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  • Esami del sangue: sodio e potassio

     

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    Oggi iniziamo ad analizzare i singoli elettroliti, che ritroviamo nei più comuni profili biochimici, partendo da: sodio e potassio.

    Il sodio (Na+) è il catione più rappresentato nel fluido extracellulare (ECF), mentre il potassio (K+) è maggiormente presente nel comparto intracellulare (ICF). Parlando in termini quantitativi abbiamo mediamente: 140 mEq/L di Na+ e 4 mEq/L di K+ nell’ECF e, all’opposto, 10 mEq/L di Na+ e 140 mEq/L di K+ nell’ICF.

    Il volume e la tonicità (movimento tra i compartimenti) dei fluidi corporei dipendono in gran parte dall’equilibrio tra acqua e sodio. In questo un ruolo cruciale lo giocano i reni in grado di regolare l’introduzione e l’escrezione tanto di acqua quanto di sali dal corpo e di garantirne una riserva adeguata quando, per qualche motivo, il loro apporto è ridotto. Il Na+ , inoltre, essendo il catione maggiormente presente nel compartimento extracellulare, è responsabile del mantenimento dell’ elettroneutralità tra i vari ioni: la somma delle cariche di tutte le particelle presenti nell’ECF e nell’ICF deve essere zero ovvero neutra.

    sodio e acqua

    L’aumento di concentrazione del sodio nel plasma viene definito: ipernatremia e può avvenire o per perdita eccessiva di acqua o per ritenzione anormale del sodio stesso. Tra le cause di ipernatremia si possono annoverare: perdite gastroenteriche di acqua (da vomito e diarrea), ingestione inadeguata della stessa (deprivazione), aumentata perdita di fluidi (febbre, ustioni gravi, colpi di calore), diabete, insufficienza renale cronica, eccessiva ingestione di sale o somministrazione di soluzioni saline intravenose ,utilizzo di diuretici e iperaldosteronismo. La presenza di un eccesso di sodio nell’ECF provoca un richiamo di fluidi dal comparto intracellulare con gravi conseguenze biochimiche.

    All’opposto, la riduzione della concentrazione di Na+ viene definita iponatremia. Questa condizione non da segni clinici evidenti finché la perdita non diviene cospicua (meno di 125mmol/L) con segni anche molto pericolosi tra cui l’edema cerebrale. Cause di iponatremia sono: un’eccessiva sudorazione, l’iperglicemia, problemi renali con perdita di sali, sequestro di fluidi in compartimenti non appropriati (rottura della vescica, peritoniti, pancreatiti), insufficienza cardiaca congestizia con edema, eccesso di diuretici, polidipsia (eccessiva assunzione di acqua) e eccesso di ormone antidiuretico.

    sodiopotassio

    Il potassio (K+) , come già accennato, è presente principalmente a livello cellulare ed mantenuto in tale posizione da un meccanismo chiamato “pompa sodio-potassio” che garantisce la permanenza dei due cationi nei comparti di competenza. Il K+ viene introdotto nell’organismo attraverso il cibo ed eliminato prevalentemente grazie ai reni ed in misura minore col sudore e le feci.

    La riduzione della normale concentrazione di potassio è definita ipocalemia e tale condizione può derivare da varie cause: riduzione della normale ingestione,perdita gastro enterica (vomito e/o diarrea), insufficienza renale cronica, somministrazione endovenosa di fluidi contenenti potassio che alterano l’equilibrio Na+-K+, eccesso di diuretici, aumento di aldosterone (responsabile dell’escrezione renale di K+), acidosi tubulare renale e, ancora, diabete mellito tratto con insulina.

    nakcuore

    L’ipercalemia, ovvero l’aumento di K+ rispetto al normale range, è imputabile a carenza di aldosterone, ostruzione a livello di uretra, patologie renali che riducono la diuresi e acidosi metabolica. L’organo che maggiormente risente dell’alterazione nella concentrazione di K+ è il cuore: l’ipercalemia provoca bradicardia, blocco atriale e fuga ventricolare, mentre l’ipocalemia può predisporre a tachiaritmie.

