«Un buon cane non si giudica da quanti tartufi trova, ma da come li trova: se gira la testa, se muove il naso, se non si distrae. E Kira ha la stoffa del campione». Il fatto è che Kira non è un bracco, un lagotto o un bastardino, i migliori per scovare le pepite bianche. «E’ un lupo, o meglio un incrocio tra il lupo e il pastore tedesco nato per supportare la polizia cecoslovacca all’epoca del comunismo» dice il suo padrone, Luca Aloi, trifolao quarantaduenne di Montà appassionato di cani, boschi e di tutto ciò che nasconde il misterioso mondo del tuber magnatum pico albese. «Tutti mi avevano sconsigliato di addestrarla, dicendo che è una razza aggressiva anche con i bambini. Invece è bravissima: tra pochi giorni compirà un anno e sta già diventando una star». 

Kira e il suo padrone domani mattina sfileranno con altri cento compagni lungo le vie del centro di Canale, tra le colline del Roero, conquistando per una volta la ribalta dopo mesi di duro lavoro nei boschi. E’ il VII Raduno nazionale dei trifolao e dei cani da tartufo, organizzato dall’Enoteca regionale del Roero per celebrare la fine della stagione di raccolta (la data ufficiale è il 31 gennaio, ma freddo e neve hanno giocato d’anticipo) rendendo omaggio ai quattro zampe con tanto di gualdrappa al cane veterano e al più giovane, «panada al tartufo» servita in ciotole artistiche e la Pina di Radio Deejay come speaker. Chissà se il primo lupo da tartufo mai addestrato in Langa e Roero riceverà qualche premio? 

«La stagione, a dire il vero, è stata abbastanza avara» dice il trifolao Aloi. «Poca pioggia, troppo caldo. Con annate così, anche i cani più esperti faticano a scovare qualcosa. Ma Kira si è subito distinta per il suo fiuto eccezionale. Una dote naturale che io, con l’addestramento, ho indirizzato verso il tartufo». La sua tecnica? «Abituarla al gusto, lasciarle mangiare qualche pezzo e poi sostituirlo con premi come würstel e pancetta. L’ho inserita in un gruppo di bracchi e pointer e ha subito seguito il capobranco. Ma se continuerà su questa strada, diventerà presto la leader». Anche perché si affeziona molto a chi la accompagna. «Con mia figlia Martina, 18 anni, ha un ottimo rapporto. È una delle più giovani cercatrici del Piemonte: ha preso il tesserino a 16 anni». 

Il tartufo in casa Aloi è una passione, oltre che un lavoro. «Mio zio era trifolao e le sue storie mi hanno sempre appassionato, anche se i vecchi erano abituati a un certo modo di raccogliere e molte cose sono cambiate. I cercatori devono mettersi in testa che i boschi vanno curati e puliti, perché l’ambiente naturale che caratterizza le aree tartufigene è fragile. Io ho comprato due ettari di terra e ho piantato gli alberi adatti, sperando di avere fortuna, magari con l’aiuto di Kira». 

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