamentale.

    Linee guida IAA – Riflessioni e proposte condivise -Report conclusivo

    pdfDOCUMENTO_CONCLUSIVO_IAA.pdf313.46 KB

  • Blitz di Saint-Denis: ucciso il cane poliziotto Diesel – La Repubblica

    Blitz di Saint-Denis: ucciso il cane poliziotto Diesel – La Repubblica

    PARIGI – Diesel, una femmina di pastore belga di 7 anni, è rimasta uccisa nel blitz di Saint-Denis contro l’appartamento dei terroristi collegati agli attentati terroristici di Parigi. Lo ha annunciato la polizia francese con un tweet: il cane è entrato nell’appartamento rimanendo vittima dei terroristi asserragliati con le armi in pugno.
    [INFO] Diesel, malinois de 7 ans, chienne d’assaut du #RAID a été tuée par les terroristes dans l’opération en cours #SaintDenis— Police Nationale (@PNationale) 18 Novembre 2015
    La ricostruzione dei fatti. Secondo i media locali l’animale sarebbe stato usato all’inizio dell’assalto per un’azione perlustrativa e sarebbe stato subito investito dall’esplosione provocata dalla donna kamikaze. A quanto raccontano alcuni agenti, Diesel è tornata al fianco del suo padrone per morire tra le sue braccia.

    La reazione dei social. Immediata la reazione dei social network. Su Twitter, in particolare, si sono subito diffusi messaggi di gratitudine con tendenze quali #jesuischien, #RIPDiesel, #prayfordog. Una catena di solidarietà che ha fatto entrare Diesel tra i trending topic.

    Il ricordo della polizia. Anche le forze dell’ordine hanno ricordato l’importanza dei cani nelle operazioni di questo tipo: da sempre arruolate nelle azioni di ricerca e di intervento, addestrati e preparati a situazioni di pericolo, le squadre cinofile sono un apporto fondamentale per i corpi militari.

    Les chiens d’assaut et de recherche d’explosifs: indispensables dans les missions des opérateurs du #RAID pic.twitter.com/vb5lGjnwjO— Police Nationale (@PNationale) 18 Novembre 2015
    L’addestramento. Una vera tradizione quella della formazione delle unità cinofile, un percorso di addestramento nel quale i cani vengono preparati a situazioni di pericolo con diverse specializzazioni. Antiesplosivo, prevenzione, tutela, ordine pubblico e polizia giudiziaria, antidroga, ricerca e soccorso pubblico. Le tecniche utilizzate sono varie: oltre all’affetto per il conduttore, a motivare il cane durante l’addestramento è sempre il gioco. Fanno eccezione solo quelli antiesplosivo, per i quali la motivazione principale è il cibo. Il comportamento dell’animale dipende dal cosiddetto “condizionamento operante”, ossia la reazione del cane a uno stimolo in attesa di una ricompensa.

    La selezione. Il Ministero degli Interni francese prevede una precisa normativa per la selezione e la formazione dei cani poliziotto. Numerose le missioni nelle quali sono impiegati gli animali: dalla lotta contro la criminalità alla ricerca di persone scomparse, dalla cattura degli animali randagi alla ricerca di narcotici, armi o esplosivo fino alla lotta contro il terrorismo. La modalità di accesso è regolata da specifiche condizioni come la selezione su scala nazionale, l’esperienza di almeno un anno e il superamento di prove sportive. I candidati prescelti possono iniziare un percorso di formazione al termine del quale è previsto un diploma e l’entrata in servizio.

    Pensione e adozione. Dopo una dura vita di lavoro anche ai cani poliziotto spetta la pensione.  Rimossi dal loro incarico, generalmente sono affidati al conduttore con il quale hanno condiviso anni di esperienze. Non sempre, però, il poliziotto ha la possibilità di seguire il suo collega a quattro zampe. Per questo in Italia ad esempio è nata l’idea dell’adozione: gli ex cani poliziotto possono essere adottati sia da privati cittadini che da associazioni ma è necessario che siano persone che abbiano esperienza con cani da guardia o da difesa. Per consentire a chi è interessato di farsi un’idea sull’impegno da prendere, vengono fornite delle schede con i profili psicologici degli animali in attesa di adozione.

