Vent’anni di pet therapy qualcosa lo hanno dimostrato: un animale può cambiarti la vita. Detta così, sembra una constatazione banale. Di certo banale non è l’attività svolta dal progetto ‘Cani da vita’ nella comunità di San Patrignano. Affiancano cani affettuosi a chi deve riabituarsi alla vita pulita, senza droghe. Credono nel principio secondo il quale prendersi cura di un animale, esserne responsabili e sentirsi ricambiati, può aiutare a uscire dalla tossicodipendenza.

I ragazzi più sensibili sono i più predisposti per questo percorso; quelli diventati diffidenti, che hanno perso la fiducia nella vita e nei rapporti: “Il rapporto con l’animale diventa un ponte di collegamento verso le nuove relazioni, un atteggiamento di nuovo fiducioso”, spiega ad HuffPost Aroldo Linari, reponsabile dell’iniziativa.

Lui il cambiamento l’ha vissuto in prima persona: “Ho avuto problemi di tossicodipendenza in passato, e una volta entrato in comunità venni indirizzato al canile di Trento – racconta – ho avuto la fortuna di rilevare la ricchezza che i cani mi regalavano, così ho frequenatato i corsi di formazione. Così ho sviluppato le competenze adatte a diventare formatore. Eppure vengo da tutto un altro mondo, non avrei mai immaginato di potermi appassionare agli animali, di vivere quelle emozioni che come me anche gli altri ragazzi coinvolti nel progetto possono vivere”.

‘Cani da vita’ ha un triplo effetto benefico: mentre il ragazzo comincia un percorso personale, lavorando su di sé, ne intraprende anche uno professionale. Sono tanti quelli che decidono di tornare alla vita e continuano a lavorare con i cani. E spesso diventano i migliori ‘ambasciatori’ di questo tipo di terapia, intervenendo nei centri per disabili, nelle case di riposo, negli ospedali, nelle scuole, facendo anche prevenzione contro l’uso di sostanze stupefacenti.

La cura degli animali può responsabilizzare le persone: per prima cosa abbiamo aperto un canile all’interno della nostra struttura, poi nel 1995 sono partiti i corsi di formazione per chi voleva lavorare in questo settore”, spiega ancora Linari. Nei due centri di Trento e Verona si sono accumulate oltre 40mila ore di pet therapy, portate avanti con 23 cani, 14 conduttori cinofili, un pedagogista, due educatori. “I nostri ragazzi diventano operatori professionisti a tutti gli effetti, si costruiscono un futuro lavorativo, una professione”.

Ad esempio, uno dei ragazzi che ha lavorato nei canili in comunità, aiutato con un progetto di microcredito, ha aperto la propria attività di toelettatura cani e gatti. Ogni giorno, inoltre, lavora per interventi assistiti con i cani nelle case di riposo; ha creato la sua impresa: aiutando gli altri ha ritrovato se stesso.

Osservando i benefici che la pet therapy aveva sui ragazzi di San Patrignano, la comunità ha organizzato anche dei corsi di formazione. Questo tipo di terapia, assicurano, si presta a diverse cause: prevenzione della tossicodipendenza, promozione della vita, contro la dispersione scolastica, ha effetti educativi sui disabili, di sostegno agli anziani nelle case di riposo. L’animale non viene inteso come un oggetto o un giocattolo, ma come una creatura bisognosa di cure e attenzione: “Il cane diventa specchio della propria esistenza. Accudendo una vita, si torna ad essere consapevoli di quella che è l’importanza della propria esistenza“, afferma ancora Linari.

Negli anni, la comunità ha lanciato anche progetti sperimentali dedicati ai bambini stranieri nelle scuole dell’obbligo italiane: tramite i comandi con cui interagire con gli animali, sono riusciti a insegnare a bambini di diverse nazionalità alcuni vocaboli.

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