In Sudafrica la vita non è facile per le persone. Soprattutto per i ragazzi che spesso cadono, sin dalla più giovane età, nella trappola delle gang criminali. Anche i cani spesso vengono visti solo come un problema da eliminare. Ma c’è chi ha pensato a un modo per cercare di renderli far incontrare i due mondi per portare un beneficio alla comunità. È l’idea venuta a Adrienne Olivier che dal luglio 2009 ha attivato il progetto Funda Nenja, un nome che è tutto un programma: due parole tradotte un po’ brutalmente da un’espressione Zulu che significa “imparare con il cane”.  

Ed è proprio quello l’obiettivo che l’associazione si è data: insegnare ai bambini, fra gli otto e i quindici anni, come interagire ed occuparsi dei cani, un passo importante per renderli dei futuri adulti più premurosi, rispettosi e compassionevoli verso tutti gli esseri viventi. 

Attualmente il progetto impiega circa 70 cani, i loro operatori e un gruppo di volontari che organizzano ogni venerdì pomeriggio in una scuola elementare di Mpophomeni, una povera cittadina nei presi d Howick, in Sudafrica. A ogni incontro partecipano circa 100 bambini che non vedono l’ora di potersi confrontare con i cani: «Stiamo facendo la differenza: i sorrisi dei proprietari di cani e le code scodinzolanti degli animali sono la migliore dimostrazione di un buon risultato per il nostro lavoro» dicono gli operatori del progetto. 

Usando metodi di educazione basati sulla ricompensa, i giovani ragazzi imparano molto sulle modalità di gestione del cane, e non solo. I bambini sviluppano stretti legami con i cani e una maggiore consapevolezza del benessere degli animali: prima imparano a sentirsi sicuri dei quattrozampe, poi l’importanza di fornire ai loro animali un riparo, acqua, cibo e affetto. Così facendo provano in prima persona che i cani restituiscono gentilezza e cura con la loro compagnia e la protezione. Un atteggiamento da cui i cani traggono beneficio poiché diventano più fiduciosi e più felici nei loro rapporti con le persone. 

«Facevo parte delle bande, ma questo programma mi ha cambiato la vita – racconta Gasa, un ragazzo che ora ha 20 anni e fa l’educatore -.Quando ho iniziato a conoscere i cani, ho iniziato a concentrarmi sui cani e ho abbandonato la vita dei gang».  

Il pomeriggio formativo si svolge in parte in aula e in parte all’aperto. In classe i ragazzi, insieme ai loro cani che dormono sereni su tappetini di gomma, ascoltano le indicazioni dei tutor. Poi dalla teoria, si passa alla pratica e si esce all’aperto: i ragazzi, con i loro cani, vengono divisi in tre gruppi, dai principianti ai senior, in base al livello di obbedienza del cane. Una migliore comprensione del comportamento animale aiuta i ragazzi a capire la propria: «Venire qui mi ha insegnato a trattare i cani con rispetto – racconta Sihle Dubazane, 13 anni, mentre accarezza il suo meticcio di quattro anni Lion -. Un cane deve essere trattato bene, ha sangue nelle vene come noi, possono provare emozioni come noi». 

Ovviamente al progetto servono fondi perché gli incontri settimanali diventano anche un momento per fare controlli sanitari sui cani: ogni animale viene curato da ferite o da malattie, e riceve la vaccinazione antirabica. E per prendere parte al progetto, i proprietari devono autorizzare alla sterilizzazione degli animali perché anche quello del contenimento delle nascite è un messaggio che è importante dare per evitare il crescere del numero di randagi.  

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