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  • Gatto nero: storia della superstizione (e perché invece porta fortuna!) – greenMe.it

    Gatto nero: storia della superstizione (e perché invece porta fortuna!) – greenMe.it

    Il gatto nero è uno dei felini più eleganti al mondo, ma spesso è vittima di superstizioni e leggende che a volte, finiscono per mettere a repentaglio la loro vita. Scopriamo qualcosa in più di questo splendido animale e soprattutto il perché non porta affatto sfortuna!
    Il gatto nero è un felino molto tenero e dall’indole buona, eppure sono tanti quelli che continuano a credere che averne uno in casa o vederne uno che attraversa la strada, porti sciagura e disgrazia. Le superstizioni legate al gatto nero sono tantissime, ma prima di raccontarle, scopriamo qualcosa in più su questo animale.
    Gatto nero: aspetto e dimensioniIl gatto nero, come dice la denominazione spessa, è caratterizzato da una pelo tutto nero, anche se a volte alcune zone del corpo possono essere marrone scuro o bruno rossastro. Queste sfumature che di solito sono più visibili nell’addome, vengono messe in risalto dalla luce del sole.Altrettanto affascinanti sono gli occhi che di solito sono gialli o di un colore molto simile all’ambra, ciò è dovuto all’alta concentrazione di pigmento di melanina.Gatto nero: carattereCome dicevamo, al contrario di ciò che spesso si crede, il gatto nero ha un buon carattere: educato, fedele e soprattutto molto predisposto a socializzare. Tuttavia, la sua indole è quella di uno spirito libero, per cui appena può ama gironzolare da solo e rimanere per ore e ore a contatto con la natura.Secondo alcuni esperti del comportamento felino ci sono delle differenze tra gatto nero femmina e maschio. Le femmine sarebbero più irascibili, mentre i maschi più tranquilli e sornioni. Ma in generale, vengono considerati come dei felini leali e poco propensi all’aggressività verso i propri simili. Insomma, hanno una cattiva reputazione, ma al contrario sono dolci, prudenti e amano essere coccolati.gatto nero superstizione2Gatto nero: razzeSe pensate che i gatti neri siano tutti uguali vi sbagliate. Ci sono delle razze di gatti in cui il colore nero è quello predominante, vediamo le principali.Gatto nero BombayIl Bombay è il gatto nero per eccellenza e il suo aspetto ricorda quello di una piccola pantera. Si tratta di una razza di origine statunitense risultato dall’incrocio tra il gatto americano a pelo corto e il gatto burmese.Il gatto nero Bombay ha i tipici occhi gialli, miagola poco ed è anche un po’ ingordo! Molto fedele e attaccato alla famiglia, è un felino casalingo e non particolarmente dotato di istinto di sopravvivenza. Ma se da un lato adora la compagnia degli umani, difficilmente tollera la presenza di altri felini, al contrario potrebbe andare molto d’accordo con i cani.Il gatto nero Bombay adora poi giocare, per questo è un’ottima compagnia per i bimbi, anche se detesta essere disturbato dai rumori.gatto nero superstizione7Gatto nero Devon rexAnche nella razza Devon rex ci possono essere esemplari di colore nero (anche se non completamente) che hanno un corpo snello e muscoloso, ma di certo la loro caratteristica più simpatica è la testa che sempre un piccolo triangolo.Questo gatto nero, infatti, ha la testa leggermente più lunga che larga e il muso corto ben sviluppato, con il mento forte, gli zigomi e i cuscinetti portabaffi prominenti. Le orecchie, molto aperte alla base, sono grandi e vanno curate con attenzione. Il pelo è corto e ondulato, mentre il carattere di questo gatto nero è allegro e vivace.E’ un felino che si fida per natura, ma ama stare in luoghi appartati e soprattutto al caldo! Questo bel micione è anche estremamente sensibile e ha bisogno di tanta compagnia e attenzioni perché non vuole stare da solo. E’ un giocherellone e sempre attento a ciò che gli succede attorno.gatto nero superstizione6Gatto nero PersianoAnche tra i persiani esiste il gatto nero, un felino molto affascinante originario appunto della Persia che ha un aspetto molto robusto, la testa rotonda e larga, un naso schiacciato e gli occhi molto particolari: arancio scuro o addirittura color rame.La caratteristica del gatto nero persiano è il pelo folto e lucente che non ha alcuna sfumatura. E’ un amico fedele, dolce e affettuoso, ma a tratti può mostrarsi diffidente e sospettoso con gli estranei, al contrario è molto socievole con gli altri gatti.gatto nero superstizione5Tra le razze dove il colore nero può essere predominante ci sono anchora il gatto nero Angora, il Maine coon che è un felino più grande rispetto ai comuni gatti e il Siberiano che è nativo della Russia con oltre mille anni di storia. Infine lo Sphynx o gatto egiziano non ha pelo, ma la loro pelle può avere diversi colori, tra cui il nero.Ci sono poi tante altre razze in cui è possibile trovare delle sfumature che vanno sul nero, noi come sempre, nella scelta di un amico a quattro zampe consigliamo sempre di far visita alle colonie o