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  • L’Anagrafe Nazionale Felina ti premia anche nel 2016

    Martedì, 12 Gennaio 2016 10:36

    MERITI UN PREMIOAl suo quinto compleanno, il database dell’Anagrafe Nazionale Felina è in ottima salute. Un servizio ai proprietari di gatti utilizzato da 5 mila strutture veterinarie. si

    Anche nel 2016, l’attività dei Medici Veterinari per la registrazione anagrafica del gatto è premiata con la campagna ‘Meriti un Premio’, in collaborazione con Frontline Combo e Merial.
    In cinque anni di attività, l’Anagrafe Nazionale Felina– promossa da ANMVI insieme a Frontline Combo Education Program- è stata costantemente implementata e oggi si deve ai 4.967 Medici Veterinari aderenti il ragguardevole numero di 31.644 gatti registrati, corrispondenti a 22.566 proprietari/detentori.

    Meriti un Premio- La costante sensibilizzazione verso i proprietari sarà premiato anche nel 2016. Per ogni gatto registrato nella banca dati, il sistema assegna in automatico 1 punto e ogni volta che viene raggiunta la quota-punteggio prevista, il medico veterinario riceve un avviso via email che lo informa di avere diritto alla scelta di un premio: ogni 10, 30, 40 e 50 punti accumulati, conoscerà il punteggio raggiunto e i premi corrispondenti: editoria scientifica, digitale e a stampa, iscrizione gratuita ad un congresso nazionale SCIVAC a scelta.
    I premi vengono attribuiti rispettando il limite regolamentare di massimo 3 premi per ciascun veterinario, nell’ambito della durata del concorso;  le notifiche ai medici veterinari riportano il numero di punti acquisiti e vengono inoltrate solo al raggiungimento di una delle soglie di punteggio che dà diritto ad un premio; inoltre- per il principio della non cumulabilità- al raggiungimento di una determinata soglia di punteggio (es. 10 punti), qualora si desideri raggiungere uno scaglione superiore (es. 30 punti) si avrà diritto a ricevere il corrispondente premio di livello superiore, con decadenza del premio abbinato al punteggio inferiore.

    Per conoscere i premi si può accedere all’area riservata ai Medici Veterinari, previa registrazione.

    Nuove funzionalità – La vitalità del database è testimoniata dall’interazione fra i Medici Veterinari e l’assistenza tecnica dell’helpdesk che, nel corso del tempo, ha portato al progressivo miglioramento delle funzionalità. Un menu rinnovato, a disposizione dei Medici Veterinari, vuole facilitare la navigazione e superare alcune difficoltà ricorrenti. Un notevole numero di interventi di assistenza tecnica è dovuto a errate procedure da parte del veterinario nella registrazione e assegnazione di gatti e proprietari. Per questo sono state modificate le voci del menu per renderle ancora più intuitive e ridurre i casi di procedure avviate e abbandonate (in quanto non corrispondenti a quella desiderata, con conseguente aumento dei casi di “gatto orfano” ovvero non associato ad alcun proprietario).

    Le modifiche apportate confermano che il medico veterinario è un protagonista di questa Anagrafe, vero perno del servizio reso ai proprietari e pertanto soggetto attivo sia della sua implementazione che del suo miglioramento. Una Guida per il Medico Veterinario è consultabile nell’area riservata ai Medici Veterinari, previa registrazione.

    Il servizio – L’Anagrafe Nazionale Felina informatizza i dati identificativi dei gatti dotati di microchip e dei loro proprietari. Il servizio consiste nell’inoculazione di un microchip, atto medico veterinario, che non richiede anestesia e che soltanto un Veterinario iscritto all’ordine può eseguire. La prestazione è fornita su richiesta del proprietario, su compenso liberamente determinato fra le parti. L’adesione del Medico Veterinario all’ANF avviene mediante registrazione gratuita. I proprietari hanno a disposizione una funzione di ricerca per contattare la struttura veterinaria più vicina. Qualunque utente del web, avendo a disposizione il numero di microchip, può risalire al proprietario dell’animale.

    ANFI– Anche quest’anno, l’Anagrafe Nazionale Felina sarà promossa presso gli allevatori di gatti di razza in occasione dell’edizione 2016 del Master per l’allevatore felino.

