Categoria: News dal web

  • L'ospedale dove i pazienti sono le tartarughe malate – il Giornale

    L'ospedale dove i pazienti sono le tartarughe malate – il Giornale

    Vasche per la riabilitazione, filtri speciali per ripulire l’acqua di mare, tavoli per gli interventi operatori più urgenti. L’ospedale delle tartarughe Caretta Caretta è nascosto al piano interrato dell’edificio più caratteristico dell’isola di Favignana: palazzo Florio. Qui, nel bel mezzo dell’arcipelago delle Egadi, una biologa marina, due veterinari e un’équipe di giovani volontari ogni giorno combattono per salvare questo rettile, da tempo nella lista rossa degli animali in via di estinzione stilata dall’Iucn.

    Il loro compito è prima di tutto sensibilizzare i pescatori locali affinché considerino questi animali una risorsa. E, naturalmente, soccorrerli quando sono in difficoltà. Il Centro di recupero delle tartarughe marine è sorto nel palazzo in stile liberty di proprietà del Comune di Favignana grazie alla collaborazione fra il colosso Rio Mare e l’Area marina protetta delle Egadi. A prima vista sembra un ambulatorio veterinario come tanti altri. Ma camminando fra le stanze con la volta altissima e i muri di tufo bianco ci si imbatte in attrezzature dalla tecnologia avanzatissima. Filtri speciali per ripulire l’acqua di mare e renderla idonea a ospitare i grandi rettili, sistemi in grado di isolare gli animali infetti, vasconi per la degenza e la riabilitazione, tavoli di acciaio per il primo soccorso.

    Il pronto soccorso della Carette Caretta è entrato ufficialmente in funzione a maggio. Ma a breve dovrebbe diventare un vero e proprio ospedale, con tanto di tavolo operatorio e strumentazione per l’anestesia totale. «Proprio come quella che si fa sugli uomini», spiegano i veterinari. «Prima che questo centro sorgesse, le tartarughe in difficoltà nelle nostre acque dovevano essere trasportate a Lampedusa – proseguono -. Adesso finalmente possono essere curate qui. E ciò permette di intervenire più tempestivamente».

    La tartaruga Caretta Caretta è uno dei simboli del mare Mediterraneo. Ma, fra pesca illegale e inquinamento, ormai da molti anni rischia l’estinzione. Esistono ancora piccoli paradisi per la sua riproduzione: il sud della Sicilia, la Grecia, la Turchia. Ma solo un esemplare su mille riesce ad arrivare all’età adulta, mentre si calcola che sono circa 130mila quelli che ogni anno sono coinvolti nell’attività di pesca. Per questo è nato il progetto Tarta Life, grazie al quale gli esemplari in difficoltà vengono rintracciati, recuperati e «ricoverati» in ospedale. Qui le tartarughe vengono prima di tutto inquadrate dal punto di vista clinico, successivamente operate – nei casi più gravi – o sottoposte a un periodo di riabilitazione nelle apposite vasche. Vengono seguite passo passo dall’équipe di medici e biologi marini e poi, una volta guarite, sono riportate in spiaggia, dove prendono la via del mare. «Questo è il momento più emozionante, che spesso condividiamo con i bambini delle scuole – spiega Stefano Donati, direttore dell’Area marina -. I nostri sforzi sono già stati premiati: l’anno scorso è stato fotografato un piccolo sulla spiaggia di Marettimo. Eravamo convinti che non esistessero nidi alle Egadi, perché la struttura delle isole non è particolarmente idonea. Ma grazie a questo avvistamento abbiamo capito che la riproduzione avviene anche qui». E qualcosa potrebbe cambiare anche per altre due specie a forte rischio: la foca monaca e la posidonia oceanica. Grazie al progetto Qualità responsabile di Rio Mare, l’Area protetta delle Egadi si è dotata di un osservatorio per controllare il passaggio degli animali e di speciali dissuasori per salvare la pianta più preziosa dei nostri fondali.

