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  • Gatto abbandonato nel tronco di un albero viene strappato dalla … – La Stampa

    Gatto abbandonato nel tronco di un albero viene strappato dalla … – La Stampa

    Abbandonati nel tronco cavo di un albero. E’ questo il terribile destino a cui è andata incontro una cucciolata di gatti «indesiderata», lasciata a morire di fame e freddo, a poche ore dalla nascita, vicino ad un centro commerciale di Kansas City. 

    Quando i volontari del Purrfect Pets Cat Adoptions sono intervenuti dopo una segnalazione, ormai era troppo tardi. I cuccioli erano senza vita. Ma durante il recupero dal tronco, hanno visto uno dei piccoli fare un piccolissimo movimento. 

    Rowan respirava a malapena. Ma il suo cuoricino batteva ancora. «Abbiamo iniziato subito a rianimarlo», racconta Holly, che non ha mai perso le speranze di salvarlo. «Lo abbiamo riscaldato, somministrato zucchero e farmaci salvavita». E dopo un paio d’ore di incertezza, il piccolo gattino ha iniziato a riprendersi, mostrando tutto il suo incredibile attaccamento alla vita. 

    «Piano piano ha iniziato a muoversi, a rannicchiarsi, anche se si vedeva che era molto debole. Era grande la metà dei suoi coetanei». Rowan aveva assolutamente bisogno di una mamma adottiva, «allora l’ho portato a casa mia, dove la mia gatta aveva partorito da poco». 

    La dolce gatta lo ha subito accettato come se fosse suo e lui è iniziato a crescere sano e forte, proprio come i suoi nuovi fratelli. Fra tutti, Rowan ha iniziato a legare in particolare con Pippa, altra gattina orfana adottata dalla stessa mamma gatta. 

    E’ stato come se avessero capito di essere legati dallo stesso destino. E fortunatamente hanno trovato una famiglia che ha capito il loro legame speciale e li ha adottati insieme. 

    «Una coppia aveva già incontrato Pippa. E quando è tornata in rifugio per adottarla, ha deciso di prendere anche Rowan. Non avrebbero potuto trovare persone migliori». E’ passato un anno, e i due cuccioli ora sbocciati, aiutandosi a vicenda e diventando inseparabili. «Guardandoli ora, si fa difficoltà a pensare che siano gli stessi gatti di allora, strappati dalla morte». 

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  • Qual è il serpente più velenoso del mondo? – FocusJunior.it

    Qual è il serpente più velenoso del mondo? – FocusJunior.it

    Si chiamano Taipan e hanno licenza d’uccidere! No, non stiamo parlando di un nuovo killer che si aggira a caccia di vittime, ma di una specie di serpenti che vive in Australia e che è considerata la più pericolosa del mondo.
    Esistono tre tipologie di Taipan: il Taipan dell’interno, il Taipan costiero e il Taipan Oxyuranus Temporalis. Dalla coda lunga e affilata, tutti e tre questi serpenti sono molto lunghi (il Taipan costiero supera  i 3 metri e mezzo!) e sono in grado di strisciare alla velocità di 16 km orari. Contrariamente a quanto possiate pensare, questi serpenti sono timidi e per niente aggressivi. Se sentono rumori o passi, i Taipan si nascondono. Ma che killer sono allora? Attaccano solo se provocati, è vero, ma il loro veleno, ahimè è davvero letale!

    Un letale serpente Taipan dell’interno

    Con un solo morso, questi temibili rettili  possono iniettare fino a 110 mg di veleno (di solito ne iniettano circa 40 mg), quantità che può uccidere 100 uomini e 200mila topi. Capite ora perché è considerato il killer più temibile del mondo rettile?
    Una curiosità?  Nonostante sia mortale, il veleno di questi serpenti contiene una proteina che potrebbe aiutare a curare malattie quali emorragie e infarto.

