Alcuni farmaci per uso umano hanno lo stesso principio attivo di quelli per curare gli animali e sono molto meno costosi, ma i veterinari non possono prescriverli ai quattro zampe. Se lo fanno, incorrono in pesanti sanzioni.

Facciamo un esempio, il Sinulox, antibiotico a base di amoxicillina costa 19 euro, l’analogo a uso umano, il Clavulin, ne costa solo 7.90. E questa non è la forbice di prezzo maggiore: il Canitroid, farmaco veterinario per la cura dell’ipotiroidismo ha un prezzo che va da 30 a 40 euro, contro i 2,65 dell’Eutirox, farmaco a uso umano che ha lo stesso principio attivo: la levotiroxina.

Possiamo trovare numerosi altri esempi nella tabella pubblicata  da Libero Quotidiano (articolo di Daniela Mastromattei, “Come i nostri ma costano il triplo. Chi gonfia i farmaci per cani e gatti” del 1 dicembre 2016, pag. 18). Alla giornalista ho spiegato come il costo elevato dei farmaci veterinari rappresenti un ostacolo al diritto alla salute degli animali, soprattutto per quelli affetti da patologie croniche che hanno bisogno di un trattamento a vita, ma anche per quelli detenuti nei canili.

La nostra proposta è favorire la vendita dei farmaci veterinari generici e ridurre l’IVA sulle prestazioni veterinarie – che attualmente è al 22% – a beneficio di cani e gatti adottati o sterilizzati. Tali misure sono indispensabili per permettere a chiunque di curare i quattro zampe e per prevenire abbandono e randagismo, in quanto non sono rari gli abbandoni o i conferimenti in strutture di cani e gatti affetti da patologie. 

Ilaria Innocenti
Responsabile Area Animali Familiari

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