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  • Blitz Saint Denis, il racconto del Raid: droni, cani, granate e tecniche … – L'Huffington Post

    Blitz Saint Denis, il racconto del Raid: droni, cani, granate e tecniche … – L'Huffington Post

    Mentre la tensione è al massimo e i nervi sono a fior di pelle, si sente un enorme boato e un pezzo di colonna vertebrale cade sul cofano di un’auto, proprio sotto agli occhi degli agenti. E’ il momento clou delle sette ore più concitate che le forze speciali francesi abbiano mai vissuto negli ultimi anni, con 70 uomini coinvolti nella sparatoria, 110 in tutta l’operazione e 5000 proiettili sparati.

    Per provare a capire che fine abbiano fatto il “braccio” degli attenti a Parigi del 13 novembre, ovvero Salah Abdeslam, bisogna partire dal blitz di Saint Denis. Abdelhamid Abaaoud è invece morto, conferma la procura. A raccontare l’operazione in prima persona è Jean-Michel Fauvergue, capo del Raid, Recherche-Assistance-Intervention-Dissuasion, l’uomo che ha condotto l’assalto. In’una intervista a Le Figaro, mentre ringrazia i suoi uomini e augura pronta guarigione ai 5 agenti feriti, entra nei dettagli.

    “SAPEVAMO DELLA KAMIKAZE” – Quando alle 04.16 parte l’assalto all’appartamento di Rue de Corbillon 8 per il Raid lì dentro c’erano tre persone, una donna (Hasna, cugina di Abaaoud, che poi si farà saltare in aria, ndr) e due “islamisti radicalizzati”. Le persone nascoste nel covo saranno però di più.

    Sapevano che la “bionda” indossava un giubbotto esplosivo ed era pronta a farsi saltare in aria. Per questo agiscono con la massima attenzione, su indicazioni e addestramento del Mossad israeliano, che è già abituato agli attentatori suicidi. Da altri servizi (probabilmente quelli marocchini, ndr) sanno che all’interno dell’appartamento potrebbe esserci anche il “cervello” degli attentati, Abdelhamid Abaaoud. La precauzione è massima.

    Circondato l’edificio e piazzati i cecchini, spiega Fauvergue, parte il blitz. Si inizia cercando di far esplodere la porta e sorprendere le persone all’interno, ma qualcosa va storto. La porta, blindata, non si apre del tutto. Si comincia a sparare, c’è uno scambio di colpi. I terroristi istallano una sorta di “porta scudo” (forse anche un tavolo, ndr) e si riparano.
    45 minuti di scambi di colpi. “I terroristi hanno anche lanciato granate”. Poi le raffiche diminuiscono, ci si studia, c’è più “calma”. Una calma strana. Raid decide di inviare un cane, Diesel, per sondare iil terreno. Viene freddato.

    Un cecchino intravede un terrorista da un passaggio, gli intima di alzare le mani, quello non lo fa e parte il fuoco. Il terrorista viene ferito ma continua a sparare col Kalashnikov (che secondo alcuni potrebbero essere di provenienza bulgara, ndr).

    L’ESPLOSIONE E’ a quel punto che Hasna, la donna che i servizi avevano individuato, aumenta il fuoco e poi , dopo una raffica, si fa esplodere. Tutto salta in aria, le finestre sono in frantumi, “l’edificio era diventato pericolante”. Un pezzo di corpo della donna, “probabilmente la colonna vertebrale”, cade su una vettura della polizia. L’obiettivo di Hasna, che si è fatta esplodere in casa, era coinvolgere nell’esplosione gli agenti, ma non ci riesce. L’urto però rende l’appartamento quasi inagibile, ci sono macerie ovunque. Sono passate quasi 5 ore e i nervi di tutti sono al limite, ma dei due Kalashnikov che stavano sparando ora se ne sente solo uno: un terrorista è stato ucciso. E’ Abou Omar, è Salah? Gli agenti non lo sanno.

    GRANATE E DRONI – Raid inizia ad usare le granate, con almeno 40 grammi di esplosivo. Poi si opta per il drone: attraverso le finestre “fotografa” la situazione ma non fornisce abbastanza informazioni. Si prova con un robot che però non passa fra le macerie. Ma si capisce che il pavimento è “bucato”. “Passiamo così nell’appartamento di sotto e con pali e telecamere cerchiamo di vedere quello che c’è nell’appartamento di sopra”. C’è un altro corpo, non è identificabile.

    Poi entrano in azione e trovano, su un altro piano, all’altezza di un pianerottolo, due uomini che si nascondevano. Li arrestano con facilità. Nel blitz rimangono “feriti cinque uomini ma non sono in pericolo di vita”. A fine operazione tutti sono “estremamente affaticati”. Il direttore spiega a Le Figaro che “è snervante, ma se ci si dà il tempo di riposare e gestire la fatica i miei uomini potrebbero presto tornare in azione”.

    INCERTEZZA SU ABU OMAR E SALAH – Erano di Abu Omar e Salah i due corpi? Il direttore non lo sa o non può rispondere. Il Dna, dirà poi il procuratore Molins, ha confermato che Abu Omar, mente degli attentati, è stato ucciso. Ancora incerta la sorte di Salah.

