La cheiletiellosi o dermatite da Cheyletiella è una dermatite spesso desquamante localizzata sul dorso degli animali provocata da un acaro. Nel cane l’acaro che la causa è Cheyletiella yasguri, nel gatto Cheyletiella blakei mentre nel coniglio è Cheyletiella parasitovorax anche se questi acari non sono strettamente ospite-specifici. Sono acari di grandi dimensioni che hanno zampe che si protendono oltre il margine del corpo dell’acaro stesso, munite di pettini alle estremità e appendici mandibolari a forma di uncino.

Tutto il ciclo vitale dell’acaro si completa sull’ospite in circa 5 settimane, ma le femmine possono sopravvivere fino a 10 giorni nell’ambiente esterno. Proprio per questo la cheiletiellosi è estremamente contagiosa sia per contatto diretto che tramite veicoli.
Questa patologia può colpire animali di qualsiasi età e di entrami i sessi. Occasionalmente anche gli esseri umani possono essere morsi soprattutto sulle gambe e sulle braccia e se il cane viene tenuto spesso in braccio. Visto che gli acari non possono riprodursi sulla cute dell’uomo le lesioni si risolvono in modo spontaneo quando l’animale viene trattato.
Le lesioni sugli animali sono rappresentate da una dermatite esfoliativa accompagnata da croste, caratterizzata da scaglie simili a forfora sul mantello soprattutto sul dorso e sul tronco ma possono esserci anche delle forme generalizzate. Solitamente è presente prurito di grado variabile anche se alcuni animali tollerano la presenza degli acari senza grattarsi.  Gli animali che più frequentemente vengono parassitati sono cuccioli e gattini provenienti da negozi o canili.
Questa patologia è spesso sospettata ma non è sempre facile arrivare a una diagnosi certa.
L’esame accurato del mantello può mettere in evidenza piccoli puntini bianchi che si muovono tra i detriti da cui deriva il nome anglosassone “walking dandruff” (forfora ambulante).
Devono anche essere eseguiti raschiati superficiali e scotch test sul mantello e poi il materiale raccolto deve essere esaminato al microscopio.
Saltuariamente è possibile rinvenire gli acari nell’esame delle feci perché vengono ingeriti durante la pulizia del mantello.
In alcuni casi nonostante tutte le indagini eseguite non è possibile evidenziare ne l’acaro ne le sue uova. In questo caso la diagnosi viene fatta sulla base della risposta alla terapia e dopo aver escluso le altre possibili diagnosi differenziali.

La cheyletiella risulta abbastanza sensibile a diversi prodotti antiparassitari ma molte volte  il problema è rappresentato dalla reinfestazione dall’ambiente o da altri veicoli. Il trattamento ambientale risulta quindi di fondamentale importanza. Sarebbe necessario effettuare il vuoto sanitario per alcune settimane e utilizzare prodotti acaricidi nell’ambiente e sugli oggetti come spazzole, materassini, etc
Sugli animali molti prodotti si sono dimostrati efficaci anche se alcuni di questi non sono registrati con questa indicazione:
Come terapie topiche abbiamo:
-amitraz in spugnature
-fipronil spray o spot on
Esistono anche terapie sistemiche come:
-selamectina spot on da somministrare ogni 2-3 settimane
-milbemicina per via orale
-moxidectina sia spot on che in forma iniettabile
Tenendo conto dell’estrema contagiosità della malattia è necessario sempre trattare tutti gli animali conviventi anche se non presentano sintomi.

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