Li vediamo eleganti, sornioni, con quell’aplomb tipicamente felino di chi ha la perfetta consapevolezza di essere un piccolo capolavoro della natura. Ma anche i gatti subiscono lo stress, e lo manifestano in molti modi, solo che spesso noi umani non siamo in grado di interpretare i segnali che questi affascinanti amici a quattro zampe ci inviano. Volendoli però riassumere, possiamo individuarne essenzialmente quattro: le graffiature verticali, la marcatura con urina, l’aggressività, l’eccesso o la carenza di pulizia.

Il gatto riserva una grande attenzione alle proprie unghie, essendo per lui uno “strumento di caccia”: in assenza di un tiragraffi, o se non abituato ad usarlo, il nostro pelosetto se le affilerà su divani, sedie, tavoli in legno. Particolare attenzione va prestata se Fufi “si fa le unghie” su posti nuovi e sempre disposti in verticale, come ad esempio porte, finestre o pareti, soprattutto se i graffi sono profondi e continui. Anche il mangiarsi le unghie in maniera ossessiva è un indicatore di stress: attenzione, quindi, se compie questo gesto nervosamente ed in maniera quasi aggressiva, oppure se le sue zampe sono spesso bagnate perché si lecca troppo.

Sappiamo che il gatto marca il territorio con l’urina per segnalare la propria presenza: se invece fa pipì ovunque, con tutta probabilità sta manifestando il proprio stress. Anche l’eccessiva pulizia o la sua mancanza sono segnale da non sottovalutare: Fufi dedica molto tempo alla propria toeletta, ma se il leccarsi diventa tanto insistente da provocare alopecia o dermatiti, siamo di fronte ad una problematica evidente. Il micio manifesta la propria ansia anche miagolando di continuo e senza motivazione, oppure nascondendosi o dormendo troppo. Coda agitata ed orecchie abbassate e ripiegate all’indietro sono poi ulteriori indicatori di uno stato di malessere.

In generale, ciò che stressa maggiormente il gatto sono i cambiamenti nell’ambiente in cui vive: i traslochi, ad esempio, possono essere vissuti da Fufi, animale notoriamente abitudinario, come una perdita di controllo. Per tranquillizzarlo risulta quindi importante cercare di ricreare gli spazi che conosce: può essere una buona idea riposizionare i suoi oggetti, come giocattoli, cuccia, tiragraffi, lettiera, riprendendo la disposizione che questi avevano nella casa precedente. Anche i luoghi chiusi possono provocare ansia nei mici: non è insolito, infatti, in ambienti particolarmente costretti, vedere i gatti lanciarsi in corse rapide, salti e giravolte. Capita spesso, ad esempio, quando il micio esce dalla lettiera: questo comportamento viene chiamato “attività da compressione” ed è tipico degli animali che vivono in casa, coccolati tra divano e buon cibo, e che non sfogano il loro ancestrale istinto di caccia e di fuga dai pericoli; si tratterebbe quindi di una sorta di “traccia primitiva” del comportamento felino.

In casa, senza prede da catturare o pericoli da cui sfuggire, il gatto libererebbe così l’energia repressa: è importante perciò arricchire l’ambiente in cui vive con stimoli, come ad esempio giochi, per evitare che si annoi. Proprio la mancanza di stimoli può poi essere causa di frustrazione nei mici, dando origine a manifestazioni di aggressività.

Altro fattore di stress è rappresentato dai cambiamenti nell’assetto familiare: separazioni in famiglia, arrivo di nuove persone o lutti possono essere fonte di ansia, anche pesante, per Fufi. Un momento che i gatti vivono come particolarmente stressante è infine quello della visita dal veterinario. In presenza di segnali di ansia nel gatto, è importante osservare il suo comportamento per individuarne la causa ed intervenire: un consulto dal veterinario di fiducia è sempre consigliabile. Per tranquillizzare i nostri amici a quattro zampe e per limitare l’insorgenza di problemi, è possibile utilizzare prodotti che rilasciano feromoni: in commercio ne esistono diversi, sotto forma di spray o diffusori elettrici, e devono essere usati negli ambienti in cui gli animali soggiornano con più frequenza.

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