Cronaca di una passeggiata, con relative complicazioni.

La notizia è che il Comune di Volterra ha deciso di obbligare i proprietari dei cani, a munirsi di una bottiglietta d’acqua per pulire la pipì dei loro pelosi. Per la verità, è solo l’ultima in ordine di tempo. Anche altri Comuni hanno adottato decisioni analoghe, e non è escluso che anche Palermo, prima o poi, si adegui.
Nessuna critica, almeno per quanto mi riguarda. Questi sono temi in cui non conviene assumere contrapposizioni. Vorrà dire che mi attrezzerò portandomi dietro, oltre alla consueta dotazione di sacchetti, anche l’acqua. Ma non una bottiglietta, sia chiaro. Mi occorrerà un bidone visto che il mio cane, come tutti i maschi della specie, alza continuamente la zampa, ed una bottiglietta servirebbe a ripulire solo i primi dieci metri del suo abituale percorso.

Nell’attesa di una possibile ordinanza, continuerò ad attenermi a regole che, non per piccarmene, mi sono già dato, e da tempo.. Tipo, niente pipì accanto ai portoni di ingresso degli stabili, sulle fioriere poste davanti le vetrine dei negozi e neppure sulle saracinesche degli esercizi commerciali. Molte di queste saracinesche non si alzano più per via della crisi economica. Ammetto che la cosa mi ha offerto inaspettate alternative. Continuerò pure ad attenermi ad altre regole che però, lo confesso, sono state “etero-indotte” e che, comunque, hanno colmato alcune mie lacune.

Non sapevo, per esempio, che le ruote della autovetture fossero oggetti ontologicamente asettici e destinati ad operare su contesti altrettanto lindi ed incontaminati, come le strade, ragion per cui ho accolto di buon grado gli inviti, il più delle volte energici, a non fare alzare la zampa proprio su ruote e cerchioni che, chissà per quale oscuro meccanismo, esercitano una fortissima attrattiva per i 4 zampe. Ho immagazzinato anche qualche nozione di chimica e di botanica quando sono stato rimproverato dal giardiniere di Villa Tricoli che mi ha fatto presente i danni che le siepi subiscono a causa dell’acidità contenuta nella pipì di Pippo (è il nome del mio beagle, lo sapevate?).

Insomma, mi sono rimasti solo pochi pali della luce e della segnaletica stradale. Ma l’altro giorno, il tizio che era affacciato a un secondo piano, mi ha amabilmente invitato, per il futuro, a farla fare più in là. Per neutralizzarne le sgradevoli esalazioni. Mi ha pure indicato dove. Praticamente all’altezza del civico 42 dove ha fine il contesto urbano ed inizia il deserto del Nevada, ed ancora mi domando come cavolo mi era sfuggita questa cosa.

Ad ogni modo, nessun problema. Io sorrido sempre a tutti, come fanno tutti quelli che si sentono in difetto. L’altro giorno, un tale, vedendomi sopraggiungere col cane, mi è venuto incontro per sollecitarmi, in via preventiva, a non fargli alzare la zampa lungo i 50 e passa metri del muro perimetrale della villa che aveva preso in affitto da poco. Io l’ho subito tranquillizzato, dicendogli che avevo preso accordi con quello della villetta più in là che, invece, ansimava pur di vedersi innaffiato il suo muro perimetrale. E ho sorriso pure all’addetto della RAP​ perché il cane aveva fatto pipì su un materasso buttato in una discarica spontanea e che fuoriusciva dal cumulo di sacchetti che lo copriva.. “Non lo capisce che il materasso dobbiamo raccoglierlo noi?”. Naturalmente mi sono scusato.

La sola cosa che mi angoscia, è che in tutto questo, devo stare ben attento a non incrociare lo sguardo del mio cane. Tra prescrizioni, divieti, suggerimenti, rimproveri ed inviti, non saprei proprio cosa rispondere se dovesse domandarmi dove c… può pisciare. Lo guardo solo quando finalmente riesco a trovargli un’oasi. Mi si riempie il cuore nell’osservare la sua espressione di liberazione e di incontenibile felicità. Perché, in fondo, la felicità è fatta di attimi.

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