Chiunque ha mai posseduto un animale domestico sa bene cosa significhi affezionarsi a quest’ultimo in modo irreversibile e sa bene come la sua vita possa diventare importante quanto quella di un essere umano. Chiunque ha mai posseduto un animale domestico sa che perderlo definitivamente equivale a perdere un membro della propria famiglia.

Oggi vorrei raccontarvi la storia che ho vissuto con la scomparsa della mia gatta Gea, con un epilogo tutt’altro che felice.
Viviamo in un mondo dove la tecnologia ci permette di fare qualsiasi cosa noi vogliamo: comunicare, comprare del cibo, spostarci, e via dicendo. La tecnologia ha influenzato anche il mondo animale, in quanto oggi si ha la possibilità registrare le credenziali del nostro amico a quattro zampe e immetterle in un sistema di dati. In tal modo, vi è una maggiore efficienza nel caso specifico in cui esso venga disperso e/o ritrovato (vivo o deceduto).

Gea, munita di microchip dal 2014, è stata dispersa in data 22 luglio 2018. Il suo corpo è stato trovato il giorno seguente, ma le nostre ricerche si sono protratte per ben tre settimane prima di sapere che, a tutti gli effetti, la nostra gatta era stata investita in Via Sorengo, a Lugano.
Il compito delle autorità che hanno il ruolo di ritrovare animali smarriti o aiutare nella ricerca è quello di leggere il chip presente all’interno dell’animale, verificare i dati alla Banca Dati ANIS (o AMICUS per quanto riguarda i cani) e notificare TEORICAMENTE il ritrovamento al proprietario.

I vari municipi, per questo compito, si rivolgono a entità più specifiche come il Servizio Manutenzione Stradale. Oltre ai municipi, anche la Protezione animali Cantonale e l’Ufficio del veterinario Cantonale hanno un ruolo nel ritrovamento di un animale, in quanto possono essere notificate loro le sparizioni.
Nonostante il governo abbia rinunciato al vincolo legale del riconoscimento per i e gatti trovati morti, l’Ufficio del veterinario Cantonale ha voluto a sensibilizzare i Comuni affinché venga effettuata la scansione del microchip per identificare gli animali ritrovati sul territorio del Canton Ticino.

Tuttavia, come ho potuto constatare sulla mia pelle, questo processo non viene sempre effettuato; la ricerca del nostro gatto è stata un’odissea senza fine, dove la conclusione ci è giunta solo e soltanto grazie a terze persone (mediante gli annunci di sparizione comunicati privatamente da noi stessi). Dopo aver appreso la triste notizia e aver contattato i vari enti, ancora oggi non sappiamo chi ha preso la nostra gatta e dove è stata portata, malgrado fosse munita di microchip. Dopo le varie telefonate, veniamo a conoscenza che non solo il ritrovamento del corpo del nostro micio non è stato notificato a noi proprietari, ma anche chi l’ha preso e la sua deportazione verso i centri di raccolta siano rimasti tuttora un mistero.

Buttare un animale domestico in un cassonetto senza nemmeno verificare la sua identità e il relativo proprietario, è un’atrocità bella e buona. Credo che identificare un animale domestico non prenda una grossa fetta di tempo con la moderna tecnologia di cui disponiamo oggigiorno e, inoltre, credo che sia il diritto di ogni cittadino sapere dove il nostro fedele compagno venga portato, indipendentemente se il processo venga effettuato post mortem o meno.

In tutta la faccenda, mi è sembrato vi fosse una inconfessabile omertà dove nessuno sapeva niente.
È il caso di riconsiderare la frase “è solo un animale” e cercare di essere più trasparenti; il Canton Ticino non è una metropoli urbana con migliaia di animali smarriti ogni giorno e nonostante oggi, purtroppo, non vi sia una base legale, i casi di sparizione e ritrovamento di animali domestici devono essere trattati con più tatto e sensibilità da parte delle autorità competenti.
È il caso di chiedersi chi sia il vero animale, quando il corpo di qualcuno a noi caro (a prescindere se umano o meno), venga buttato così malamente e senza indugi.

Giulio Rezzonico, studente di scienze della comunicazione all’Università della Svizzera Italiana

Redazione | 27 min

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