accrediaI laboratori accreditati concorrono a garantire la sicurezza dei prodotti alimentari. Trend positivo delle conformità. Casi di revoca o sospensione dell’accreditamento.

A spiegare il ruolo  dei laboratori accreditati è il Direttore Generale di Accredia, Filippo Trefiletti,  in una intervista a Repubblica: “Si tratta di strutture sottoposte a strette valutazioni basate su standard internazionali”.

Il sito di Accredia pubblica in primo piano il rapporto annuale: il 2015 anno di riferimento dell’indagine presentata nel maggio di quest’anno- mostra un trend positivo per l’intero sistema nazionale delle valutazioni di conformità, che riguarda le certificazioni, le ispezioni, le prove e le tarature. Nel 2015, Accredia,  ha dato la patente di conformità a 1.135 laboratori di prova e 172 laboratori di taratura che hanno analizzato oltre 5 milioni di prodotti, di cui 3,5 milioni in ambito alimentare. Su tutto il territorio operano inoltre 454 ispettori ed esperti tecnici che nel 2015 hanno svolto 13.378 giornate di verifica sulla regolarità di queste strutture.

Nel rigore degli accreditamenti sta il ruolo di Accredia. “Quest’anno- dichiara Trefiletti-  ci siamo visti costretti a revocare l’accreditamento, a ben 13, mentre a 35 l’abbiamo sospeso”. In tutto una cinquantina le sanzioni più gravi. Per irregolarità che vanno dalle apparecchiature non affidabili, fino all’incapacità di svolgere correttamente le prove accreditate.
“I laboratori devono rispondere a degli standard internazionali. Devono avere quindi personale competente. Seguire dei metodi di prova. Avere le macchine tarate e registrate: a partire dai frigoriferi alle bilance”. Questa verifica si basa anche sui confronti tra laboratori. Poi ci sono le regioni che controllano e intervengono addirittura facendo chiudere in caso di gravi irregolarità. “Con alcune regioni collaboriamo – spiega il dg – scambiandoci informazioni su laboratori irregolari e loro accertamenti”. Comunque al consumatore si consiglia sempre, davanti a un dubbio sulla conservazione del prodotto, o sull’etichetta poco chiara “di segnalare subito l’anomalia alla Asl”.

“Un laboratorio accreditato serve a tutelare il consumatore, che deve stare sempre attento. Soprattutto sotto le feste. Meglio rivolgersi alla distribuzione organizzata per comprare l’agnello o le carni per il cenone, oppure ad agricoltori conosciuti”, prosegue Trifiletti. Di sicuro sono da evitare i venditori saltuari. Ambulanti che non hanno il cibo etichettato, bancarelle che vendono il pane cotto non si sa dove.

Intanto negli anni, l’Italia ha fatto grandi passi avanti in fatto di cibi sicuri. Accredia cita i dati Censis sui ricoveri avvenuti per malattie intestinali dovuti alla presenza di sostanze nocive nei cibi “Questi sono pian piano diminuiti – affermano dall’ente – si è passati dai 65mila ricoveri del 2000, ai 26mila del 2013. L’incidenza sulla popolazione è passata dagli 11,4 casi ogni 10mila abitanti nel 2000 ai 4,3 del 2013, con una riduzione pari circa ai due terzi”.

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