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  • Fondi UE ai professionisti: approvato emendamento di Confprofessioni

    Giovedì, 19 Novembre 2015 13:59

    EUROPAEURORiconosciuto il diritto dei liberi professionisti ad accedere ai fondi europei. La Commissione Bilancio del Senato ha approvato l’emendamento proposto da Confprofessioni.
    Le relatrici della Legge di Stabilità, Federica Chiavaroli e Magda Zanoni, hanno presentato l’emendamento proposto da Confprofessioni che sancisce, per legge, l’equiparazione dei liberi professionisti alle piccole e medie imprese. Viene così risolta una incertezza giuridica- tutta nazionale- che metteva in dubbio il diritto delle libere professioni ad accedere ai fondi strutturali europei.

    Con l’approvazione in Commissione Bilancio dell’emendamento, i liberi professionisti vengono riconosciuti come “esercenti attività economica” e sulla base di questo status non possono essere esclusi da finanziamenti comunitari per lo sviluppo dei servizi professionali e per rilanciarne la competitività. Il Presidente di Confprofessioni Gaetano Stella parla di “risultato storico”, che “sblocca ingenti risorse a favore degli studi professionali”.

    Se per il diritto comunitario era già pacifica l’equiparazione giuridica dei liberi professionisti alle piccole medie imprese, per l’ordinamento nazionale permanevano dei distinguo che- soprattutto a livello regionale- mettevano dei paletti alle libere professioni o costringevano queste ultime a snaturarsi prevedendo il requisito improprio dell’iscrizione alla Camera di Commercio.
    Solo l’Antitrust nazionale, nell’ambito delle liberalizzazioni e della concorrenza, ascriveva i liberi professionisti alla categoria delle imprese.

    C’è un altro canale legislativo aperto, il Ddl sul lavoro autonomo (Jobs Act degli autonomi), nel quale è già contenuta una raccomandazione alle Regioni e in generale alle Pubbliche Amministrazioni per favorire la partecipazione dei liberi professionisti ai bandi di accesso ai fondi europei. Le risorse dei fondi europei, infatti, pur essendo stanziati da Bruxelles, vengono erogate per il tramite di bandi regionali.

    L’emendamento Chiavaroli-Zanoni inserisce nella Legge di Stabilità l’estensione ai liberi professionisti dei Piani Operativi del Fondi Strutturali 2014-2020.

  • Onore e gloria a Diesel, il cane dei reparti speciali francesi morto da … – Difesa Online (Comunicati Stampa)

    Onore e gloria a Diesel, il cane dei reparti speciali francesi morto da … – Difesa Online (Comunicati Stampa)

    Diesel, il cane poliziotto, è stato colpito a morte dai terroristi, durante l’ultimo raid mirato alla cattura di Abdel-Hamid Abu Oud. Era stato lanciato in avanscoperta, questo il compito degli eroi a quattro zampe, per verificare quanto fosse pericolosa la situazione, quando è stato ferito a morte dai terroristi. E’ stata la polizia francese con un tweet, a confermare la perdita del “poliziotto”.

    Diesel aveva sette anni, era di razza Malinois ed era addestrato nella ricerca, assistenza, intervento e deterrenza in supporto alle unità di pronto intervento della polizia francese. Diesel è stato il primo ad entrare nell’appartamento dei terroristi. Questi ultimi non hanno esitato un attimo nel colpirlo a morte.

    Subito aver udito gli spari contro il loro “compagno”, gli agenti si sono riversati in massa dentro l’appartamento di rue du Cornillon lanciando granate stordenti.

    Cinque agenti sono rimasti feriti. Due terroristi sono stati uccisi, altri sette sono stati arrestati.

    Dopo averli ammanettati, i francesi hanno prima portato fuori dal palazzo, ormai esanime, il cane eroe.

    Diesel è stato accolto con un applauso e con unità dei corpi speciali sull’attenti per onorare il compagno caduto. Dopo e soltanto dopo, sono stati trasferiti i terroristi.

    I cani eroi: Cairo, il Seal a quattro zampe

    Quando il presidente degli Stati Uniti Barack Obama andò a Fort Campbell, per un incontro pubblicizzato (ma molto privato) con il commando che uccise Osama Bin Laden, soltanto uno degli 81 membri della super- segreta unità Seal DevGru (o Seal Team Six), è stato identificato per nome: Cairo, il cane da guerra dei Seal.

    Cairo, come la maggior parte dei cani dei Navy Seal è un belga Malinois. E come i Seal umani, anche i cani rappresentano il meglio del meglio. La razza Malinois è simile al pastore tedesco, ma più piccola. Un maschio adulto pesa circa 30 kg.

    I pastori tedeschi sono ancora utilizzati come cani da guerra dai militari americani, ma i più leggeri Malinois sono considerati migliori per il lancio in tandem con il paracadute e per le operazioni di discesa in corda doppia, tecniche spesso utilizzate dalle squadre Seal.