  • Cani aggressivi, l'esperta di comportamento: “Abbiamo due tre casi … – il Dolomiti

    Cani aggressivi, l'esperta di comportamento: “Abbiamo due tre casi … – il Dolomiti

    TRENTO. “A noi capitano due/tre casi si aggressioni a settimana a familiari, estranei e altri cani. Giusto sarebbe inserire dei corsi di formazione, dei patentini per chi vuole avere a che fare con determinate razze. Non tutti sono in grado e sono pronti e troppo spesso l’umanizzare i nostri amici a quattro zampe peggiora ulteriormente le cose”. A parlare è la dottoressa Katia Rossi veterinaria, esperta in comportamento animale, specializzazione medica che vede l’esordio nel nostro paese circa 20 anni fa e che sta assumendo sempre più importanza anche in ambito legale alla luce delle tante aggressioni che si verificano in numero, preoccupantemente, crescente.

    Ieri vi abbiamo raccontato la storia di Franky, un meticcio buono ed equilibrato, massacrato a morsi da un giovane Bull Terrier di circa un anno nella campagna sotto casa, a Ravina. Mentre qualche settimana fa vi avevamo dato notizia dell’uccisione di Margot, una Jack Russel, sbranata a Riva del Garda da un Pit Bull. La dottoressa Rossi è proprio la veterinaria che sta eseguendo la perizia su questo Pit Bull e ogni giorno, ci spiega, si trova a confrontarsi con situazioni al limite, disturbi comportamentali e in particolar modo l’aggressività. Istinto violento che può essere di due tipi: intraspecifico, quindi verso altri cani o interspecifico e quindi verso persone della famiglia o estranei.

    La dottoressa ci spiega che ci sono diversi tipi di aggressione: da irritazione, da paura, predatoria, di materia, territoriale. Gli assalti in famiglia solitamente avvengono per una competizione delle risorse. L’animale ci mostra i denti o ci attacca se tocchiamo la sua ciotola, un suo gioco, la sua cuccia ma anche se ci sediamo sul nostro divano di casa e il cane lo considera un suo territorio. In questi casi è necessario mettere in atto una regressione sociale guidata del cane, che serve per rieducare la bestiola e per ristabilire gli equilibri all’interno del nucleo. Attraverso la zooantropologia cognitiva cerchiamo di stimolare le sue capacità di apprendimento con attività tipo focalizzare lo sguardo sul padrone, o il “ lascia” in passeggiata.

    La tecnica? Porre la mano di fronte al naso del cane mentre è intento ad annusare, questo porterà l’attenzione del cane su di noi. Mentre compiamo il gesto pronunciamo “lascia”. Quando l’animale sarà adulto e vorrà, per esempio, attaccare un’altra bestia, ci basterà metterà in pratica la sequenza “ lascia” “guardami” per distogliere la sua attenzione dall’ipotetica preda.

    “Tante aggressioni sono contestualizzate e motivate – spiega Rossi – e avvengono per una cattiva gestione familiare dell’animale. Negli ultimi anni c’è la tendenza ad umanizzare l’animale trattandolo come se fosse un bambino, un atteggiamento sbagliatissimo che provoca frustrazione nel cane. Gli animali devono avere una gerarchia chiara, devono riconoscere un leader all’interno del nucleo familiare, una figura che sia il suo punto di riferimento. L’animale deve sapere che se ha una difficoltà, ha il suo padrone che possiede le risorse per risolvergliela”.

    Per avere un’interazione efficace con il nostro migliore amico dobbiamo avere una comunicazione posturale corretta. Il cane entra in comunicazione con noi attraverso il linguaggio del corpo. Per capire quello che l’animale ci sta dicendo dobbiamo osservarne la postura. L’animale guardando la mimica del nostro corpo riesce a cogliere tutto di noi, ma l’essere umano è altrettanto bravo a leggere i segnali? “No – prosegue la dottoressa – tante aggressioni sono indotte dal fatto che il cane non è compreso. Recentemente ho visto un video sul web in cui si vedeva un bambino di 7/8 mesi a cavalcioni su un Rottweiler. L’animale mandava segnali di pacificazione che chi riprendeva non era in grado di cogliere: la bestiola cercava di manifestare il proprio disagio sbadigliando, segnale che indica stress, socchiudendo gli occhi, voltava lo sguardo nella direzione opposta alla camera, come a dire ‘non ne posso più’. Tante volte il leccarsi o il leccarci in maniera compulsiva, è un segnale di fastidio”.

