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  • Giardino in Italia intitolato a Diesel, il cane ucciso dai terroristi: “E’ un … – Today

    Giardino in Italia intitolato a Diesel, il cane ucciso dai terroristi: “E’ un … – Today

    A Sassari sorgerà un giardino intitolato a Diesel, il cane poliziotto ucciso dai kamikaze dell’Isis: la morte di Diesel ha commosso il mondo. La proposta arriva dal direttore Dipartimento di prevenzione dell’Asl: verrà dato il suo nome allo spazio verde che si trova davanti agli uffici dei servizi veterinari a Rizzeddu.

    Al quotidiano La Nuova Sardegna Franco Sgarangella dice: “Ho letto dell’uccisione di “Diesel” e la notizia mi ha molto colpito, si tratta di una ulteriore vittima della follia omicida dei terroristi. “Diesel” è ancora una volta la dimostrazione della fedeltà e della generosità dei cani poliziotto addestrati per difendere l’uomo, a costo della vita. Davvero un esempio di eroismo per il quale chiederò al commissario straordinario Agostino Sussarellu di poter dedicare a questo eroe il giardino davanti agli uffici dei servizi veterinari”.

    Il cane era entrato per primo nell’appartamento in cui erano barricati i terroristi a Saint Denis: era in avanscoperta, per valutare la situazione e gli eventuali pericoli: era addestrato anche per questo. E’ morto quando una donna kamikaze si è fatta esplodere: per Diesel non c’è stato nulla da fare.  I cani poliziotto come Diesel sono indispensabili per la ricerca di esplosivi e sono ovviamente stati utilizzati anche due giorni fa nell’assalto al covo.

    Il pastore belga è stato ucciso e ha salvato quattro vite umane: ferito gravemente ha indietreggiato fino a raggiungere il suo compagno di tante missioni e si è accasciato ai suoi piedi.

  • Il maiale e i due cani, lo strano trio cerca casa – La Stampa

    Il maiale e i due cani, lo strano trio cerca casa – La Stampa

    Il maiale Pattie e i due cani Pickles e Paprika sono sempre insieme. Sono un trio inseparabile che vive in un rifugio della contea di Berks, negli Stati Uniti. «Dormono insieme, fanno tutto insieme, passeggiano insieme. Il più piccolo dei due cani ama stare sulla schiena di Pattie. Sono come una vera famiglia» racconta la responsabile della struttura a una televisione locale. 

    L’unica cosa che non possono fare insieme sono i pasti: Pattie è un maiale goloso e si mangerebbe anche il cibo dei suoi amichetti. I responsabili del rifugio vorrebbero trovare una famiglia che li accogliesse tutti e tre, perché possano continuare la loro adorabile amicizia. 

    Pattie, Pickles e Paprika sono spuntati dal nulla. Una mattina di settembre un operatore del rifugio li ha trovati fuori dal cancello, insieme a una tartaruga. Quest’ultima è stata subito adottata, loro tre invece sin da subito hanno mostrato di avere un rapporto troppo forte per essere separati. Erano tutti in ottime condizioni, segnale che chi sono stati tenuti da qualcuno che li ha amati e ha dovuto separarsene perché magari è caduto in disgrazia. 

    Da quando le loro foto sono state pubblicate sul web, il rifugio ha ricevuto qualche richiesta di adozione per uno o due di loro, ma mai per tutti e tre. «Ci viene da piangere al pensiero di separarli. Non vogliamo farlo, per favore aiutateci» dice la responsabile della struttura che per ora non ha voluto darli via. 