  • Il nonno delle tartarughe svela l’origine del loro guscio – Wired.it

    Il nonno delle tartarughe svela l’origine del loro guscio – Wired.it

    giugno 26, 2015

    (immagine: Rainer Schoch)

    Sono animali estremamente antichi, diffusi in tutti i continenti e quasi tutti gli ecosistemi della terra. Eppure non sappiamo quasi nulla dell’origine delle tartarughe (o Testudines, come viene chiamato più precisamente l’ordine a cui appartengono testuggini e tartarughemarine). Tra l’Eunotosaurus, antichissimo rettile (vissuto circa 260 milioni di anni fa) ritenuto l’ultimo antenato dell’attuale ordine Testudines, e l’Odontochelys (risalente a 220 milioni di anni fa), prima paleotartaruga a tutti gli effetti, esiste un gap di circa 40 milioni di anni in cui questi animali dovrebbero aver sviluppato il loro caratteristicoguscio, e di cui fino a oggi non avevamo alcuna testimonianza fossile. Un nuovo reperto, descritto in uno studio su Nature, arriva però a riempire il vuoto: si tratta dei resti della Pappochelys rosinae, una specie risalente a 240 milioni di anni fa, la cui analisi getta nuova luce sull’origine evolutiva delle tartarughe e del loro enigmatico guscio.

    I resti della Pappochelysrosinae (il nome deriva dal greco e vuol dire qualcosa di simile a “nonno tartaruga”) sono stati scoperti in Germania, e come spiegano su Nature Rainer R. Schoch, del Staatliches Museum fur Naturkunde di Stoccarda e Hans-Dieter Sues, del National Museum of Natural History di Washington, potrebbero rappresentare uno dei passi nell’albero evolutivo delle tartarughe. Si tratta infatti di un animale lungo circa 20 centimetri, privo di guscio, ma munito di un resistente involucroosseo intorno alla pancia, e di costole con una sezione a “forma di T”, caratteristiche dell’ordine delle Testudines, che rappresenterebbero l’inizio del percorso evolutivo che ha portato allo sviluppo del guscio.

    Il luogo del ritrovamento, i resti di un anticolago, indicherebbe inoltre che questo animale vivesse in un ambiente almeno parzialmenteacquatico, e indicherebbero che il guscio potrebbe essersi quindi evoluto per proteggeregli organi delle tartarughe e regolare il galleggiamento durante le immersioni.

    Il cranio della Pappochelys presenta inoltre caratteristiche che lo collegherebbero a quello dei lepidosauri (rettili da cui derivano lucertole e serpenti), e sembrerebbe quindi indicare che le moderne tartarughe siano evolutivamente più vicine ai rettili attuali piuttosto che al gruppo degli archeosari (da cui discendono invece coccodrilli e uccelli).

    Come spiega Discover Magazine, questa scoperta potrebbe concludere un aspro dibattito infuriato negli ultimi anni sulle parentele evolutive delle tartarughe. Gli studigenetici degli ultimi decenni avevano prodotto infatti risultati discordanti. Un analisi del dna mitocondriale svolta nel 1998 sembrava infatti indicare che fossero imparentate più strettamente con gli archeosauri, mentre un’analisi del 2012, che sembra confermata dalla scoperta della Pappochelusrosinae, svolta sul microRna, sembra dimostrare una parentela maggiore con i lepidosauri.

    This opera is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 3.0 Unported License.

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  • Bovalino: violenze sui cani, la società civile si “mobilita” – CN24TV

    Bovalino: violenze sui cani, la società civile si “mobilita” – CN24TV

    ” Lo rende noto Pasquale Rosaci, cittadino di Bovalino.

    “E’ proprio questo ciò che sta accadendo da un paio di giorni nella cittadina jonica reggina; cioè da quando un gruppo di persone (perlopiù giovani) facenti parte del movimento animalista nato in maniera spontanea e denominato “cuore di cane”, ha preso di petto il problema del “randagismo” e sta tentando in tutti i modi di risolverlo per riportare finalmente la calma e la tranquillità in seno alla comunità bovalinese.

