Gli antenati dei serpenti persero gli arti come adattamento alla vita e alla caccia all’interno di cunicoli. Lo conferma la definizione della struttura dell’orecchio interno di un antenato dei serpenti moderni vissuto 90 milioni di anni fa. Il suo orecchio interno presentava un vistoso ingrandimento del vestibolo, utile per percepire le basse frequenze (red)

I serpenti persero le zampe quando i loro antenati si adattarono a vivere e a cacciare all’interno di cunicoli scavati nel suolo. A corroborare questa tesi è lo studio condotto da due ricercatori – Hongyu Yi dell’Università di Edimburgo, e  Mark A. Norell del National Museum of Natural History di  New York – che in un articolo pubblicato su “Science Advances” illustrano come sono arrivati a questa conclusione.

Cranio fossile di D. patagonica. (© Colin Keates/Dorling Kindersley Ltd./Corbis) La spiegazione della scomparsa degli arti negli antenati dei serpenti ha visto contrapposte due tesi: una che la vedeva come un adattamento a una vita negli specchi d’acqua dolce; l’altra che ipotizzava invece che si trattasse di un adattamento a una vita da scavatori in terreni morbidi o sabbiosi. Per cercare di chiarire la questione, finora gli scienziati si erano focalizzati prevalentemente sullo studio della progressiva atrofizzazione degli arti, ma senza ottenere risultati utili a dirimere la questione.

Yi e Norell si sono ora concentrati sull’identificazione di altre caratteristiche anatomiche che fossero strettamente correlate a una vita da scavatori, trovandone una nell’orecchio interno, e in particolare nella sua struttura vestibolare, che controlla l’udito e l’equilibrio.

Questa struttura è particolarmente sviluppata nelle lucertole e nei moderni serpenti scavatori, mentre è assente o di dimensioni ridotte nei serpenti d’acqua e in quelli che vivono esclusivamente in superficie.

Perché i serpenti persero le zampeLa struttura dell’orecchio interno di rettili a vita prevalentemente acquatica, generalisti, e scavatori. (Cortesia H. Yi, M.A.Norell/Science/AAAS)I ricercatori hanno preso in esame il cranio di Dinilysia patagonica, un rettile lungo fino a 2 metri vissuto circa 90 milioni di anni fa, che è strettamente imparentato con i serpenti moderni. Yi e Norell hanno sottoposto a tomografia computerizzata con raggi X il cranio di D. patagonica  per poi costruire un modello virtuale

in 3D del suo orecchio interno. Successivamente hanno ripetuto l’operazione su 34 specie di serpenti moderni e fossili e  10 altre specie di rettili.

Dal confronto fra i modelli dell’orecchio interno così ottenuti è risultato che quello di D. patagonica aveva la struttura tipica degli animali terricoli scavatori, con un grande vestibolo sferico che migliora la sensibilità alle vibrazioni a bassa frequenza, molto simile a quello dei serpenti scavatori moderni.

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