    Nel prossimo capitolo dedicato agli elettroliti ci occuperemo del fosforo e del calcio. Continuate a seguirci sul Tgvet.

    Articolo a cura della Dr.ssa Martina Chiapasco, Clinica Veterinaria Dr.Borgarello

     

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  • Leishmaniosi canina: epidemiologia nell’Italia nord-occidentale

    In molte aree dell’ Italia nord occidentale è ormai assodata la presenza di diversi focolai di Leishmaniosi canina come anche la presenza di flebotomi vettori. Poco si conosce invece in merito ai rischi per la salute umana in questi focolai e il ruolo svolto da altre specie animali quali il gatto e la volpe.

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    In Europa, come abbiamo già detto, la Leishmaniosi risulta essere endemica nelle aree mediterranee caratterizzate da temperature caldo – secche in estate, e miti in inverno. Dalla fine degli anni Novanta è stata rilevata la presenza di flebotomi vettori e focolai autoctoni nel nord-ovest d’Italia, dove in precedenza non erano mai stati registrati. I focolai sono stati descritti in particolare in Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna. L’aumento della diffusione della Leishmaniosi canina in aree continentali rappresenta ovviamente anche un rischio per la salute umana, anche perchè gli studi recenti suggeriscono che i carnivori selvatici possano mantenere il parassita all’interno delle loro popolazioni, e diventare quindi potenziali serbatoi dell’infezione pericolosi anche per l’uomo.

    Sono stati svolti degli studi approfonditi nella provincia di Asti e i risultati hanno dimostrato che l’infezione è ormai endemica in queste aree, dove i flebotomi sono presenti in grandi quantità. Con successivi studi in Piemonte sono state accertate tre differenti aree in cui la leishmaniosi canina è endemica: Torino, Ivrea, Casale. Anche la sieroprevalenza nella provincia di Imperia in volpi e gatti sembra essere elevata.

    La presenza dell’infezione quindi, sia nei cani e che nelle persone è sorprendentemente alta, e ciò ci fa comprendere quanto sia diventata importante la profilassi contro la Leishmaniosi canina nei nostri amici a quattro zampe.

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    Per leggere tutti gli articoli pubblicati sulla Leishmaniosi e il vaccino clicca qui

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  • Malattia valvolare mitralica (5°parte)

    Continuiamo a parlare della terapia nei pazienti affetti da malattia valvolare mitralica.
    Studi recenti dimostrano come i cani trattati con pimobendan presentano una migliore qualità di vita e una maggiore sopravvivenza.
    In base a queste considerazioni, la terapia standard dei cani affetti da insufficienza cardiaca determinata dalla malattia valvolare mitralica debba comprendere il Pimobendan in associazione con la furosemide e un ACE-i e se possibile lo spironolattone.

                               malattia valvolare mitralica  

    Lo spironolattone, diuretico risparmiatore di potassio, è stato recentemente registrato per l’utilizzo nel cane. L’inibizione dell’aldosterone, oltre a produrre un effetto diuretico, riduce potenzialmente la fibrosi ed il rimodellamento cardiaco conseguenti all’attivazione di questo ormone in corso di insufficienza cardiaca congestizia.
    Altri farmaci comunemente usati nel trattamento dell’insufficienza cardiaca congestizia associata a malattia valvolare mitralica sono la digossina e l’amlodipina.
    La digossina è un farmaco con proprietà inotrope positive e cronotrope negative. Il suo utilizzo è perciò particolarmente indicato nei pazienti con disfunzione sistolica o con tachicardie sopraventricolari che richiedono un controllo della frequenza cardiaca.
    La digossina non è tollerata da tutti i pazienti. Il controllo periodico della digossinemia permette di evitare il sovradosaggio del farmaco, specialmente nei pazienti che vanno incontro a modificazione del peso corporeo.
    L’amlodipina è un arterio dilatatore, il suo utilizzo va riservato ai pazienti che hanno un’importante quota di rigurgito per ridurre il postcarico.
    L’amlodipina può indurre ipotensione, perciò è particolarmente importante monitorare la pressione sistemica nei pazienti trattati con questo farmaco.
    Sono stati inoltre riportati diversi casi di iperplasia gengivale in seguito all’uso di amlodipina nel cane. Tuttavia, nella maggior parte dei cani, l’iperplasia è reversibile in seguito all’interruzione della terapia.
    L’utilizzo di diuretici e di vasodilatatori, può indurre azotemia pre-renale. In tutti i pazienti cardiopatici, il monitoraggio dei parametri renali, andrebbe incluso negli esami di controllo a cui sottoporre il paziente periodicamente.