    “Ricordiamo – affermaRosaci – che l’allarme era scattato nel momento in cui i cani randagi si sono uniti in branco (sono circa 12/15 tra adulti e cuccioli) e vagano in giro per il paese senza una meta fissa creando nella comunità una normale preoccupazione. L’impegno di queste persone è in realtà “una missione”, l’obiettivo è quello di combattere ogni forma di violenza ed i soprusi nei confronti degli animali di qualsiasi specie e genere, chiedendone giustizia quando il caso lo richiede. Il movimento è molto radicato sul territorio e sta coinvolgendo in questa battaglia tutti., comprese le istituzioni che finora hanno fatto orecchio da mercante giocando a rimpiattino di fronte alle proprie responsabilità. Tornando ai cani, c’è da dire che essi si muovono in branco e girano disorientati, impauriti, senza una meta fissa, in condizioni igieniche precarie e soprattutto senza nessuno che li accudisca.

    “L’episodio che ha fatto traboccare la fatidica goccia dal vaso – prosegue – è stato il violento e vile attacco di qualche scellerato che, non avendo nulla di meglio da fare, ha pensato di risolvere da solo il problema accanendosi con violenza inaudita contro questi poveri e indifesi animali che hanno solo la colpa di essere stati abbandonati dai loro padroni. Eppure la salvaguardia degli animali oggi, anche se perfettibile, è una caratteristica peculiare che dà una pennellata di civiltà ad un paese che attualmente è ancora disorientato dal recente scioglimento del consiglio comunale, avvenuto proprio quando sembrava possibile un ritorno al voto per rimettere a posto le cose”.

    “Il cruento fatto non è passato ovviamente inosservato – continua Rosaci – e, pertanto, gli esponenti del gruppo “cuore di cane” hanno immediatamente presentato “denuncia scritta” alla locale stazione dei Carabinieri per ufficializzare e stigmatizzare, al tempo stesso, il grave episodio. I responsabili del movimento hanno inoltre indirizzato ai primi cittadini di Bovalino (nella persona dei Commissari Straordinari) e di Sant’Ilario (Pasquale Brizzi) la richiesta per poter avere in concessione un pezzetto di terreno, possibilmente recintato, dove far sostare per un breve periodo ed in assoluta tranquillità i cani; ciò in attesa che venga ufficialmente indicato un ricovero dove poter creare loro una fissa dimora. Nel frattempo, a Bovalino sono comparsi i primi giornalisti ed operatori radiotelevisivi locali (l’emittente tv Telemia in testa, ed altre) ed è probabile che dell’accaduto se ne occupi anche qualche emittente di livello nazionale. Tutti hanno promesso di dare il giusto risalto alla vicenda affinchè atti del genere non abbiano più a ripetersi. E’ chiaro che la tematica affrontata, fino ad oggi, non aveva mai assunto connotati cosi violenti ed inoltre và precisato che essa investe non solo la sfera del mondo animale, ma si riflette anche sulla tranquillità e la salute pubblica dei cittadini. Ora il pallino passa nelle mani di chi ha le competenze e le responsabilità per dipanare la matassa; a tal proposito va ricordato che oltre al Comune, primo Ente direttamente interessato, c’è anche l’Asp (Azienda Sanitaria Provinciale) che ha il compito di intervenire in quanto è l’organo tecnico che supporta il comune nell’esecuzione delle attività medico-veterinarie e anagrafiche e sovraintende a tutta una serie di attività di vigilanza e controllo del rispetto delle normative vigenti in materia”.

    “A loro compete anche il “dovere” di provvedere alla realizzazione di interventi di educazione e sensibilizzazione, di formazione e informazione. In conclusione, – conclude Rosaci – è opportuno ricordare che chi è interessato a collaborare attivamente al fianco del movimento o vuole versare un contributo volontario a favore della causa, può farlo prendendo tutte le informazioni necessarie direttamente dalla pagina facebok CUORE DI CANE Gruppo pubblico.”

    animalibovalino

  • Portare il gatto al guinzaglio non è una trovata senza senso. Ecco … – L’Huffington Post

    Portare il gatto al guinzaglio non è una trovata senza senso. Ecco … – L’Huffington Post

    Molti gatti amano stare fuori, godersi il cinguettio degli uccelli, o il profumo dell’erba appena tagliata, proprio come molti umani. Inoltre, questo tipo di attività può aiutare a rafforzare il rapporto tra il gatto e il suo padrone. La consulente e esperta di comportamenti animali Sherry Woodard, ha spiegato all’Huffington Post perché ogni gatto dovrebbe avere la possibilità di passeggiare con le sue proprie zampe in mezzo alla natura.