    Una Guida per il Proprietario è liberamente raggiungibile dalla home page. Nell’area pubblica del sito è inoltre disponibile un atlante dei gatti di razza

  • «Bocconi avvelenati in pasto ai cani» – Gazzetta di Reggio

    «Bocconi avvelenati in pasto ai cani» – Gazzetta di Reggio

    REGGIO EMILIA. Due cani da caccia avvelenati nel recinto di casa, probabilmente con delle polpette alla stricnina. E’ accaduto a Cadè, in una casa di campagna di via Castello, dove abita la famiglia Solimè.«I nostri cani ora rischiano di morire e stanno soffrendo tantissimo. Se si salveranno sarà soltanto grazie alla rapidità dei soccorsi e alla bravure dei veterinari che li stanno curando». A raccontarlo è la signora Antonella, madre di Mattia Solimè, proprietario dei cani.«Non riusciamo a spiegarci perché sia accaduto – continua la signora Antonella -. Abbiamo denunciato il fatto ai carabinieri che hanno ipotizzato che possa essere l’opera di alcuni ladri che volevano sbarazzarsi del cane da guardia, un mastino dei Pirenei che al momento dell’avvelenamento non era nel recinto. Forse volevano fare un furto in casa e lo hanno preparato così».Allarme a Cadè, polpette avvelenate in pasto ai caniLa vicenda risale a sabato 9 gennaio. «Verso le 16.30 mio figlio ha preso il cane più grande, Aron, per fare una passeggiata e ha portato nel recinto i due pointer, Leon di 6 anni e Bull di 2. Quando è tornato dopo circa mezzora ha iniziato a dare da mangiare ai cani e ha notato che il pointer più vecchio stava molto male: aveva dei tremori e poco dopo ha iniziato ad avere le convulsioni. Il più giovane invece, in un primo momento, sembrava stare bene».A quel punto Mattia Solimè ha portato di corsa l’animale nello studio veterinario di Baracchi e Boni di Montecchio. «I veterinari hanno subito capito che si trattava di un avvelenamento, con qualcosa di potente e mio figlio mi ha telefonato e mi ha chiesto di controllare anche l’altro cane. Ho controllato e mi sono resa conto che anche lui stava male. Il più anziano probabilmente ha mangiato di più perché i cani hanno le loro gerarchie e dunque si è sentito male prima per quello».Leon e Bull sono stati dimessi ieri pomeriggio e ora si spera che possano riprendersi. «I veterinari subito non hanno garantito la sopravvivenza. Di certo i nostri due cani hanno sofferto tantissimo e per fortuna ce ne siamo accorti di giorno, altrimenti chissà cosa sarebbe successo di notte. Siamo anche molto preoccupati per il fatto che qualcuno abbia gettato delle polpette nel cortile di casa».L’ipotesi dei carabinieri e che questo gesto sia opera di qualcuno che voleva mettere fuori gioco il cane da guardia. Sono invece esclusi problemi con il vicinato. «Assolutamente non abbiamo problemi con nessuno», confermano dalla famiglia Solimè.Le polpette sono state lanciate in una recinzione dove si solito i pointer non hanno accesso. Mentre il mastino dei Pirenei era a fare un passeggiata i due cani da caccia, attirati dall’odore, sono riusciti ad aprire un cancelletto ed entrare nell’area dove c’erano le polpette. A quel punto le hanno divorate e infatti non sono state trovate tracce da analizzare.«Vedere dei cani patire quelle sofferenze atroci fa davvero male – conclude la signora Antonella -. Ora speriamo solo che possano sopravvivere».