di salvare qualche trovatello di strada, senza badare ad una o altra razza, perché l’affetto non ha pedigree.Gatto nero e superstizione nel mondoDopo aver raccontato qualcosa in più del bellissimo gatto nero, vediamo adesso il perché è da sempre vittima di superstizioni e leggende. Partiamo da una domanda: il gatto nero porta fortuna o sfortuna?Intanto diciamo che i paesi in cui si crede che il gatto nero porti sfortuna sono tra gli altri, gli Stati Uniti, la Spagna e l’Italia, mentre in paesi come la Scozia, il Giappone e l’Inghilterra, tanto per citare alcuni esempi, il gatto nero è simbolo di fortuna e si pensa che averne uno in casa significhi prosperità. Non dimentichiamo poi che nei paesi anglosassoni il gatto nero veniva addirittura tenuto sulle imbarcazioni per propiziare protezione in mare.Ancora, in Germania se un gatto nero attraversa la strada da destra a sinistra in genere si pensa porti sfortuna; al contrario, da sinistra a destra, porterà fortuna. In Cina in tanti credono che i gatti neri siano portatori di fame e di povertà, mentre in Lettonia la nascita di gattini neri indica che ci sarà un buon raccolto.gatto nero superstizione3Gatto nero: porta sfortuna?Quante volte siete rimasti paralizzati davanti a un gatto nero che vi ha attraversato la strada? Ci auguriamo nessuna, ma purtroppo ci sono tante persone che associano il gatto nero alla sventura.Il perché va ricercato nelle superstizioni che sono nate a partire dal Medioevo, è proprio da lì, che è partita questa sciocca diceria. All’epoca ci si spostava con le carrozze e poteva capitare che nelle strade buie, i cavalli venissero spaventati dagli occhi dei gatti neri o da un loro improvviso attraversamento..gatto nero superstizione1I cavalli imbizzarrendosi creavano scompiglio tra i passeggeri, da qui la leggenda che i gatti neri fossero controllati direttamente dal demonio. Ma a ricamare la storia, nel 1200 ci fu anche Papa Gregorio IX che aveva ribattezzato il gatto nero come federe amico delle streghe, dando così il via libera ad una caccia spietata.In generale, per tutto il Medioevo, il gatto nero viene considerato come un amico del demonio e diversi Papi ordinarono di bruciarli durante le feste popolari.Ma perché il gatto nero veniva associato al diavolo? L’unica risposta possibile è: per ignoranza. Il colore nero era simbolo di lutto e i suoi occhi gialli e brillanti nella notte incutevano timore.E ancora, altre leggende narrano che l’arrivo di un gatto nero portava con sé anche quello dei pirati, poiché questi felini viaggiavano spesso sulle navi per cacciare i topi dalla stiva.Gatto nero: animale sacroMentre nel Medioevo i gatti venivano perseguitati e uccisi, nell’antico Egitto, il gatto nero e i felini in generale, venivano adorati. Non a caso, la Dea Bastet viene rappresentata come un bellissimo gatto nero o una donna con una testa di gatto.Questa divinità era un simbolo positivo di armonia e felicità, protettrice della casa, custode delle donne incinte e capace di tenere lontani gli spiriti maligni.Nella mitologia egizia anche la sorella di Bastet, Sekhmet, è raffigurata con sembianze feline. Ma in generale, i gatti erano animali sacri e chi ne uccideva uno, era punito severamente.gatto nero superstizione4Simbolo delle forze del bene, grazie ai loro occhi luminosi, il gatto nero veniva preservato in tutto e per tutto. In caso di incendio ad esempio, non si poteva scappare senza aver salvato prima il gatto e se malauguratamente ne moriva uno, la famiglia teneva il lutto.Gatto nero: porta fortunaAccanto alle superstizioni ci sono le leggende più positive che valorizzano il gatto nero in tutta la sua bellezza. Ad esempio, nell’antica Roma i gatti erano considerati dei portafortuna, per cui dopo la loro morte, era usanza bruciarli e poi spargerne le ceneri per augurarsi un buon raccolto. In tanti altri Paesi, avere un gatto nero a casa è simbolo di prosperità e buon auspicio.Per esorcizzare forse la paura legata a una visione negativa del povero gatto nero, nel 1969 Franco Maresca, Armando Soncillo e Framario hanno composto una delle canzoni più famose della storia dello Zecchino d’Oro, cantata dal piccolo Vincenzo Pastorelli: “Volevo un gatto nero”, un simpatico ritornello che ci fa riflettere su quanto ingiustamente sia trattato questo dolce felino.gatto nero superstizione8Potrebbero interessarvi:HALLOWEEN: I GATTI NERI SONO DAVVERO IN PERICOLO? ATTENZIONE AI FACILI ALLARMISMI5 MISTERIOSI GATTI SELVATICI DI CUI FORSE NON AVETE MAI SENTITO PARLAREgatto nero superstizione9Gatto nero in sognoCosa significa sognare un gatto nero? Secondo l’interpretazione dei sogni un gatto nero nei sogni potrebbe essere associato ad un tuo bisogno di indipendenza e ribellione verso imposizioni troppo soffocanti. Oppure il colore nero potrebbe enfatizzare la connessione con il mistero e l’inconscio, e quindi essere un invito ad aprirti verso questa dimensione, a fidarti di più del tuo istinto. E il numero da giocare al lotto è ovviamente il 17!Dominella Trunfio