    Come le loro controparti umane, i cani Seal sono altamente qualificati, super motivati, esperti in tattiche non convenzionali ed in grado di svolgere missioni sul mare, in aria e sulla terraferma (l’acronimo Seal significa proprio Sea, Air and Land).

    I cani hanno alcune caratteristiche specifiche: con un olfatto 40 volte più sviluppato rispetto all’uomo sono addestrati per rilevare e identificare sia materiale esplosivo che soggetti ostili nascosti. I cani sono due volte più veloci di un umano in forma, quindi chiunque cercasse di fuggire, non potrebbe mai correre più veloce di Cairo o dei suoi amici.

    I cani Seal sono anche paracadutisti: saltano o in tandem con i loro gestori o da soli se in acqua. I cani Seal sono fedeli, senza paura e feroci. Sono più letali di una pallottola. Quando la squadra Seal DevGru si introdusse nel compound di Bin Laden, il primo a toccare il Pakistan fu proprio Cairo. E come i Seal umani, anche Cairo indossava la migliore protezione balistica disponibile sul pianeta: un’armatura in kevlar, chiamata in gergo “Storm K9”. Cairo era dotato anche di speciali apparecchiature per la visione notturna con funzionalità ad infrarossi per consentire all’operatore collegato in remoto di identificare figure umane anche attraverso il cemento, grazie al calore emesso.

    I Seal, che hanno un proprio budget illimitato che non può essere modificato né decurtato per legge, hanno poi aggiunto altri particolari hi-tech che hanno fatto dell’armatura “Storm K9”, la migliore “tuta canina da assalto del pianeta”.

    Akil, l’eroe tunisino

    Ha combattuto come un elemento dei reparti speciali. Ha preferito prendere alcune pallottole per salvare la vita dei propri compagni. Akil, il cane tunisino dei reparti speciali che hanno fatto irruzione al museo del Bardo, il 19 marzo scorso, è morto da eroe. Il cane lupo aveva un anno e mezzo di vita.

    Il “guerriero” lasciò il teatro operativo ormai senza vita, su di una barella. Le persone, accalcate dinanzi la struttura museale, al passaggio dell’eroe ormai senza vita iniziarono ad applaudire, urlando ed onorando il caduto che mestamente si faceva strada tra la folla. Onore e gloria ad ogni essere vivente che combatte contro il terrorismo. Onore e gloria a uomini, donne ed animali che combattono contro nemici subdoli e che compiono stragi in nome di una distorta religione.

    I terroristi esaltano i propri martiri, noi ricordiamo i nostri guerrieri per la libertà, senza alcuna distinzione. Onore e gloria ai cani eroi.

    I fratelli non si abbandonano

    Il dieci febbraio dello scorso anno i combattenti mostrarono in un video un cane catturato nell’Afghanistan orientale. Si trattava di un Military Working Dog (MWD), un cane appartenente ai SAS (Special Air Service), l’élite dei reparti speciali inglesi. Il breve video è stato rilasciato attraverso un account twitter utilizzato dai talebani per scopi di propaganda. Nel filmato si vedevano diversi combattenti talebani che circondavano il cane incatenato, mentre imbracciavano almeno due fucili M-4 dotati di soppressori, ottiche avanzate ed altro equipaggiamento speciale.

    Probabilmente il cane della SAS scomparse durante un raid notturno avvenuto nel distretto Alingar. E’ possibile che il cane si sia separato dal suo ‘handler’ durante uno scontro a fuoco con i talebani, rendendo impossibile per chiunque il suo recupero. Nella stessa operazione perse la vita un soldato delle forze speciali, il capitano Richard Holloway.

    Il cane era un Malinois belga di nome Colonel (Colonnello) ed è stato trovato con indosso un piccolo dispositivo GPS di tracciamento, una torcia ed una piccola telecamera. Tutti questi elementi si trovavano su un sistema di bretelle indossate dal cane, lo stesso tipo di equipaggiamento utilizzato per infiltrare ed esfiltrare gli animali al seguito dei reparti speciali.

    Nel filmato, “Colonnello” è stato mostrato spaesato, un po’ denutrito ed incatenato. Secondo il Pentagono, questo è stato il primo incidente in cui un cane dei reparti speciali è stato fatto prigioniero. In passato, in Iraq, ci sono stati casi in cui i ribelli per propaganda, hanno mostrato dei cani per poi utilizzarli come kamikaze inconsapevoli.

    Subito dopo la diffusione del video, il Comando Operazioni Speciali ordinò missioni ombra per recuperare quell’elemento del team scomparso. Alle operazioni parteciparono diverse squadre SEAL e SAS. Inutile dire l’eco che tale operazione ebbe negli Stati Uniti ed in Gran Bretagna.

    Al di là delle operazioni condotte (coperte da segreto militare), questo è l’ennesimo esempio del diverso approccio che gli alleati dell’Italia hanno nel trattare la questione “Reparti Speciali”. La direttiva “Non si abbandona nessuno” vale per tutti.

