
Tracciabilità e App– Sono stati lanciati nuovi strumenti per assicurare la trasparenza del prodotto: migliore tracciabilità per identificare il mulino di provenienza e un’applicazione per cellulari che consentirà ai consumatori di tutto il mondo di individuare l’olio di palma con la certificazione Rspo.
“Sia il Parlamento che la Commissione Ue stanno dibattendo per trovare le risposte più appropriate per affrontare le problematiche ambientali legate alla produzione convenzionale di olio di palma – ha detto l’europarlamentare Paolo De Castro – perché la produzione certificata sostenibile rappresenta un’opportunità da non perdere per guidare la trasformazione del mercato”.
Europei grandi utilizzatori– La Ue è il secondo maggiore importatore di olio di palma al mondo, dopo l’India, con oltre 6,7 milioni di tonnellate nel 2015. Secondo i dati aggiornati forniti da Rspo dei 2,8 milioni di tonnellate di olio di palma certificato vendute nel 2015, 1,9 milioni di tonnellate sono state spedite in Europa.
Un rischio da quantificare
Sull’utilizzo dell’olio di palma in Europa pesa un macigno: l’agenzia europea, l’Efsa, ha, di fatto, inserito l’olio di palma nella sua black list. In un documento di 160 pagine rilasciato dal gruppo di esperti scientifici dell’Agenzia europea per la sicurezza alimentare si segnalano possibili effetti tossici o cancerogeni di alcuni contaminanti di processo che si sviluppano durante il processo produttivo nell’olio di palma e in altri oli vegetali, margarine e alimenti trasformati. A rischio soprattutto i bambini e gli adolescenti, i principali consumatori di merendine e dolci.
Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha chiesto al Commissario europeo per la salute e la sicurezza alimentare Vytenis Andriukaitis di avviare con urgenza l’esame del parere Efsa pubblicato sull’olio di palma. (fonte)