Blog

  • ACN, è tassato il rimborso per lo spostamento casa-lavoro

    Mercoledì, 13 Gennaio 2016 08:33

    Agenzia delle entrate h partbQual è il corretto trattamento fiscale da riservare al rimborso spese riconosciuto ai convenzionati quando svolgono l’incarico in un comune diverso da quello di residenza?
    C’è differenza ai fini fiscali fra raggiungere, dalla propria residenza, il luogo di lavoro e il luogo di missione? La risposta  (affermativa) è arrivata dall’Agenzia delle Entrate, sollecitata da una Azienda Sanitaria Locale in seguito ad una pronuncia della Cassazione (Ordinanza n. 6793 del 2 aprile 2015) sulla non imponibilità ai fini IRPEF dei rimborsi aventi “funzione risarcitoria e non retributiva”. Al contrario, l’Azienda obiettava che il rimborso è sempre stato imponibile ai fini IRPEF.

    L’Agenzia delle Entrate, con una risoluzione pubblicata a fine dicembre, dopo avere contestualizzato e valutato come “isolata” l’ordinanza della Cassazione- ha confermato la tassazione del “rimborso spese di accesso“. L’Agenzia distingue fra raggiungere- dalla propria residenza il ‘luogo di missione’ e il  ‘luogo di lavoro’: se nel primo caso si tratta di somme non imponibili, nel secondo la tassazione è dovuta: gli spostamenti del lavoratore dipedente dal comune di residenza al luogo di lavoro non rientrano nella non tassabilità riconosciuta alle indennità di trasferta corrisposte al dipendente per svolgere incarichi in un comune diverso da quello della sede di lavoro.

    La risoluzione aggiunge che “lo spostamento casa-lavoro avviene al di fuori dell’orario di lavoro e comunque a partire da un’abitazione scelta dal dipendente”, quindi “la differenza sul trattamento fiscale non appare irragionevole”.  E ancora: “il particolare regime delle trasferte (non tassabili) potrà essere applicato nella sola ipotesi in cui il lavoratore sia autorizzato a recarsi al luogo di missione, e non al luogo di lavoro, partendo dalla sua residenza”.

    Confermato dunque l’orientamento dell’Amministrazione Finanziaria che – dall’anno 2000- considera  le somme corrisposte dal datore di lavoro ai dipendenti a titolo di rimborso spese, come “non imponibili nella sola ipotesi in cui il dipendente abbia sostenuto le spese in nome e per conto del datore di lavoro, per l’acquisto di materiali utilizzati nell’attività lavorativa”.

  • Scarpe della Primavera 2016: tutte le tendenze – Grazia.it

    Scarpe della Primavera 2016: tutte le tendenze – Grazia.it

    Colori, fantasie e forme: tutte le tendenze scarpe per la Primavera-Estate 2016

    Dalle sfilate Primavera-Estate 2016, eccovi le tendenze dedicate alle scarpe. Cosa indosseremo per la prossima stagione? Le novità sono molte: nastri che si legano in caviglia, catene metal applicate anche sui più seriosi mocassini, righe color-block di forte impatto.

    E ancora pitone, reminescenze western e tanti altri trend. Li potete scoprire nella gallery!

  • La fine dei ‘minimi’, come cambia il regime agevolato

    Mercoledì, 13 Gennaio 2016 08:02

    CALCULATORLa Legge di Stabilità 2016 ha abrogato definitivamente il regime dei minimi, lasciando in vita il regime forfetario quale unica forma agevolata.
    Dal 1° gennaio 2016 chi vuole aprire una partita IVA con un regime agevolato ha solo l’opzione del regime forfetario, a differenza del 2015 in cui si poteva scegliere fra il regime dei minimi e il regime forfetario.
    La Legge di Stabilità 2016 ha eliminato la possibilità di aprire una partita IVA con il regime dei contribuenti minimi di cui al DL 98/2011.
    L’alternativa per i titolari di partita IVA 2016 sarà dunque tra:
    -regime ordinario, quindi tassazione sui redditi, Irap, IVA e studi di settore;
    -regime agevolato, quindi imposta sostitutiva da applicare al prodotto tra il coefficiente di redditività ed il fatturato prodotto, esenzione dalla tassazione Irpef, IRAP, IVA più le semplificazioni contabili e formali.

