Venerdì, 22 Aprile 2016 16:32

MARCO della torre copyIl Presidente di ANMVI Abruzzo: pensare il territorio come ricchezza e non come penalità. Superare la cronica mancanza di coinvolgimento dei liberi professionisti.
Mario Olivieri, Presidente della V Commissione Salute del Consiglio regionale abruzzese ha indetto un ciclo di audizioni sul tema “Problematiche nella lotta al randagismo”. Il 15 aprile, dopo una serie di vivaci scambi consiliari su un tema che sta assumendo toni particolarmente accesi negli ambienti politici locali, è stata la volta del Presidente di ANMVI Abruzzo Marco Della Torre.

“Il problema del controllo della popolazione degli animali da compagnia è diffuso su tutto il territorio nazionale secondo un quadro chiaroscurale ben evidenziato dall’ultimo rapporto “Animali in Città” di Legambiente al quale ANMVI ha collaborato. Molte istanze risultanti da quel Rapporto ben possono essere considerate dalla nostra Regione che, rispetto ad altre, è investita di una serie di criticità territoriali legate alla sua conformazione geografica, sinantropica e socio-economica”- ha dichiarato Marco Della Torre secondo il quale è anche “tempo di considerare la nostra peculiarità regionale come una ricchezza e non una penalità: il riferimento è anche ai nostri Parchi, alla gestione della fauna selvatica e al suo rapporto con gli animali domestici”.

Il Presidente di ANMVI Abruzzo ha preliminarmente fatto notare che per una compiuta e concreta analisi del fenomeno sarebbe necessario disporre di una situazione economico-finanziaria delle disponibilità pubbliche derivanti da stanziamenti di legge statali, regionali e comunali. “E’ un fatto  di risonanza parlamentare- ha aggiunto- la mancanza di una puntuale rendicontazione contabile-economica connessa all’implementazione delle anagrafi e del controllo della riproduzione nei cani e dei gatti non appartenenti a privati cittadini. Il quadro, abbinato a una competenza amministrativa non sempre puntuale, espone a spontaneismo ed errori, quindi a sprechi”.

Nell’audizione ANMVI Abruzzo ha fatto notare che proprio di recente ha richiesto, senza ottenere risposta, chiarimenti urgenti a un Comune della nostra Regione che ha previsto la sterilizzazione gratuita di cani e gatti di proprietà, in collaborazione con la Asl, stanziando 10mila euro che sarebbero dovuti andare a favore dei randagi. “La sterilizzazione chirurgica è considerata- insieme alla micro-chippatura e contestuale registrazione in anagrafe- il più potente strumento di lotta al randagismo, come i liberi professionisti abruzzesi hanno dimostrato durante il tragico sisma che ci ha colpiti sette anni fa esatti. Furono i medici Veterinari liberi professionisti a dimostrare, allora, l’importanza di una sinergia pubblico-privato che agisca correttamente e con modalità diverse sui ‘cani dei Sindaci’ -come si usa dire dei randagi -e su quelli di proprietà gestiti da cittadini i quali devono farsi carico del loro possesso responsabile ed essere opportunamente educati allo scopo (v. “Patentino” per la corretta gestione sanitaria comportamentale e di prevenzione delle aggressioni).

Strettamente legata alla sterilizzazione -prioritaria sui soggetti randagi -è l’esigenza di provvedere a un pronto soccorso veterinario che faccia leva sulle strutture veterinarie private autorizzate dalla Regione sul territorio, ma sconsideratamente ignorate da enti e amministrazioni che non sanno immaginare l’allestimento virtuoso di una medicina veterinaria di base per gli animali da compagnia che garantisca almeno la profilassi di importanti zoonosi (si pensi alla Leishmaniosi) e compliance di legge rispetto alla registrazione in anagrafe canina.

“Tutto ciò non si realizza perché manca una rete veterinaria, un sistema della veterinaria abruzzese che sappia valorizzare tutte le sue componenti (Ordini dei Medici Veterinari, singoli liberi professionisti e dipendenti pubblici, Servizi veterinari regionali, Asl, Izs, Facoltà di Veterinaria). Eppure l’esperienza di Pescara evidenzia come progetti realizzati negli anni passati, tra comuni, ASL e veterinari liberi professionisti abbiano portato a un’evidentissima riduzione del fenomeno randagismo e una maggiore sensibilizzazione della popolazione nei confronti di tale tema. Un Comune virtuoso ha saputo- unico in tutta Italia- realizzare ciò che il nostro Codice della Strada non ha contemplato introducendo il soccorso animale obbligatorio: la sosta d’urgenza presso il veterinario per il paziente animale in emergenza.

ANMVI Abruzzo ha quindi chiesto “uno sforzo di lungimiranza e di visione innovativa e chiede anche trasparenza sulla destinazione di risorse pubbliche, talvolta anteposte ai randagi; chiede anche spiegazioni sull’assenza cronica di collaborazione con la veterinaria privata, in particolare, disconoscendo di fatto una professione abilitata dallo Stato (e laureata da una nostra Facoltà) alla quale non di rado si preferiscono interlocutori protezionisti che, pur animati da encomiabile slancio volontaristico, non possono tuttavia compiere un’attività sanitaria e professionale: purtroppo spesso è proprio l’impulso epimeletico a determinare la perdita di una visione risolutiva e tecnicamente ineccepibile del problema”.

“La cronica assenza di coinvolgimento e considerazione per la professione veterinaria- la sola in grado di investire la problematica in argomento della sua propria natura sanitaria – spiega anche la ridotta sensibilità dei proprietari alla microchippatura e alla prevenzione. La gratuità dell’intervento, seppur auspicabile in tempi di crisi, dovrebbe essere rivolta a quelle fasce di popolazione veramente in difficoltà, perché altrimenti non è per nulla educativa: la prevenzione del randagismo passa dall’istruzione a un corretto e responsabile rapporto col proprio pet. L’idea del possesso responsabile passa attraverso una capillare informazione, che parta soprattutto dalle scuole: ANMVI da cinque anni entra nelle classi elementari con progetti di zooantropologia didattica apprezzatissimi da insegnanti e alunni.

Quanto esposto- conclude il testo dell’audizione-  voglia essere uno stimolo al coinvolgimento più assiduo non solo in forma di audizione e concertazione sporadica, ma anche al consolidamento per legge- laddove non fosse opportunamente previsto – del ruolo medico veterinario e delle rappresentanze di categoria tutte (istituzionali, scientifiche, professionali e sindacali.)”.

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