    Articolo a cura della Dott.ssa Daniela Ferrari, Clinica Veterinaria Borgarello

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  • Ectropion

    L’ectropion è un difetto palpebrale che coinvolge solitamente la palpebra inferiore, mentre su quella superiore si può osservare solo in caso di ectropion cicatriziale. L’ectropion rappresenta la rotazione verso l’esterno del bordo palpebrale e comporta esposizione del tessuto congiuntivale, epifora, alterazione della distribuzione del film lacrimale e lagoftalmo.

                                       ectropion

    L’ectropion è considerato primario ( o di sviluppo) in razze come:

    SAN BERNARDO

    BLOODHOUND

    ALANO

    BULL MASTIFF

    MASTINO NAPOLETANO

    BASSET HOUND

    Inoltre, in queste razze spesso sono presenti altri difetti palpebrali quali macroblefaro e lassità del muscolo retrattore laterale.

    La risoluzione del difetto è di tipo chirurgico. Esistono diverse tecniche chirurgiche: tecnica a cuneo, la tecnica di Kunt-Szymanosky, tecnica di Warton-Jones. In base al tipo di difetto palpebrale il chirurgo decide quale tipo di intervento effettuare.

    A cura della Dott.ssa Valentina Declame

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  • Classificazioni della Displasia dell’Anca

    Quali sono le classificazioni ufficiali della displasia
    dell’anca? Esiste una classificazione univoca?
    Purtroppo a livello mondiale esistono diverse
    classificazioni ufficiali della displasia dell’anca del cane e ognuna di esse
    suddivide i soggetti in gradi di displasia diversi. Anche i parametri seguiti
    per determinare il grado di displasia è diverso.
    Le tre principali classificazioni sono quelle di:
          
    FCI Federazione Cinologica Internazionale
          
    OFA Orthopedic Foundation for Animal
          
    BVA/KC British Veterinary Association / Kennel
    Club
    La classificazione FCI è accettata in tutto il mondo tranne
    USA, UK, Australia e Nuova Zelanda.
    Negli Usa si segue la classificazione OFA, mentre la
    BVA/KC adottata nel Regno Unito, Australia e Nuova Zelanda.
    Classificazione-displasia-dell-anca
    Classificazioni displasia (tratto da OFA)

    Queste tre classificazioni suddividono la displasia in
    gradi diversi:

    FCI prevede 5 gradi di displasia (normale, quasi normale,
    leggera displasia, media displasia, grave displasia).
    La classificazione OFA prevede la suddivisione in 7
    gradi: eccellente, buono, scarso, di transizione o borderline,  leggera displasia, media e grave.
    La classificazione BVA/KC prevede una scala a punti: ogni
    anche può totalizzare fino a 53 punti, per un totale di 103. Un soggetto
    perfetto avrà “0” uno gravemente displasico 
    “103”.
    Oltre a queste classificazioni ufficiali della displasia
    dell’anca esistono poi quelle dei club di razza che denominano i vari gradi in
    modo diverso. Immaginate che per definire un grado A dell’FCI possiamo trovare:
    nel Pastore Tedesco la definizione “normale”, nel Boxer la sigla HD0, nel
    dobermann la sigla HD1 e nel rottweiler la sigla HD-.
    Come potete facilmente comprendere non è semplice capire
    se un cane appartenente ad un’altra classificazione ha o meno i requisiti per
    potersi definire un riproduttore senza difetti. Per cercare di far un po’ di
    luce su questo aspetto possiamo avvalerci della tabella di comparazione dei
    gradi di displasia e continuare a leggere i prossimi articoli in pubblicazione
    in cui tratteremo dettagliatamente ognuna delle classificazioni.
    Se vuoi approfondire l’argomento leggi tutti gli articoli già pubblicati sulla Displasia dell’Anca
    o guarda la mini guida video Displasia dell’anca video
    Se vuoi inviare una mail: info@clinicaborgarello.it
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  • Allestimento della sala parto della cagna

    Il momento del parto si avvicina. Siete stati attenti alla dieta della futura mamma e le avete concesso uno stile di vita meno impegnativo. A questo punto non resta che pensare all’allestimento di un ambiente che abbia tutte le caratteristiche necessarie per accogliere i nascituri.
    Fate una lista delle cose più importanti da tenere a mente e prendete spunto da quella sottostante:
    scelta della stanza;
    mantenimento di caratteristiche ambientali adatte (temperatura, umidità, ventilazione);
    costruzione o acquisto del box parto.

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    Innanzitutto scegliete un luogo con superfici facilmente lavabili e disinfettabili. Non deve essere un ambiente necessariamente silenzioso o appartato, anche perché sono del parere che cuccioli abituati ai rumori casalinghi di routine e al via vai delle persone diventeranno adulti più socievoli e con meno turbe comportamentali fobiche.
    E’ molto importante creare le condizioni climatiche ideali per la sopravvivenza dei nascituri soprattutto i primi giorni di vita. Durante la prima settimana di vita la temperatura ideale si aggira attorno ai 30-32°C, scende ai 28-30°C nella seconda settimana, a 24-28°C nella terza e dalla quarta in poi sarà necessaria una temperatura di 20-24°C. Sarà sufficiente misurarla con un classico termometro per ambienti. In commercio esistono lampade con luce rossa riscaldante che possono essere sospese sul box parto ad un’altezza di almeno un metro e 20 cm. Con questo metodo si rischia però che i nascituri siano troppo a contatto con la fonte di calore. Consigliabile in ambienti molto grandi. In ambienti più piccoli si consiglia l’utilizzo di stufe alogene o altri metodi sicuri che riscaldino tutto l’ambiente e non solo l’area box. Il tasso di umidità ideale è del 55-60% e la ventilazione deve essere garantita per avere un ricambio d’aria sufficiente (soprattutto per gli spazi ridotti).
    Il box parto può essere acquistato già pronto o costruito in casa. Le cose importanti da tenere a mente sono:
    -dimensioni del box: consigliamo di utilizzare come unità di misura la lunghezza dorsale della madre (dalla testa al bacino): ogni lato dovrà essere più lungo di 20 cm rispetto a questa. L’altezza del box deve consentire alla madre di poter entrare ed uscire a suo piacimento.
    -materiale da utilizzare: qualsiasi materiale che non sia tossico o pericoloso per la madre e i cuccioli. Il pavimento inoltre deve avere una superficie non scivolosa e lavabile. Consigliamo i tappetini in gomma: facili da trovare, facili da tagliare per adattare le misure e soprattutto facili da lavare.
    -Il perimetro del box all’interno e a media altezza dovrà essere munito di sponde antischiacciamento dove i cuccioli potranno rifugiarsi quando la madre si sdraierà.
    Al momento del parto consigliamo di aggiungere materiale assorbente come carta di giornale in strisce: assorbe i liquidi del parto e il tutto può essere rimosso con facilità alla fine dello stesso.
    Successivamente si può scegliere un materiale assorbente, morbido e non pericoloso per i cuccioli.

