Un altro cane sbranato nella notte, e questa volta poco distante dalle case. Il fatto è accaduto nella notte tra venerdì e sabato in Alta Valceno, in località Cese di Romezzano, sopra Molino dell’Anzola. La vittima è un segugio femmina di proprietà di Carlo Moglia che forse spaventata dalla vicinanza di uno o più predatori ha tentato di fuggire, riuscendo ad aprire il cancelletto del suo box. Ma questo disperato tentativo di allontanarsi da ciò che la minacciava le è stato fatale.

Moglia racconta che già da giorni aveva notato uno strano comportamento dei suoi cani, e a poche centinaia di metri della sua abitazione aveva trovato i resti di un capriolo dilaniato. L’altra notte sempre a una breve distanza, una cinquantina di metri al massimo dalla casa, la sua cagnetta è stata sbranata da uno o più lupi o da un branco di cani inselvatichiti.

Ad accorgersi della mancanza della bestiola è stato il figlio Gregorio, quando in tarda mattinata si è recato nel canile per portare da magiare a Simba e agli altri cinque cani che la famiglia alleva. «Ho subito notato la mancanza di Simba – racconta Gregorio -. A questo punto, mi sono messo a guardare tutt’attorno. Poco dopo, nel prato, ho visto ciò che era rimasto del nostro cane. Avvicinandomi, si è presentata ai miei occhi la scena che ormai da qualche anno impaurisce tanti agricoltori e limita qualsiasi attività legata alla natura nella nostra valle: il cane era divorato dalle zampe davanti fino alla parte anteriore. Di Simba non erano rimasti che le ossa e qualche brandello di carne».

«Erano ben evidenti i classici buchi dei canini sul collo, che facevano capire proprio la volontà del randagio di uccidere e non di un gioco finito male tra simili» sottolinea il proprietario del segugio. Gregorio pensa che sia stato davvero un lupo a uccidere la sua cagnetta e lascia trasparire la sua amarezza e quella dei famigliari. «Vorremmo fare un appello – chiedono i Moglia – a tutti coloro che possano aiutarci a gestire questo reale problema che si estende a macchia d’olio su tutto il nostro Appennino. Si sta mettendo a rischio oltre la vita dei nostri animali anche quella dei nostri figli che sono sempre stati liberi di giocare in mezzo alla natura e nella bellezza delle nostre vallate».

Sono ormai decine i fatti denunciati dagli abitanti delle terre alte: da Borgotaro, ad Albareto, da Tornolo a Bardi e ora anche l’Alta Valceno: questi ancora non ben identificati predatori arrivano ormai davvero pericolosamente a colpire troppo vicino alle case.

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