    Condizioni e i requisiti previsti per l’accesso alla partita IVA con il nuovo regime forfetario 2016
    : a) non aver conseguito ricavi o compensi superiori ai limiti indicati nell’allegato della Legge di Stabilità 2016, diversi a seconda del codice Ateco di riferimento; b) non aver sostenuto spese per collaboratori superiori a 5.000 euro lordi; c) non aver superato i 20.000 euro di costi lordi per ammortamento di beni strumentali. Sono esclusi, invece, dall’accesso alla partita IVA con il regime forfetario 2016 i contribuenti non residenti e quelli che già adottano regimi speciali IVA o regime forfetari per la determinazione del reddito.

    Tassazione– La Legge di Stabilità 2016 ha introdotto un particolare regime di tassazione per la Partita IVA in regime forfetario 2016: aliquota dell’imposta sostitutiva al 5% per i primi 5 anni; dal sesto anno l’aliquota dell’imposta sostitutiva sale al 15%. L’imposta sostitutiva è l’unica forma di imposizione fiscale sul reddito dei contribuenti nel regime forfetario e sostituisce l’IRPEF (ordinaria e addizionali) e l’IRAP; l’IVA non è dovuta.
    Codici ATECO- Il regime forfettario prevede un regime di tassazione con imposta sostitutiva da applicare al prodotto tra il fatturato realizzato e il coefficiente di redditività (che varia in funzione del codice attività con cui la partita IVA è stata aperta). I limiti di ricavi/fatturato e il coefficiente di redditività dipendono dal tipo di attività svolta, a sua volta inquadrato in uno specifico codice ATECO. Codice ATECO per attività professionali, scientifiche, tecniche, sanitarie, di istruzione, servizi finanziari ed assicurativi (64 – 65 – 66) – (69 – 70 – 71 – 72 -73 – 74 – 75) – (85) – (86 – 87 – 88): limite fatturato/ricavi 30.000 euro e coefficente di redditività al 78%;

    Tre situazioni- 1) Dal 1° gennaio 2016 i contribuenti che vogliono aprire una partita IVA agevolata avranno solo l’opportunità del regime forfetario. 2) Invece, i contribuenti che avevano aperto una partita IVA con il regime dei contribuenti minimi nel 2015 – sfruttando quanto previsto dal «Decreto Milleproroghe» 2015- potrà proseguire fino a scadenza naturale ovvero 5 anni o fino al compimento del 35° anno di età. Su questo punto si attendono comunque i chiarimenti dell’Agenzia delle Entrate. 3) La terza situazione riguarda i contribuenti in regime dei minimi dal 2014 o dagli anni precedenti. Per questi ultimi, il regime agevolato con imposta sostitutiva al 5% e determinazione analitica del reddito potrà essere sfruttato fino alla naturale scadenza.