  • Scongiurato il rischio pignoramento per gli animali da compagnia

    “Salvati” dagli ufficiali giudiziari  anche gli animali impiegati ai fini terapeutici o di assistenza del debitore, del coniuge, del convivente o dei figli

    Il “pignoramento animale” sta per essere finalmente cancellato dal nostro ordinamento. La procedura esecutiva attivata dai creditori per il recupero di somme ad essi spettanti non potrà più colpire gli animali da compagnia o da affezione, tenuti presso la casa del debitore o di altri luoghi nella sua disponibilità.
    Sta, infatti, per concludersi l’iter parlamentare di approvazione del disegno di legge in materia ambientale (per la promozione di misure di green economy – Collegato ambientale – legge stabilità 2014), che all’art. 77 prevede la modifica all’art. 514 del codice di procedura civile, in materia di cose mobili assolutamente impignorabili.  La novità consiste nell’introduzione – nel corpus dell’articolo 514 cod. proc. civ. – di due nuovi commi, che espressamente dichiarano impignorabili “6-bis) gli animali di affezione o da compagnia tenuti presso la casa del debitore o negli altri luoghi a lui appartenenti, senza fini produttivi, alimentari o commerciali; 6-ter) gli animali impiegati ai fini terapeutici o di assistenza del debitore, del coniuge, del convivente o dei figli”. Il testo originario del Collegato ambientale (approvato in prima lettura alla Camera il 13.11.2014, n. C-2093) nulla prevedeva rispetto alla impignorabilità degli animali, che restavano quindi assoggettabili alle procedure esecutive, con possibilità di vendita all’asta per l’adempimento di un debito che il “familiare umano” non era stato in grado di soddisfare altrimenti.

    “La situazione andava riformata, perché non era ulteriormente tollerabile la contraddizione del nostro sistema, che sotto il profilo penalistico tutela gli animali come esseri senzienti mentre li considera “beni mobili”, cioè cose,  sotto il profilo civilistico”, commenta l’avv. Marianna Sala, che aggiunge “È evidente che i tempi sono maturi per una più profonda riflessione sul ruolo degli animali nella nostra società e sul riconoscimento della soggettività giuridica animale. Si tratterebbe di una importante innovazione legislativa, che – senza comportare una totale equiparazione tra umani e non umani – consentirebbe all’ordinamento di superare una volta per tutte le sue contraddizioni interne, a favore di una piena tutela della dignità animale”.

    Il problema del pignoramento di animali non è nuovo, visto che già nel 2008 la LAV lo affrontava nella sua proposta di legge a modifica del codice civile, da cui –peraltro – sono state stralciate le già riformate norme in materia di soccorso stradale (nel 2010) e di condominio (nel 2012, con il nuovo art. 1138 c.c.). È una vittoria della società civile (anche grazie alla capacità organizzativa delle associazioni animaliste) che è riuscita a far sentire la sua voce e a raccogliere oltre 120.000 firme in meno di due mesi (con la campagna #giulezampe, promossa dalla Lega Nazionale del Cane).  Accogliendo le istanze sociali, a marzo 2015 il Governo ha presentato un emendamento al testo originario del disegno di legge, in cui ha previsto – appunto – l’introduzione della norma contro la pignorabilità degli animali domestici. Dopo l’approvazione dell’emendamento al Senato (avvenuta il 4.11.15), ora è la volta della Camera, per l’esame finale del provvedimento che – si prevede – verrà concluso a breve.
    Auspichiamo che il Parlamento non perda l’occasione di promulgare a breve una norma innovativa, capace di appaiare la legislazione italiana a quella di altri avanzati Paesi europei (come Austria, Germania, Svizzera, Francia).