    Le notizie di cronaca spesso riguardano Pit Bull o Bull Terrier cani ritenuti pericolosi per il semplice motivo che hanno mascelle e strutture muscolari potentissime e quindi un morso dato da questi cani, rispetto ad altri, è molto più impattante. Ma sono necessariamente queste le razze più a rischio? “In realtà ultimamente abbiamo avuto tantissimi casi di Border Collie e Pastori Australiani che hanno morso o aggredito i propri padroni – risponde Rossi – queste razze canine di per sé non sono aggressive, non è proprio la loro natura. L’attacco avviene perché la bestia raggiunge livelli di frustrazione elevatissimi. Come per l’uomo la frustrazione aumenta l’aggressività. Sono cani molto attivi che necessitano di movimento e impegno. Lo stare in casa, il fare vita cittadina, rischia di portarli a livelli di stress molto alti e quindi a comportamenti aggressivi”.

    “Per quanto riguarda le cosiddette razze pericolose – dice Rossi -, ma non solo quelle, io credo che prima di prenderle in affidamento andrebbe fatta una perizia al potenziale proprietario per capire se ha un carattere idoneo al tipo di cane che sta scegliendo. Per questo servirebbe una legge che obbligasse a fare un corso prima di adottare un cane. Se desidero un mastino napoletano, un Rottweiler, un Pit Bull o un Bull Terrier devo essere formato attraverso un corso specifico, così da prendere un patentino e poi adottare il cane. Questo farebbe bene ai cani, che si ritroverebbero con padroni alla loro altezza, e molte persone capirebbero quanto può essere impegnativo un molossoide di 30, 40, 50 chili e rinuncerebbero alla loro adozione. Attenzione, non sto dicendo che queste razze canine siano cattive a priori, mordano o siano pericolose a prescindere, ma per loro natura hanno un forte istinto predatorio e sono molto potenti quindi deve essere il proprietario a saper gestire bene l’animale”.

    Ma in attesa che qualcosa si muova a livello normativo c’è qualche piccolo trucco da sapere? “Impariamo ad osservare il nostro amico a quattro zampe – conclude la veterinaria – se il cane si immobilizza, ci guarda, continua a fissarci, ci ringhia, ci morde sono tutti segnali che sta cercando di darci e noi dobbiamo saperli leggere. Per evitare che il nostro cane diventi aggressivo con gli altri cani dobbiamo farlo socializzare, con tutte le razze canine, dai 2 mesi fino ai 6. Teniamo presente che anche tra cani esistono delle difficoltà comunicative date dalla morfologia di alcune razze: il barboncino è pieno di ricci e non si vedono gli occhi, al boxer se viene tagliata la coda viene tolto uno dei principali ‘strumenti’ comunicati. Poi ci sono i cani brachimorfi come il Bull Dog o il Boxer che quando ringhiano non alzano il labbro superiore o ancora i cani con le grandi orecchie a penzoloni che quando le muovono lo fanno in maniera diversa dagli altri. Tutto questo porta queste specie a non essere comprese dagli altri cani. Un cucciolo con la coda arricciata, come il Carilino o l’Akita Inu, non comunica né sottomissione (in quei casi la coda la troveremmo bassa) né dominanza (avremmo la coda dritta) creando così confusione negli altri animali”.

