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  • Il suo cane muore, il bimbo gli scrive tutti ​i giorni. E un giorno … – Leggo.it

    Domenica 13 Dicembre 2015, 13:38

    Quando Moe, il Beagle di famiglia, è morto all’età di 13 anni ha lasciato nello sconforto Luke, il cucciolo di casa che di anni ne ha tre e mezzo. Il bambino si è ritrovato a chiedere spesso alla mamma dove fosse il cane e se stesse tornando a casa. Un giorno Luke ha chiesto a sua madre, Mary, se poteva aiutarlo a scrivere una lettera a Moe, e questo è diventato una sorta di rituale per madre e figlio. Ogni giorno una lettera, che Luke e Mary andavano a imbucare alla cassetta postale vicino casa e che poi la mamma andava a ripescare prima del passaggio del postino. Il messaggio era sempre lo stesso: “Mi manchi, spero tu ti stia divertendo nel paradiso dei cani”.  Un giorno, però, Mary ha dimenticato di tornare a prendere la lettera indirizzata a “Moe Westbrook, Nuvola Uno, Paradiso dei cani”.    “Ho pensato che qualcuno all’ufficio postale l’avrebbe buttata via, non aveva neanche un francobollo”, ha spiegato la mamma, che è rimasta sbalordita probabilmente più del figlio quando si è vista recapitare una lettera indirizzata a Luke e firmata da Moe in cui c’era scritto: “Sono nel paradiso dei cani. Gioco tutto il giorno. Sono felice. Grazie epr essere stato mio amico. Ti voglio bene Luke”. 

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  • Jakarta, in un anno mangiati 225.000 cani. “Basta con questo orrore” – Quotidiano.net

    Roma, 13 dicembre 2015 – “Fermate gli abusi, fermate questo scempio”. In un anno 225.000 cani sono stati uccisi in Indonesia per consumarne la carne. Un orrore che diventa sempre più diffuso mentre, in altre culture, va scemando l’abitudine di cucinare gli animali domestici e servirli come pietanze. Se qualche passo avanti, in questo senso, si sta faticosamente facendo in Cina grazie alle organizzazioni internazionali ma anche alle nuove generazioni che sempre più diventano consapevoli dei diritti degli animali, l’Indonesia sembra procedere in senso inverso.

    Per questo motivo gli attivisti animalisti locali hanno lanciato una campagna di sensibilizzazione e manifestato, nelle strade di Jakarta, contro ogni forma di abuso sugli animali. Hanno portato in braccio i loro quattrozampe o li hanno infilati nei marsupi e hanno gridato tutto il loro disdegno per pratiche che offrono un’immagine del Paese arretrata e crudele. Odiose pratiche ma anche allucinanti credenze contribuiscono a diffondere questo fenomeno negativo: ci sono persone, arretrate e ignoranti, che ritengono che nutrirsi di carne di cane possa ringiovanire il fisico e aumentare la potenza sessuale. Stupidaggini su cui si consuma un sacrificio di animali enorme e inutile. Per questo è tanto importante che, non solo attraverso le organizzazioni internazionali impegnate a modificare queste credenze, ci siano gli indonesiani stessi, i giovani nativi a mutare le cose,  a controbbattere alle follie con dati ragionati e scientifici. Persone disposte a urlare e a far sapere al mondo quello che, di tremendo, avviene nella loro terra. E tantopiù questo movimento di protesta dilagherà, tantomeno troveranno spazio e mercato i commercianti di animali destinati al consumo alimentare. Cani e gatti allevati a posta per finire in tavola. 
    Lorenzo Gallitto
    Per contatti con la nostra redazione: animali@quotidiano.net

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  • Feriti in Afghanistan, soldato e cane condividono la stanza d’ospedale – La Stampa

    Un militare e il suo cane. Entrambi feriti durante lo svolgimento del loro lavoro vengono fotografati insieme nella stanza di ospedale dove vengono entrambi curati. Le immagini, pubblicate su Facebook dall’89esima Brigata di Fort Hood, hanno fatto il giro del web.  

