È un bellissimo cane, gentile, razza da combattimento ma non vuole più combattere. Nei giorni della Liberazione e della Resistenza si può ricordare anche la storia di Betsy, da un blog che si chiama «Resistenza animale» (esiste anche una pagina Facebook) e dal chirurgo che l’ha curata (si fa chiamare Viktor Larkhill, ha creato una rete per l’adozione di animali). Il sito è pieno di immagini, non per stomaci deboli. 

Betsy, addestrata ai combattimenti e maltrattata per anni, alla fine si è rifiutata di fare l’ultimo incontro pagando un prezzo altissimo. Gli altri cani l’hanno dilaniata, è sopravvissuta per miracolo dopo gli attacchi alla giugulare. Racconta il veterinario: «Prova un dolore straziante, ma non grida e non piange… mi guarda, mette la testa tra le mie mani e delicatamente chiude gli occhi… affidandomi l’unica cosa che ha… la sua vita». 

Betsy coccolato dai veterinari che lo stanno curando  

Bell’esempio, dal mondo animale. Molte bestie sono maestre di resistenza, pensiamo alla fatica dei migratori nei lunghi viaggi, alla resistenza di cammelli e dromedari, dei lupi, pensiamo agli orsi bianchi alla deriva su lastroni di ghiaccio perché l’habitat si scioglie. Pensiamo alle rondini e rondoni che arrivano in questi giorni, una tempesta sul deserto o sul mare ne falcia migliaia e qui ce ne sono sempre meno a causa dell’inquinamento e del saccheggio del territorio. Pensiamo all’umile tellina, cullata giorno e notte dal mare e aggrappata alla linea del bagnasciuga (dove qualcuno diceva avrebbe fermato il nemico, mentre oggi spiagge e coste italiane sono in vendita), alle incredibili migrazioni della farfalla monarca. 

Sono tanti i tipi di resistenza, a volte basta pregare e stare in silenzio: il ramoscello della colomba che torna sull’Arca dice che qualcosa comunque germoglia, da qualche parte. E’ resistenza accarezzare un cane, come il chirurgo accarezza Betsy o un gatto; riduce lo stress, rallenta battito cardiaco e pressione sanguigna, rende resilienti e anche un po’ resistenti, come il vecchio asino caduto nel pozzo che comincia a ragliare, il padrone decide di seppellirlo lì e alla prima palata lui raglia ancora più forte; poi sta in silenzio, a ogni palata pesta la terra e ne fa una montagnola, finché torna su a rivedere il mondo e il padrone-carogna. «Restiamo animali», viene da dire. Ma dove c’è umanità ci sono anche dignità e resistenza. E la resistenza, si sa, non finisce mai

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