  • «Bocconi avvelenati in pasto ai cani» – Gazzetta di Reggio

    «Bocconi avvelenati in pasto ai cani» – Gazzetta di Reggio

    REGGIO EMILIA. Due cani da caccia avvelenati nel recinto di casa, probabilmente con delle polpette alla stricnina. E’ accaduto a Cadè, in una casa di campagna di via Castello, dove abita la famiglia Solimè.«I nostri cani ora rischiano di morire e stanno soffrendo tantissimo. Se si salveranno sarà soltanto grazie alla rapidità dei soccorsi e alla bravure dei veterinari che li stanno curando». A raccontarlo è la signora Antonella, madre di Mattia Solimè, proprietario dei cani.«Non riusciamo a spiegarci perché sia accaduto – continua la signora Antonella -. Abbiamo denunciato il fatto ai carabinieri che hanno ipotizzato che possa essere l’opera di alcuni ladri che volevano sbarazzarsi del cane da guardia, un mastino dei Pirenei che al momento dell’avvelenamento non era nel recinto. Forse volevano fare un furto in casa e lo hanno preparato così».Allarme a Cadè, polpette avvelenate in pasto ai caniLa vicenda risale a sabato 9 gennaio. «Verso le 16.30 mio figlio ha preso il cane più grande, Aron, per fare una passeggiata e ha portato nel recinto i due pointer, Leon di 6 anni e Bull di 2. Quando è tornato dopo circa mezzora ha iniziato a dare da mangiare ai cani e ha notato che il pointer più vecchio stava molto male: aveva dei tremori e poco dopo ha iniziato ad avere le convulsioni. Il più giovane invece, in un primo momento, sembrava stare bene».A quel punto Mattia Solimè ha portato di corsa l’animale nello studio veterinario di Baracchi e Boni di Montecchio. «I veterinari hanno subito capito che si trattava di un avvelenamento, con qualcosa di potente e mio figlio mi ha telefonato e mi ha chiesto di controllare anche l’altro cane. Ho controllato e mi sono resa conto che anche lui stava male. Il più anziano probabilmente ha mangiato di più perché i cani hanno le loro gerarchie e dunque si è sentito male prima per quello».Leon e Bull sono stati dimessi ieri pomeriggio e ora si spera che possano riprendersi. «I veterinari subito non hanno garantito la sopravvivenza. Di certo i nostri due cani hanno sofferto tantissimo e per fortuna ce ne siamo accorti di giorno, altrimenti chissà cosa sarebbe successo di notte. Siamo anche molto preoccupati per il fatto che qualcuno abbia gettato delle polpette nel cortile di casa».L’ipotesi dei carabinieri e che questo gesto sia opera di qualcuno che voleva mettere fuori gioco il cane da guardia. Sono invece esclusi problemi con il vicinato. «Assolutamente non abbiamo problemi con nessuno», confermano dalla famiglia Solimè.Le polpette sono state lanciate in una recinzione dove si solito i pointer non hanno accesso. Mentre il mastino dei Pirenei era a fare un passeggiata i due cani da caccia, attirati dall’odore, sono riusciti ad aprire un cancelletto ed entrare nell’area dove c’erano le polpette. A quel punto le hanno divorate e infatti non sono state trovate tracce da analizzare.«Vedere dei cani patire quelle sofferenze atroci fa davvero male – conclude la signora Antonella -. Ora speriamo solo che possano sopravvivere».

  • Al e Reff, i cani Terranova – Corriere della Sera

    Al e Reff, i cani Terranova – Corriere della Sera

    Milano, 12 gennaio 2016 – 09:06

    Sono addestrati per il salvataggio in acqua all’Idroscalo e intrattengono i piccoli nella rianimazione e pediatria dell’ospedale Buzzi

    Dal soccorso in acqua alle corsie di un ospedale. Ogni settimana i volontari del gruppo «Dog rescue», che fa base all’Idroscalo di Milano, arrivano all’ospedale Buzzi, per trascorrere un pomeriggio con i piccoli ricoverati della pediatria e della rianimazione. È nato per caso l’incontro dei due Terranova Al, 7 anni, color cioccolato, e Reff, 1 anno e 4 mesi, tutta nera, con i bimbi del Buzzi. Questi cani eroi, capaci di imprese memorabili, di tuffarsi da un elicottero in mare aperto, di trascinare a riva una barca, forti e mansueti, in corsia si trasformano. Ferruccio Pilenga e Donatella Pasquale raccontano una fiaba che lo scrittore Roberto Allegri ha loro dedicato, un racconto a puntate. Il protagonista è il cane Reff che «ama tanto le farfalle ma ha paura di nuotare, finché non vede un cane anziano che salva un uomo in mare e da lui impara». Esplode l’allegria quando questo giganti buoni, un po’ orsi un po’ peluche, entrano in reparto. Markos, ricoverato in neurologia, entra in sintonia con Al, allunga una mano per una carezza. Anais, che ha superato una crisi di bronchiolite e presto sarà dimessa dalla rianimazione, osserva i due cani con un po’ di timore, prima di prendere confidenza. In pediatria, l’emozione è grande, la visita si trasforma in una festa improvvisata.

