Daniela vive a Portoscuso, un paesino del sud Sardegna, ed è affetta dalla sindrome di Bland White Garland, una rara cardiopatia congenita caratterizzata dall’origine anormale della coronaria sinistra dall’arteria polmonare. Una malattia che può anche portare alla morte quando si è in tenera età. Per questo, a soli tre anni e mezzo, ha subito il suo primo intervento chirurgico e da quel giorno la sua vita è stata scandita dai continui controlli e visite.  

Fin da bambina ha amato i cani: il primo era un peluche, ma ben presto è passata a quelli veri. Nella sua vita ne ha avuti sette, tutti compagni di vita nelle difficoltà e gioie di ogni giorno, di chi convive con questo tipo di malattia. Otto anni fa è arrivato Shonny, un meticcio affetto da displasia: «Ci consoliamo a vicenda, io con la mia malattia e lui con la sua – racconta al quotidiano online La Nuova Sardegna -. Ho sentito subito che tra noi sarebbe nato un rapporto particolare. Lui non è un cane come tutti gli altri, ha qualcosa in più». 

E la presenza di quel cane speciale le è stato indispensabile nel 2014, quando un improvviso peggioramento di salute l’ha portata a subire un intervento al cuore a Bologna. Per fortuna i medici hanno avuto la meglio sulla malattia, ma è servito un lungo periodo di recupero e con lei c’era Shonny, che fin dall’inizio ha avuto un comportamento più che speciale: «Quando sono rientrata a Portoscuso stavo malissimo, i dolori erano insopportabili e sono rimasta più di un mese lontana dal mio cane per via delle mie difese immunitarie azzerate. Lui l’ha capito – racconta la giornale sardo -. Non so come abbia fatto ma è stato così. Innanzi tutto non mi è saltato addosso come faceva sempre, mi avevano aperto lo sterno e sarebbe stato un problema. Poi, durante la mia “quarantena”, Shonny non mi ha mai disturbato, non abbaiava e non veniva a grattare sulla porta come faceva sempre. Era un altro cane ma lo è stato fino a quando io, proprio per stargli vicino, ho iniziato a combattere contro i postumi dell’operazione e a piccoli passi ho ripreso a combattere».  

Un amico paziente, una presenza discreta, ma sempre vicina. Poi finalmente è giunto il tempo di ritornare ai bei tempi passati: «Appena sono stata in grado di rientrare in contatto con Shonny, lui è ritornato quello di sempre, festoso e giocoso. Si era accorto che il peggio era passato e che la nostra avventura stava riprendendo. Sì, l’amore per il mio cane mi ha salvato la vita». 

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