Si definisce cistite idiopatica felina (FIC: feline idiopathic cystitis) un’affezione che colpisce la vescica (e l’uretra) di cui non si conosce il meccanismo scatenante: la cistite idiopatica felina risulta ad oggi la causa più frequente di malattia delle basse vie urinarie nel gatto.
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La malattia degenerativa mixomatosa mitralica (MMVD) rappresenta la patologia cardiovascolare più comune nel cane. La patologia è comune nelle razze di piccola taglia e in alcune razze, quali il Cavalier King Charles spaniel, la sua prevalenza raggiunge il 100% dei soggetti di età superiore ai 10 anni. Il sospetto diagnostico è generalmente posto in seguito al rilievo di un soffio sistolico a plateau con il punto di massima intensità in prossimità dell’apice sinistro.
L’esame ecocardiografico dovrebbe quindi rappresentare l’esame di scelta per lo screening per i cani di razze note per elevato rischio di sviluppare la malattia. La diagnosi ecocardiografica della malattia è basata sul riconoscimento di prolasso di uno o di entrambi i lembi mitralici, dall’ispessimento localizzato o diffuso dei lembi valvolari e dal riconoscimento di un rigurgito mitralico di entità da lieve a grave. Sebbene la diagnosi della patologia mitralica sia relativamente semplice, la gestione del cane affetto può invece presentare diverse difficoltà.
Tra le complicanze più comuni della malattia devono essere ricordate la rottura delle corde tendinee, la fibrillazione atriale e altre aritmie, lo sviluppo d’ipertensione polmonare e la rottura atriale.
La degenerazione myxoide dei lembi valvolari interessa non solo le valvole ma in un’elevata percentuale di soggetti anche le corde tendinee. È quindi abbastanza frequente che queste possano andare incontro a una rottura le cui conseguenze emodinamiche sono correlate al tipo di corda interessata.4 Nel caso di rottura di una corda tendinea minore l’aumento della quota di rigurgito e ‘relativamente insignificante, e se l’evento occorre con un atrio con un elevata compliance, può non avere nessuna conseguenza clinica. D’altra parte se la rottura interessa una corda tendinea maggiore, si può verificare un aumento acuto e grave della quota di rigurgito, aumento della pressione atriale sinistra e sviluppo di edema polmonare acuto. In questi pazienti frequentemente il soffio in precedenza identificato, può presentare una riduzione dell’intensità a causa del diminuito gradiente atrio ventricolare. La rottura di una corda tendinea maggiore determina uno stato di scompenso cardiaco acuto che richiede un approccio terapeutico aggressivo.
I cani affetti richiedono in genere l’ospedalizzazione e devono essere trattati con ossigeno, terapia diuretica intra venosa e nei casi più gravi con dobutamina in infusione continua o nitro prussiato.
La dilatazione atriale sinistra conseguente alla presenza d’insufficienza mitralica cronica rappresenta una condizione predisponente per lo sviluppo di fibrillazione atriale. Quest’aritmia si presenta più frequentemente nei cani di media e grossa taglia, ma in caso di atrii molto dilatati può manifestarsi anche in soggetti di piccola taglia. La comparsa di fibrillazione atriale è in genere associata alla comparsa di scompenso cardiaco o alla riacutizzazione di una fase di scompenso cronico. Infatti, l’elevata frequenza cardiaca in genere associata alla fibrillazione atriale, e la perdita della fase di contrazione atriale coordinata sono responsabili per un aumento acuto delle pressioni di riempimento ventricolare e atriale sinistra con conseguente comparsa di edema polmonare.
Il principale obiettivo del trattamento è rappresentato dal controllo della frequenza cardiaca mediante la somministrazione un’associazione digossina e diltiazem.5,6 L’obiettivo è quello di ottenere una frequenza cardiaca di circa 120-140 battiti al minuto.
