Giorgio Panariello, lei è testimonial della Lega per la difesa del cane e firma la prima delle lettere d’amore del libro «So che ci sarai sempre». Tuttavia nella sua «prima vita» non è che lei amasse particolarmente i quattrozampe…
«E’ andata proprio così. Il cane l’avevo sognato da ragazzo poi non ci ho più pensato troppo. Poi un giorno ho immaginato che sarebbe stato bello avere un giardino con un cane. E’ stata quasi una visione onirica. Sono andato in un allevamento e lì ho incontrato Zeus. E’ iniziato un amore che continua ancora oggi, anche se Zeus non purtroppo c’è più…».

Quando ha capito di non essere semplicemente il «padrone» di un cane, bensì il suo compagno di vita?
«Appena l’ho portato a casa. Il rapporto fra l’uomo e il cane è speciale. Te ne accorgi quando scopri che inizia a mancarti se per caso di allontani da casa più del solito.È come con un membro della famiglia. Ti viene voglia di vederlo, di sentirlo, vorresti fargli una telefonata… Insomma, lo senti. Bisogna provarlo, chi non ha mai avuto cani forse non lo capisce».

Lei però ha scritto di avere sempre preso in giro quelli che umanizzano gli animali. Ora che fa, si prende in giro da solo o si prende tremendamente sul serio?
«Beh, avere un cane è come avere un figlio per certi versi. Dopo di che è vero, non mi fanno impazzire quelli che mettono i cappottini ai cani o che parlano loro con vocine assurde come si fa con i neonati. La comunicazione con un cane non avviene a parole. Bisognerebbe sempre capire di avere a che fare con un animale. A volte si sente dire che se lasci il cane da solo a casa quando torni trovi tutto sottosopra perché lui ha voluto fare un dispetto. Ecco, quello è umanizzare il cane: si comporta così per fare capire che è in una situazione di disagio e te lo vuole comunicare. Gli animali non fanno dispetti ».

Lei è diventato a tal punto amante dei cani da scegliere di metterci la faccia e di appoggiare la causa dei cani abbandonati e ospitati nei canili.
«Quando ti guardi attorno e vedi che esistono cani meno fortunati del tuo, ti chiedi come puoi dare una mano, non solo economicamente intendo. Noi artisti siamo seguiti da molte persone e a me piace fare da veicolo per la causa degli animali. Ma è poca cosa. Quelli che fanno veramente tanto sono i volontari, quelli che lavorano nei canili e nelle associazioni. Loro sono sul campo di battaglia tutti i giorni. Noi ci limitiamo a prestare la nostra faccia e a fare quel che facciamo sempre».

Spesso nei dibattiti sui diritti degli animali si inserisce qualcuno che dice: «Con tutti i problemi che ci sono, voi pensate ai cani»…
«A me è capitato. Una blogger un giorno mi ha scritto: “Con tante cause serie che esistono al mondo quei pochi tweet che fai li sprechi per gli animali e non pensi ai bambini”. Io non sono mai stato uno di quelli che dice che i cani sono migliori dell’uomo perché questo non è vero, ci sono degli uomini eccezionali al mondo. Ci sono è vero degli uomini che sono peggio dei cani ma questo è un altro discorso. E’ chiaro che ci sono delle priorità. Ma io rispondo sempre: perché non dovrei farlo? Siccome ci sono problemi più grossi allora devo fare morire i cani? Ci sono questioni importanti, come la fame nel mondo, e anche testimonial importanti, come ad esempio Bono Vox. Cosa può fare Panariello per cause così grandi? Preferisco allora provare ad aiutare quelli che hanno meno voce e meno possibilità di essere conosciuti per il lavoro che fanno, come appunto i volontari della Lega per la difesa del cane».

Molti dicono che non si sceglie un cane ma che è il cane a scegliere noi…
«Dipende. All’allevamento io ho scelto Zeus, ho capito subito che mi piaceva lui, era il più combattivo della sua cucciolata. Ma è vero, in quel momento c’è qualcosa che ti fa scegliere a sensazione, non in maniera fredda. Quando vai in un canile e incontri cani che hanno già avuto una famiglia o sono stati abbandonati e hanno avuto dei traumi, ecco in quel caso è il cane che sceglie, è lui che percepisce la tua energia e capisce se chi gli sta di fronte ha un’aura buona oppure no. Nel mio caso è stato così con Crusca. E poi a me è capitato anche che il cane me lo sia trovato davanti al cancello di casa: è capitato con Luna e in quel caso è stata decisamente lei a scegliere».

Nel libro lei ha dunque scritto una lettera d’amore a Zeus, che ha lasciato un grande segno nella sua vita…
«Idealmente è sempre con me. Sono stato bene con lui, è stato un incontro di anime. Era un cane che si faceva rispettare, ma era anche molto dolce. E’ stata un’amicizia importante, anche perché ha coinciso con un buon momento della mia attività artistica. Zeus è davvero un bel ricordo, come un figlio che è diventato grande con me. Lui non c’è più. Conservo ancora il suo guinzaglio e lo porto sempre con me in tutti i miei spostamenti. E’ un modo per sentirlo vicino E’ Zeus che mi ha fatto capire di amare i cani e di non poterne più fare a meno. Oggi non potrei più concepire la mia vita senza un cane al mio fianco».

Le lettere del libro parlano di amore e di gioie, ma anche di dolori e di frammenti di vita.
«A volte con la scrittura puoi dire cose che non sei mai riuscito ad esprimere a voce. Quando scrivi, e io lo faccio ancora con la penna, parli con il cuore. Ci sono persone che fanno fatica a parlare scrivono cose bellissime. E’ un po’ come esorcizzare i dolori, perché quando viene a mancare quell’essere che ti è stato accanto per molto tempo è come se venisse men o un pezzo di te. E’ giusto provare dolore. Così come è giusto provare amore. Non ci dobbiamo vergognare di amare i nostri cani, non ci dovremmo vergognare di amare in assoluto».

3 Comments
  1. Giusta osservazione

  2. Sabrina Mirandola 8 anni ago

    Chi si vergogna io sono innamorata del mio per me è il terzo figlio io soffro ogni volta che non si sente bene divento pazza

  3. Iolanda Cappussi 8 anni ago

    C’è ben altro di cui vergognarsi !!!! io li amo con tutto il cuore!!!!!!!

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