  • Blitz a Saint-Denis, sui social ci si commuove per Diesel: il cane … – Il Fatto Quotidiano

    Blitz a Saint-Denis, sui social ci si commuove per Diesel: il cane … – Il Fatto Quotidiano

    Nel corso del blitz della polizia nel quartiere Saint-Denis per scovare la presunta “mente” degli attacchi a Parigi, una donna kamikaze si è fatta esplodere, un altro presunto terrorista è stato ucciso e cinque agenti sono rimasti feriti, mentre il cane poliziotto Diesel è stato ucciso nel corso dell’operazione. La notizia è stata data dalla Police Nazionale francese sull’account Twitter e ha subito commosso i social.

    Tra gli utenti c’è chi si è commosso definendo l’animale un eroe e l’hashtag #JesuisDiesel è salito velocemente nella classifica dei top trend. Tra foto ironiche e vari comment sul sito si è creato un dibattito, soprattutto tra animalisti e non, ma tra tutti c’è chi invita a riflettere sulle dimensioni che l’attacco a Parigi e i conseguenti avvenimenti stanno prendendo sui social network.

    Il cane, un pastore tedesco di 7 anni, era stato utilizzato all’inizio dell’assalto per entrare nell’appartamento obiettivo del blitz. Alle 5 del mattino gli agenti hanno mandato Diesel nella casa per “valutare la minaccia” e scongiurare la presenza di bombe. Ma è stato subito ucciso. Il cane faceva parte della dozzina di pastori tedeschi addestrati per intervenire in particolari situazioni di pericolo: presa di ostaggi, ricerca di esplosivi o persone.

  • Il cane ucciso dai terroristi . Diesel è morto da eroe – La Gazzetta dello Sport

    Il cane ucciso dai terroristi . Diesel è morto da eroe – La Gazzetta dello Sport

    18 novembre 2015 – Milano

    È stato ferito a morte nel blitz a Saint-Denis ed è tornato indietro per spirare accanto al suo compagno di lavoro: si chiamava Diesel ed era stato arruolato nel RAID (Recherche Assistance Intervention Dissuasion) tra le cui fila, anche oggi, si è distinto per il coraggio. Che ha salvato quattro vite. Ecco una delle tante storie che ha commosso la Francia e, sulla rete, il mondo intero. Solo che stavolta non si tratta di un uomo: Diesel era un malinois, ovvero un cane da pastore belga specializzato nell’assalto e nella ricerca di esplosivi, e aveva sette anni. Secondo la ricostruzione dei media francesi, Diesel sarebbe stato il primo a entrare nel covo dei sospetti , un appartamento nel quartiere a nord di Parigi, quando all’alba di mercoledì mattina è scattata l’operazione delle teste di cuoio francesi alla ricerca della “mente” degli attentati del 13 novembre, Abdelhamid Abaaoud.
    un eroe — L’animale è stato subito colpito da una delle persone armate. Probabilmente il suo sacrificio ha salvato le vite dei compagni, che hanno poi dato notizia del suo atto eroico su Twitter. “I cani sono fondamentali nel nostro lavoro”, hanno anche spiegato. E subito sono partiti hashtag (#jesuischien, #RIPDiesel, #prayfordog) e tweet in onore di Diesel, per cui molti già chiedono la stessa onorificenza che si tributerebbe a un caduto in servizio umano. A strapparci il cuore però è la testimonianza di uno dei presenti: “È tornato indietro, per morire ai piedi del suo padrone. Anzi, del compagno”.