    Avv. Marianna Sala

  • Spari e cani vicino alla pista, la paura dei cicloamatori – Messaggero Veneto

    Spari e cani vicino alla pista, la paura dei cicloamatori – Messaggero Veneto

    CODROIPO. Stava correndo in sella alla sua mountain bike lungo la pista “La Tana”, fra Camino e Codroipo. Quando, verso la fine del percorso, ha sentito spari dietro a una boscaglia vicina. Troppo vicino per il 42enne Alessandro Perini che domenica mattina aveva deciso di praticare il suo hobby sperimentando per la prima volta il tracciato sul Tagliamento.«Non mi sono sentito sicuro per la mia incolumità», ha scritto sul gruppo Facebook “Sei di Codroipo se” raccontando quanto accaduto a lui e a un amico.«Ero entusiasta nell’affrontare questa avventura – racconta -. Tutto bello ed eccitante fin quando a metà percorso ci siamo trovati sul sentiero due-tre cacciatori con i cani. Sono restato perplesso per la loro presenza in pista, ma ho pensato che stessero solo transitando. Continuando a pedalare, a fine pista, abbiamo udito spari dietro a una boscaglia molto vicino al nostro passaggio, tanto che subito dopo, in un tratto in mezzo a erba alta, ho rischiato di investire un cane dei cacciatori sbucatomi all’improvviso sul sentiero.Chiedo se è normale che i cacciatori possano esercitare l’attività in presenza di altre persone che nulla hanno a che fare con il loro hobby».A sottolineare però come i cacciatori vicino al Tagliamento siano autorizzati a operare è il sindaco di Camino, Nicola Locatelli. «Stiamo cercando di concretizzare il passaggio dell’area in cui si trova la pista da demanio regionale a comunale – dice –, così potremo attuare azioni per segnalare meglio la presenza dei ciclisti. I cacciatori nell’area del Tagliamento possono operare e anzi la loro presenza è fondamentale perché grazie a loro ci sono segnalati spesso abbandoni di rifiuti o problemi simili».E sono gli stessi ciclisti – molti dei quali raccontano come anche loro in passato abbiano sentito gli spari a pochi metri di distanza – a chiedere a gran voce che quest’area diventi comunale «per poter mettere in sicurezza quello che ora è un tracciato con fondo sterrato».Insomma continuano le polemiche sulla caccia. Tanto che il caso di Adamas, il cane border collie ucciso da un cacciatore a San Daniele davanti agli occhi del suo proprietario all’inizio di novembre, approderà alla Camera.Il deputato Matteo Dall’Osso del M5S ha presentato un’interrogazione a risposta orale al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali e al Ministro dell’interno per chiedere «se il Governo intenda assumere iniziative per rivedere le norme che consentono la detenzione di armi e il loro uso e per inasprire le pene per coloro i quali detengono armi cariche al di fuori dei luoghi consentiti alla caccia o alle discipline sportive connesse con l’uso delle armi».Infine, è stato chiesto al Governo se ha intenzione di «inasprire da subito le pene anche con l’aumento della detenzione eattraverso una estensione dell’ambito dell’articolo 544 bis del codice penale, per i soggetti responsabili dell’uccisione di animali per i quali non è consentita la caccia se non nel periodo previsto e soprattutto per quanto riguarda gli animali domestici».©RIPRODUZIONE RISERVATA

  • Il tuo gatto (forse) sta cercando di ucciderti – Pazienti.it

    Il tuo gatto (forse) sta cercando di ucciderti – Pazienti.it

    I gatti sono amati da molte persone e sono diventati anche i protagonisti di molti video teneri che circolano su internet. Molti pensano che siano delle piccole creature tenere che amano giocare con lo spago e che si sdraiano sulla schiena per essere grattati sulla pancia.

    In realtà, sono anche dei predatori (a volte) nevrotici che potrebbero ucciderti da un momento all’altro, se solo fossero più grandi. Questa teoria è emersa da uno studio che dà una nuova interpretazione ai comportamenti dei gatti.

    Lo studio

    Lo studio è stato condotto dai ricercatori dell’Università di Edimburgo, che collaborano con molti zoo, tra cui anche il famoso zoo del Bronx. I ricercatori hanno analizzato le personalità dei gatti domestici e dei gatti selvatici di diverse razze (leone africano, gatto selvatico europeo, leopardo delle nevi e leopardo nebuloso), usando le cosidette “Big Five”, ossia le cinque caratteristiche di base che accomunano anche le persone:

    1. apertura alle esperienze
    2. meticolosità
    3. introversione/estroversione
    4. amabilità
    5. nevroticismo

    Gli autori hanno preso in esame il comportamento di 100 gatti, ospiti di due rifugi scozzesi, di età compresa tra 1 mese e 19 anni, e hanno concluso che sia i gatti domestici sia le specie selvatiche condividono gli stessi tratti di tre caratteristiche di base: nevroticismo, impulsività e dominanza.

    Questo in poche parole significa che anche il vostro gatto è dominato dalla nevrosi e dall’imprevedibilità e, molto probabilmente, “in questo momento potrebbe prendere in considerazione la possibilità di ucciderti, se solo avesse una stazza maggiore come quella di un leone”, ha affermato lo psicologo Max Wachtel. “Se si sta in piedi in mezzo a un branco di leoni, alcune volte andrà bene  e si potrà uscirne indenni, altre volte invece potremmo essere attacati senza motivo. Ed è lo stesso per i gatti di casa, anche se sono innocui, in fondo“, continua.

    L’autore dello studio, Gartner Marieke, concorda invece solo con la parte innocua e dice che “in realtà il tratto condiviso è abbastanza lontano per suggerire che il vostro gatto voglia uccidervi”.

    I gatti hanno personalità diverse e hanno finito per vivere con noi, perché alla fine si tratta di una situazione reciprocamente vantaggiosa‘,’ ha continuato Gartner. “Alcuni gatti sono più indipendenti, alcuni sono più in cerca di coccole. Ogni gatto è diverso dall’altro e non sono egocentrici. Semplicemente, sono una specie più solitaria di altre“.

    I gatti non vogliono farvi del male e la gente spesso non sa come trattarli, rimanendo sorpresa dal loro comportamento”, afferma Gartner.

    Di sicuro, dopo queste affermazioni guarderete il vostro gatto con occhi diversi!