  • Antonella Clerici, il dolore per la morte del cane Oliver: “Era come … – Oggi

    Antonella Clerici, il dolore per la morte del cane Oliver: “Era come … – Oggi

    Antonella Clerici dice addio al suo adorato Labrador, morto dopo 15 anni di vita insieme. “Per me sei stato il mio primo figlio”, scrive sui social la conduttrice – FOTO ESCLUSIVE | VIDEO 1VIDEO 2

    Antonella Clerici e Vittorio Garrone: “È un amore che durerà tutta la vita” – ESCLUSIVO

    “POTRAI CORRERE IN PARADISO” – Antonella è addolorata e scrive un messaggio di addio su Instagram accanto a una foto del suo amatissimo quattrozampe. “Ciao Oliver grazie di tutto. Sei stato uno straordinario compagno di vita. Con te ho condiviso tutto. Hai avuto una vita meravigliosa e x me sei stato il mio primo figlio. Oggi ti ho accompagnato nel paradiso dei cani dove potrai correre e nuotare come amavi fare tu. Ti porterò sempre nel mio cuore, non ti dimenticherò mai. Ti voglio ricordare così mentre guardi il mare che amavi tanto… e ti lascio andare come estremo atto di amore x te”.

    Antonella Clerici: “Il matrimonio? No, grazie!” – ESCLUSIVO

    L’ULTIMA FOTO DI OLIVER POSTATA DA ANTONELLA – Clicca per ingrandire 

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    “UN FRATELLO PER MAELLE” – Quando l’aveva preso Antonella non aveva ancora figli, poi nel 2009 è arrivata la sua bimba: “… il primogenito è Oliver, mentre la seconda è Maelle, la bambina che ho tanto desiderato… E lei ha preso davvero la cosa sul serio. Tanto che spiega a tutti di non essere figlia unica, ma di avere un fratello peloso di nome Oliver. Cosa che io non smentisco, anzi confermo la sua versione, perché vederli così uniti mi rende felice”, aveva scritto tempo fa. Intanto nella sua vita è arrivato un nuovo quattrozampe, Argo, il cucciole che la conduttrice ha regalato al compagno Vittorio Garrone.

    Parla Antonella Clerici: “Per amore di Vittorio Garrone e di mia figlia Maelle lavorerò di meno” – GUARDA

  • Cane Lupo Cecoslovacco, l'amico fedele ma dal temperamento deciso – La Rivista della Natura

    Cane Lupo Cecoslovacco, l'amico fedele ma dal temperamento deciso – La Rivista della Natura

    Osservando il Cane Lupo Cecoslovacco è impossibile non pensare a un’origine antica e primitiva che richiama alla mente la figura di “cane originale”, sceso dai monti nei tempi antichi per stare con l’uomo.

    In realtà questa razza è ben lungi dall’essere antica e primitiva, basti pensare che l’origine effettiva risale attorno alla metà del XX secolo.

    Correva l’anno 1955 e, nella allora Cecoslovacchia, i confini erano ben protetti da guardie addestrate accompagnate da Pastori Tedeschi, ai tempi formidabili cani da lavoro, estremamente solidi nel carattere e nella tempra. Tuttavia questa razza mal sopportava i climi rigidi dei Carpazi, si pensò così di migliorarne la resistenza cercando di ibridarla con dei veri Lupi dei Carpazi.

    Iniziarono così i primi tentativi che risultarono fallimentari. I cani generati dall’accoppiamento erano selvatici, per niente propensi all’addestramento e attaccati in maniera quasi morbosa a un’unica figura.

    Inserendo Pastori Tedeschi selezionati, per addestrabilità e capacità cooperative, riuscirono infine a ottenere un primo abbozzo della attuale razza.

    Successivamente vennero effettuati degli incroci tra Pastori Tedeschi e il “prototipo” di Cane Lupo Cecoslovacco, in modo di affinare ulteriormente la razza. Dalla quarta linea di sangue in poi venne usato soltanto sangue di Cane Lupo Cecoslovacco, era l’anno 1982 e il Cane Lupo Cecoslovacco ottenne il riconoscimento dalla confederazione degli allevatori Cecoslovacchi.

