madia stellaIn Italia i liberi professionisti sono oltre 1,3 milioni. Le nuove tecnologie non hanno scalfito il loro ruolo. Ma nell’economia della conoscenza i redditi calano.
I professionisti italiani sono una popolazione di 1.350.000 persone che rappresenta il 23,2% dei lavoratori autonomi, e il 5% degli occupati totali. Una forza intellettuale per il nostro Paese, con titoli di studio sempre più elevati, non sempre ripagata da soddisfazioni economiche.

I dati dell’Osservatorio permanente sulle professioni -promosso da Confprofessioni-rivelano una forte presenza di giovani (circa due terzi), donne, titoli di studio elevati con sempre maggior capacità di attrazione per le nuove generazioni (i “professionals”). Dall’Osservatorio emerge inoltre una forte dispersione per regione, dimensione dello studio, redditi dichiarati e redditi secondo l’anzianità. Infine, il fatturato dei professionisti, oltre 200 miliardi di fatturato nel 2015, risulta in calo rispetto ai 235 miliardi del 2008.

Lo studio è stato presentato da Paolo Feltrin, docente di Scienze politiche, nel corso del 50° Congresso nazionale di Confprofessioni, che ha illustrato anche il  rapporto dei professionisti italiani con le nuove tecnologie.  Feltrin ha sottolineato come l’avvento di queste ultime “avrebbe potuto spazzare via il mondo tradizionale delle professioni, invece è accaduto il contrario: i nuovi professionisti sono il motore trainante della modernità”. “Si pensi – ha aggiunto – al legame tra scoperta scientifica in medicina e le loro applicazioni mediate dei professionisti dell’area medica; pensiamo alla centralità del diritto nella società contemporanea per la tutela dei cittadini e dei consumatori; pensiamo al ruolo degli ingegneri nella traduzione in processi applicativi delle innovazioni tecnologiche”.

«Intendiamo proporre una via culturale e sociale per l’evoluzione della libera professione, un cambio di mentalità» ha sottolineato Stella nella sua relazione introduttiva. «L’attuale “terziario professionale” ha bisogno di un salto di dinamismo, maggiore qualità ed efficienza. Mercato e competitività. Ci vuole una spinta all’innovazione per ridurre i costi e produrre servizi a maggiore valore aggiunto».

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