    Dopo l’articolo pubblicato sull’Huffington Post sembra esserci qualche speranza in più: «Li voglio adottare tutti. Avevamo già un maiale e si chiamava Patty. Per favore, chiamate mio marito e convincetelo: noi siamo perfetti per dare loro una casa» scrive Lisa sulla pagina Facebook del rifugio dove sono comparsi altri messaggi di questo tipo: «Io e mia moglie vorremmo adottarli – scrive Brandon – a condizione che i due cani possano andare d’accordo con un altro quattrozampe più anziano. Fatemi sapere se è possibile». 

    twitter@fulviocerutti  

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  • dopo parigi – La Nuova Sardegna

    dopo parigi – La Nuova Sardegna

    SASSARI. Non potrà mai neppure immaginare da che parte si trova Sassari e che profumo hanno quei prati verdi all’uscita della città, però quel suo sguardo fiero e professionale oggi potrebbe essere intaccato da un sorriso. “Diesel”, il pastore belga poliziotto di sette anni rimasto ucciso nello scontro tra i terroristi e i corpi speciali della polizia, a Parigi, avrà un luogo pubblico a lui intitolato: si tratta del giardino davanti agli uffici dei Servizi veterinari, nel plesso di Rizzeddu.É stato Franco Sgarangella, direttore del Dipartimento di prevenzione dell’Asl di Sassari a lanciare la proposta. «Ho letto dell’uccisione di “Diesel” – ha detto – e la notizia mi ha molto colpito, si tratta di una ulteriore vittima della follia omicida dei terroristi. “Diesel” è ancora una volta la dimostrazione della fedeltà e della generosità dei cani poliziotto addestrati per difendere l’uomo, a costo della vita. Davvero un esempio di eroismo per il quale chiederò al commissario straordinario Agostino Sussarellu di poter dedicare a questo eroe il giardino davanti agli uffici dei Servizi veterinari».La storia di “Diesel” ha commosso il mondo. Il pastore belga è stato ucciso e ha salvato quattro vite umane: ferito gravemente ha indietreggiato fino a raggiungere il suo compagno di tante missioni e si è accasciato ai suoi piedi.Era un malinois, un cane pastore belga specializzato nell’assalto e nella ricerca di esplosivi, il suo compito era quello di valutare la minaccia. “Diesel” è entrata per prima nel covo dei terroristi, non perchéfosse meno importante, solo perché aveva qualità eccellenti: fiuto, istinto e fedeltà. Era una del Raid, cani che non hanno paura di niente, in perfetta sintonia con i conduttori, senza giubbotti antiproiettile, senza protezioni. Il suo sacrificio ha aperto la strada al blitz della polizia.

  • VIDEO/ Sasha, il cane eroe di Avellino: orgoglio dei Vigili del Fuoco – Irpinia News

    VIDEO/ Sasha, il cane eroe di Avellino: orgoglio dei Vigili del Fuoco – Irpinia News

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    di 20 novembre 2015

    Sasha è una femmina di labrador retriever di 4 anni e mezzo, orgoglio dell’Unità Cinofila dei Vigili del Fuoco di Avellino.

    E’ stato uno dei cani più brillanti a Volpiano durante il corso della Scuola Nazionale a Torino, 15 giorni di esercitazioni in scenari ampi e difficili.

    campochiaro

    Il campo di addestramento di Campochiaro

    Sasha è stata addestrata a Campochiaro, in provincia di Campobasso, per circa un anno, anche se il lavoro prosegue giornalmente per non abbassare il livello di motivazione del cane.

    La struttura per l’addestramento è dotata di un campo macerie, un bosco vicino per ricercare persone scomparse ed è in fase di realizzazione un ampliamento per quanto riguarda le ricerche sotto la neve.

    Le squadre composte da binomi uomo-cane si dotano quindi di precisi addestramenti mirati a valorizzare le loro doti naturali.

    Quotidianamente, queste squadre sono mobilitate sia in caso di segnalazioni di smarrimenti sia in situazioni più complicate come terremoti e calamità naturali.

    Soprattutto all’interno del nostro territorio, le unità cinofile si sono dimostrate fondamentali per salvare persone intrappolate nelle macerie, attive fin dai primi momenti dopo lo scoppio della calamità naturale.

    Attraverso le loro doti olfattive, i cani correttamente addestrati, sono in grado di distinguere l’odore dell’essere umano a distanza di parecchi metri, e talvolta a distanza di parecchie ore.