     Gasport 

  • Glossario di Cani da penna e da pelo – Lettera N – BigHunter

    Glossario di Cani da penna e da pelo – Lettera N – BigHunter

    Dal “Dizionario della Lingua italiana di Caccia” di Plinio Farini e A. Ascari, Garzanti 1941.

    Riproposto da Edoardo Mori.

    Naso
    (CANE DA PENNA) riferito a cane venatico vale potenza olfattiva, ossia odorato. ‑ § Cane di buono o di gran naso: cane che ha buono o grande odorato. ‑ § Cane di poco naso e di nessun naso:che ha poco o punto odorato. «Il cane da caccia deve avere naso, naso e naso».

    Nicchiare
    (CANE DA PELO) è il latino Nictulare e significa Lo sguattire stanco e l’abbaio trafelato del cane spossato e arrochito da un inseguimento troppo lungo e faticoso.

  • Glossario di Cani da penna e da pelo – Lettera N – BigHunter

    Glossario di Cani da penna e da pelo – Lettera N – BigHunter

    Dal “Dizionario della Lingua italiana di Caccia” di Plinio Farini e A. Ascari, Garzanti 1941.

    Riproposto da Edoardo Mori.

    Naso
    (CANE DA PENNA) riferito a cane venatico vale potenza olfattiva, ossia odorato. ‑ § Cane di buono o di gran naso: cane che ha buono o grande odorato. ‑ § Cane di poco naso e di nessun naso:che ha poco o punto odorato. «Il cane da caccia deve avere naso, naso e naso».

    Nicchiare
    (CANE DA PELO) è il latino Nictulare e significa Lo sguattire stanco e l’abbaio trafelato del cane spossato e arrochito da un inseguimento troppo lungo e faticoso.

  • Castrare o sterilizzare sono davvero le migliori soluzioni per il tuo … – TargatoCn.it

    Castrare o sterilizzare sono davvero le migliori soluzioni per il tuo … – TargatoCn.it

    La maggior parte dei problemi comportamentali dei nostri cani non ha niente a che vedere con gli ormoni sessuali dei nostri amici a quattro zampe

    Per quanto anche tra gli addetti ai lavori vengano spesso usati come sinonimi, “castrare” o “sterilizzare” un cane hanno significati profondamente diversi.

    Castrare” significa asportare chirurgicamente le ghiandole sessuali (i testicoli nel maschio e le ovaie nelle femmine). Provoca sterilità e cospicue modificazioni morfologiche e funzionali dovute alla mancata produzione di ormoni sessuali.

    Con la “sterilizzazione” gli organi sessuali restano intatti, ma si esegue la chiusura delle tube nelle femmine e dei dotti deferenti nei maschi. Questo vuol dire che gli organi sessuali restano intatti, ma si rende l’individuo incapace di procreare pur mantenendo un comportamento sessuale normale.

    Possiamo allora affermare che la castrazione è una forma di sterilizzazione, ma che la sterilizzazione non è una castrazione.

    Fatta questa precisazione è vero che con la castrazione possiamo prevenire numerosi problemi e patologie dal punto di vista sanitario (soprattutto nelle femmine), ma non risolverà i problemi di convivenza con il vostro cane, né cancellerà  la sua l’aggressività. A meno che non si parli di tendenza alla fuga (sempre che sia di origine sessuale) e di aggressività nei maschi, la maggior parte dei problemi comportamentali dei nostri cani non ha niente a che vedere con i loro ormoni sessuali.

    Problemi di monta e aggressività nei confronti delle persone o di altri cani non si risolvono in questa maniera. Se abbiamo adottato un cane adulto o nel quale questi comportamenti sono radicati da anni, allora non è detto che si riesca a risolvere completamente il problema dal punto di vista comportamentale (e qui mi riferisco a una vera e propria educazione o rieducazione effettuata da un professionista del comportamento canino)… figurarsi castrandolo.