    Successivi affinamenti hanno portato al riconoscimento a livello mondiale della razza nel 1999 (praticamente ieri!).

    Aspetto

    È un cane solido e ben strutturato in un rettangolo, di taglia medio-grande. Ricorda il lupo in tutto e per tutto.

    La linea dorsale è armoniosa e il torace è muscoloso, non ampio. La testa è simmetrica, anch’essa dotata di buona muscolatura e dalla tipica forma “a cuneo”.

    Gli occhi sono a mandorla, piccoli e di color ambra. Le orecchie sono dritte, corte e di forma triangolare.

    La coda è attaccata alta e portata bassa, in momenti di eccitazione viene sollevata a falcetto.

    Il pelo è dritto e molto aderente, in inverno si presenta un folto sottopelo. Il colore del mantello va dal grigio-giallo al grigio argento, presentando la tipica maschera chiara.

    La taglia si attesta attorno ai 65 cm per i maschi e i 60 cm per le femmine.

    Carattere e attitudini del Cane Lupo Cecoslovacco

    Prima di descrivere il carattere del Cane Lupo Cecoslovacco è necessario fare una premessa: questa razza sta avendo grande successo e si sta diffondendo praticamente ovunque, ma questa diffusione è legata soprattutto al suo aspetto da lupo, piuttosto che al suo carattere. Il Cane Lupo Cecoslovacco non solo non è un cane per tutti, è addirittura un cane per pochi.

    Innanzitutto non va dimenticata la sua discendenza diretta con il lupo, che si manifesta in una caratteristica particolare: la reazione istintiva di attacco/fuga.  Davanti a una situazione di pericolo, come il lupo (che di sopravvivenza ne sa qualcosa) non sceglierà mai l’attacco come prima opzione.

    In generale ci troviamo di fronte a una razza diffidente e molto attenta all’ambiente circostante, sospettosa con gli estranei e al tempo stesso legatissima ai proprietari.

    Vista la discendenza, la gerarchizzazione è estremamente importante per un Cane Lupo Cecoslovacco che non va intesa come sottomissione, bensì come riconoscimento di un leader.

    A tutto questo si aggiunga che i tempi di passaggio dal pensiero all’azione, per questo cane, sono praticamente nulli: “detto-fatto”.

    Altra caratteristica è la voglia e la necessità del cane di “fare”, di sentirsi impegnato e di realizzarsi attraverso le sue capacità, con o senza il proprietario.

    Da quanto detto sopra è facile intuire come, questa razza, abbia bisogno di avere al proprio fianco un proprietario esperto, profondo conoscitore della comunicazione canina, che sappia aiutare la socializzazione del cucciolo nonché fornire un’adeguata guida per il cane.

    Se mancano queste competenze, il vostro nuovo Cane Lupo Cecoslovacco agirà facendo esattamente ciò che la mente gli suggerisce in quel momento, e voi non potrete farci nulla.

    Alcuni esempi:

    «Quel divano sembra buonissimo» -verrà irrimediabilmente distrutto

    «Quella cosa laggiù è interessantissima» – il cane vi scapperà prima che possiate rendervene conto

    «Il pallone di quel bambino mi piace» -sarà disintegrato e un bambino piangerà disperatamente

    «Quel tizio è sospetto»

    – ipotesi A (fuori casa): fuga;

    – ipotesi B (dentro casa): tizio assalito

    «Quel tizio mi piace» – leccate sulla faccia con annesse zampe sporche di fango

    Non si pensi, però, che questa sia una razza mossa dagli istinti e assolutamente non in grado di controllarsi.

    Il cane Lupo Cecoslovacco è un grandissimo comunicatore, in grado di fare sfoggio del linguaggio e delle migliori competenze sociali canine. Compito del proprietario è comprendere queste qualità e usarle per creare una solida comunicazione.

    Se questo avviene, si vedrà emergere un cane unico, solido, divertente e in grado di creare un legame davvero forte. Un cane che, solo a vederlo, ci riporta a tempi antichi dove l’animale chiamato uomo e l’animale chiamato cane, sapevano intendersi veramente.

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    riproduzione consentita con link a originale e citazione fonte: rivistanatura.com
  • Inventato traduttore per cani che ci consentirà di comunicare con gli … – DiariodelWeb.it

    Inventato traduttore per cani che ci consentirà di comunicare con gli … – DiariodelWeb.it

    Chi possiede un cane (o un gatto) lo avrà fatto milioni di volte: tentare di comunicare con lui. Paradossalmente, però, il nostro caro amico a 4 zampe, dopo un po’ di tempo è in grado di interpretare la nostra voce o i nostri segnali. Mentre noi, esseri umani evoluti, difficilmente riusciamo a farlo. Per questo motivo uno scienziato americano sta lavorando da più di trent’anni a un vero e proprio traduttore di latrati e miagolii. E, incredibilmente, sembra essere (quasi) riuscito nel suo intento.

