“E l’antica amicizia, la gioia di essere cane e di essere uomo tramutata in un solo animale che cammina muovendo sei zampe e una coda intrisa di rugiada”. Pablo Neruda descriveva così il laccio speciale che tiene uniti da millenni cane ed essere umano, ma della natura di questo animale a sei zampe sappiamo ancora poco. La ricerca sulla domesticazione di Fido risponde parzialmente al tema, suggerendo quando, dove e perché i primi cani cominciarono a essere una compagnia più o meno fissa dell’uomo, ma lascia aperte ancora molte questioni sulle caratteristiche sociali che li hanno resi così adatti a starci vicino, specie dal punto di vista genetico. Oggi però una ricerca pubblicata su Science Advances fa luce proprio su questo, sui tratti comportamentali associati con la domesticazione, mostrando che l’amicizia tra uomo e cane sia stata probabilmente rinsaldata da uno speciale gruppo di geni.
 
L’idea. L’idea di Bridgett vonHoldt della Princeton University era quella di capire cosa si svelasse dietro la proverbiale socialità canina. In sostanza, si chiedevano i ricercatori, cos’è che rende Fido così socievole nei nostri confronti? Per rispondere alla domanda i ricercatori hanno analizzato, dal punto di vista genetico e comportamentale, le differenze tra alcuni cani e lupi (da cui si sarebbero evoluti i cani domestici).
 
Lo studio. Per farlo hanno incluso nel loro studio cani domestici, diverse razze provenienti dall’American Kennel Club insieme a lupi grigi tenuti in cattività e abituati all’interazione con gli esseri umani, ponendo l’accento, dal punto di vista genetico, su una regione già nota in precedenza per essere stata sottoposta e selezione positiva negli incroci di razze canine domestiche. Negli esseri umani la regione corrispondente, se assente (deleta), è associata a una malattia rara, nota come Sindrome di Williams-Beuren, caratterizzata da comportamento ipersociale. E l’ipersocialità, scrivono i ricercatori, sembra essere un elemento centrale anche delle caratteristiche della domesticazione che distinguono i cani dai lupi. Un tratto che sembrerebbe associato in modo particolare ad alcune variazioni nei geni GTF2I e GTF2IRD1. Ma non solo. 
Cani e umani, un’amicizia lunga secoliI risultati. I ricercatori hanno anche messo alla prova cani e lupi in alcuni test per misurare la loro socialità e capacità di problem solving. In uno di questi test cani e lupi dovevano cercare di aprire una scatola nella quale si trovava una sorpresa, in presenza o meno di alcune persone. Gli scienziati, riferiscono, hanno osservato che mediamente i cani erano più attenti alla presenza umana, per esempio guardavano di più questi estranei quando presenti rispetto ai lupi. Quanto osservato, concludono quindi i ricercatori, oltre a far luce su alcune caratteristiche comportamentali che rendono i cani così diversi dai lupi, aiuta anche a capire qualcosa in più sui motivi che hanno permesso e permettono la coesistenza dei cani con gli esseri umani.

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