L’ipertensione polmonare rappresenta una complicanza frequente dei cani affetti da MMVD con scompenso cardiaco cronico.8 Il meccanismo fisiopatologico non è completamente chiaro, tuttavia i risultati di diversi studi sia in medicina veterinaria, sia umana suggeriscono che essa sia il risultato di modificazioni della struttura vascolare, e non solo del trasferimento passivo della pressione atriale sinistra alle arterie polmonari. Deve essere ricordato che l’ipertensione polmonare in corso di MMVD in teoria svolge un ruolo di protezione dei settori sinistri nei confronti del sovraccarico di volume. Tuttavia, lo sviluppo d’ipertensione polmonare in corso di MMVD sia nell’uomo, che nel cane rappresenta un evento associato ad una prognosi peggiore e richiede quindi di essere trattato. La terapia con sildenafil o con pimobendan rappresenta oggi il trattamenti di scelta per l’ipertensione polmonare conseguente a ipertensione atriale sinistra. I risultati di tali trattamenti sono tuttavia variabili e non esiste evidenza clinica che tale trattamento sia associato a un miglioramento della prognosi.
La grave dilatazione atriale sinistra conseguente al rigurgito mitralico cronico e le “jet impact lesions” determinate dal rigurgito sulla parete atriale sinistra possono determinare fessurazione e rottura dell’atrio sinistro con conseguente sviluppo di versamento pericardico e possibile tamponamento cardiaco.9 Questi soggetti devono essere valutati attentamente perché si presentano emodinamicamente instabile e spesso in bassa portata. Se è presente tamponamento cardiaco è possibile sia necessario ricorrere ad una pericardiocentesi.
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Con l’arrivo della bella stagione bisogna fare i conti con i temuti forasacchi, nemici dei nostri amati animali. “Forasacco” è il nome popolare che indica l’arista delle graminacee selvatiche, in particolar modo l’avena e l’orzo selvatico. Essi si trovano in gran parte del territorio nazionale, principalmente nei prati di aperta campagna, ma anche nelle aiuole cittadine, specialmente quando la loro manutenzione non viene curata. Il periodo dell’anno nel quale bisogna prestare maggior attenzione va da aprile a ottobre. Durante la bella stagione le ariste si seccano e si trasformano, di fatto, in piccoli aghi molto appuntiti, lunghi da uno a tre cm circa. La forma caratteristica acuminata e la superficie ispida e zigrinata rende il forasacco capace di procedere solo in avanti, così una volta penetrato nell’animale risulta davvero difficile che esso ne esca in maniera naturale. I forasacchi possono infilarsi nella cute e procedere verso zone anatomiche differenti, dando così origine a svariate sintomatologie, talvolta anche molto gravi. Essi possono, altrimenti, penetrare attraverso orifizi naturali come occhi, orecchie, bocca, genitali, naso e da qui giungere fino ai bronchi. Altra sede particolarmente soggetta alla localizzazione del forasacco sono le zampe (spazi interdigitali e zona limitrofa al cuscinetto plantare).
I sintomi variano in base alla sede anatomica nella quale il forasacco è localizzato.
Di seguito analizzeremo quelli più frequenti:
La diagnosi viene effettuata dal medico veterinario con l’ausilio di diversi strumenti come l’otoscopio o l’endoscopio ed avvalendosi della diagnostica per immagini (radiografie, ecografie e TAC).
Il trattamento mira esclusivamente all’eliminazione del corpo estraneo e alla cura della sintomatologia che la sua presenza ha generato (infiammazione, infezione, ulcere ecc.). Durante la manovra di rimozione, a seconda dei casi, potrebbe non essere necessario sedare l’animale così come, invece, essere indispensabile indurre l’animale in anestesia generale.
Alla luce di tutte le informazioni sopra esposte, si può asserire che la prevenzione resta il nostro maggior alleato.
Cosa fare quindi?
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I disturbi della minzione che provocano incontinenza urinaria nel cane e nel gatto sono piuttosto frequenti in caso di malattie neurologiche. Essi sono caratterizzati dalla mancanza della normale alternanza tra accumulo ed eliminazione di urina: la vescica urinaria ha la funzione di serbatoio, mentre gli sfinteri sono i rubinetti che consentono la fuoriuscita di urina. La minzione è un meccanismo neurologico molto complesso, che richiede una fine coordinazione fra molte componenti.
