Il cane Tiffany

I rapimenti di cani sono leggenda o realtà? Beh, non sono molto diffusi, ma sono certamente realtà (al di là del fatto che spesso sono anche la leggenda creata in buona fede dai padroni, incapaci di ammettere che il loro amico possa essere semplicemente scappato e non trovi più la via di casa). Il fenomeno però sembra essere in forte aumento, ed esiste anche una parola apposita per indicarlo: il dognapping.

In Germania, in questi giorni la polizia cerca un rapitore seriale di cani, specializzato nel rivendere gli animali su eBay. Una sua vittima, un golden retriver di 7 anni scomparso da Monaco, ha riabbracciato la famiglia grazie alla correttezza della donna che l’aveva incautamente acquistato. Ma è chiaro che non possa andare bene a tutti. La signora ha pagato 200 euro per l’animale che l’annuncio sul sito di aste online definiva abbandonato, e solo dopo si è accorta che aveva un microchip.

Allo stesso ladro (o rapitore, se preferite) si attribuisce la sparizione di almeno altri 3 cani nella stessa zona.

Ma eventi simili sono accaduti nel nord della paese addirittura per mucche, tori e vitelli, rapiti a dozzine da esperti ladri che li hanno probabilmente trasportati di nascosto in allevamenti dell’est Europa per macellarli. Una perdita economicamente enorme, ma almeno non affettiva come nel caso del migliore amico dell’uomo. Tempo fa un minivan con 16 cani rubati a bordo è stato intercettato dalla polizia a Toronto.

Ad aiutare chi ha subito un rapimento di cani ci sono diverse pagine Facebook, ma la questione – ove confermata – è difficilmente risolvibile col passaparola.

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Fondamentale è il microchip, il campionamento del DNA o anche un tatuaggio. E tanta fortuna, perché il rapimento di un cane non è certo una priorità per la polizia (in media, secondo DogLost.com, viene recuperato solo il 29% dei cani britannici, in Italia il 15%, mentre solo il 5% dei ladri viene condannato). Da noi, secondo l’Aidaa, il fenomeno si aggira intorno ai 30mila esemplari sottratti all’anno, è in forte aumento, e riguarda soprattutto i chihuahua.

Un’indagine del Mirror valuta il mercato nero dei cani almeno 120mila euro l’anno. La razza più colpita nel regno Unito è quella dei bull terrier, seguita anche qui da chiuahua, cocker e pastori tedeschi. Si sottrae per rivendere, ma anche per i combattimenti illegali. Solo in alcuni casi i ladri chiedono un riscatto ai legittimi proprietari. Con sonore eccezioni: a una ragazza inglese sono stati chieste più di 2mila euro per farle riavere il suo amato carlino. Lei ha postato i dettagli della richiesta su Facebook, ottenuto un successo virale, e alla fine riavuto il suo cane senza pagare.

Ora, personalmente non mi sono preoccupata che qualcuno possa rubare il mio cane, e non ho problemi a legarlo fuori dai negozi, a lasciarlo in auto con il finestrino aperto (che pare la situazione più appetitosa per i ladri) o semplicemente a farlo scorrazzare in libertà. Il mio segreto? L’ho preso in un canile, e non è di razza. La stessa caratteristica che secondo gli esperti lo rende anche più sano. Senza parlare del risvolto etico, talmente importante in certi luoghi del mondo da portare al divieto della vendita di animali da compagnia, che si possono solo adottare. Una scelta etica che di botto elimina anche alla radice il problema di un mercato, illecito e crudele, di cani rubati.

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