    shadow carousel

    Al Buzzi, un Terranova per amico

    Ferruccio Pilenga, bergamasco, ha gettato le basi per l’Italian School of Water Rescue Dogs, diventando istruttore di cani da soccorso. «Oggi siamo in trecento in tutta Italia — spiega — . Trent’anni fa facevo volontariato in un piccolo gruppo protezione civile, cercavo un cane che fosse utile, e su un piccolo libriccino ho letto la storia di un cane grosso da salvataggio. Era il Terranova, il cane dei pescatori». Si chiamava Mas il primo compagno di tante avventure, che in poco tempo ha imparato a calarsi in acqua con un verricello, a vincere le tempeste. Da allora sono nate tredici scuole per i cani da soccorso, che prima di diventare operativi hanno un lungo percorso di addestramento, che vanno dove nessuno altro può e tutti gli anni devono rifare l’esame di idoneità.

    12 gennaio 2016 | 09:06

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

  • Al e Reff, i cani Terranova – Corriere della Sera

    Al e Reff, i cani Terranova – Corriere della Sera

    Milano, 12 gennaio 2016 – 09:06

    Sono addestrati per il salvataggio in acqua all’Idroscalo e intrattengono i piccoli nella rianimazione e pediatria dell’ospedale Buzzi

    Dal soccorso in acqua alle corsie di un ospedale. Ogni settimana i volontari del gruppo «Dog rescue», che fa base all’Idroscalo di Milano, arrivano all’ospedale Buzzi, per trascorrere un pomeriggio con i piccoli ricoverati della pediatria e della rianimazione. È nato per caso l’incontro dei due Terranova Al, 7 anni, color cioccolato, e Reff, 1 anno e 4 mesi, tutta nera, con i bimbi del Buzzi. Questi cani eroi, capaci di imprese memorabili, di tuffarsi da un elicottero in mare aperto, di trascinare a riva una barca, forti e mansueti, in corsia si trasformano. Ferruccio Pilenga e Donatella Pasquale raccontano una fiaba che lo scrittore Roberto Allegri ha loro dedicato, un racconto a puntate. Il protagonista è il cane Reff che «ama tanto le farfalle ma ha paura di nuotare, finché non vede un cane anziano che salva un uomo in mare e da lui impara». Esplode l’allegria quando questo giganti buoni, un po’ orsi un po’ peluche, entrano in reparto. Markos, ricoverato in neurologia, entra in sintonia con Al, allunga una mano per una carezza. Anais, che ha superato una crisi di bronchiolite e presto sarà dimessa dalla rianimazione, osserva i due cani con un po’ di timore, prima di prendere confidenza. In pediatria, l’emozione è grande, la visita si trasforma in una festa improvvisata.

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    Al Buzzi, un Terranova per amico

    Ferruccio Pilenga, bergamasco, ha gettato le basi per l’Italian School of Water Rescue Dogs, diventando istruttore di cani da soccorso. «Oggi siamo in trecento in tutta Italia — spiega — . Trent’anni fa facevo volontariato in un piccolo gruppo protezione civile, cercavo un cane che fosse utile, e su un piccolo libriccino ho letto la storia di un cane grosso da salvataggio. Era il Terranova, il cane dei pescatori». Si chiamava Mas il primo compagno di tante avventure, che in poco tempo ha imparato a calarsi in acqua con un verricello, a vincere le tempeste. Da allora sono nate tredici scuole per i cani da soccorso, che prima di diventare operativi hanno un lungo percorso di addestramento, che vanno dove nessuno altro può e tutti gli anni devono rifare l’esame di idoneità.