Purtroppo, i disordini neurologici della minzione sono spesso molto più complessi e frustranti da affrontare rispetto al problema di base che li ha causati.
I disordini neurologici della minzione possono essere suddivisi in tre categorie:
ritenzione urinaria (mancato svuotamento)
perdita involontaria di urina
dissinergia
La ritenzione urinaria è causata da una lesione del sistema nervoso centrale compresa tra ponte ed L7, ed è comunemente indicata come “lesione da motoneurone superiore”. Questa situazione provoca mancata iniziazione della minzione volontaria, con conseguente accumulo di grandi quantità di urina fino a sovradistensione della vescica.
Lo svuotamento manuale mediante compressione è difficoltoso, a volte impossibile, e può essere pericoloso poiché tramite la manipolazione si può causare la rottura della vescica.
E’ quindi una situazione di estrema gravità che deve essere affrontata tempestivamente.
Tale evenienza è solitamente secondaria a patologie toraco-lombari, come ad esempio le ernie discali nelle razze condrodistrofiche, Bassotto in primis. Fortunatamente in questi casi la ritenzione urinaria è spesso di un evento transitorio, che si risolve trattando la patologia che l’ha provocata.
Quando la vescica è sovradistesa a volte si può notare gocciolamento di urina; questo può indurre erroneamente a pensare che l’animale abbia ricominciato ad urinare in maniera spontanea.
La perdita involontaria di urina è invece causata da una lesione dei segmenti midollari sacrali o dei nervi pelvico o pudendo, ed è comunemente indicata con il termine “lesione da motoneurone inferiore”.
Questa condizione è caratterizzata da perdita di tono della vescica, che alla palpazione risulta vuota, flaccida e facile da svuotare. Spesso è presente un gocciolamento continuo di urina, e generalmente si associa ad ano beante ed incontinenza fecale. In alcuni casi la coda può essere flaccida, insensibile e con il pelo imbrattato di urina.
Le lesioni vescicali da motoneurone inferiore sono generalmente legate a traumi da investimento che causano fratture del sacro oppure lussazione sacro-coccigea.
Dissinergia
La dissinergia riflessa è la mancanza di coordinazione nel meccanismo di eliminazione dell’urina. La malattia è tipica di cani giovani maschi di grossa taglia, che quando ne sono affetti iniziano ad urinare ma si bloccano dopo le prime gocce. Clinicamente si osserva inizio normale della minzione che si interrompe per contrazione volontaria dello sfintere uretrale, mentre l’animale continua a provare ad urinare senza successo.
L’eccessiva ritenzione di urina può costituire in poche ore un serio pericolo per l’animale, mentre l’incontinenza rappresenta un problema per il proprietario a causa delle difficoltà di gestione che ne derivano in ambito domestico.
Come abbiamo visto, i disturbi neurologici della minzione sono molteplici; di conseguenza le possibilità terapeutiche variano a seconda della sede coinvolta e della disponibilità di alcuni farmaci.
Per poter avere un quadro completo della situazione clinica è necessario ricorrere ad una visita neurologica, spesso corredata da ulteriori accertamenti quali radiografie, esami dell’urina, del sangue fino alla diagnostica per immagini avanzata come Tomografia Assiale Computerizzata o Risonanza Magnetica.
Per poter gestire in maniera corretta il paziente incontinente è fondamentale monitorare ed assistere l’animale per valutare la quantità di urina prodotta, il suo aspetto ed eventuali alterazioni nell’emissione, prevenire le lesioni cutanee da urina pulendo accuratamente l’animale ed effettuare esami urine periodici per valutare la presenza di infezioni.
I controlli periodici delle urine devono comprendere la valutazione del pH ed eventualmente l’urocoltura; molto utili risultano le ecografie addominali per valutare l’aspetto di reni e vescica.
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Le patologie congenite possono essere ereditarie e non ereditarie.