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  • Ketamina a rischio, levata di scudi della Feeva

    Giovedì, 19 Novembre 2015 08:42

    cavallo chirurgiaLa Federazione delle Associazioni Equine Veterinary d’Europa (FEEVA) contraria alla riclassificazione: ketamina sicura e molto usata dagli ippiatri di tutta Europa.
    La Ketamina è un anestetico essenziale nella pratica veterinaria equina, sia in ambito ospedaliero che in campo. E’ anche l’unico anestetico iniettabile sicuro e ben collaudato, utilizzato nei cavalli come anestetico primario. Per questo la FEEVA, appoggia la Federazione dei veterinari europei (FVE) e la Associazione Veterinaria  Mondiale (WVA) nell’opporsi ad ipotesi di riclassificazione della sostanza.
    La Veterinaria europea a  mondiale è compatta nel sostenere la posizione del Comitato di Esperti dell’OMS secondo il quale la richiesta della Cina di un maggiore controllo internazionale sulle droghe non fa il paio con l’inclusione della Ketamina fra le sostanze non utilizzabili a fini medici.

    Nella maggior parte dei paesi europei- fa notare la FEEVA-  l’abilitazione professionale garantisce, anche attraverso la tenuta di registri e armadietti di sicurezza, che le sostanze stupefacenti e psicotrope di cui necessita la medicina veterinaria siano gestite in modo controllato, regolamentato e senza abusi. Un utilizzo rigorosamente disciplinato deve essere proporzionato ai rischi e alle evidenze scientifiche, senza ostacolarne l’impiego nella prassi veterinaria. I Medici Veterinari, sostiene la Federazione degli Ippiatri Europei sanno farne buon uso per la salute e il benessere degli animali in cura.
    Una restrizione insensata della Ketamina potrebbe addirittura essere controproducente per le buone pratiche veterinarie. Una riclassificazione come quella proposta dalla Cina può mettere a rischio la salute e il benessere degli animali.

    Per queste ragioni la FEEVA si oppone fermamente all’ingresso della Ketamina nella Tabella I della Convenzione delle Nazioni Unite del 1971 sulle sostanze psicotrope.

  • Benessere animale, Italia perde il ricorso per carenze nei controlli

    Giovedì, 19 Novembre 2015 08:36

    corte ueIl ricorso è respinto e la Repubblica italiana è condannata a pagare le spese del contenzioso, le proprie e quelle sostenute dalla Commissione europea.
    La Corte di Giustizia Europea ha respinto “integralmente” il ricorso dell’Italia, che chiedeva l’annullamento della Decisione di esecuzione 2013/123/UE della Commissione per violazione delle norme europee sulla PAC. Il provvedimento impugnato dall’Avvocatura di Stato esclude l’Italia da alcuni finanziamenti previsti dalla Politica Agricola Comune, per circa 72 milioni di euro totali. Una imponente penalità finanziaria comminata a suo tempo dalla Commissione Europea e ora confermata dalla Corte UE.
    Nel contenzioso comunitario, spettava all’Italia fornire la prova più circostanziata ed esauriente della veridicità dei propri controlli o delle proprie cifre e, eventualmente, dell’inesattezza delle affermazioni della Commissione. La Repubblica italiana ha fallito su tutti i fronti.

    Fondi negati per irregolarità– Le rettifiche finanziarie più consistenti (48milioni di euro circa)  sono state applicate “a causa di carenze riscontrate nei controlli del sistema di condizionalità in Italia negli anni dal 2005 al 2007”. Nell’ambito dei controlli in materia di condizionalità, la Commissione ha riscontrato una “applicazione erronea di correzioni per agricoltori senza animali” e “controlli inadeguati” di vari CGO (Criteri di Gestione Obbligatoria): sanità pubblica, salute delle piante e degli animali, ambiente e benessere degli animali. Le carenze hanno riguardato sia i controlli che le  sanzioni. In materia di quote latte, le rettifiche finanziarie sono legate al recupero del prelievo sul latte, mentre nell’ambito dello sviluppo rurale i fondi europei sono stati negati per “mancanza di controlli incrociati con la banca dati degli animali”, e “ritardi nei controlli in loco”.
    A queste rettifiche finanziarie si aggiungono altri 18 milioni stornati nel settore ortofrutticolo (lacune nei controlli sull’uso di fertilizzanti e frodi nel settore ortofrutticolo) e ulteriori 6,3mln per carenze nei criteri di riconoscimento di Arbea, l’organismo pagatore della Regione Basilicata dal 2007 al 2009.

    Carenze nei controlli dei CGO in materia di benessere degli animali-  La Repubblica italiana ha obiettato che la Commissione non può contestare a tutti gli organismi pagatori del suo territorio carenze diffuse nei controlli concernenti il benessere degli animali “poiché ciascun organismo pagatore ha attuato sistemi di controllo differenti”.
    La Corte ha invece fatto notare che le indagini della Commissione avevano dimostrato che “le attività dei servizi veterinari incaricati dei controlli dei CGO in materia di benessere degli animali non erano né note agli organismi pagatori, né ispezionate da questi ultimi, i quali sono responsabili della corretta attuazione del sistema di condizionalità”.
    Inoltre, secondo la Commissione, “tali servizi veterinari non avevano istruzioni precise dell’Agenzia italiana per le erogazioni in agricoltura (AGEA) riguardo ai punti da controllare. Del pari, gli organismi pagatori non sarebbero stati informati in merito alle modalità di selezione dei campioni di controllo, alle stesse modalità di controllo e di valutazione delle ipotesi di infrazione dai servizi veterinari, i quali decidevano essi stessi le sanzioni”.
    Peraltro, le relazioni di controllo redatte dai servizi veterinari non sarebbero state trasmesse agli organismi pagatori. Tali carenze costituiscono, secondo la Commissione, una violazione dell’articolo 9 del regolamento n. 796/2004, che prevede che gli Stati membri attuino un sistema di controllo efficace del rispetto della condizionalità.