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    Poco tempo fa si usavano delle traverse impermeabili. Oggi si utilizzano di più i “vet bed”: coperte di vello sintetico facilmente lavabili in lavatrice.
    Nel prossimo articolo affronteremo uno degli spettacoli più affascinanti della natura: il parto.

    A cura della dott.ssa Katiuscia Camboni della Clinica Veterinaria Borgarello.

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  • Necrosi asettica testa del femore

    Abbiamo già trattato in passato la Necrosi asettica della testa del femore in un articolo del 2009, oggi vogliamo approfondire quelli che sono gli aspetti genetici ed il controllo ai fini della riproduzione.
    In Italia le centrali di lettura per la displasia dell’anca (FSA e CeLeMaSche) sono anche accreditate per la certificazione della necrosi asettica della testa del femore. I veterinari autorizzati dalle centrali di lettura possono eseguire le indagini radiografiche ed emettere la diagnosi di “affetto” o “esente”. 

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    Il protocollo prevede l’esecuzione di una radiografia del bacino in proiezione ventrodorsale standard (VD1). Il cane sottoposto ad esame deve essere identificato e i suoi dati corrispondere a quelli del pedigree: microchip e proprietario.
    La radiografia viene eseguita con il cane in “sedazione” come per la displasia dell’anca, la posizione va controllata attentamente in modo da avere i femori ben distesi e paralleli tra di loro e alla colonna vertebrale, il bacino deve essere simmetrico e le rotule al centro dei condili omerali.
    La diagnosi viene emessa subito dopo l’esecuzione della radiografia.
    Per l’ufficializzazione dell’esame è necessario inviare l’apposita modulistica alla centrale che controlla i documenti, li registra e poi invia una copia del referto al proprietario del cane, una copia all’ENCI, una al club di razza ed una al veterinario esecutore. 
    La certificazione può essere richiesta da chiunque possegga un cane ed abbia intenzione di farlo riprodurre, è fondamentale per chi vuole allevare anche solo a livello amatoriale.



    Esistono delle razze in cui è fortemente indicata l’esecuzione dell’indagine:

    BARBONE TOY 
    CARLINO 
    YORKSHIRE TERRIER 

    E ci sono razze in cui è indicata l’esecuzione:

    WEST HIGHLAND WHITE TERRIER 
    CAIRN TERRIER 
    BOSTON TERRIER 
    FOX TERRIER
    JACK RUSSEL TERRIER 
    CHIHUAHUA 
    BARBONE NANO 
    LHASA APSO 
    PINSCHER 
    AUSTRALIAN TERRIER 
    BASSOTTO 
    BICHON  FRISÈ 
    COCKER SPANIEL 
    LAKELAND TERRIER 
    PICCOLO LEVRIERO ITALIANO 
    VOLPINO DI POMERANIA 
    SCOTTISH TERRIER 
    PECHINESE 
    MALTESE 
    SCHNAUZER NANO 



    Se avete necessità di eseguire l’indagine o volete maggiori informazioni in merito contattate la nostra Clinica Veterinaria per mail o per telefono.
    Clinica Veterinaria Borgarello: 0116471100 – info@clinicaborgarello.it


    A Cura del Dott. Bartolomeo Borgarello


     
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  • Esami del sangue: gli elettroliti

     

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    Oggi il percorso riguardante gli esami biochimici ci porta a parlare di elettroliti.

    Si definisce elettrolita ogni sostanza in grado di dissociarsi in ioni una volta  disciolta in acqua o altro solvente. Gli ioni, a loro volta, sono atomi o gruppi atomici aventi una “carica”, detti cationi quando questa è positiva e anioni se negativa.