    In sintesi:
    • viene eliminata la norma che vietava l’accesso al regime agevolato se l’importo dei redditi di lavoro dipendente e assimilato, eventualmente percepiti nell’anno precedente a quello di applicazione del nuovo regime era pari o superiore alla misura dei redditi d’impresa o professionali conseguiti nel medesimo anno e se la somma delle diverse fattispecie reddituali eccedeva l’importo di 20.000 euro;
    • viene disposto che sono esclusi dal regimei soggetti che nell’anno precedente hanno percepito redditi di lavoro dipendente e redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente, eccedenti l’importo di 30.000 euro; la verifica di tale soglia è irrilevante se il rapporto di lavoro è cessato; con questa nuova disposizione, meno penalizzante di quella del di cui si è detto sopra, si vuole evitare che soggetti esercenti attività di lavoro dipendente o assimilato nell’anno precedente l’applicazione del regime forfetario, da cui abbiano ritratto livelli reddituali piuttosto elevati, possano beneficiare ugualmente del regime in questione per le attività d’impresa, arte o professione;
    • viene prevista la riduzione dal 15% al 5% della misura ordinaria dell’aliquota d’imposta, per i primi cinque anni di attività (in precedenza, per i due anni successivi al primo era prevista la riduzione di un terzo del reddito); tali disposizioni si applicano, per gli anni 2016, 2017, 2018 e 2019, anche ai soggetti che nel 2015 hanno iniziato una nuova attività, scegliendo il regime forfetario;
    • si rivedono, al rialzo, i limiti di ricavi e compensiindicati nell’allegato 4, annesso alla legge n. 190/2014, al di sotto dei quali i contribuenti esercenti impresa, arti e professioni possono accedere e permanere nel nuovo regime, fermo restando il rispetto di tutti gli altri requisiti di legge; in sintesi, dal 2016, le soglie di ricavi e compensi sono generalmente incrementate di 10.000 euro mentre – per quanto concerne le attività svolte dagli esercenti arti e professioni e altre attività – la soglia è aumentata di 15.000 euro;
    • viene prevista l’applicazione del regime contributivo ordinario anche per i contribuenti forfetari i quali, in ogni caso, possono beneficiare della riduzione al 35% degli oneri contributivi.

  • L’amicizia pelosa del cane – TargatoCn.it

    L’amicizia pelosa del cane – TargatoCn.it

    Da quando e perché alcuni cani non camminano più? Quelli di piccola taglia, quasi dei giocattoli (alcune razze, come il barboncino, difatti sono chiamati anche toy) li si incontra assai sovente in braccio ai padroni. Oppure sbucano dalle apposite borsette. Oppure se ne stanno dentro a passeggini – forse riciclati da nipotini cresciuti, a meno che non esistano trabiccoli originali per quattrozampe. Nulla quaestio se la bestiolina soffre di difficoltà deambulatorie. Ma se l’esserino può camminare, perché non farlo camminare? Si stanca? Suda e poi s’ammala? Si sporca?

    Le facce dei cagnetti (non i musi, perché ormai hanno perso i connotati animaleschi) dicono molto. In apparenza sono felici, di una felicità assoluta, perfetta, inattaccabile. Anche le loro zampe che dondolano penzoloni dalle braccia del padrone comunicano beatitudine, tranquillità, pace. Ti guardano comunicando una consapevolezza profonda: “Non vorrei stare da nessun’altra parte se non qui, in questo momento”. Deve essere una bella sensazione, raramente può capitare nella vita di sentirsi così, per noi umani. Ma sarà davvero così?

    E se invece fossero disperati, per vedersi negate le tipiche attività canine: zampettare, odorare le tracce degli altri cani, raccattare con la bocca sassi e pezzetti di legno e cartacce e risputarli quando ci si accorge che sono del tutto privi di interesse, stravaccarsi casualmente appena il padrone si ferma davanti ad una vetrina, abbaiare e fingere di attaccare gli altri cani, annusare il deretano degli altri cani e grattarsi, grattarsi e rigrattarsi. E se si sentissero ridicoli ad indossare i cappottini o tutine con il cappuccetto, prigionieri di vestitini soffocanti, così come soffocante è l’amore dei loro padroni? Cani-pupazzo, cani-bambolotto, cani-surrogati di bambini, amati tanto più degli umani che non ci stanno a trasformarsi in pupazzi o bambolotti, quale che sia l’affetto provato per il compagno. Il premio Nobel Konrad Lorenz scrisse: “Il semplice fatto che il mio cane mi ami più di quanto io ami lui è una realtà innegabile, che mi colma sempre di una certa vergogna.”

    E poi ci sono i cani alla catena. Nelle cascine capita di vederne ancora, e tanti. Legati a lacci a volte dolorosamente troppo corti, brutti e sporchi, abbaiano incattiviti a qualunque cosa si muova, esposti estate e inverno alle intemperie. Come accade anche per noi, tutto è determinato dal caso. Se sono fortunati, nascono cagnetti di razza in allevamenti certificati, acquistati da persone che li vizieranno per tutta la vita. In caso contrario, li aspetta una vita di privazioni: poco movimento, e anche per loro vietate le cose da cani, mangiare dormire e soprattutto sporcare tutto nel giro di pochi metri e nessuna possibilità di sperimentare odori nuovi.