    «Uno dei nostri cani, Rocky, e il suo conduttore Brown, sono stati feriti questa settimana durante le operazioni in Afghanistan – scrivono su Facebook -. Ora restano nella stessa stanza per curarsi le ferite riportate. Teneteli nei vostri pensieri e preghiere perché possano riprendersi presto». 

    Durante un’operazione di controllo nel difficile Arghanistan, i due sono rimasti feriti a causa di un’esplosione di una bomba artigianale. Subito soccorsi, sono stati trasferiti in Germania dove sono stati ricoverati insieme.  

    Le foto pubblicate mostrano i due nello stesso letto, mentre un’altra mostra Rocky che sta dormendo con al collo la medaglia Purple Heart, un riconoscimento che viene dato alle persone che rimangono ferite in zone di guerra. Non è chiaro se sia stata attribuita a Brown o al cane. Solo in un caso, infatti, il riconoscimento era stato dato a un quattrozampe: Chips, un cane in servizio in Sicilia nel 1942. Una decisione che scatenò molte proteste perché, a quel tempo, ritenuta irrispettosa nei confronti dei soldati umani. Così venne deciso che il fatto non si sarebbe più ripetuto. 

    Chimps in una foto dell’archivio fotografico dell’esercito statunitense  

    Brown e Rocky rimarranno ancora per qualche settimana in Germania, in attesa di poter tornare entrambi negli Stati Uniti. «Grazie per le vostre preghiere e per esserci stati vicini» ha commentato la moglie Kayla che li ha raggiunti. 

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  • Non è un paese per ciechi, alberghi vietati per chi ha un cane guida … – Il Fatto Quotidiano

    “Lei può entrare, lui no”. Succede sui bus, sui taxi e nei ristoranti. Sono 300mila gli italiani affetti da disabilità visive e per molti il cane guida è un ausilio indispensabile che il legislatore riconosce e tutela dal 1974, stabilendo per legge il libero accesso ai trasporti e in ogni esercizio aperto al pubblico. A distanza di 41 anni la legge è rimasta sulla carta, nonostante siano state introdotte anche sanzioni fino a 2.500 euro per chi non la rispetta. Per scoprire quando sia diffuso il “rifiuto” basta bussare alle porte degli hotel. Abbiamo fatto un “esperimento” a Milano, seguendo Simona e il suo pastore nella città più europea d’Italia, fresca di Expo e appena premiata dalla Commissione europea proprio per le azioni e le buone pratiche contro la discriminazione dei disabili. Non da tutti. Gli alberghi che non accettano “cani, né cani guida” sono almeno una quarantina solo nel centro della città. Ci siamo andati. E il risultato è una porta in faccia, letteralmente.

    Una o quattro stelle poco cambia: il non vedente deve farsi valere contro resistenze surreali. A volte va bene, a volte non basta. Le concessioni poi sono spesso peggiori dei rifiuti: “Se proprio insiste lo facciamo entrare, ma lo tenga sul balcone”. C’è chi per scoraggiare Simona mette subito in conto maggiorazioni per “costi di sanificazione della stanza”. E chi avverte che il cane “non potrà uscire dalla camera e in nessun caso accedere al ristorante con gli altri ospiti”. “Una fatica enorme, un’umiliazione continua”, racconta Simona Zanella dell’associazione BlindSight Project che ha avviato una campagna di informazione per sopperire al deficit di conoscenza dei diritti dei ciechi. In Rete si moltiplichino le denunce ma proprio Internet è un veicolo straordinario per abusi e prevaricazioni. I big delle prenotazioni online, ad esempio, pubblicizzano migliaia di annunci dove la dicitura “né cani, né cani guida” fa bella mostra insieme ai servizi come sauna, palestra, spa e wi-fi. Luoghi di accoglienza che garantiscono tutto il superfluo, non l’essenziale previsto dalle leggi italiane. Meno che mai il rispetto delle persone affette da disabilità. Ecco la giornata-tipo di chi, menomato della vista, tenta lo stesso di fare cose normali. E viene respinto da normali vedenti molto più ciechi di lui  di Thomas Mackinson e Alessandro Madron