    Trent’anni di studi
    La persona che si è buttata in quest’ardua impresa non è affatto un ragazzino alla prime armi con la scienza. Si tratta invece in un professore emerito di biologia che da più di trent’anni opera nel settore e lavora per la Nord Arizona University. Ha trascorso gran parte della sua vita a studiare gli schemi comunicati dai cani della prateria arrivando alla conclusione che loro possiedono un linguaggio avanzato. Sono in grado, per esempio, di avvertire altri animali se nella loro area si trova un predatore. E lo fanno modificando il linguaggio a seconda del tipo o della dimensione della creatura che hanno avvistato.

    La collaborazione con altri scienziati
    Per riuscire nella sua impresa di decodificazione del linguaggio, Slobodchikoff si è avvalso della collaborazione di uno scienziato informatico. Grazie a lui è stato possibile elaborare un algoritmo che potesse convertire i vari metodi comunicativi degli animali nella lingua inglese. Da qui è nata l’idea di Zoolingua, una compagnia che avesse come obiettivo principale un traduttore domestico che potesse migliorare la comunicazione tra cani, gatti e umani. «Ho pensato: se possiamo farlo con i cani della prateria, possiamo certamente farlo anche con cani e gatti», ha dichiarato Slobodchikoff alla NBC News. I cani della prateria, a dispetto del nome, sono dei roditori che appartengono alla stessa famiglia delle marmotte.

    Ci vorrà del tempo
    Prima che ognuno di noi potrà testare i traduttori di animali domestici messi a punto da Slobodchikoff ci vorranno però ancora alcuni anni. Nel 2013, infatti, aveva dichiarato – secondo il Daily Mail – che l’uscita era prevista entro dieci anni. Ma non è detto che occorrano anche più anni. Quello che è certo è che quanto tutti avremo a disposizione un simile dispositivo potremo capire quando il nostro cane vuole dirci «voglio mangiare ora» oppure «voglio andare a fare una passeggiata». E se tutto andrà come previsto saranno moltissime le persone a voler acquistare l’innovativo traduttore. «La quantità di denaro che viene spesa per gli animali domestici indica che c’è una grande domanda da parte dei consumatori», ha dichiarato il ricercatore di Amazon William Higham.

    Addio problemi comportamentali?
    Nonostante il lavoro di Slobodchikoff sia ancora lungo perché dovrà effettuare la scansione di centinaia di migliaia di video e ottenere la collaborazione di alcuni proprietari di animali, il dispositivo potrebbe anche ridurre alcuni problemi che si verificano tra cane e padrone. Si sa, infatti, che sono molti gli animali che soffrono di problemi comportamentali e, probabilmente, un traduttore domestico aiuterà le persone a comprendere le esigenze dei loro amici a quattro zampe. Ma non è finita qui, perché il progetto di Slobodchikoff è particolarmente ambizioso: vuole fare in modo che attraverso il traduttore si potranno avere addirittura conversazioni a doppio senso. Riuscirà nel suo intento?

  • Tradurre il linguaggio dei cani? Per un professore americano è … – Il Mattino

    Tradurre il linguaggio dei cani? Per un professore americano è … – Il Mattino

    “Gli manca solo la parola” è una delle affermazioni più frequenti di chi vive con un cane. È il modo in cui se ne sottolinea la capacità comunicativa, quella espressiva, la sensibilità. E in effetti, il rapporto quotidiano e affettuoso tra un animale domestico e la propria famiglia, fa sì che questa capisca (quasi sempre) se quello desidera uscire o mangiare, essere accarezzato o grattato sulla schiena, se ha qualcosa che non va.
    Questa comunicazione potrebbe però persino evolversi (a seconda dei punti di vista) e portare a una decodifica della gestualità, delle espressioni e addirittura delle vocalizzazioni dei cani, e di altri animali più e meno domestici. Dare loro, dunque, in un certo senso quella parola che gli mancherebbe. 

    Lo studio – che si basa sulla intelligenza artificiale – è di Constantine Slobodchikoff, professore dell’Università della California e esperto proprio in linguaggio animale. L’ovvia premessa è che umani e animali non comunicheranno mai secondo le medesime modalità, e la percezione delle cose che avremo noi e loro sarà sempre comunque differente. Inoltre, per i più curiosi, c’è da sapere che ci vorranno comunque diversi anni per mettere a punto questo “traduttore”.

    Ma vediamo di cosa si tratta: dopo aver studiato per più di trent’anni il comportamento dei cani selvaggi, Slobodchikoff ha ritenuto che questi avessero una capacità di comunicare tanto articolata da poter essere addirittura paragonata a una vera lingua, fatta di richiami e vocalizzazioni differenti. Il primo passo è stato quello di creare un algoritmo che desse dei corrispettivi in inglese a quei suoni; e adesso l’obiettivo è quello di realizzare un apparecchio capace di leggere espressioni, movimenti e suoni degli animali domestici.