  • Cani aggressivi, l'esperta di comportamento: “Abbiamo due tre casi … – il Dolomiti

    Cani aggressivi, l'esperta di comportamento: “Abbiamo due tre casi … – il Dolomiti

    TRENTO. “A noi capitano due/tre casi si aggressioni a settimana a familiari, estranei e altri cani. Giusto sarebbe inserire dei corsi di formazione, dei patentini per chi vuole avere a che fare con determinate razze. Non tutti sono in grado e sono pronti e troppo spesso l’umanizzare i nostri amici a quattro zampe peggiora ulteriormente le cose”. A parlare è la dottoressa Katia Rossi veterinaria, esperta in comportamento animale, specializzazione medica che vede l’esordio nel nostro paese circa 20 anni fa e che sta assumendo sempre più importanza anche in ambito legale alla luce delle tante aggressioni che si verificano in numero, preoccupantemente, crescente.

    Ieri vi abbiamo raccontato la storia di Franky, un meticcio buono ed equilibrato, massacrato a morsi da un giovane Bull Terrier di circa un anno nella campagna sotto casa, a Ravina. Mentre qualche settimana fa vi avevamo dato notizia dell’uccisione di Margot, una Jack Russel, sbranata a Riva del Garda da un Pit Bull. La dottoressa Rossi è proprio la veterinaria che sta eseguendo la perizia su questo Pit Bull e ogni giorno, ci spiega, si trova a confrontarsi con situazioni al limite, disturbi comportamentali e in particolar modo l’aggressività. Istinto violento che può essere di due tipi: intraspecifico, quindi verso altri cani o interspecifico e quindi verso persone della famiglia o estranei.

    La dottoressa ci spiega che ci sono diversi tipi di aggressione: da irritazione, da paura, predatoria, di materia, territoriale. Gli assalti in famiglia solitamente avvengono per una competizione delle risorse. L’animale ci mostra i denti o ci attacca se tocchiamo la sua ciotola, un suo gioco, la sua cuccia ma anche se ci sediamo sul nostro divano di casa e il cane lo considera un suo territorio. In questi casi è necessario mettere in atto una regressione sociale guidata del cane, che serve per rieducare la bestiola e per ristabilire gli equilibri all’interno del nucleo. Attraverso la zooantropologia cognitiva cerchiamo di stimolare le sue capacità di apprendimento con attività tipo focalizzare lo sguardo sul padrone, o il “ lascia” in passeggiata.

    La tecnica? Porre la mano di fronte al naso del cane mentre è intento ad annusare, questo porterà l’attenzione del cane su di noi. Mentre compiamo il gesto pronunciamo “lascia”. Quando l’animale sarà adulto e vorrà, per esempio, attaccare un’altra bestia, ci basterà metterà in pratica la sequenza “ lascia” “guardami” per distogliere la sua attenzione dall’ipotetica preda.

    “Tante aggressioni sono contestualizzate e motivate – spiega Rossi – e avvengono per una cattiva gestione familiare dell’animale. Negli ultimi anni c’è la tendenza ad umanizzare l’animale trattandolo come se fosse un bambino, un atteggiamento sbagliatissimo che provoca frustrazione nel cane. Gli animali devono avere una gerarchia chiara, devono riconoscere un leader all’interno del nucleo familiare, una figura che sia il suo punto di riferimento. L’animale deve sapere che se ha una difficoltà, ha il suo padrone che possiede le risorse per risolvergliela”.

    Per avere un’interazione efficace con il nostro migliore amico dobbiamo avere una comunicazione posturale corretta. Il cane entra in comunicazione con noi attraverso il linguaggio del corpo. Per capire quello che l’animale ci sta dicendo dobbiamo osservarne la postura. L’animale guardando la mimica del nostro corpo riesce a cogliere tutto di noi, ma l’essere umano è altrettanto bravo a leggere i segnali? “No – prosegue la dottoressa – tante aggressioni sono indotte dal fatto che il cane non è compreso. Recentemente ho visto un video sul web in cui si vedeva un bambino di 7/8 mesi a cavalcioni su un Rottweiler. L’animale mandava segnali di pacificazione che chi riprendeva non era in grado di cogliere: la bestiola cercava di manifestare il proprio disagio sbadigliando, segnale che indica stress, socchiudendo gli occhi, voltava lo sguardo nella direzione opposta alla camera, come a dire ‘non ne posso più’. Tante volte il leccarsi o il leccarci in maniera compulsiva, è un segnale di fastidio”.