    Una persona che vive in campagna mi raccontò che loro i cani li tenevano legati per il loro bene, perché altrimenti sarebbero scappati: “Abbiamo avuto tanti cani ma hanno fatto tutti una brutta fine. Infatti se non li incatenavamo, scappavano. Di solito finivano sotto le macchine. Uno invece lo abbiamo trovato legato davanti alla farmacia del paese a qualche chilometro più in là. Si vede che qualcuno lo aveva trovato e lo aveva mollato li. Mio padre era quello che li portava a casa e mia madre quella che li sotterrava. Di recente ci è sparito l’ultimo, aveva appena un anno. Mio padre ha trovato delle tracce di sangue poco lontano dalla cascina. Mia madre si prepara a sotterrarne un altro”.

  • Processo Mario Negri Sud: noi della LAV riconosciuti parte civile

    Siamo parte civile nel processo a carico della filiale Sud dell’Istituto Mario Negri di Milano, che questo pomeriggio si è aperto presso il Tribunale di Lanciano: si tratta del primo processo per uccisione di topi. I fatti risalgono al 2014, quando è emerso che l’Istituto Mario Negri Sud, in previsione della sua chiusura, ha ucciso con il gas 750 roditori, nel suo stabulario, violando così l’articolo 544 bis del Codice penale, che prevede da quattro mesi a due anni di reclusione per le soppressioni di animali non necessitate, come in questo caso, dalla legge sulla vivisezione.

    Tra i testi ascoltati questo pomeriggio: il presidente Gianluca Felicetti che ha ricostruito lo svolgimento dei fatti, mettendo in evidenza la gravità dell’ammissione, da parte del Direttore Amministrativo del Mario Negri Sud, della soppressione dei topi, emersa nel corso di una telefonata registrata. Tale registrazione telefonica è tra gli elementi alla base dell’indagine svolta dal Procuratore Capo del Tribunale di Lanciano, Francesco Menditto, e che l’avv. Carla Campanaro, difensore della LAV, ha chiesto sia ammessa tra gli elementi di prova, aspetto su cui il Giudice Monocratico Andrea Belli si è riservato di decidere. 

    Nel corso dell’udienza è emerso in modo inequivocabile che siamo statai contattati prima della soppressione dei topi, neppure per individuare misure alternative. Definiamo sconcertante la dichiarazione resa dalla Veterinaria Asl, teste del processo, che ha dichiarato di non sapere se per legge è obbligatoria l’annotazione di animali morti in allevamento o in stabulario, per esperimenti.

    “Siamo fiduciosi che anche su questo caso di animali ‘da laboratorio’, come già per i beagle di Green Hill, la Legge sarà dalla parte della giustizia e potranno emergere fatti e responsabilità giudiziarie – afferma il Presidente della LAV Gianluca Felicetti – Per la legge non esistono zone franche, neppure in ambito di ricerca, né a causa di eventuali difficoltà economiche, e la vita animale deve essere rispettata”.

  • YOUTUBE Cane invisibile passeggia in strada in Giappone – Blitz quotidiano

    YOUTUBE Cane invisibile passeggia in strada in Giappone – Blitz quotidiano

    Il guinzaglio per il cane invisibile è un’invenzione che risale al 1970: per realizzarlo basta un collare per cani (o una museruola) e un guinzaglio rigido, che si può sostituire anche con del fil di ferro.

    Pubblicato il 12 gennaio 2016 18:05 | Ultimo aggiornamento: 12 gennaio 2016 18:05

    di Redazione Blitz

    NAGANO (GIAPPONE) -Un uomo passeggia con un cane invisibile a Nagano in Giappone. Il trucco c’è ma non si vede.  Non capita tutti i giorni di vedere una persona che cammina con un oggetto invisibile e per questa ragione, i passanti sono rimasti stupiti. In realtà il trucco sembra essere semplice: il guinzaglio rigido attaccato al cappottino viene abilmente mosso dalla mano del “mago” che grazie alla sciarpa riesce a coprirsi e a simulare il verso dell’animale.