    Tra gli scopi dello studio, c’è pure quello di una sua applicazione professionale, ad esempio quella di consentire a allevatori e agricoltori di comprendere per tempo disturbi e malattie dei propri esemplari. E, in effetti, sembrerebbe (ammesso sarà mai sufficientemente affidabile) il più comprensibile degli scopi – perché, tutto sommato, la maniera di comunicare che oggigiorno abbiamo con i nostri cani e gatti è efficace e emozionante così com’è. 

    Lunedì 15 Gennaio 2018, 11:36 – Ultimo aggiornamento: 15-01-2018 11:36
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  • Genova, i dipendenti comunali al lavoro in ufficio con i cani: l … – Ultime Notizie Flash

    Genova, i dipendenti comunali al lavoro in ufficio con i cani: l … – Ultime Notizie Flash

    Genova, i dipendenti comunali potranno portare i loro cani in ufficio. E’ questo, stando alle ultime notizie, l’esperimento che sta portando avanti il capoluogo ligure. L’assessore ha pensato che questi animali domestici potrebbero migliorare il clima tra colleghi in ufficio cultura. Ma non solo: in questo modo si potrebbe anche motivare i cittadini a procedere con l’adozione dei cani. Il tutto accadrà proprio durante l’orario lavorativo.

    GENOVA, I DIPENDENTI COMUNALI IN UFFICIO CON I LORO CANI ULTIME NOTIZIE: LE REGOLE DA RISPETTARE

    Nuovo esperimento a Genova, dove i dipendenti comunali potranno portare in ufficio cultura i loro cani. E’ ciò che ha deciso l’assessore comunale alla cultura, Elisa Serafini. Con l’aiuto di varie regole interne, ha avuto l’idea di consentire ai dipendenti di portare l’animale domestico durante l’orario di lavoro. All’interno del Palazzo Ducale, dunque, i cittadini potranno trovarsi di fronte ai dipendenti, in compagnia del loro cane. In questo modo, l’assessore ritiene che si potrebbe migliorare il clima tra i colleghi. I dipendenti non dovranno più correre a casa per portare fuori il cane. La Serafini è conosciuta anche per la sua forte passione per i cani. Infatti, proprio lei stessa porta sul lavoro il suo Benji, ovvero un barboncino. Le amministrazioni pubbliche stanno subendo un radicale cambiamento, che però potrebbe non essere accettato da chiunque.

    Infatti, ricordiamo che in passato questa idea non era stata presa seriamente in considerazione, poiché a detta di molti tali animali domestici potrebbero causare delle allergie. Molte persone hanno anche paura di stare vicino a loro. Ma l’assessore ha pensato anche a questi inconvenienti. La Serafini ammette che tale decisione non deve portare alcun tipo di disagio. Pertanto, se all’interno della stanza vi sono persone allergiche o che hanno paure, il cane non potrà entrarci.

    CANI IN UFFICIO, L’ESPERIMENTO DELL’ASSESSORE ALLA CULTURA SERAFINI

    Una grande rivoluzione negli uffici comunali di Genova, dove i cani dei dipendenti potranno trascorrere il loro tempo in compagnia del padrone. Ovviamente ci sono delle regole da rispettare. Inoltre, pare che questa sperimentazione si estenderà anche in altri settori, prossimamente. Infatti, l’assessore annuncia che questa novità sarà accettata, in primavera, anche all’interno dei musei di Genova. Lo scopo di tale iniziativa è quello di rendere più semplice la vita di coloro che possiedono un cane, motivando così altre persone a procedere con le adozioni. Questa rivoluzione farà in modo anche di diminuire i costi comunali, secondo la Serafini. Quest’ultima ci tiene anche a precisare che si tratta di un’iniziativa che “non ha colore politico”. Infatti, nel Comune di Genova è presente un gruppo di dipendenti che provengono da vari partiti, ma che comunque sono tutti portavoce dei diritti degli animali. Dal provvedimento, però, restano anche fuori i gatti. Tali animali comporterebbero un problema igienico.

  • Cani in ufficio, una novità che divide il web – GenovaToday

    Cani in ufficio, una novità che divide il web – GenovaToday

    La decisione dell’assessore all cultura del Comune di Genova, Elisa Serafini, di consentire ai dipendenti dell’ufficio cultura di portare il proprio cane sul posto di lavoro tiene banco, sia sui social network, che a livello nazionale, con scontri anche accesi tra favorevoli e contrari. Si tratta di una novità resa possibile grazie ad alcune norme interne e per uffici non aperti al pubblico, una sorta di sperimentazione che, al momento, è stata accolta con freddezza dalle organizzazioni sindacali dei dipendenti comunali e dagli altri uffici pubblici del Comune, ma che ha ovviamente raccolto anche tanti pareri favorevoli aprendo un dibattito anche su scala nazionale.