    12 gennaio 2016 | 09:06

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

  • Antidoping, prorogata di un mese la convenzione con Unirelab

    Martedì, 12 Gennaio 2016 07:51

    iniezioneL’attività antidoping è “essenziale ed indispensabile” per le corse ippiche e non è consentita l’interruzione del servizio.
    Per questo, il Ministero delle Politiche Agricole ha prorogato per tutto il mese di gennaio 2016 la convenzione scaduta a dicembre con l’Unirelab. La convenzione ha per oggetto l’attività di analisi antidoping nelle corse in ippodromo e nelle manifestazioni del cavallo da sella e l’attività di analisi del DNA per i cavalli iscritti ai Libri genealogici.

    Il decreto dirigenziale che dispone la prosecuzione della convenzione stanzia allo scopo 330 mila euro, attinti dalle risorse destinate alle “spese connesse alla gestione, vigilanza e controllo del settore ippico” e alle  “spese per vigilanza e controllo tecnico delle corse” nell’esercizio finanziario 2016. La proroga si rende necessaria in virtù della “obbligatorietà e indispensabilità” dell’attività istituzionale antidoping, nelle more dall’adozione di una direttiva generale sulla gestione amministrativa per l’anno 2016.

    Essenziale per la definizione di una nuova convenzione è il calendario ippico 2016, dal quale desumere il numero delle corse nelle quali effettuare il prelievo antidoping, e le risorse finanziarie conseguenti. Allo scadere del 2015 risultava definito solo il calendario delle corse del mese di gennaio, oltre ad una consistente riduzione delle economie di scala sulla cui base definire i costi della convenzione.

    L’Unirelab srl è oggi una società interamente partecipata dal Ministero, espleta l’attività secondo i principi dell’ “in house providing”, ovvero in proprio senza gara di affido all’esterno.

  • Cani sbranati dai lupi «Nessun pericolo per l'uomo» – Il Tirreno

    Cani sbranati dai lupi «Nessun pericolo per l'uomo» – Il Tirreno

    CECINA. Dopo l’uccisione di un cane da parte dei lupi, durante una battuta di caccia al cinghiale, sulle colline di Lajatico, abbiamo chiesto un parere sulla vicenda a Viviana Viviani, laureata in scienze naturali, agente della polizia provinciale di Pisa, con competenze specifiche di vigilanza ambientale, servizio antibracconaggio, e studiosa di lupi.«Il fenomeno dell’uccisione dei cani non è unico. Tale casistica è nota in Appennino come in altre regioni d’Europa», spiega Viviani. Un caso di uccisione di cani è stato segnalato in provincia di Pisa per la prima volta a fine dicembre 2015 a Miemo. «Gli avvistamenti di lupi invece sono molto più frequenti. Bisogna però fare attenzione alle numerose segnalazioni non attendibili. Lo scorso anno, per esempio, per molte notti sono stati avvistati lupi nel centro abitato di Casciana Terme. Paura e terrore ovunque per il pericolo lupo tra le case. Quando ho ricevuto, finalmente, una foto, abbiamo potuto appurare che si trattava di due esemplari di cane lupo cecoslovacco, regolarmente detenuti, che la notte non venivano custoditi. Lo stesso vale per un “lupo” fotografato nei pressi del Romito, sull’Aurelia, a Livorno, che in realtà era un bellissimo esemplare di cane lupo cecoslovacco», aggiunge Viviani.«Il nodo fondamentale è quello con la convivenza della specie con l’attività di allevamento e pastorizia. Gli allevatori devono trarre profitto dal loro lavoro e anche una sola pecora uccisa è un danno ingente. Ad oggi non ci sono rimborsi diretti previsti, bensì aiuti per le misure di prevenzione dei danni». Viviani spiega che la provincia di Pisa «ha visto la presenza continua del lupo, accertata fin dagli anni 80, proprio nella zona di Miemo. Ci sono documenti e studi che confortano questo dato. Negli ultimi anni gli esemplari si sono distribuiti in modo più capillare sul territorio, grazie alla presenza di aree protette, alla tutela legale, alla ridotta presenza dell’uomo nelle campagne, ma soprattutto grazie alla forte adattabilità della specie».Spesso si parla anche di “ibridi”, scambiati per lupi. «Un incrocio tra cane e lupo può dare prole “ibrida”, a sua volta fertile ed in grado di riprodursi. Devo dire che ad oggi non si può pensare di intervenire nel conflitto uccidendo il lupo, specie protetta non solo dalla normativa italiana, ma anche da leggi e convenzioni internazionali. Neppure le eventuali catture, allo studio per quanto riguarda gli ibridi, sono facilmente realizzabili, anche per i costi impegnativi. In caso di avvistamenti, si può avvisare la polizia provinciale, di cui faccio parte, al fine di registrare la presenza», aggiunge Viviani. Infine, una precisazione dopo avvistamenti e aggressioni di lupi ai cani. «Da ben oltre un secolo non è segnalata in Italia alcuna uccisione di persone da parte di lupo. Mi preme ricordare però che il lupo è una grossa specie selvatica e come tale va trattata, al pari di un grosso cinghiale».Viviani fa anche un’altra considerazione: «L’immagine del cane ucciso dai lupi a Miemo non è meno cruda di tante altre immagini che ho visto di cani feriti e sventrati dai cinghiali. Ogni anno muoiono o vengonoferiti centinaia di cani per una forma di caccia che li vede strumenti essenziali. Il rischio è che certi episodi possano essere strumentalizzati per giustificare potenziali episodi di bracconaggio. Il lupo ucciso a Pomarance potrebbe essere il primo frutto di questa storia».(s.c.)