    Fuori i gatti dalla borsa! I guinzagli non servono solo ai cani. Ecco tutto quello che hai bisogno di sapere:

    #cat #catonleash lol it’s moms cat

    A video posted by adam h (@greenreaver7) on Jun 22, 2015 at 1:57pm PDT

    Non tutti i gatti hanno voglia di camminare al guinzaglio, ma dovrebbero almeno avere l’opportunità.

    Far passeggiare un gatto, regala all’animale una vita più ricca. Molti di loro, amano andare fuori, annusare, osservare e rotolarsi nella sabbia, nell’erba e nella sporcizia, e soprattutto amano graffiare dei veri alberi. Queste sono le cose, che possono fare durante una passeggiata – spiega la Woodward.

    Quando è fuori casa, il gatto usa il suo cervello in modo differente e soprattutto è più riflessivo. “Il gatto ragiona di più, ragiona su come usare il suo corpo e infine sperimenta meglio gli odori, In questo modo sono più brillanti e si tengono impegnati”, continua la Woodward. Tenersi in allenamento, è un bonus aggiuntivo.

    A photo posted by cocoa0814 (@cocoa0814) on Jun 3, 2015 at 7:14pm PDT

    Uscire per una passeggiata, trasforma un gatto spaventato in un gatto più sicuro di se stesso.

    “A molti può mancare la sicurezza necessaria, ma la guadagnano dopo che sono stati addestrati.” Dargli la possibilità di esplorare quello che lo circonda, può rendere migliore la sua vita quotidiana.

    Non tutti i gatti sono d’accordo con i tuoi desideri

    Ed è giusto, se un gatto non mostra interesse per i grandi spazi, la sua decisione dovrebbe essere rispettata.

    Prima di tutto, addestralo dentro casa.
    Per motivi di scurezza, è fondamentale inziare l’allenamento tra le mura dell’appartamento. La Woodward consiglia di procurarsi un’imbracatura con guinzaglio, e lasciarla dentro casa in modo che il gatto ci possa giocare e odorarla, per poi non esserne spaventato. Poi, chiudere l’imbragatura intorno al felino, e assicurarsi che sia chiusa in maniera corretta e che ci stia dentro in maniera comoda. Infine lascia che il micio indossi il tutto dentro casa. Trascinando con se il guinzaglio,si abituerà ad averlo intorno al proprio corpo.

    Secondo la Woodward, può essere d’aiuto, premiarlo e distrarlo con del cibo mentre allo stesso tempo, lo si infila nell’imbragatura.

    I gatti dovrebbero essere a proprio agio prima che mettano piede fuori casa.

    Quando sei pronto a farlo uscire, apri la porta e lascialo odorare in giro e scegliere dove andare (mentre lo tieni al guinzaglio).
    Se possibile, lo spazio all’aperto dovrebbe essere chiuso da una recinzione, e senza rumori e stimoli d’ogni sorta. Se vivi in città, portalo in luoghi più tranquilli, senza rumori assordanti e persone nei dintorni che possano opprimerlo.

    Solo quando sono a loro agio, aggiungi la passeggiata alla lunga lista delle cose che potete fare insieme.

    A photo posted by I love hairbands! (@migukithecat) on Apr 4, 2015 at 2:15pm PDT

    Assicurati che il tuo gatto non sia un “maestro della fuga”.

    Una volta che hanno assaporato il sapore degli spazi aperti, alcuni gatti potrebbero aspettare davanti la porta e provare a correre fuori quando è aperta. Fagli capire che che l’unica possibilita che ha di uscire e con la sua pettorina.

    Scopri le alternative.

    Se il tuo gatto non è fatto per una vita al guinzaglio, e vuoi comunque fargli scoprire spazi nuovi, prova un ambiente artificiale, in cui il tuo gatto può camminare liberamente. Uno spazio da costruire nel tuo terrazzo o nel tuo giardino, e poi provatelo insieme. In questo modo si rafforza il vostro rapporto. Ma puoi anche provare con una gabbietta o una borsa dedicata, esistono molte possibilità di dare al tuo timido animale l’opportunità di odorare e ascoltare il mondo in tutta sicurezza.