    Il guinzaglio per il cane invisibile è in realtà un’invenzione che risale al 1970: per realizzarlo basta un collare per cani (o una museruola) e un guinzaglio rigido, che si può sostituire anche con del fil di ferro.

    Qualcuno ci casca ancora, ad altri strappa un sorriso.  Il trucco è semplice: andare in giro con questo guinzaglio facendo finta di portare a passeggio un cane, magari facendo finta di farsi trascinare. Curiosa è anche la reazione dei veri cani che non capiscono cosa stia accadendo quando incontrano un loro simile invisibile.

    [embedded content]

  • Cani guida: quegli alberghi violano le leggi e discriminano – Superando.it

    Cani guida: quegli alberghi violano le leggi e discriminano – Superando.it

    Monumento al cane guida di Scandicci (Firenze)

    Il monumento al cane guida della Scuola Nazionale Cani Guida per Ciechi di Scandicci (Firenze). In primo piano un “giovane allievo”

    Poco meno di un mese fa avevamo segnalato su queste pagine il forte impatto avuto da un videoservizio diffuso nel sito del giornale «Il Fatto Quotidiano», che aveva visto per protagonista Simona Zanella dell’Associazione Blindsight Project, e che aveva documentato un’ulteriore discriminazione legata a una questione spesso trattata nel nostro giornale, ovvero il diniego da parte di molti esercizi pubblici a fare accedere nei propri locali i cani guida che accompagnano le persone non vedenti o ipovedenti, nonostante, com’è ben noto, vi siano ormai da molti anni norme secondo le quali «il cieco con il cane guida può entrare in tutti i luoghi aperti al pubblico» (Legge 37/74, Legge 376/88 e Legge 60/06).
    Nella fattispecie, il videoservizio riguardava gli alberghi di Milano, sin troppi dei quali avevano appunto espresso il proprio rifiuto a fare entrare nei propri locali il cane guida a fianco della persona con disabilità visiva.

    Oggi sulla questione prende duramente posizione anche la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), registrando un dato prodotto ancora da Blindsight Project, dopo una verifica effettuata su alcuni siti particolarmente rilevanti per le prenotazioni alberghiere (venere.com, expedia.it, hotels.com e altri), dai quali risulta che circa un migliaio di strutture alberghiere dichiarano esplicitamente di rifiutare cani, con la precisazione «anche cani guida».
    «Rifiutare l’accesso a un cieco con cane guida – annota con amara ironia il presidente della FISH Vincenzo Falabella – è come chiedere a me, paraplegico, di lasciare la carrozzina fuori della porta o a un miope di togliersi gli occhiali per entrare al cinema. Su questo fatto grave e dilagante, dunque, abbiamo inviato, come Federazione, una segnalazione al ministro competente, Dario Franceschini, chiedendo un intervento presso le organizzazioni degli albergatori, ma suggerendo anche di inasprire le sanzioni che attualmente sono solo pecuniarie. Forse, infatti, rischiando la revoca della licenza, qualche albergatore potrebbe ripensarci».

    «Al di là della violazione di norme ormai decennali – aggiunge Falabella – atti del genere hanno anche l’aggravante della discriminazione, calpestando a piè pari i princìpi della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, la dignità di queste ultime e il loro accesso a pari opportunità. E gettando anche un’ulteriore pessima luce sulla civiltà del nostro Paese anche fuori dai confini nazionali. Crediamo quindi sia doveroso alzare la voce verso comportamenti e atteggiamenti come questi, che non hanno solo una gravità in se stessi, ma ingenerano emulazione più o meno consapevole, e comunque devastante, per le persone con disabilità». (S.B.)

    Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ufficiostampa@fishonlus.it.