  • Nessun gatto resiste ai pastori del presepe – La Stampa

    Il sillogismo è semplice. Natale è anche la festa dei bambini? E allora dev’esserlo anche dei nostri bambini baffuti, figli a tutti gli effetti, tranne forse per il fatto che non sono sempre lì a chiederti dei soldi e non ti devi preoccupare di come vanno a scuola… Dunque il vero gattolico credente e praticante penserà a festeggiare anche il pupo peloso: doppia dose di croccantini, surplus di coccole, regalo sotto l’albero, tutto il repertorio della nostra sudditanza affettiva e psicologica a quello che Leonardo da Vinci chiamava «il capolavoro della Natura», insomma. 

    Visto da lui  

    Il discorso cambia se osserviamo il Natale dal punto di vista del gatto, cioè dal basso considerando la stazza fisica, dall’alto per quella intellettuale (nessuno qui dubita che il più scemo dei mici sia comunque più intelligente del più geniale degli umani, no?).  

    Quindi, vantaggi e svantaggi. Nel capitolo vantaggi, intanto l’enorme quantità di cibo che transita sulle tavole dei bipedi, con la possibilità di grandi abbuffate, specie di pesce come cenone della vigilia impone. Poi si sa che l’albero di Natale è una specie di parco giochi del gatto di casa, una Disneyland felina, divertentissima benché, a differenza di quella vera, senza topi, che permette: a) di giocare con le palle e, magari, romperle (anche in senso metaforico); b) attaccarsi e dondolarsi ai festoni tipo Tarzan; c) nei caso migliori, compiute le missioni di cui ai punti a) e b), rovesciare l’abete a terra (perché poi urlerà, quello là? Calma, umano, non era poi ’sto granché, il tuo albero, e vabbé, sì, sono le quattro e mezzo del mattino, ma non potresti servirmi una scatoletta di tonno rosso giapponese in salsa di gamberi della Tanzania su un letto di caviale Beluga? Con tutto questo lavoro sull’albero, mi è venuta fame…). 

    Guai al presepe  

    Assai spassoso, infine, anche aggirarsi fra le figurine del presepe e, gentilmente, rispettosamente, amabilmente, spingerle con la zampa vellutata sul bordo della mensola fino a farle precipitare a terra. Si calcola che ogni Natale si aggiri intorno al 15% la percentuale di pastori liquidata così dal gatto di casa, che ha anche l’enorme soddisfazione di abbattere il bue, tanto più grasso e grosso di lui (quanto all’asinello, di solito lo rispetta: gli ricorda troppo l’umano con il quale convive).  

    Lusso, calma e voluttà  

    Naturalmente non è tutto oro quel che luccica, anzi luccicava prima che Mister Micio si abbattesse sull’albero. Si sa che per i bipedi, fra ricerca disperata dei regali, visite di parenti, riunioni di famiglia, cinepanettoni, sport invernali in località dove non nevica, code in autostrada, il periodo natalizio è fra i più duri dell’anno. 

    Il gatto, che è il consulente psicologico di casa (provatelo: molta resa e poca spesa), questo lo sente e deve fare un surplus di lavoro rasserenante di fusa e «impastamenti» per il suo umano sdraiato sul lettino e provato dalla quattromilionesima replica televisiva del «Piccolo lord», un film che ci rende tutti migliori come Erodi. Aggiungiamo la presenza per casa di ignoti personaggi, pare parenti dell’abituale dispensatore di cibo e pulitore di cassettina, che non si sa bene cosa vengono a fare, non si sa bene quando se ne vanno e in ogni caso sicuramente rompono. E non dimentichiamo l’incivile usanza di «festeggiare» facendo un baccano tremendo, non si sa bene perché, con i cosiddetti botti, cosa che spaventa un animale discreto per il quale tutto dev’essere soltanto lusso, calma e voluttà. 

    Per fortuna, tutta questa inutile agitazione dura poco. E poi anche queste Feste ce le saremo tolte dalle zampe. 

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  • Medico sieropositivo: “Il mio cane mi ha salvato la vita” – La Stampa

    Rob Garofalo era distrutto. Aveva costruito la sua carriera medica e di ricerca per aiutare giovani malati di Aids. Poi ha scoperto di essere sieropositivo.  