    Per comprenderne il significato e le funzioni, va innanzitutto premesso che circa il 60% del peso corporeo di un individuo adulto è composto da acqua e di questa ben il 40% si trova in sede intracellulare (ICF), mentre il restante 20% è extracellulare (ECF): 5% rappresentato dal compartimento vascolare e 15% dal cosiddetto interstizio ovvero lo spazio intorno alle cellule. Nell’acqua sono disciolte delle sostanze, i soluti, che occupano un loro ben preciso spazio o volume di distribuzione: tra essi annoveriamo gli elettroliti. In condizioni normali questi si distribuiscono tra i vari compartimenti in maniera tale da mantenere un equilibrio vitale, la cosiddetta omeostasi. Molte patologie interferiscono con tale meccanismo arrivando a compromettere, spesso in maniera grave, la normale commistione tra acqua ed elettroliti e, di conseguenza, la composizione dei vari compartimenti fluidi dell’organismo.

    cane_fontana

    La concentrazione dei soluti nei vari compartimenti varia al variare della permeabilità delle barriere frapposte tra essi  ad esempio: l’endotelio vascolare è relativamente impermeabile alle cellule e alle proteine plasmatiche , che per tale ragione rimangono all’interno del sangue, mentre lascia passare liberamente i soluti ionici, tanto che la loro concentrazione nel plasma e a livello interstiziale è praticamente la stessa. Le membrane cellulari, invece, sono più selettive e fanno si che esista una differente distribuzione di cationi e anioni tra il compartimento intracellulare ed extracellulare. Nonostante questa diversa composizione però esiste, o meglio, dovrebbe esistere sempre una condizione di elettroneutralità (le cariche totali si annullano) tra l’ICF e L’ECF.

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    Quali sono allora gli elettroliti?. Il sodio (Na+) è il catione principale presente nel fluido extracellulare, mentre il potassio (K+) è l’analogo per il fluido intracellulare: circa il 98% del potassio corporeo è contenuto all’interno delle cellule. L’anione maggiormente presente a livello dell’ ICF è il fosfato (H2PO4 ), il cloro (Cl) ed i bicarbonati (HCO3) quelli del compartimento extracellulare. Non vanno poi dimenticati il magnesio (Mg+) ed il calcio (Ca2+).

    Il contenuto di acqua nel plasma e l’omeostasi degli elettroliti vengono coordinati principalmente dal lavoro integrato di organi endocrini, sistema nervoso e reni. I tubuli renali rispondono a stimoli neurormonali riassorbendo sodio e acqua ed eliminando il potassio. I tubuli prossimali riassorbono il sodio; quelli distali risentono dell’azione dell’aldosterone aumentando lo scambio sodio-potassio in modo da aumentare la ritenzione del primo e l’escrezione del secondo.

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    Nei prossimi articoli parleremo più nel dettaglio dei singoli elettroliti, delle loro funzioni e del perché è importante valutarne la concentrazione in corso di numerosi processi patologici. Continuate a seguirci sul Tgvet.

    Articolo a cura della Dr.ssa Martina Chiapasco

     

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  • Leishmaniosi canina: epidemiologia in Europa

     

    Come abbiamo già detto in alcuni articoli precedenti la Leishmaniosi canina in Europa è causata dal parassita Leishmania Infantum. E’ classificata come una zoonosi maggiore a causa della gravità della malattia nell’uomo, ma si tratta di una malattia molto grave anche nel cane e quindi di grande importanza in ambito veterinario. Se la Leishamniosi umana ha avuto un regressione nel tempo, al contrario la malattia canina persiste o addirittura si sta espandendo. Gli studi paralleli effettuati tra l’epidemiologia della Leishmaniosi canina e la malattia umana hanno fatto si che il cane venisse identificato come un importante serbatoio domestico di Leishmania Infantum.

    Il tasso di infezione probabile della popolazione canina nelle zone endemiche è spesso molto elevato; è inoltre un dato acquisito che l’infezione non si traduca sovente in malattia e che molti cani restino, anche per tutta la vita, portatori senza segni clinici.