    Le notizie di cronaca spesso riguardano Pit Bull o Bull Terrier cani ritenuti pericolosi per il semplice motivo che hanno mascelle e strutture muscolari potentissime e quindi un morso dato da questi cani, rispetto ad altri, è molto più impattante. Ma sono necessariamente queste le razze più a rischio? “In realtà ultimamente abbiamo avuto tantissimi casi di Border Collie e Pastori Australiani che hanno morso o aggredito i propri padroni – risponde Rossi – queste razze canine di per sé non sono aggressive, non è proprio la loro natura. L’attacco avviene perché la bestia raggiunge livelli di frustrazione elevatissimi. Come per l’uomo la frustrazione aumenta l’aggressività. Sono cani molto attivi che necessitano di movimento e impegno. Lo stare in casa, il fare vita cittadina, rischia di portarli a livelli di stress molto alti e quindi a comportamenti aggressivi”.

    “Per quanto riguarda le cosiddette razze pericolose – dice Rossi -, ma non solo quelle, io credo che prima di prenderle in affidamento andrebbe fatta una perizia al potenziale proprietario per capire se ha un carattere idoneo al tipo di cane che sta scegliendo. Per questo servirebbe una legge che obbligasse a fare un corso prima di adottare un cane. Se desidero un mastino napoletano, un Rottweiler, un Pit Bull o un Bull Terrier devo essere formato attraverso un corso specifico, così da prendere un patentino e poi adottare il cane. Questo farebbe bene ai cani, che si ritroverebbero con padroni alla loro altezza, e molte persone capirebbero quanto può essere impegnativo un molossoide di 30, 40, 50 chili e rinuncerebbero alla loro adozione. Attenzione, non sto dicendo che queste razze canine siano cattive a priori, mordano o siano pericolose a prescindere, ma per loro natura hanno un forte istinto predatorio e sono molto potenti quindi deve essere il proprietario a saper gestire bene l’animale”.

    Ma in attesa che qualcosa si muova a livello normativo c’è qualche piccolo trucco da sapere? “Impariamo ad osservare il nostro amico a quattro zampe – conclude la veterinaria – se il cane si immobilizza, ci guarda, continua a fissarci, ci ringhia, ci morde sono tutti segnali che sta cercando di darci e noi dobbiamo saperli leggere. Per evitare che il nostro cane diventi aggressivo con gli altri cani dobbiamo farlo socializzare, con tutte le razze canine, dai 2 mesi fino ai 6. Teniamo presente che anche tra cani esistono delle difficoltà comunicative date dalla morfologia di alcune razze: il barboncino è pieno di ricci e non si vedono gli occhi, al boxer se viene tagliata la coda viene tolto uno dei principali ‘strumenti’ comunicati. Poi ci sono i cani brachimorfi come il Bull Dog o il Boxer che quando ringhiano non alzano il labbro superiore o ancora i cani con le grandi orecchie a penzoloni che quando le muovono lo fanno in maniera diversa dagli altri. Tutto questo porta queste specie a non essere comprese dagli altri cani. Un cucciolo con la coda arricciata, come il Carilino o l’Akita Inu, non comunica né sottomissione (in quei casi la coda la troveremmo bassa) né dominanza (avremmo la coda dritta) creando così confusione negli altri animali”.

  • Gatto evita l'attacco di quattro felini, una scena da film di arti marziali – La Stampa

    Gatto evita l'attacco di quattro felini, una scena da film di arti marziali – La Stampa

    Forse neanche il miglior Bruce Lee sarebbe riuscito a evitare l’attacco di quattro gatti in questa maniera. Una vera impresa per il felino bianco e nero

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  • Il cane Xiongxiong e la paziente attesa del padrone – La Stampa

    Il cane Xiongxiong e la paziente attesa del padrone – La Stampa

    Per 12 lunghe ore lo aspetta. Ogni giorno, sempre nello stesso posto. Con la speranza di rivederlo tornare. Di potergli scodinzolare, di mostrargli tutta la gioia che solo i cani riescono a trasmettere. Lui è Xiongxiong, che in cinese vuol dire orso, e la sua fedeltà non è passata inosservata e ha fatto il giro del mondo.