    Favorevoli & contrari

     «Portare il proprio cane nel posto di lavoro migliora il clima tra colleghi e induce le persone a non correre a casa per portar fuori il cane» aveva dichiarato l’assessore Elisa Serafini, una frase che sui social network ha raccolto pareri favorevoli, ma anche molte critiche. Tra le più gettonate quelle di genitori che avrebbero preferito venissero studiate soluzioni legate a bambini e neonati e quelle di coloro che trovano sia una forzatura portare un animale in un posto di lavoro. Sia per un discorso di rispetto nei confronti dei colleghi, che nei confronti dell’animale che potrebbe non trovarsi a proprio agio in una location non adeguata alle proprie necessità. Va anche detto che la Serafini ha spiegato che: «Il cane non deve creare disagio e se qualcuno ha paura o è allergico, ovviamente, il cane non può entrare».

    Altri comuni seguiranno l’esempio di Genova?

    Il dibattito è comunque aperto ed è anche approdato sui media nazionali con altre città che stanno pensando di copiare la sperimentazione intrapresa a Genova. A Bologna ad esempio ha raccolto consensi trasversali e sarà portato in consiglio comunale, anche se il sindaco Merola sembra essere contrario; stesso discorso a Varese dove un consigliere provinciale ha scritto una lettera ai suoi colleghi per intraprendere un percorso simile. Sul tema si è espresso anche il fotografo Oliviero Toscani, noto per le sue provocazioni, che in un’intervista rilasciata alla Stampa ha bollato l’iniziativa come “Una cattiveria nei confronti degli animali”.   

  • Bimba aggredita da un cane alla Versiliana – Il Tirreno

    Bimba aggredita da un cane alla Versiliana – Il Tirreno

    MARINA DI PIETRASANTA. «Tenete i cani al guinzaglio: una volta o l’altra succede l’irreparabile». Un appello, quello che arriva da un genitore, alla luce dell’ennesimo episodio andato in scena venerdì 12 nel parco della Versiliana.leggi anche:<strong>MA IL CANE È INNOCENTE.</strong> Una donna osserva il suo boxer scorrazzare senza guinzaglio. È il padrone che deve ricordarsi di tenere sempre allacciato il guinzaglioAggredito da un boxer finisce all’ospedale «Ferito da una vera belva»La disavventura di una coppia fiorentina che accusa: «Il padrone lo fa scorazzare senza guinzaglio»«Stavo passeggiando con mia figlia, che ha tre anni, quando un cane di media taglia è spuntato dal niente e si è avventato contro la bambina. Ho appena fatto in tempo a prenderla in braccio: il cane – racconta la mamma residente a Fiumetto – mi ha morso a una gamba. Ho cominciato a gridare, a chiedere aiuto. È intervenuto un uomo, che era nei pressi e il cane si è scagliato contro di lui, fortunatamente senza altre conseguenze perché nel frattempo era arrivata la padrona del cane che è riuscita a bloccarlo e a mettergli il guinzaglio. Si è scusata, ovviamente, dicendo che il cane mai si era comportato in modo così aggressivo, ma è proprio questo il punto: se ci sono delle regole che ti impongono di tenere il cane al guinzaglio in uno spazio pubblico, queste regole vanno rispettate. Se avesse fatto del male a mia figlia a cosa sarebbero servite le scuse? Certi episodi non devono più ripetersi; non è colpa degli animali, ma della superficialità dei loro padroni». 

  • I cani di Rigopiano stanno bene, uno vive con il papà di una vittima … – La Stampa

    I cani di Rigopiano stanno bene, uno vive con il papà di una vittima … – La Stampa

    Li hanno trovati rannicchiati e infreddoliti, ma in buone condizioni di salute, tra neve e macerie, cinque giorni dopo che la montagna è venuta giù, il 18 gennaio di un anno fa. 

    Il ritrovamento di tre cuccioli di pastore abruzzese, con le immagini che hanno fatto il giro del mondo, aveva riacceso le speranze, anche se l’hotel Rigopiano da quel momento ha restituito solo corpi. Oggi uno dei cuccioli è con la famiglia di Jessica Tinari, morta a 24 anni tra i resti del resort insieme al fidanzato Marco Tanda. Il padre della giovane, Mario, in questo modo ha voluto mantenere una promessa fatta alla figlia. Degli altri esemplari si prendono cura alcune famiglie di Farindola. 

    La storia dei tre cuccioli, nati il 4 dicembre del 2016 all’interno della struttura, è divenuta uno dei simboli positivi della tragedia: «Un piccolo raggio di sole», aveva detto uno dei soccorritori dopo il recupero. I cagnolini, infatti, si sono ben presto riuniti con i genitori, Lupo e Nuvola. 