    I controlli relativi ai CGO in materia di benessere degli animali riguardano:
    -i criteri relativi all’identificazione e alla registrazione degli animali
    -i criteri relativi alla salute degli animali, per quanto concerne il divieto d’utilizzazione di talune sostanze ad azione ormonica, tireostatica e delle sostanze β-agoniste nelle produzioni animali
    -la prevenzione, il controllo e l’eradicazione di alcune encefalopatie spongiformi trasmissibili 
    -i criteri relativi alla notifica delle malattie, in particolare per quanto concerne l’afta epizootica, alcune malattie degli animali nonché misure specifiche per la malattia vescicolare dei suini  e la febbre catarrale degli ovini
    -i criteri relativi alla salute degli animali, in particolare per quanto concerne la protezione dei vitelli, dei suini e degli animali negli allevamenti

    Campioni di controllo selezionati dai servizi veterinari– La Repubblica italiana ha fatto valere la circostanza che la selezione dei campioni di controllo eseguita sul suo territorio ha avuto l’effetto di aumentare il numero di imprese controllate e che, di conseguenza, non è stato causato nessun rischio ai fondi interessati. La Commissione, al contrario, dichiara che, per gli esercizi 2006 e 2007, i servizi veterinari ai quali le autorità italiane, ad eccezione dell’organismo pagatore ARTEA, hanno delegato i controlli in loco “li hanno svolti sulla base di una selezione da essi stessi effettuata dei controlli da eseguire”. La Commissione “ne deduce che gli agricoltori selezionati non sono stati sottoposti ai controlli relativi a tutti i requisiti ad essi applicabili in materia di condizionalità”. Mentre l’Italia ha fatto notare che all’epoca dei fatti non era ancora entrata in vigore una percentuale minima di controlli, la Commissione ha chiuso la questione ribadendo che ” quando un regolamento istituisce misure specifiche di controllo, gli Stati membri sono tenuti ad applicarle senza che sia necessario valutare la fondatezza della loro tesi secondo cui un diverso sistema di controllo eventualmente applicabile sarebbe più efficace”. La Corte ha accolto la tesi della Commissione.

    Sanzioni applicate dalla Repubblica italiana– La Commissione ha riscontrato che, per quanto riguarda gli esercizi 2005 e 2006, la maggior parte delle sanzioni applicate a seguito delle infrazioni rilevate dai controlli in loco non superava l’1%, il che avrebbe rappresentato un rischio, durante tali esercizi, per i fondi interessati.
    La Commissione ha anche constatato” il mancato coordinamento tra gli organismi pagatori e i servizi veterinari che hanno eseguito i controlli in loco. Detto mancato coordinamento avrebbe avuto come conseguenza, da un lato, che gli organismi pagatori non hanno potuto determinare il livello adeguato delle sanzioni da applicare, dal momento che non disponevano di tutte le informazioni necessarie che non sarebbero state loro trasmesse dai servizi veterinari, e, dall’altro, che sono state stabilite sanzioni da parte degli stessi servizi veterinari sulla base di infrazioni che, come avrebbe riconosciuto la stessa Repubblica italiana, non sarebbero state necessariamente qualificate come tali dagli organismi pagatori”. La Corte ha dato ragione anche in questo caso alla Commissione.

  • Il sacrificio di Diesel, cane poliziotto che ha salvato la vita a dieci … – Il Tempo

    Il sacrificio di Diesel, cane poliziotto che ha salvato la vita a dieci … – Il Tempo

    diesel

    Con il suo coraggio e l’infallibile fiuto Diesel, una femmina di pastore belga, “arruolata” nelle teste di cuoio della polizia francese, ha salvato la vita a dieci agenti durante il blitz a Saint-Denis, dove una terrorista si è fatta esplodere e un altro è stato ucciso dalle forze speciali. È stata lei, poliziotta quattrozampe, ad aprire la strada agli agenti, a lei una cagnolona di 7 anni, affidato il ruolo delicato e cruciale di andare in avanscoperta in cerca di esplosivi, sempre a lei il compito di «valutare la minaccia». E Diesel ha portato a termine la missione, purtroppo l’ultima, scovando i terroristi asserragliati nell’appartamento, la sola vittima tra le forze di polizia per le ferite causate nell’esplosione della cintura azionata dalla kamikaze. A rendere ancora più commovente la storia, è il fatto che, a quanto raccontano alcuni agenti, il cane è tornato dal suo padrone-conduttore per morire ai suoi piedi. Diesel era in forza al Raid, Recherche Assistance Intervention Dissuasion, le forze speciali francesi che ora lo ricordano come un «cane potente, veloce e malizioso». Nei tweet la polizia di Stato, ha definito l’attività dei “cani d’assalto” «indispensabili nelle missioni e nelle operazioni» delle forze speciali. Immediato il tributo su Twitter sotto l’hashtag #Jesuisunchien, come la condanna degli animalisti del Peta per la morte di Diesel al cui «coraggio avuto nell’affrontare coloro che hanno causato tanta sofferenza», hanno reso omaggio.