    Raggiunta la maturità sessuale è normale che un cane maschio sviluppi una maggiore possessività nei confronti del proprio territorio e che smetta di giocare con tutti gli altri maschi del quartiere. La motivazione raramente è di natura sessuale (soprattutto in un cane che non ha mai dimostrato questo tipo di problema), ma di natura gerarchica e di dominanza nei confronti degli altri maschi.

    Se siamo noi “l’oggetto del desiderio” è ovvio che esiste qualche problema di relazione con il nostro amico a quattro zampe: sicuramente non comunichiamo con lui in maniera corretta su quale sia il suo ruolo all’interno della famiglia, cosa debba o non debba fare e lo si sta caricando di responsabilità che non gli dovrebbero competere. Un cane che vi “monta” la gamba in un momento di calma sta seriamente mettendo in discussione la vostra leadership: vi sta comunicando che è lui il capo. Questo gesto ha il medesimo significato se è rivolto nei confronti di un altro animale domestico. Se avete un cane con questo tipo di atteggiamento sicuramente non avrete solo questo tipo di problema con lui.

    Possiamo attribuire a questo gesto un significato diverso quando è rivolto a voi (o a un suo simile) durante il gioco o un’attività molto intensa: in quei casi il cane può talmente essere esaltato da quello che sta facendo, da dover scaricare l’eccesso di adrenalina che ha accumulato. Anche in questo caso il vostro cane non vi vedrà esattamente come il suo leader, ma il comportamento è meno grave.

    Anche in questi casi non bisogna generalizzare:  è essenziale rivolgersi a uno specialista del comportamento canino prima di prendere decisioni avventate.

    Per qualsiasi curiosità, informazione e suggerimento non esitate a contattare me o la redazione.

    Un bau a tutti e a mercoledì prossimo!

    Daniel Sebastian Ossino

  • Se un cane aggredisce il padrone – Vanity Fair.it

    Se un cane aggredisce il padrone – Vanity Fair.it

    Storia di Fire non è un romanzo. È una storia vera accaduta qualche anno fa in Italia e raccontata da Laurens de Graaf in un un libro appena pubblicato da TEA.

    La protagonista, che, nel libro, ha il nome fittizio di Giovanna, è una giovane donna appassionata di cani, in particolare di Malinois, una razza, lo si scopre leggendo il  libro, che ha particolari esigenze.

    In sostanza, il bisogno di finalizzare la grande energia che caratterizza questi animali perfetti come cani da difesa tramite il lavoro o qualcosa che ci assomigli («A cani del genere, non bisogna insegnare a mordere, casomai a non mordere, cioè a farlo unicamente su richiesta del padrone»).

    Quando Giovanna, finalmente, riesce a prendere con sé con il cucciolo che aveva sempre desiderato, iniziano i problemi.

    Non sapendo come gestire il cane, si affida ad alcuni «esperti» che peggiorano la situazione: di fatto maltrattano Fire (per esempio, costringendolo a vivere in uno spazio troppo ristretto per lui e addestrandolo con metodi punitivi). Fino al giorno in cui, esasperato, il cane finisce per attaccare la sua padrona.

    L’aggressione è violentissima.

    Giovanna rischia perdere un braccio, addirittura di morire dissanguata.

    È a questo punto che un veterinario le propone di sopprimere il cane (nella gallery sopra, vedi le foto del vero Fire e leggi le storie di altri cani che si sono  «miracolosamente» salvati dall’eutanasia).

    Lei, per fortuna, non accetta anche se, all’inizio, ritrovarsi a tu per tu con Fire non è per niente facile (Ma, per non rovinarvi il piacere della lettura, non vi raccontiamo come Fire e Giovanna abbiano trovato il modo di ricominciare una nuova vita insieme).

    La vera protagonista della storia ha accettato di rispondere alle nostre domande ma in modo anonimo e solo via mail. Non vuole in nessun modo essere riconosciuta.
    Ecco che cosa ci ha raccontato.

    Che effetto le ha fatto leggere la sua storia?