  • Gatto con zampe legate da nastro isolante – GreenStyle

    Gatto con zampe legate da nastro isolante – GreenStyle

    Una nuova vicenda di maltrattamento colpisce un indifeso gatto e, purtroppo, conferma un recente e preoccupante trend: quello del nastro isolante. Nell’ultimo anno, infatti, si sono moltiplicati i casi di cani e di gatti abbandonati con fauci e zampe legate da del nastro adesivo, non solo per evitarne l’allontanamento, ma anche per renderne impossibile l’alimentazione. Degli esemplari lasciati al loro destino, costretti a una lenta morte fatta di stenti.

    L’ultimo episodio si è verificato negli Stati Uniti e già ha alimentato accesa indignazione sui social network. In quel di Canyon Country, nella contea californiana di Santa Clara, è stato rinvenuto un gatto con le zampe completamente legate con del nastro isolante. L’animale è stato trovato mentre la polizia stava passando al setaccio una vettura alla ricerca di narcotici, sostanze poi trovate in possesso dei due occupanti del veicolo, una donna di 26 anni e il suo fidanzato di 23.

    L’animale, di nome Lilly, pare sia stato rinvenuto all’interno di un trasportino, adagiato alla rinfusa nel baule dell’automobile. I miagolii del gatto hanno allertato gli agenti, i quali hanno assistito stupiti al ritrovamento. A causa del nastro isolante il gatto era impossibilitato a qualsiasi movimento e, non ultimo, ogni tentativo di divincolarsi pare causasse estremo dolore, tra gonfiore delle estremità e pelo strappato dalla superficie adesiva. Interrogati i proprietari sull’inspiegabile gesto, ABC riferisce questa giustificazione:

    Quando le abbiamo chiesto il motivo, la ragazza ha risposto: “Perché graffia”. Ma non è forse questo quelli che i gatti fanno?

    I proprietari, oltre a essere stati denunciati per il possesso di stupefacenti, dovranno ora rispondere dell’accusa di maltrattamento di animali. Il gatto, ora in buone condizioni, è stato preso in custodia dalle istituzioni statunitensi per essere al più presto affidato a una nuova famiglia. Come già anticipato, non è la prima volta che si apprendono simili notizie nel corso degli ultimi mesi: di recente, infatti, diversi cani sono stati rinvenuti con le fauci serrate da del nastro isolante.

    11 gennaio 2016

  • Gatto con zampe legate da nastro isolante – GreenStyle

    Gatto con zampe legate da nastro isolante – GreenStyle

    Una nuova vicenda di maltrattamento colpisce un indifeso gatto e, purtroppo, conferma un recente e preoccupante trend: quello del nastro isolante. Nell’ultimo anno, infatti, si sono moltiplicati i casi di cani e di gatti abbandonati con fauci e zampe legate da del nastro adesivo, non solo per evitarne l’allontanamento, ma anche per renderne impossibile l’alimentazione. Degli esemplari lasciati al loro destino, costretti a una lenta morte fatta di stenti.