    Commozione. La stessa per Akil, il cane eroe della polizia tunisina, entrato in azione il 18 marzo scorso durante l’attacco terroristico al Museo del Bardo, costato la vita a 24 persone. In quel giorno di brutale follia Akil, il pastore tedesco di un anno e mezzo della brigada «Al Anyab», era in azione al fianco di un agente quando venne colpito durante la sparatoria. Al termine dell’operazione delle forze speciali, il cane – ormai morto – venne stato portato via in barella mentre gli agenti schierati su due file gli tributavano un lungo applauso in un improvvisato picchetto d’onore.

    Sono tante le storie dei cani eroi, generosi per indole, coraggiosi per dna, affettuosi per carattere, che aiutano ogni giorno le forze dell’ordine, l’esercito, le forze di sicurezza, la protezione civile nelle situazioni più diverse e pericolose. Sono cani specializzati nell’antidroga, nella ricerca degli esplosivi, nel salvataggio delle vittime di valanghe, nel contrasto al contrabbando, nella ricerca di scomparsi. I cani sono animali intelligenti, sensibili, “innamorati” dell’uomo per il quale sono capaci di gesti di autentico altruismo. Un sentimento spesso ricambiato dal padrone che, se fa il poliziotto, conosce l’importanza di lavorare in coppia, di “coprirsi” le spalle a vicenda. Per questo non sorprende anzi commuove il tweet della Polizia di Stato di Parigi che ricorda il coraggio di Diesel, né i funerali in alta uniforme di quella di Oklahoma, negli Usa, per onorare K-9 Kye, cane poliziotto morto un anno fa durante un servizio anticrimine.

    Cinzia Tralicci

  • Social: con Dogalize potete regalare un pasto a un cane – Udine20

    Social: con Dogalize potete regalare un pasto a un cane – Udine20

    Dogalize, il social network degli amanti dei cani, continua la sua mission di solidarietà alle Onlus ed ai rifugi sfruttando gli strumenti in cui rappresenta un’eccellenza: i social network. Ed è così che nasce l’operazione “Dona un pasto con un click”.
    Dogalize, da sempre molto attenta ai nostri amici a quattro zampe meno fortunati, propone questa iniziativa per donare un pasto al giorno, per un anno, ad un cane bisognoso ed in attesa di adozione. Il cane, ospite di un rifugio aderente all’iniziativa, verrà così sfamato grazie ad un semplice click degli utenti e avrà la visibilità che merita, per aiutarlo a trovare una famiglia.

    L’intera community Dogalize (oltre 250.000 utenti) grazie ai suoi click ha già adottato a distanza diversi poveri cagnolini ospiti dei canili Italiani che hanno aderito all’iniziativa (Enpa, Lega Nazionale del Cane sez Segrate, Gaia Animali e Ambiente, e tanti altri).

    Cani dimenticati dai più, MA NON dimenticati dai tanti volontari, Associazioni, e soprattutto dagli utenti di Dogalize: questi amici a 4 zampe ora hanno pasti garantiti per un anno, e molta più visibilità, con la concreta speranza di trovare una famiglia che li adotti per il resto della loro vita.

    Visto il successo, Dogalize non si ferma, anzi incrementa il progetto: l’iniziativa sarà ora lanciata due volte al mese. La durata è fissata in 24 ore a partire dalla pubblicazione dell’annuncio sull’applicazione Dogalize e sulla pagina Facebook di Dogalize, oltre che sui canali social del canile/associazione di riferimento.

    Sara Colnago, Co-Founder di Dogalize afferma con orgoglio “Il nostro obiettivo è di riuscire ad adottare 12 poveri cani bisognosi entro la fine di Dicembre e ci stiamo organizzando per portare a 4 volte al mese la nostra iniziativa. Sono certa di questo risultato perché non siamo soli, la community Dogalize è con noi e tutti abbiamo una sola passione: amare ed aiutare i nostri amici a 4 zampe”
    Ma “Dona un pasto con un click” permetterà anche di dare anche visibilità alle Onlus che aderiscono descrivendo non solo il loro lavoro quotidiano, ma raccontando le storie dei tanti ospiti a 4 zampe in cerca di una famiglia da amare, tra cui gli amici che presenteremo.
    Questo lo slogn dell’iniziativa: “Fai parlare il cuore con un dito: allenati alla solidarietà, cliccando per regalare un pasto al giorno per un anno ad un cane abbandonato!”

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