Secondo la Cassazione, se dai da mangiare ad un randagio, questo diventa responsabilità tua a livello civile: cioè anche se quel cane non ha un nome, non vive con te, non ha un chip che lo identifichi di tua proprietà (cosa obbligatoria per legge), se lui danneggia qualcuno è colpa tua che gentilmente gli dai del cibo da una ciotola lasciata nel tuo giardino. Può sembrare assurdo, ed effettivamente lo è, però è tutta storia vera. Accade a Termini Imerese. Ma cosa è successo?

La storia è questa. Un uomo di Termini Imerese (chiamiamolo Tizio) ha l’abitudine di lasciare del cibo per i cani randagi nel suo giardino, un giorno, mentre i cani stavano mangiando, si avvicina un altro uomo (chiamiamolo Caio) che, secondo la sentenza della Cassazione, si è dimostrato ‘timoroso all’approccio’ e per questo è stato rassicurato da Tizio ‘sulla indole non aggressiva dei cani, determinando pertanto l’affidamento di Caio sulla non pericolosità dell’incrocio’. Purtroppo però, non è chiaro perché e per come, i cani hanno aggredito Caio che così ha denunciato Tizio che ha perso il ricorso in Cassazione ed ora è costretto a pagare 200 euro di multa e le spese processuali. È infatti considerato responsabile delle azioni dei randagi (considerati tali come da sentenza: “essendo stato rilevato dalla stessa polizia municipale la condizione di randagismo dei suddetti cani”).

Cosa c’è di assurdo in questa vicenda?

I cani, per obbligo di legge, devono avere un microchip sottocutaneo se sono di proprietà: significa che se il cane è tuo, ha un microchip nel collo che, grazie ad una macchinetta speciale, lo identifica in caso di smarrimento (per esempio), compaiono infatti i tuoi dati e così possono contattarti per riportartelo.

Se un cane è senza microchip di chi è?

Qui viene il bello. La sentenza 20/07/2002 n° 10638 della Cassazione sostiene che a dover risarcire un cittadino aggredito da un randagio sia il sindaco pro tempore: insomma, il sindaco è da considerarsi il responsabile dei randagi.

Ma allora perché Tizio è stato ritenuto responsabile?

I cani randagi sono stati visti uscire dalla villetta di Tizio e, visto che la custodia prescinde dall’appartenenza, l’uomo è da ritenersi responsabile: insomma se hai in custodia un cane che non è tuo, tu sei ritenuto responsabile delle sue azioni. Ma è possibile che questo possa valere anche per un randagio che nel tuo giardino passa solo per mangiare?

Perché la sentenza è pericolosa

Come dichiara la stessa Lega Nazionale per la Difesa del Cane, la Cassazione ha di fatto scaricato “sul volontariato e sui singoli cittadini l’onere di dare benessere e la consolazione del cibo” ma anche “le negligenze municipali, le inefficienze della veterinaria pubblica, un sistema che vede semmai colpevoli le autorità locali che non sterilizzano e non microchippano i cani di loro proprietà come obbliga la legge”.

Insomma, la sentenza mette i bastoni tra le ruote alle politiche di convivenza tra randagi e privati cittadini perché, adesso, chi darà da mangiare a questi cani, considerando il rischio di essere ritenuti responsabili in caso di aggressioni?

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