  • È Giufrans il gatto più bello del reame – il mattino di Padova

    È Giufrans il gatto più bello del reame – il mattino di Padova

    È un persiano nero di nome Giufrans Washington il gatto più bello della fiera felina: è arrivato da Firenze insieme ai padroni, Pina e Francesco Spadafora, aggiudicandosi il premio “best of best”. Tra i cuccioli si conferma Anita, micio siberiano di Roberto e Antonella Marconi. Tra i gatti di casa ha sbaragliato la concorrenza Oliver, trovatello adottato da una famiglia di allevatori: la “mamma” è mancata per una brutta malattia e lui ha trovato casa con Gabriella e Sandro Ferri, di Pisa. Pur non avendo pedigree, con i suoi occhioni gialli e il pelo bianco e grigio, ha incassato i complimenti della giuria e un caloroso applauso.A partecipare alla competizione più di 5.000 visitatori e oltre mille splendidi gatti delle razze più diverse. Particolarmente curioso il Ragdoll: il nome traduce l’espressione che in inglese definisce le bambole di pezza. Si chiama così, si dice, perché quando viene preso in braccio si “affloscia”, come un peluche. Il primo esemplare, californiano, è nato nel 1964 da una gattina persiana rimasta ferita in un incidente stradale; qualcuno sostiene che da questo derivi la sua insensibilità al dolore e la paura di affrontare combattimento e pericoli. Ce ne sono pochissimi al mondo: portarsene a casa un costa dagli 800 euro circa (se è da compagnia) ai quasi 2mila per quelli da esposizione, quindi con genitori di rango. Può sembrare molto, ma non è né più né meno di quanto costa, mediamente, un gatto “da concorso”. E se (garantiscono anche gli allevatori) un trovatello non ha nulla da invidiare ai principini da esposizione, è anche vero che un esemplare di razza può garantire qualche particolarità piuttosto rara: è il caso del norvegese delle foreste, adatto anche agli allergici. Già, perché a far starnutire gli intolleranti non è il pelo del micio, ma un particolare enzima contenuto nella saliva, che poi viene sparso sul pelo durante la quotidiana toletta. Il siberiano ne ha pochissimo, e per questo viene detto anche “gatto anallergico”. In più è uno splendido micione dal pelo foltissimo e le orecchie alte, con ilcaratteristico “ciuffetto”. Sponsor dell’Esposizione internazionale felina è stata la ditta Prolife, che produce una vastissima gamma di alimenti per animali domestici. A tutti i gattofili è stato regalato qualche campioncino e un tenero “gatto calendario” da scrivania.Silvia Quaranta

  • Artrosi nel Gatto Anziano

    L’osteoartrosi è una patologia che colpisce spesso gli animali anziani ma che nel gatto è molto sottovalutata. Le articolazioni più colpite da artrosi nel gatto anziano sono anca, gomito, ginocchio, tarso e alcuni tratti della colonna vertebrale, in particolare quello tra la settima-decima vertebra toracica e il tratto lombosacrale.

    Il proprietario di un gatto colpito da osteoartrosi può osservare alterazioni comportamentali dovute ai problemi deambulatori causati da questa patologia ed è molto importante in questi casi che riporti questi cambiamenti al veterinario.
    artrosi gatto anziano


    Quali sono le cause?
    Possiamo classificare l’osteoartrosi in primaria e secondaria. L’artrosi primaria nella maggior parte dei casi è di tipo idiopatico, ovvero senza un fattore scatenante evidenziabile. Tra le forme primarie esistono anche delle patologie genetiche causa di osteoartrosi come l’osteocondrodisplasia del gatto di razza Scottish Fold, caratterizzata  da deformità ossee , e la patologia da accumulo di mucopolissaccaridi ,tipica del gatto Siamese e di alcune razze a pelo corto, che porta a deformità dei corpi vertebrali, degenerazione delle faccette articolari delle vertebra, displasia dell’anca e nel tempo ad artrosi.
    Le forme secondarie possono avere cause diverse come patologie congenite, infettive, infiammatorie, nutrizionali, immunomediate, traumi e ,tra le più importanti ma poco tenuta in considerazione nel gatto, la displasia dell’anca.