    Nati e cresciuti al Rigopiano, conosciuti da tutti i turisti che hanno visitato la struttura, i due cani adulti si erano messi in salvo ed erano scesi a valle, raggiungendo il centro abitato, dove erano stati rifocillati dai residenti. Dei loro cuccioli, però, non c’era traccia. Giampiero Parete e Fabio Salzetta, i due superstiti che per primi hanno lanciato l’allarme, hanno fornito indicazioni sulla posizione dei cagnolini. Erano tra le macerie di un locale attiguo a quello caldaie. I Vigili del Fuoco hanno praticato un buco nel muro e sono riusciti a salvarli. Trasportati a Penne (Pescara), erano stati rifocillati e visitati da un veterinario. 

    La famiglia di pastori abruzzesi era stata poi riaffidata ai parenti di Roberto Del Rosso, gestore dell’hotel morto tra le macerie, i quali hanno deciso di darli in adozione. Stanno tutti bene: di loro si prendono cura alcune famiglie di Farindola. 

    Uno dei tre cuccioli, alla fine dello scorso febbraio, è stato adottato dal padre di una delle vittime. I familiari di Del Rosso hanno subito accolto la richiesta di Mario Tinari, papà di Jessica. Il cane si chiama Golia, come il pastore abruzzese suo nonno. Scorrendo tra le foto presenti sul profilo Facebook di Jessica, grande amante degli animali, Tinari ha trovato l’immagine di un pastore abruzzese con la scritta `Golia, il guardiano di Campo Imperatore´. Parlando con i Del Rosso, il papà della ragazza ha scoperto che Golia era il nonno del cucciolo preso in adozione e ha deciso di dargli lo stesso nome. 

    Se il destino ha permesso a Lupo e Nuvola e ai loro tre cuccioli di salvarsi, altrettanto bene non è andata al sesto cane che viveva nella struttura, morto tra le macerie dell’hotel, dove stava giocando con alcuni degli ospiti quando la valanga li ha travolti. 

    Il ritrovamento dei cagnolini aveva anche fatto scattare una catena di aiuto anche per tanti altri cani, dopo che si era sparsa la voce che i tre esemplari erano stati affidati alla Lav di Pescara. L’associazione ha ricevuto decine di telefonate ed ha potuto invece affidare molti altri cani. 

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  • Gatto orfano intossicato viene salvato prima che fosse troppo tardi – La Stampa

    Gatto orfano intossicato viene salvato prima che fosse troppo tardi – La Stampa

    Nascosto fra le siepi. Non sapendo dove andare, questo tenerissimo gattino ha trovato riparo fra dei rovi, in un cortile di Los Angeles, in California. Il micio, però, rimasto da solo troppo presto per sapere badare a se stesso, era in serio pericolo. 

    A salvarlo prima che fosse troppo tardi è stata Sandra Lee, che cinque mesi fa l’ha trovato grazie al suo flebile miagolio arrivare dalle foglie. Il gattino era in fin di vita, ridotto a pelle e ossa, così debole da non riuscire a tenere gli occhi aperti.  

    Ma Sandra non si è abbattuta e ha chiamato subito un suo amico, appassionato soccorritore di randagi proprio come lei, per chiedergli un aiuto. 

    «Era così gravemente disidratato e malnutrito che si potevano contare le ossa lungo la sua spina dorsale. Non eravamo sicuri se avrebbe superato la notte». E invece LivvieLive si è dimostrato un vero combattente. 

    «Il veterinario ci ha detto che non aveva visto mai niente di simile»: era letargico e aveva seri problemi digestivi a causa di una alimentazione irregolare e arrangiata. Il cucciolo aveva tre settimane ma era molto piccolo: aveva un serio blocco intestinale e «l’accumulo di tossine nel suo corpo gli aveva causato anche gravi tremori». 

    Il gattino è stato ricoverato. Ma dopo quattro giorni, ha iniziato e mangiare da solo e, piano piano, a crescere, come ogni altri micio. «E’ stata lunga, ha avuto bisogno di constanti cure, di essere alimentata con un biberon e aiutata a fare i bisogni». 

    Ma dopo tre settimane, e dopo molte notti insonni e dure battaglie combattute, Livvie è riuscito ad usare per la prima volta la lettiera. «Un traguardo incredibile per un piccolo combattente!». 

    «Ho quasi pianto quando è riuscito ad andare di corpo da solo per la prima volta», confessa Sandra. «Se non l’avessi trovato in tempo, sarebbe morto in poco tempo». 

    LivvieLive «era in condizioni fisiche terribili, ma ha dimostrato una straordinaria voglia di vivere». 

    Oggi LivvieLive è sulla via di guarigione. Ha quasi sei mesi e «una personalità stravagante. Poi fa delle fusa rumorosissime ed è super affettuoso». E ha trovato anche una famiglia che si prenderà cura di lei per sempre. 

    «Una signora da perso il suo gatto dopo 12 lunghi anni di vita insieme. E assomigliava tantissimo al nostro Livvie. Siamo contenti che ora potrà portare in quella casa un sacco di risate e coccole, rincuorando la donna dopo la sua grave perdita». 

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