    «Non riuscivo ad avere per me la stessa compassione che per tutta la mia carriera avevo professato agli altri» dice Rob, che dirige la divisione di medicina per l’adolescenza al Lurie Children’s Hospital di Chicago. 

    In un primo momento, non ha detto quasi nessuno del suo stato, nemmeno alla madre anziana, che però durante il Natale del 2009 ha capito che qualcosa non andava. Rob ricorda di aver pianto per gran parte del volo di ritorno a Chicago, uno sfogo che l’ha portato a prendere una decisione inaspettata: adottare un cane.  

    Così è entrato nella sua vita Fred, uno Yorkshire terrier che gli ha cambiato la vita: «Ho preso con me questa piccola palla di pelo di pura gioia – dice Garofalo -. E lui ha fatto in modo che io tornassi al mondo». 

    La presenza di Fred l’ha letteralmente trascinato fuori da quel buio in cui era caduto: «Non sto esagerando quando dico che mi ha salvato la vita» dice Rob, che ha ammesso di aver pensato seriamente al suicidio dopo la diagnosi. 

    Per comprare il cibo a Fred è stato costretto a uscire di casa, con lui al fianco si è trovato a parlare con molte persone, e quando aveva gli incubi notturni c’era il suo peloso a cui aggrapparsi. Rivista la luce, il dottore ha trovato il coraggio di svelare la sua seriopositività alla madre e agli amici.  

    E non si è fermato lì: ha lanciato un progetto denominato “When Dogs Heal” (Quando i cani ti guaririscono), con l’aiuto di un fotografo di nome Jesse Freidin e di uno scrittore di Chicago chiamato Zach Stafford. 

    Insieme hanno raccolto le storie di persone sieropositive e dei loro cani in una mostra che è stata inaugurata a Chicago in occasione della Giornata mondiale contro l’AIDS, e poi a New York due giorni dopo. Storie di sofferenza, a cui gli animali hanno dato un po’ di sollievo. 

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  • Israele, in quarantena il cane di Netanyahu: ha morso 2 persone – Corriere della Sera

    Milano, 11 dicembre 2015 – 22:11

    È lo stesso premier israeliano a dare la notizia con una foto sui social. La legge israeliana richiede la quarantena per i cani che mordono. Kaiya, questo il nome del cane, avrebbe morso il marito della viceministro degli Esteri e una parlamentare

    La foto postata su Facebook dal premier israeliano

    La foto postata su Facebook dal premier israeliano

    La foto postata su Facebook dal premier israeliano

    A guardarla così, in posa, tra i suoi padroni non si direbbe davvero aggressiva. Eppure Kaiya, il cane del premier israeliano Benjamin Netanyahu, è stato messo dal suo padrone in quarantena per avere morso due ospiti in occasione di un ricevimento per l’Hannukah. La legge israeliana richiede la quarantena per i cani che mordono. La notizia è stata resa nota dallo stesso Netanyahu su Facebook.

    Morsi un viceministro e una parlamentare

    Insomma, la legge è uguale per tutti (umani e non). Il cane della famiglia Netanyahu ha morso il marito della viceministro degli Esteri e una parlamentare, entrambi membri del Likud. Una delle vittime ha definito l’episodio «irrilevante». Secondo la tv Canale 10, lo stesso Netanyahu sarebbe stato morso la stessa sera dal suo cane.

    11 dicembre 2015 (modifica il 11 dicembre 2015 | 22:34)

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  • Le sorprese del vomito fossile – National Geographic Italia

    Dalla Valle del rio Seazza, in Friuli Venezia Giulia, provengono i resti fossili dei più antichi rettili volanti noti alla scienza in tutto il mondo, vecchi di oltre 210 milioni di anni. Ed era proprio ai resti di uno pterosauro del Triassico che pensava il paleontologo Fabio Dalla Vecchia, quando nel 1984, ancora venticinquenne, si è imbattuto in un fossile molto particolare. Il fossile di un rigurgito.