    Allora, cosa ne pensi, vorresti lasciare che il tuo gatto diventi un cane?

    A photo posted by I love hairbands! (@migukithecat) on Mar 12, 2015 at 9:37pm PDT

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    Anche i gatti hanno i loro momenti difficili…
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  • cani mutilati all’Esposizione: irregolari 5 certificati su 22 – La Nuova Ferrara

    E, come da prassi, erano scattate le necessarie verifiche da parte del Servizio Veterinario dell’Asl: cinque di quei certificati (su 22) sono risultati irregolari perché privi di identificazione del cane e del proprietario, privi di data di rilascio, con timbro e firma del veterinario illeggibili e, in un caso, senza firma e timbro del veterinario e con dichiarazioni riportate esclusivamente in lingua serba.

    Erano stati 22, in tutto, i certificati esibiti per giustificare le mutilazioni, otto rilasciati in paesi dell’Est Europa (Serbia, Ungheria, Croazia, Albania, Grecia) e gli altri da varie regioni d’Italia, mentre le razze coinvolte erano soprattutto American Staffordshire Terrier e Cane Corso, ma anche due Dobermann e un Dogo Argentino. L’Asl ha informato dell’esito dei controlli anche le associazioni Fnovi, Anmvi ed Enci, il Servizio Veterinario Regionale e il Ministero della Salute.

    Da parte sua la sezione ferrarese dell’Enci ribadisce quanto già spiegato all’indomani della manifestazione: in presenza di documentazione veterinaria non ha potuto far altro che prendere atto del certificato e ammettere gli animali al concorso. A questo proposito, spiega l’Asl, «si è inoltre provveduto ad adottare una linea guida interna all’Unità operativa veterinaria finalizzata sia all’espressione di pareri e prescrizioni per la manifestazioni cinofile del territorio, sia a consentire un’efficace vigilanza su alcuni requisiti dei certificati veterinari che potrebbero essere esibiti alla manifestazioni cinofile stesse».

  • Giornata mondiale dei cani in ufficio 2015: ecco i benefici – GreenStyle

    Giornata mondiale dei cani in ufficio 2015: ecco i benefici – GreenStyle

    La stessa casa produttrice di cibo per cani e gatti avrebbe importato l’anno scorso in Italia la pregevole iniziativa, introducendo l’evento nella sede vicino a Milano.

    Altre foto

    I dati emersi dallo studio avrebbero evidenziato una condizione idilliaca: la presenza dei cani sul posto di lavoro garantirebbe maggiore produttività e, al contempo, uno stress inferiore. Ne gioverebbe la soddisfazione professionale a fronte di un rinnovato spirito di collaborazione. Circa 750 i partecipanti al test che hanno confermato positivamente l’opportunità, risultando maggiormente appagati e felici dalla presenza di Fido accanto ai loro piedi. Secondo i dati emersi, la presenza dell’animale di affezione spronerebbe il personale ad aumentare l’impegno quindi la produzione stessa. Inoltre alcune delle aziende dove è stato effettuata l’iniziativa sarebbero disposte in futuro ad accogliere animali domestici.

    L’evento che verrà festeggiato oggi è nato nel 1996 nel Regno Unito grazie all’interessamento dell’associazione Pet Sitters International (PSI), per poi trovare riscontri positivi in USA e Canada nel 1999. A oggi gli Stati Uniti sono i più attivi e pet friendly in merito: un’azienda su 5 attua questo genere di accoglienza positiva. Purina è la prima ad aver introdotto l’opportunità interessante creando nel 2014 Pets@Work, il progetto che consente ai collaboratori della sede di portare in ufficio il proprio cane. Una realtà importante che ha seguito un percorso di circa due anni, attraverso tutte le verifiche preliminari necessarie a garantire il rispetto della salute, della sicurezza e delle esigenze di tutte le persone presenti in azienda, oltre che degli animali stessi. L’ospitalità dei cani di casa segue una policy dedicata con regole e procedure condivise, diffusa a ogni singolo collaboratore.