    «Veramente all’inizio non volevo proprio farlo, per mesi mi sono rifiutata. Anche se, poco alla volta, ero riuscita a gestire i miei sentimenti e il mio rapporto con Fire era ormai recuperato, ritrovare la mia storia scritta davanti agli occhi era troppo. Poi, quando sono riuscita a trovare il coraggio, mi sono emozionata tantissimo. E ho pianto, naturalmente».

    Quali sviluppi ci sono stati nel suo rapporto con Fire?

    «Dal punto di vista dei sentimenti, lui è e sarà sempre il mio cucciolo rosso. Da un punto di vista pratico, devo usare qualche cautela: lui è fortissimo e io sono fragile. Anche solo uno strappo al guinzaglio potrebbe essere un problema».

    Con quali conseguenze fisiche deve ancora fare i conti?

    «Non recupererò più totalmente l’uso della mano destra, che non posso più ruotare completamente perché mi manca un pezzetto di osso, e anche il braccio non si estende più del tutto, e alcuni movimenti restano limitati. Da allora, porto sempre maniche lunghe, per nascondere le cicatrici».

    C’è stato un momento in cui ha davvero preso in considerazione l’ipotesi di far sopprimere il cane?

    «Un’idea del genere non mi sarebbe mai venuta in mente spontaneamente. La proposta arrivò dai servizi della Asl e dai veterinari. Io mi sono rifiutata. È strano, ma anche dopo, ma non avevo paura di Fire. Lo guardavo negli occhi, e i suoi occhi erano limpidi, e capivo che lui non ce l’aveva con me, né io con lui. Non c’era bisogno di perdonarlo, né lui doveva perdonare me».

    Ci sono momenti in cui ha paura che possa succedere di nuovo? Se sì, come li supera?

    «Ho imparato che tutti i cani sono predatori, non peluche, e che in circostanze particolari possono essere davvero pericolosi. Ho imparato la prudenza, ma non a essere paurosa. E mi sforzo di capire meglio il loro linguaggio, i segnali che mandano e che, a volte, noi umani non percepiamo».

    Mi racconta una giornata tipo con Fire?

    «C’è ben poco da raccontare: è il solito tran tran di sveglia-coccole-pappa-pulizia-passeggiata-coccole-altra pappa e così via. Come con tutti i cani».

    Come descriverebbe Fire?

    «Immagini un grande lupo rosso, alto e forte, una quarantina di chili, che si scioglie per le coccole e si gira a pancia all’aria mugolando quando mi avvicino a lui. Un cane adulto nel pieno della sua forza. Però sempre cucciolo nell’animo, pronto a fare marachelle, come far sparire dal tavolo qualche bocconcino con destrezza e fingendo indifferenza, per poi comprarti con un atteggiamento da pentito. Quello che ama di più è l’attività fisica: correre, saltare, arrampicarsi. Ama un po’ meno i campi di addestramento, perché ha avuto esperienze negative, mentre altri cani ne vanno matti».

    Che consigli darebbe a chi cerca un addestratore per evitare che si ripetano gli stessi errori e le stesse conseguenze che ha dovuto affrontare lei?

    «È davvero difficile. Non esiste una formula magica. Il problema è che gli errori si scoprono dopo e, a volte, è troppo tardi. Il fatto è che esistono tantissimi educatori e addestratori e molte “scuole” diverse, che usano metodi a volte opposti e che sono “in lotta” fra di loro. A me pare che alcuni riescano a ottenere buoni risultati con certi tipi di cani e certi tipi di padroni, altri con cani e padroni diversi. Forse il consiglio che posso dare è di avvicinarli e sceglierli esercitando sempre il buon senso. Evitando soprattutto, quelli che hanno atteggiamenti estremi, esagerati. E che parlano male dei concorrenti».

    Che cosa le ha insegnato questa storia? In che modo le ha cambiato la vita?