    Questo tipo di resti, chiamato in inglese gastric pellets, è molto meno famoso (e decisamente più raro) rispetto ai coproliti, gli escrementi fossili. Eppure è facile da distinguere: nei coproliti le ossa hanno subito la digestione, perciò hanno un aspetto poroso e sono diventate una massa informe. Nel caso di un rigurgito i resti conservati sono piuttosto grossi, non sono stati corrosi dai succhi gastrici ed è possibile (con le tecniche adatte) riuscire a identificarli. A scoprire, insomma chi o che cosa c’è in quel vomito.

    Più di trent’anni dopo la scoperta, quando il fossile della Valle del rio Seazza ha ormai fatto il giro del mondo tra pubblicazioni e libri di testo, si scopre che a quanto pare non si trattava di uno pterosauro, ma di un grosso rettile

    terrestre, un protorosauro, probabilmente la specie Langobardisaurus pandolfii. “Al tempo non erano molti i fossili trovati nella valle, solamente uno pterosauro e un rettile arboricolo, un Megalancosaurus“, spiega Dalla Vecchia. “Ma le ossa nel rigurgito sembravano quelle di uno pterosauro: erano tante, lunghe e rotte alle estremità. Questi rettili volanti hanno una caratteristica, ovvero un’ala sostenuta da un dito. Si tratta del quarto dito della mano e le falangi sono estremamente allungate”.

    Scavando nei 500 metri di spessore roccioso della valle friulana, cinque o sei anni dopo, i paleontologi hanno rinvenuto altri rettili. Ma il vomito fossile non è più stato studiato nel dettaglio. L’occasione, racconta Dalla Vecchia, è arrivata mentre stava lavorando in Spagna e un suo studente ha ripreso a esaminarlo durante la tesi di laurea, sfruttando la micro-tomografia computerizzata. “Così abbiamo potuto osservare il ‘volto coperto’ del fossile, la parte interna che a occhio nudo non è possibile vedere, e siamo riusciti a distinguere la morfologia delle ossa”. Lo studio è stato pubblicato su PLoS ONE.

    Non più un rettile volante, dunque, ma un lucertolone. “Esistono pochissimi esemplari al mondo di fossili di rigurgito di uno pterosauro, sono esempi di predazione molto rari visto che gli pterosauri sono considerati predatori, non prede. Questa rarità ha fatto fare al nostro fossile il giro del mondo, tra articoli scientifici e libri. Ora che sappiamo che si tratta di un’altra specie, un lucertolone tutto coda lungo circa mezzo metro, possiamo dire che è il primo fossile di rigurgito che contiene le ossa di questo tipo di rettile”, precisa Dalla Vecchia. Anche se, dal punto di vista paleontologico, a quanto pare “non è di moda come uno pterosauro!”. 

    Non è possibile sapere con certezza chi abbia masticato e vomitato il lucertolone, ma dato l’habitat marino della valle è probabile si sia trattato di un grosso pesce. Poiché L. pandolfii non nuotava, una delle ipotesi è che sia arrivato in mare già morto e lì qualcuno si sia cibato della sua carcassa. Dopo il suo ritrovamento nel 1984, il fossile della valle friulana ha trovato spazio anche sull’enciclopedia degli pterosauri, negli anni ’90. “La scena è stata ricostruita raffigurando un enorme pesce, una creatura a metà strada tra una grossa aguglia e un barracuda, che balza fuori dall’acqua e afferra lo pterosauro”, racconta Dalla Vecchia. Ora andrebbe cambiata, sostituendo il rettile volante con la carcassa di un lucertolone, comodamente consumata in acqua da un antichissimo pesce.

  • Il Rettore della Federico II: lunedì vogliamo tornare in aula

    Venerdì, 11 Dicembre 2015 13:30

    crollo napoli«È stato un fulmine a ciel sereno, non c’erano avvisaglie del crollo, almeno fino a venerdì. Gli studenti sono stati sempre in sicurezza. Questa è la cosa più importante».
    Lo dichiara al Mattino di Napoli Gaetano Manfredi, il rettore della Federico II e presidente della Conferenza nazionale dei rettori, è scosso; fa la spola tra via Veterinaria, strada che prende il nome proprio dalla facoltà parzialmente crollata, e il suo ufficio.

