Il sillogismo è semplice. Natale è anche la festa dei bambini? E allora dev’esserlo anche dei nostri bambini baffuti, figli a tutti gli effetti, tranne forse per il fatto che non sono sempre lì a chiederti dei soldi e non ti devi preoccupare di come vanno a scuola… Dunque il vero gattolico credente e praticante penserà a festeggiare anche il pupo peloso: doppia dose di croccantini, surplus di coccole, regalo sotto l’albero, tutto il repertorio della nostra sudditanza affettiva e psicologica a quello che Leonardo da Vinci chiamava «il capolavoro della Natura», insomma. 

Visto da lui  

Il discorso cambia se osserviamo il Natale dal punto di vista del gatto, cioè dal basso considerando la stazza fisica, dall’alto per quella intellettuale (nessuno qui dubita che il più scemo dei mici sia comunque più intelligente del più geniale degli umani, no?).  

Quindi, vantaggi e svantaggi. Nel capitolo vantaggi, intanto l’enorme quantità di cibo che transita sulle tavole dei bipedi, con la possibilità di grandi abbuffate, specie di pesce come cenone della vigilia impone. Poi si sa che l’albero di Natale è una specie di parco giochi del gatto di casa, una Disneyland felina, divertentissima benché, a differenza di quella vera, senza topi, che permette: a) di giocare con le palle e, magari, romperle (anche in senso metaforico); b) attaccarsi e dondolarsi ai festoni tipo Tarzan; c) nei caso migliori, compiute le missioni di cui ai punti a) e b), rovesciare l’abete a terra (perché poi urlerà, quello là? Calma, umano, non era poi ’sto granché, il tuo albero, e vabbé, sì, sono le quattro e mezzo del mattino, ma non potresti servirmi una scatoletta di tonno rosso giapponese in salsa di gamberi della Tanzania su un letto di caviale Beluga? Con tutto questo lavoro sull’albero, mi è venuta fame…). 

Guai al presepe  

Assai spassoso, infine, anche aggirarsi fra le figurine del presepe e, gentilmente, rispettosamente, amabilmente, spingerle con la zampa vellutata sul bordo della mensola fino a farle precipitare a terra. Si calcola che ogni Natale si aggiri intorno al 15% la percentuale di pastori liquidata così dal gatto di casa, che ha anche l’enorme soddisfazione di abbattere il bue, tanto più grasso e grosso di lui (quanto all’asinello, di solito lo rispetta: gli ricorda troppo l’umano con il quale convive).  

Lusso, calma e voluttà  

Naturalmente non è tutto oro quel che luccica, anzi luccicava prima che Mister Micio si abbattesse sull’albero. Si sa che per i bipedi, fra ricerca disperata dei regali, visite di parenti, riunioni di famiglia, cinepanettoni, sport invernali in località dove non nevica, code in autostrada, il periodo natalizio è fra i più duri dell’anno. 

Il gatto, che è il consulente psicologico di casa (provatelo: molta resa e poca spesa), questo lo sente e deve fare un surplus di lavoro rasserenante di fusa e «impastamenti» per il suo umano sdraiato sul lettino e provato dalla quattromilionesima replica televisiva del «Piccolo lord», un film che ci rende tutti migliori come Erodi. Aggiungiamo la presenza per casa di ignoti personaggi, pare parenti dell’abituale dispensatore di cibo e pulitore di cassettina, che non si sa bene cosa vengono a fare, non si sa bene quando se ne vanno e in ogni caso sicuramente rompono. E non dimentichiamo l’incivile usanza di «festeggiare» facendo un baccano tremendo, non si sa bene perché, con i cosiddetti botti, cosa che spaventa un animale discreto per il quale tutto dev’essere soltanto lusso, calma e voluttà. 

Per fortuna, tutta questa inutile agitazione dura poco. E poi anche queste Feste ce le saremo tolte dalle zampe. 

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