    «La prima, ed è stata una sorpresa, ed è che ho scoperto di essere in grado di sopportare e superare molto, molto di più, di quanto avessi mai immaginato, e questo ha aumentato la fiducia in me stessa. La seconda è che anche nei momenti peggiori dai nostri animali possiamo imparare l’assenza di malizia. Un’esplosione di furore può non essere accompagnata da cattiveria. È consolante. E, per questo, non si pone il problema di perdonare».

    foto

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  • Ipertiroidismo felino

    L’ipertiroidismo felino è una patologia endocrina causata da un’eccessiva produzione di ormoni, tiroxina (T4) e la triidiotironina (T3), da parte della tiroide. l’età media dei soggetti, al momento della diagnosi, è di 12-13 anni senza predisposizione di razza o sesso, pertanto l’ipertiroidismo viene considerato una malattia tipica (ma non esclusiva) del gatto anziano. La maggior secrezione di ormoni è nel 98% dei casi indotta da un’iperplasia benigna della ghiandola tiroidea (iperplasia adenomatosa funzionale), mentre nel restante 2% la causa è un tumore maligno (carcinoma tiroideo).

    ipertiroidismo felino

    La tiroide ha un ruolo primario nella gestione di numerosi processi metabolici quindi l’ipertiroidismo felino può manifestarsi come patologia multiorganica, ma non sempre. Esistono sintomi di più frequente riscontro e facilmente notabili anche dal proprietario quali: perdita di peso nonostante un aumento notevole dell’appetito, episodi ricorrenti di vomito, pelo opaco e “brutto” (spesso attribuito erroneamente all’invecchiamento del gatto), aumento della sete e della frequenza di urinazione, spesso aggravati da un sottostante problema di malattia renale cronica, altra patologia tipica dei gatti anziani. Di questi ciò che maggiormente salta all’occhio è di solito l’eccessiva magrezza (o dimagramento) associata ad uno stato scadente del pelo.

    I soggetti ipertiroidei sono spesso descritti come iperattivi, malgrado l’età, e alla visita clinica possono manifestare uno stato di agitazione che li porta ad essere piuttosto intolleranti alle manipolazioni, soprattutto quelle costrittive. Per tale ragione l’approccio dovrebbe sempre essere gentile e delicato, poiché un eccesso di stress può portare anche a scompensi cardio-circolatori. Il gatto ipertiroideo, infatti, è particolarmente soggetto a problematiche di tipo cardiaco ed alla visita queste si manifestano sotto forma di soffio, ritmo di galoppo e meno frequentemente aritmie. La patologia cardiaca“principe” nei gatti ipertiroidei è la cardiomiopatia ipertrofica (HCM) in grado di causare, negli stadi più avanzati di malattia, una vera e propria insufficienza cardiaca congestizia, talvolta anche fatale per l’animale. Un altro riscontro possibile nei gatti ipertiroidei è un lieve stato di ipertensione dovuta a più cause concomitanti (HCM e malattia renale cronica in primis). Sia la cardiomiopatia ipertrofica che l’ipertensione risultano però reversibili quando causate soltanto dall’ipertiroidismo: curando la patologia tiroidea si risolvono anche le due suddette.

    In una minor percentuale di casi l’ipertiroidismo felino può manifestarsi con sintomi atipici (ipertiroidismo apatico). I gatti colpiti al posto di manifestare aumento della fame e iperattività, risultano al contrario anoressici, depressi e particolarmente deboli. In realtà spesso in tali situazioni si ha una concomitante presenza d insufficienza renale cronica o insufficienza cardiaca congestizia.

    ipertiroidismofelino

    Gli esami emato-biochimici routinari e l’esame urine solitamente non mettono in evidenza alterazioni costanti e specifiche di ipertiroidismo, essendo questa una patologia solitamente multiorganica. Ciononostante la loro esecuzione è comunque doverosa soprattutto al fine di escludere altre patologie concomitanti legate all’età avanzata dei soggetti a rischio. Generalizzando, l’esame emocromocitometrico può mostrare un aumento della linea bianca del sangue, in particolare granulociti neutrofili, e un lieve rialzo dell’ematocrito (HCT) e del volume corpuscolare medio (MCV). Sotto il profilo biochimico l’alterazione più frequente è invece l’aumento degli enzimi epatici (ALT, AST, ALP, LDH): nei soggetti ipertiroidei, infatti, il fegato ad un esame istologico mostra spesso segni aspecific di sofferenza generalmente reversibili con la risoluzione e/o il controllo del problema tiroideo