    «È un zona piena di cavità- spiega-, quella di via Veterinaria ma non eravamo al corrente del fatto che ce ne fosse una proprio sotto quelle due palazzine. La vigilanza, come dicevo, si è accorta delle lesioni e ha dato l’allarme. Quando c’è stato il crollo, intorno alle 13, erano completamente vuote. Nelle palazzine c’erano uffici dei docenti, la presidenza e piccoli laboratori. Nell’intera area sotto il profilo della sicurezza era tutto sotto controllo. La mia idea è che il crollo sia stato innescato da perdite di acqua che possono provenire dai sottoservizi ma non ho certezze. A dire il vero la strada prospiciente mostrava un avvallamento; chissà, forse quella era la sede delle infiltrazioni di acqua».

    Sulla sicurezza della Federico II, aggiunge: «Abbiamo complessi nuovi e sedi storiche che sono soggette a continui interventi di manutenzione. Per Veterinaria, sede di nostra proprietà, per esempio è già da tempo in atto un parziale trasferimento della sede nella zona dell’ex Frullone dove c’è anche l’ospedale veterinario. Lì resterà solo l’edificio storico, il trasferimento si concluderà in tre anni.Manutenere il patrimonio immobiliare è un grande sacrificio. Ma sulla sicurezza posso rassicurare tutti: non facciamo sconti a nessuno. Spendiamo ogni anno 60 milioni, 10 per la manutenzione ordinaria e 50 per le ristrutturazioni. È chiaro che negli edifici più vecchi bisogna fare interventi radicali. Per esempio a Mezzocannone abbiamo una gara, il primo lotto, per la parte dopo lo scalone della Minerva. Abbiamo cantieri a Farmacia, a Ingegneria, a Portici stiamo prendendo nuove strutture per Agraria. A San Giovanni a Teduccio porteremo un pezzo di Ingegneria».

     Gli studenti di Veterinaria – e non solo – attribuiscono il crollo al governo. «Dal governo riceviamo 330 milioni. Una cifra che racconta come in tutto il Paese, e non solo per Napoli, esista un problema di finanziamento delle università. Servono più fondi, è pacifico. La Federico II arriva a incassare ogni anno 450 milioni, la differenza è merito nostro e arriva attraverso la ricerca e altre fonti di finanziamento interne. Si deve fare di più, le Università sono la vita, l’essenza delle città stesse e a Napoli vale ancora di più. In generale è il sistema Paese che ci va a perdere».

    Quanto al ruolo dell’Amministrazione cittadina, Manfredi conclude:«Noi al Comune chiediamo servizi: a iniziare dai trasporti, il Comune deve rendere vivibili le aree dove ci sono le sedi universitarie, chiediamo sicurezza e sorveglianza». «Ho sospeso le lezioni fino a domenica. Lunedì ho la speranza che si ritorni nelle aule a patto che l’area venga liberata dai detriti»

  • Usura, chiesti 2 anni per un veterinario della Asl

    Giovedì, 10 Dicembre 2015 18:21

    gdfRischia una condanna a due anni per usura un veterinario della Asl che, tra 2008 e 2009, avrebbe prestato somme di denaro a un macellaio che lo ha denunciato alla finanza.
    Il macellaio era in difficoltà economiche. Il veterinario, suo amico, lo sapeva e aveva deciso di aiutarlo con uno scambio di assegni e cambiali. Scambio che, per il pm Paola Conti, si sarebbe rivelato molto più vantaggioso per il veterinario imputato che per il macellaio, tant’è che la pubblica accusa, ieri, ne ha chiesto la condanna a due anni e cinquemila euro di multa.

    Per la difesa  la questione è più complessa di quanto ricostruito in aula dall’accusa: i prestiti, e detta dei legali, sarebbero stati molti di più di quello di 10mila euro. Prestiti leciti e senza tassi di interesse, men che meno usurario, secondo i difensori. L’assegno di 20mila euro sarebbe stato staccato dalla vittima per pareggiare finalmente i conti.

    La sentenza tra una settimana. (fonte)