“La politica filo-venatoria di questo Governo non deve trovare accoglimento da parte della più alta carica dello Stato, per questo motivo abbiamo chiesto un incontro urgente al Presidente della Repubblica Mattarella” – esordiscono così i rappresentanti di ENPA, LAC, LAV e LIPU e WWF, uniti contro la deregulation venatoria varata dal Consiglio dei Ministri a favore delle Province di Bolzano e Trento.

La scorsa settimana il Governo ha infatti predisposto due decreti legislativi grazie ai quali – a quanto si legge nel comunicato della stessa Presidenza del Consiglio – le Province del Trentino Alto Adige potranno creare propri calendari venatori, includendo specie non consentite dalla legge quadro nazionale n. 157/92 sulla tutela della fauna e sulla regolamentazione della caccia. Come se non bastasse, d’ora in poi i cacciatori di quella regione, potranno cacciare alcune specie persino nei parchi naturali provinciali, in violazione delle norme di tutela previste dalla legge quadro nazionale sulle aree protette n.394 del 1991. È davvero una coincidenza sospetta che i due decreti legislativi siano stati varati dal Consiglio dei Ministri il 24 novembre, il giorno successivo al dibattimento tenutosi in sede di Corte Costituzionale, in relazione all’esercizio della caccia nei parchi naturali trentini.

Gli impatti di queste decisioni saranno gravissimi perché si consente alle due Province di modificare l’elenco delle specie cacciabili, con il rischio concreto che  tutte le specie – anche quelle particolarmente protette da norme nazionali ed europee – possano finire nel mirino dei cacciatori, così neppure i parchi costituiranno più un luogo dove questi animali possano trovare rifugio e sostentamento. Una deregulation a tutto vantaggio di un’esigua minoranza di cacciatori, che in quelle province rappresenta circa l’1% della popolazione, ma che si ripercuote su un bene comune  – la fauna selvatica – di proprietà di tutti i cittadini italiani. Una deregulation che, in buona sostanza, a Bolzano e Trento renderà legale ciò che nel resto del Paese è bracconaggio.

Ora i decreti del Governo sono passati all’attenzione dal Presidente della Repubblica. Per questo motivo le associazioni animaliste ed ambientaliste, in rappresentanza della stragrande maggioranza dei cittadini italiani, contraria alla caccia, si sono rivolte al Quirinale chiedendo un colloquio urgente che tenga conto, non solo delle esigenze di tutela degli animali selvatici, ma anche della volontà dell’opinione pubblica.

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