    La diagnosi specifica di ipertiroidismo felino, al di là di tutto, si fa esaminando il livello di ormoni tiroidei nel sangue, in particolare la misurazione del T4:se questo è nettamente al di sopra del range di normalità, allora si può far diagnosi di ipertiroidismo felino. Qualora i valori risultino border line (aumento non così marcato) ma il riscontro anamnestico e clinico detti un forte dubbio di ipertiroidismo, si può ripetere il test a distanza di 2-6 settimane oppure affidarsi a test dinamici di funzionalità tiroidea (test di soppressione con T3)

    L’ipertiroidismo felino nel 98% dei casi è dovuto ad una neoplasia benigna della ghiandola tiroidea e, se non adeguatamente trattato, può determinare una grave e progressiva compromissione della salute del gatto anziano che va sotto il nome di tireotossicosi: la terapia mira pertanto a controllare l’eccesso di produzione di ormoni tireoidei per evitare di entrare in stato di tireotossicosi. Esistono tre opzioni terapeutiche percorribili, ognuna con i suoi pro e contro.

    1. terapia con iodio radioattivo: è il trattamento d’elezione per l’ipertiroidismo felino grazie alla sua elevata efficacia e relativa assenza di complicanze. Si tratta, però, di una vera e propria radioterapia eseguibile soltanto in strutture specializzate e a costi piuttosto elevati

    2. terapia chirurgica: consiste nell’asportazione parziale o totale della ghiandola tiroidea. Prima di procedere con tale opzione è consigliabile effettuare un trattamento medico con farmaci antitiroidei per almeno due settimane. Questo consente di stabilizzare il paziente, soprattutto in corso di problematiche cardiocircolatorie e pressorie, e svelare eventuali patologie concomitanti normalmente “celate” dalla tiroide iperfunzionante quali l’insufficienza renale cronica, che aumenta il rischio anestesiologico. La maggior complicanza post operatoria è legata all’insorgenza di ipoparatiroidismo iatrogeno, generalmente transitorio, causante uno stato di ipocalcemia (riduzione del calcio circolante) anche piuttosto grave

    3. terapia medica: rappresenta un’opzione terapeutica pratica e consiste nella somministrazione continuativa di farmaci (carbimazolo) in grado di inibire la produzione di ormoni tiroidei. L’effetto della terapia medica è reversibile nel senso che, una volta sospesa, la tiroide riprende a produrre ormoni in eccesso pertanto il gatto torna ad essere ipertiroideo. Dopo 2-4 settimane dall’inizio del trattamento è importante ricontrollare il livello ormonale per valutare innanzitutto l’efficacia del trattamento, visibile anche clinicamente, e per eventuali aggiustamenti di dosaggi

    ipertiroidismo felino

    L’ipertiroidismo felino è la malattia endocrina più frequente nel gatto anziano: se non diagnosticata e controllata porta ad una progressiva e grave compromissione della salute del nostro amico a quattro zampe, con complicanze anche molto gravi.  Impariamo a non sottovalutare neanche i minimi cambiamenti nella quotidianità del  gatto anziano: un intervento precoce può fare la differenza nell’affrontare la delicata fase della terza età

    La Clinica Veterinaria Borgarello, attenta al benessere animale e sostenitrice   della medicina preventiva, ha messo a punto il “Programma Terza Età”, per aiutarvi a garantire al nostro amico buone condizioni di salute fino in tarda età. Clicca e scopri il: Programma Terza Età e.. condividilo con in tuoi amici

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