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  • Il cane Xiongxiong e la paziente attesa del padrone – La Stampa

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    Per 12 lunghe ore lo aspetta. Ogni giorno, sempre nello stesso posto. Con la speranza di rivederlo tornare. Di potergli scodinzolare, di mostrargli tutta la gioia che solo i cani riescono a trasmettere. Lui è Xiongxiong, che in cinese vuol dire orso, e la sua fedeltà non è passata inosservata e ha fatto il giro del mondo.

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  • In Libano una targa in ricordo Jimmy, decano dei cani militari italiani – La Stampa

    In Libano una targa in ricordo Jimmy, decano dei cani militari italiani – La Stampa

    Una targa dedicata a Jimmy, il decano dei cani militari anti-esplosivo italiani morto lo scorso aprile per un malore durante un servizio nel sud del Libano, è stata inaugurata presso il comando del Settore ovest dell’Unifil, la forza internazionale dell’Onu al confine con Israele. Il generale Paolo Fabbri, comandante del Settore ovest a guida Brigata alpina Julia, ha presenziato alla cerimonia, organizzata dai “caschi blu” del Combat Support Battalion presso l’area dell’unità cinofila dell’esercito nella base di Shama. 

    LEGGI ANCHE:  

    Morto Jimmy, decano dei cani anti-esplosivo del contingente italiano in Libano  

    Jimmy, un pastore belga Malinois, aveva all’attivo diverse missioni all’estero tra cui Afghanistan, Kosovo e Libano. Il decesso, avvenuto durante un’operazione di controllo su veicoli civili in ingresso nella base del comando del settore Ovest, aveva colto tutti di sorpresa generando sconforto e costernazione per quello che a tutti gli effetti era considerato un militare dell’esercito dai suoi commilitoni. Da qui l’iniziativa dell’unità cinofila dell’Esercito presente a Shama di intitolare la loro area al militare a quattro zampe e di donare una targa in ricordo di Jimmy e del suo prezioso e insostituibile contributo nel proteggere la vita dei soldati italiani all’estero. 

    Il generale Fabbri rendendo omaggio al quadrupede ha ricordato il ruolo fondamentale e indispensabile dei cani nel garantire la sicurezza del personale militare in missione soprattutto per le loro capacità di individuazione di mine ed ordigni esplosivi improvvisati piazzati nelle aree a rischio dove i soldati italiani si trovano ad operare.  

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  • Ogni giorno aspetta per 12 ore il suo proprietario in metro, la storia … – La Stampa

    Ogni giorno aspetta per 12 ore il suo proprietario in metro, la storia … – La Stampa

    Per 12 lunghe ore lo aspetta. Ogni giorno, sempre nello stesso posto. Con la speranza di rivederlo tornare. Di potergli scodinzolare, di mostrargli tutta la gioia che solo i cani riescono a trasmettere. Lui è Xiongxiong, che in cinese vuol dire orso, e la sua fedeltà non è passata inosservata e ha fatto il giro del mondo. 

    Ogni giorno questo quattrozampe si reca alla stazione della metropolitana di Liziba nel distretto di Yonghong a Chongqing. Lo vede partire alle 7 della mattina e lì aspetta fiducioso per dodici ore che torni dal lavoro.  

    «Xiongxiong ha 15 anni e vive con me da circa sette anni – racconta il proprietario che preferisce rimanere anonimo -. E da sempre mi aspetta al mio ritorno».. 

    Ormai tutti conoscono la loro storia. E molti passeggeri simpatizzano per quel cane così fedele e gentile: «È ben educato e non mangia mai niente di quello che gli viene dato da altri – racconta un residente del posto -. Il cane rimane qui e lo aspetta. Sempre tranquillo, ma quando vede arrivare il suo proprietario esplode tutta la sua felicità». 

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