    L’ultimo episodio si è verificato negli Stati Uniti e già ha alimentato accesa indignazione sui social network. In quel di Canyon Country, nella contea californiana di Santa Clara, è stato rinvenuto un gatto con le zampe completamente legate con del nastro isolante. L’animale è stato trovato mentre la polizia stava passando al setaccio una vettura alla ricerca di narcotici, sostanze poi trovate in possesso dei due occupanti del veicolo, una donna di 26 anni e il suo fidanzato di 23.

    L’animale, di nome Lilly, pare sia stato rinvenuto all’interno di un trasportino, adagiato alla rinfusa nel baule dell’automobile. I miagolii del gatto hanno allertato gli agenti, i quali hanno assistito stupiti al ritrovamento. A causa del nastro isolante il gatto era impossibilitato a qualsiasi movimento e, non ultimo, ogni tentativo di divincolarsi pare causasse estremo dolore, tra gonfiore delle estremità e pelo strappato dalla superficie adesiva. Interrogati i proprietari sull’inspiegabile gesto, ABC riferisce questa giustificazione:

    Quando le abbiamo chiesto il motivo, la ragazza ha risposto: “Perché graffia”. Ma non è forse questo quelli che i gatti fanno?

    I proprietari, oltre a essere stati denunciati per il possesso di stupefacenti, dovranno ora rispondere dell’accusa di maltrattamento di animali. Il gatto, ora in buone condizioni, è stato preso in custodia dalle istituzioni statunitensi per essere al più presto affidato a una nuova famiglia. Come già anticipato, non è la prima volta che si apprendono simili notizie nel corso degli ultimi mesi: di recente, infatti, diversi cani sono stati rinvenuti con le fauci serrate da del nastro isolante.

    11 gennaio 2016

  • Video choc | Napoli, le#39;orribile «moda» di lanciare i cani: le … – Il Mattino

    Video choc | Napoli, le#39;orribile «moda» di lanciare i cani: le … – Il Mattino

    Napoli. L’hanno chiamato Atena. E’ l’ultimo cane lanciato – letteralmente – da alcuni sconosciuti, a bordo di uno scooter, all’interno del rifugio ‘La Fenice’ di Ponticelli, quartiere a est di Napoli. La cagna ha fatto un volo di almeno tre metri, riportando la frattura del femore.

    A lanciarla, senza scrupoli, un giovanissimo accompagnato da un coetaneo su di un motorino. Solo da ieri ha ricominciato a saltare e scodinzolare mostrandosi felice anche verso chi non conosce. Approfittando dell’ora tarda, della zona isolata – e sicuri di affidarlo in mani “esperte” – i due giovani hanno abbandonato Atena al freddo della notte. Un atto che Carmela, “Melina dei cani”, la proprietaria della struttura, condanna fortemente. E lo fa anche pubblicando il video su facebook. Sono le immagini delle due videocamere di sorveglianza che controllano il cancello. La sua speranza è poter individuare i responsabili.

    E’ ormai buio quando il mezzo raggiunge via Virginia Woolf, nei pressi del distaccamento locale dei Vigili del Fuoco. I ragazzi appurano che la struttura non sia vigilata, poi uno di loro si avvicina e lancia la cagna. Non è la prima volta che avvengono “i voli”, così li chiamano al rifugio ormai. È capitato tantissime volte, purtroppo. Al momento i cani ospitati sono 180. Tanti, troppi. E lo spazio non basta.

    L’amore di Melina per questi animali la rende instancabile. Ad aiutarla due volontari fissi e altri a rotazione. Per fortuna la vertenza con il Comune di Napoli è stata risolta: la struttura è stata regolarizzata con un protocollo d’intesa. Qui i cani vengono tenuti per bene. Sterilizzati, microcippati e vaccinati. A Ponticelli tutti conoscono Melina. Lei ora vuole che la aiutino a trovare i responsabili del gesto.

    Lunedì 11 Gennaio 2016, 16:19