  • La giornata mondiale dei cani in ufficio – La Stampa

    Minor stress, maggior produttività, soddisfazione professionale e spirito di collaborazione sono gli effetti sui dipendenti che hanno la possibilità di portare i cani in ufficio. Anche per questo oggi, 26 giugno, si celebra il “Take your dog to work day”, la giornata mondiale lanciata nel 1996 nel Regno Unito dall’associazione Pet Sitters International (PSI), poi giunta nel 1999 negli Stati Uniti e in Canada, dove oggi rappresenta ormai una realtà consolidata tanto che 1 azienda su 5 è pet friendly.

    In questa gallery le immagini di chi vive questa stupenda esperienza.

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    twitter@fulviocerutti

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  • “Il mio Pit Bull mi ha salvato da un infarto” – La Stampa

    “Il mio Pit Bull mi ha salvato da un infarto” – La Stampa

    La moglie dormiva in un’altra stanza, e se non se ne fosse stato per il cane probabilmente non avrebbe raggiunto in tempo l’ospedale.

    «Quando Sweet Die si è accorta che ero collassato e non mi muovevo più – racconta il proprietario – ha capito che la situazione era grave, che doveva immediatamente fare qualcosa per aiutarmi. Così è corsa nella camera da letto, è saltata sul letto nel quale stava dormendo Erin e ha iniziato ad abbaiare in preda all’agitazione».

    La moglie si è alzata di soprassalto e, vedendo il marito immobile e con gli occhi chiusi nel salotto, ha immediatamente chiamato il 911. Elliott Nerland si è salvato, e oggi descrive il suo pitbull come un eroe. «È un animale leale, amabile e di cui mi fido ciecamente – racconta -. Nonostante lo spavento per il mio attacco di cuore, questo episodio ci ha avvicinati moltissimo». Lui e Sweet Die adesso si vogliamo ancora più bene.

    «Chi l’avrebbe mai detto che un cane che abbiamo salvato cinque anni fa, adottandolo dall’MSPCA, l’Animal Care and Adoption Center – raccontano Elliott Nerland e Erin Daly – oggi salvasse la vita a lui e in un certo senso a tutta la famiglia. Tutto questo è meraviglioso». E Nerland aggiunge: «oggi mi sento l’uomo più fortunato del mondo».

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  • Un cane in ufficio fa bene al lavoro – Vanity Fair.it

    In particolare, dallo studio emerge che i dipendenti che lavorano in contesti pet-friendly hanno quasi il doppio delle probabilità di essere molto soddisfatti del loro lavoro rispetto a chi lavora in aziende che non ammettono animali domestici. Inoltre il 72% dei dipendenti è impiegato in strutture che non prevedono la presenza dei pet e circa due su tre credono che, con il generale consenso dei colleghi, i pet debbano essere ammessi in ufficio. Nel dettaglio poi la ricerca rivela che più della metà di coloro che desidererebbero lavorare accanto al proprio animale è disposto a compiere sforzi per rendere il proprio luogo di lavoro a misura di pet e l’85% del personale di aziende pet-friendly concorda sui benefici delle policy aziendali sul tema. A celebrare l’importanza della presenza dei pet in ufficio è il “Take your dog to work day”, la giornata mondiale che ricorre domani, lanciata nel 1996 nel Regno Unito dall’associazione Pet Sitters International (PSI), poi giunta nel 1999 negli Stati Uniti e in Canada, dove oggi rappresenta ormai una realtà consolidata tanto che 1 azienda su 5 è pet friendly.

    Nella gallery qui sopra le foto del progetto #takeyourdogtoworkday

    TAG animalicani

  • Roberto Giacobbo rivela i segreti di Jurassic World – TV Sorrisi e Canzoni

    Un risultato ancora più notevole se si considera che «Jurassic World» è il quarto episodio di una saga iniziata con «Jurassic Park» 22 anni fa. La chiave del suo successo sta naturalmente nel fascino dei dinosauri, protagonisti assoluti del kolossal.