    Qual’è la terapia?
    Il nostro obiettivo è quello di migliorare la qualità di vita dei gatti colpiti rallentando la progressione dell’artrosi ed eliminando il dolore dovuto ad essa.
    Quali sono quindi le opzioni terapeutiche che possiamo intraprendere?

    Nel cane si utilizza spesso un protocollo terapeutico basato sull’utilizzo si antinfiammatori non steroidei (FANS) . Anche nel gatto è possibile utilizzare questi farmaci ma, a differenza del cane, bisogna fare più attenzione ed utilizzare solo farmaci registrati per questa specie ai dosaggi minimi efficaci, alternando periodi di somministrazione di FANS a periodi di sospensione. 
    Infatti il gatto ha una ridotta capacità di metabolizzazione dei FANS a livello epatico e quindi va più facilmente incontro a tossicità. La terapia con FANS dovrà essere portata avanti per tutta la vita del gatto, eventualmente modificando più volte i dosaggi e i cicli di somministrazione finché non si raggiungerà un risultato ottimale.
    Un’altra possibilità è quella di utilizzare antinfiammatori steroidei (corticosteroidi) anche se nel gatto l’utilizzo di questi farmaci per l’artrosi è molto controverso poiché si è visto che l’utilizzo a dosaggi elevati o per lunghi periodi di tempo può causare una degenerazione della cartilagine articolare. Tuttavia sono stati ottenuti buoni risultati con diminuzione della sintomatologia utilizzando corticosteroidi a bassi dosaggi per brevi periodi.

    artrosi gatto anziano


    Negli ultimi anni sono stati introdotti in commercio alcuni integratori alimentari contenenti condroprotettori, ovvero sostanze che favoriscono la protezione e la rigenerazione delle cartilagini articolari, formulati appositamente per il gatto che possono essere associati ai farmaci tradizionali e non hanno controindicazioni.
    Esistono altre due opzioni da poter intraprendere per la terapia dell’artrosi nei gatti anziani. La prima è la fisioterapia, che però nel gatto è poco utilizzata.
    La seconda opzione è l’utilizzo della laser terapia, che ha dato ottimi risultati e non ha controindicazioni.
    Presso la Clinica Veterinaria Borgarello abbiamo studiato e attuato una serie di protocolli per l’utilizzo della laser terapia nei gatti affetti da artrosi.

    Per ottenere dei risultati migliori è molto importante attuare delle variazioni gestionali per migliorare la vita del gatto affetto da artrosi e in generale dei gatti anziani. I nostri veterinari potranno consigliarti quali modifiche intraprendere per rendere l’ambiente più adatto al vostro gatto anziano.
    Vuoi maggiori informazioni? Clicca e contatta la Clinica Borgarello oppure compila il modulo sottostante. Se ti è piaciuto l’articolo condividilo con i tuoi amici e/o posta un commento, grazie.

    [embedded content]

    Bookmark and Share
  • Ecco la bozza non ufficiale del DDL Lavoro Autonomo

    Martedì, 12 Gennaio 2016 15:01

    professionistiIl ddl sul lavoro autonomo sarà il primo testo in Italia specificatamente dedicato ai rapporti di lavoro diversi dal lavoro subordinato e dalle collaborazioni esterne.
    Il governo sta lavorando sul ddl lavoro autonomo. Molte le anticipazioni, ma ancora nessun testo ufficiale. L´Associazione Nazionale Consulenti del Lavoro ne ha pubblicato una bozza non ufficiale, nella quale trovano conferma molti punti a favore dei professionisti.
    Il provvedimento introdurrà la polizza e l’incentivo fiscale in caso di mancato pagamento del cliente, l’indennità di maternità, misure speciali per la malattia (grave), la deducibilità delle spese sostenute per la formazione professionale e il cosiddetto lavoro agile. Inoltre il ddl conferma l’intento della legge di stabilità per il 2016 di aprire le porte dei bandi pubblici, sino a oggi riservati esclusivamente alle aziende, anche ad autonomi e professionisti.

    Crediti e spese professionali: più tutele con il DDL sul lavoro autonomo

    pdfDDL_LAVORO_AUTONOMO_BOZZA.pdf31.69 KB