    La distribuzione della leishmaniosi canina è tipicamente associata ad aree endemiche alle quali vanno agiunti focolai isolati e casi autoctoni, di difficile interpretazione in aree indenni. Gran parte del territorio è considerato a endemia stabile in Portogallo, Spagna, Italia e Grecia. In Francia, l’area endemica riguarda la parte meridionale del paese. Per quel che riguarda gli altri paesi, come Inghilterra, Svizzera, Germania e Ungheria, sono stati descritti casi autoctoni in cui la trasmissione potrebbe non essere avvenuta tramite vettore. In questi paesi, non mediterranei, l’aumento della popolazione canina infetta, è in grado di creare condizioni favorevoli allo sviluppo di focolai.

    L’attuale dinamica della malattia è stata mostrata grazie ad indagini condotte in particolare in Italia e Francia, esse suggeriscono un’estensione dell’area di distribuzione della zona endemica in particolare nell’Italia settentrionale e nella Francia sud – occidentale.

    Negli ultimi anni è stato realizzato un sondaggio multinazionale con lo stesso modello per tutti i paesi, che permetterà realmente di confrontare gli aspetti epidemiologici, clinici, diagnostici, terapeutici e di profilassi della Leishmaniosi canina in tutta Europa.

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  • Malattia valvolare mitralica 4° parte

    In questo articolo parleremo di terapia in caso di malattia valvolare mitralica.
    I cani con la malattia valvolare mitralica presentano una lunga fase asintomatica, solo il 35 % circa dei pazienti progredisce in scompenso cardiaco clinicamente manifesto o muore a causa della malattia. La terapia va quindi impostata in base alla valutazione del singolo paziente e basata su evidenze cliniche e strumentali.
    Il trattamento del pazienti asintomatici è da sempre oggetto di discussione.
    Al momento non esistono dati riguardanti la possibile efficacia di farmaci nel ritardare la comparsa dei segni di scompenso cardiaco, ne consegue che il trattamento dei cani asintomatici affetti da malattia valvolare mitralica non è supportato da dati sperimentali.
    I pazienti sintomatici, invece, necessitano una terapia.

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    La terapia dell’insufficienza cardiaca è una terapia “ a vita” che non potrà mai essere interrotta, ma che potrà, e dovrà, subire degli aggiustamenti nel tempo. Il proprietario va informato che, con la giusta terapia e con controlli periodici, il cane con malattia valvolare mitralica può godere di un’ ottima vita per un lungo periodo di tempo. Infatti si è visto che la sopravvivenza media, dopo la diagnosi di insufficienza cardiaca congestizia, sia di circa 2 anni per i soggetti in classe di insufficienza cardiaca moderata.
    La nostra raccomandazione è che la terapia d’elezione dell’insufficienza cardiaca congestizia in seguito a malattia valvolare mitralica dovrebbe essere rappresentata da furosemide, pimobendan e ACE inibitore.
    Per i pazienti sintomatici, che presentano edema polmonare, il farmaco” salvavita “ è la furosemide. La terapia diuretica riduce il sovraccaricodi volume sia nella fase acuta che nella cronica. Il dosaggio della furosemide dovrebbe essere adattato al singolo paziente e dovrebbe essere il dosaggio minimo in grado di mantenere una condizione clinica stabile. L’utilizzo di diuretici attiva il sistema renina-angiotensina-aldosterone e quindi va associato ad un ACE-inibitore. Inoltre, diversi studi hanno dimostrato che l’utilizzo di enalapril o benazepril, in aggiunta alla terapia standard ( furosemide e/o digossina) non solo migliora la qualità della vita, ma è anche associato ad un prolungamento della stessa.
    Nel prossimo articolo continueremo a parlare della terapia nei pazienti affetti da malattia valvolare mitralica.

    Articolo a cura della Dott.ssa Daniela Ferrari, Clinica Veterinaria Borgarello

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