In medicina umana è stato riportato che il 60% delle malformazioni congenite non ha una causa identificabile, il 3% è su base cromosomica, il 20% dipende dalla combinazione di fattori ereditari e non e il 17% è imputabile a fattori ambientali o a mutazioni genetiche.
L’anasarca fa parte del gruppo delle patologie congenite.
Detto anche edema letale congenito, è caratterizzato da un diffuso edema sottocutaneo associato a versamento toracico e addominale e ad edema degli invogli, comportando una sproporzione fetale spesso causa di distocia.
L’anasarca è causa di natimortalità o mortalità neonatale, in genere entro 36 ore dalla nascita.
E’ stata descritta in molte razze, tra le quali Labrador retriever, Schnauzer, Chow-Chow, Bichon, ma soprattutto nei Bulldogs, nel Boston terriere nel Carlino.
Eziologia:
L’esatta eziologia non è del tutto nota, anche se sono state teorizzate cause legate ad anomalie cardio-vascolari su base forse genetica, cause traumatiche e infettive materne.
Sintomatologia:
I neonati affetti da anasarca sono generalmente ipovitali e hanno dimensioni maggiori (fino a 4 volte) rispetto allo standard.
Sono caratterizzati da edema generalizzato ma soprattutto a livello di collo e testa.
Diagnosi:
L’aspetto giustifica il sospetto di anasarca, che deve essere differenziato da altre patologie caratterizzate da edema e dalle cardiopatie congenite come anomalie cardiache e dei grossi vasi, atelettasia polmonare, iperplasia della milza e del timo, necrosi miocardica ed epatica e calcificazioni subcapsulari.
Prognosi:
Dalla maggior parte degli autori è ritenuta generalmente infausta in dipendenza delle gravi alterazioni polmonari e cardiache. L’eziologia ancora del tutto non chiara giustificherebbe il tentativo terapeutico in cuccioli con anasarca non grave e apparentemente normovitali, la cui prognosi deve comunque restare riservata.
Terapia:
Molti autori ritengono utile qualsiasi tentativo terapeutico visto l’esiti spesso fatale della patologia.
Il protocollo proposto dagli autori prevede la somministrazione di furosemide al dosaggio di 10mg/cucciolo per via intramuscolare. Questo determina l’eliminazione dei liquidi che deve essere favorita stimolando la minzione nel cucciolo. Durante il trattamento bisogna monitorare la riduzione del peso del cucciolo ogni 3 ore. Per evitare l’arresto cardiaco conseguente all’eccessiva perdita di potassio indotta dalla diuresi forzata, è prevista la somministrazione orale di una soluzione acquosa di cloruro di potassio al dosaggio di 1 mEq/30g di peso perso. Esistono comunque molte perplessità sull’opportunità di questa terapia sia per il carattere sistemico delle malformazioni, di cui l’edema diffuso è solo una conseguenza, sia per la dubbia capacità del rene neonatale neonatale immaturo di rispondere alla terapia diuretica.
Prevenzione:
La prevenzione si basa sull’esclusione dalla riproduzione dei soggetti che hanno prodotto ripetute figliate con neonati affetti da anasarca. Il monitoraggio ecografico della gestazione consente di emettere una diagnosi ante partum con la visualizzazione di un’effusione fluida generalizzata. Il suggerimento, prospettato da alcuni autori di effettuare una terapia diuretica già nella gestante manca di qualsiasi fondamento scientifico e anzi potrebbe rivelarsi pericolosa a causa delle peculiarità cardio-circolatorie della gravidanza, segnatamente nelle fasi avanzate.
A cura della dottoressa Katiuscia Camboni
Tratto dal libro Neonatologia Vetrinaria di Maria Cristina Veronesi, Carolina Castagnetti, Marcel Antoine Marie Taverne
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La calcinosi circoscritta o calcinosis circumscripta fa parte di un gruppo di lesioni definite similneoplastiche, cioè che assomigliano a neoplasie o tumori. Queste neoformazioni si presentano come masse periarticolari solide di dimensioni variabili, solitamente a carico delle articolazioni distali (mani o piedi).
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