    Oltre al divertimento, il film prodotto da Steven Spielberg suscita anche domande e curiosità. Per saperne di più ci siamo rivolti a un esperto come Roberto Giacobbo, che ha risposto in esclusiva per Sorrisi.

    Sarà mai possibile ricreare un dinosauro in laboratorio, come nel film?

    «I paleontologi escludono che si possa estrarre Dna di dinosauro dalle ossa, perché i fossili sono praticamente dei sassi. Solo la “follia” del cinema ha potuto immaginare che si potesse recuperare il Dna dal sangue succhiato da una zanzara preistorica, poi imprigionata nell’ambra: una coincidenza che non si è mai verificata. E dubito che dopo milioni di anni il Dna possa essere ancora utilizzabile».

    I veri mosasauri erano enormi come quelli che si vedono nel film?

    «Direi proprio di no. Ma è anche normale che un film cerchi di divertire forzando la verità scientifica, altrimenti sarebbe un documentario».

    Se i dinosauri tornassero in vita, dove andrebbero a rifugiarsi?

    «Cercherebbero ciò che è più vicino alla natura: giardini e parchi. Difficile adattarsi ad asfalto e grattacieli…».

    Nel film si dice che un dinosauro simile al T. Rex aveva divorato alla nascita il fratellino. Possibile?

    «La rivista “Nature” riporta l’esistenza di un dinosauro, il Majungatholus Atopus, che ha mangiato certamente i suoi simili. Viveva in Madagascar ed era alto poco meno di 10 metri».

    Sarebbe possibile addestrare un velociraptor?

    «Pura fantasia. Un dinosauro alato avrebbe forse le stesse chance di un uccello. Ma per i rettili la possibilità di ammaestramento sono minime: io non ci proverei».

    I velociraptor erano davvero così veloci?

    «Il famoso Velociraptor Mongoliensis, così chiamato perché ritrovato in Mongolia, era alto poco meno di un uomo e arrivava a 40 all’ora, mentre l’uomo cammina a 6 km/h e, in corsa, può arrivare oltre i 35 km/h».

    L’aspetto dei velociraptor del film è attendibile?

    «Non del tutto: alcuni di loro erano dotati di un leggero piumaggio, probabilmente colorato».

    Gli altri dinosauri erano grigi?

    «Le uniche ricerche che hanno potuto suggerire la presenza di colori della pelle riguardano i dinosauri alati. Sul “tipo-rettile” non sappiamo ancora di che colore fossero».

    È vero che per i dinosauri a caccia la vista contava meno di altri sensi?

    «Di solito la caccia tra animali avviene utilizzando soprattutto udito e olfatto. Ma una dozzina di anni fa una studio universitario ha accertato l’esistenza di dinosauri che potevano vedere anche di notte. D’altra parte la famiglia dei dinosauri era molto vasta e variegata, avendo vissuto all’incirca 100 milioni di anni, mentre la prima scimmia da cui viene l’Homo Sapiens risale a “solo” un milione di anni fa».

    Come si sono estinti i dinosauri?

    «La teoria più accreditata è quella della caduta di un gigantesco corpo astrale che sarebbe precipitato nell’attuale Golfo del Messico, più o meno in Yucatan. Il meteorite avrebbe sollevato tanti detriti da oscurare il sole e raffreddare il pianeta, impedendo così la sopravvivenza di razze enormi e poco capaci di adattarsi».

    Quali sono gli animali non estinti più vicini ai dinosauri?

    «Sono gli uccelli. Durante l’estinzione dei dinosauri hanno subito una mutazione riducendo le proprie dimensioni. Dopo di loro viene il coccodrillo, sopravvissuto perché è una macchina perfetta, capace di rallentare il cuore fino a pochi battiti al minuto e di non mangiare per settimane».

    Pterodattili e pterosauri potrebbero sollevare in volo esseri umani, come avviene in «Jurassic World»?

    «Lo pterosauro, che è pure più grande dello pterodattilo, peserebbe all’incirca 80 chili… No, le loro prede erano per forza molto più piccole. Comunque tutte le volte che vi trovate un pollo nel piatto, ricordatevi che state per mangiare… un ex dinosauro!».