    E’ proprio grazie a loro se l’uomo riesce ad arrivare dove, da solo, non arriverebbe mai come le recenti cronache internazionali ci hanno raccontato.

    Diesel, il cane poliziotto che ha commosso la Francia intera e non solo, è morto nell’operazione anti-terroristica a Saint Denis, ritornando ai piedi del proprio padrone dopo lo scoppio di una cintura esplosiva.

    Il legame con il conduttore è inossidabile, come ci spiega il Responsabile del Nucleo Provinciale di Avellino, Unità Cinofile dei Vigili del Fuoco, Guglielmo Landi:

    “Il rapporto con Sasha dura 24 ore al giorno – dichiara Landi – non potrebbe essere altrimenti. Operiamo con cani non molecolari con un sistema che si chiama cono d’odore. I cani scrutano nell’area le molecole delle persone scomparse e le vanno a cercare, abbaiando fin quando non arriva il conduttore o la squadra operativa. Siamo collegati agli altri nuclei tramite la Direzione regionale della Campania che opera a Caserta, Avellino e Benevento. L’ultimo intervento di Sasha, in collaborazione con Carabinieri e Forestale, è stato eseguito a Serino dove abbiamo ritrovato un ricercatore di funghi caduto in un dirupo. Un po’ di tempo fa ritrovammo a Gesualdo un uomo disperso malato di demenza senile, fu una grande soddisfazione.”

    “C’è la possibilità di un ampliamento nella nostra Unità avellinese – conclude Landi – un Border Collie si sta preparando per la ricerca delle persone disperse ma ci vorrà ancora del tempo. L’Amministrazione, in questo senso, ci è molto vicina.”

    Il Comandante provinciale dei Vigili del Fuoco di Avellino, Alessio Barbarulo, evidenzia con orgoglio l’importanza della componente cinofila nella nostra provincia:

    Alessio Barbarulo, Comandante provinnciale Vigili del Fuoco

    Alessio Barbarulo, Comandante provinciale Vigili del Fuoco

    La nostra Unità cinofila è una componente di un gruppo più ampio a livello regionale ed al di fuori della regione quando è necessario. Da due anni è in condizione di operatività attraverso un corso di addestramento che ha la durata di circa un anno. La procedura è complessa e richiede un grande impegno della nostra Amministrazione e del conduttore, un nostro dipendente che assume in pieno l’operatività di questo progetto.

    Finora la nostra Unità cinofila è stata impiegata in una trentina di attività riguardanti la ricerca di persone possibilmente in vita al di là dell’opportunità che questo avvenga, anche perché i cani sono addestrati nella ricerca di persone che manifestano sintomi di attività fisica. Quindi parliamo di persone disperse, persone che si trovano sotto una struttura crollata o nella ricerca delle persone scomparse, cosa che avviene con una certa frequenza. Il gruppo stabilizzato in Regione Campania è formato da diverse Unità tra cui una qui al Comando di Avellino.”

    Sasha si trova ad operare in condizioni difficili, spesso estreme, in cui dovrà quasi sempre lavorare libero.

    La fiducia nel conduttore aiuta il cane a superare stress, fatica e a volte paura. Il conduttore che conosce profondamente il carattere, la preparazione e le reazioni del proprio cane è l’unico che può impiegarlo con successo in ricerca reale.

    Un lavoro importante in molti settori della sicurezza, costruito con l’addestramento e il rapporto affettivo.

    *Si ringrazia il Comando provinciale dei Vigili del Fuoco di Avellino.

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  • Anche i cani hanno una coscienza – Villaggio Globale

    Anche i cani hanno una coscienza – Villaggio Globale

    Che il miglior amico dell’uomo avesse una coscienza è ciò che ogni padrone sarebbe stato pronto a scommettere senza pensarci neanche un attimo. Il problema nella scienza è, però, che le idee e le ipotesi vanno dimostrate. Non basta avere il sentore di qualcosa perché questo possa esser ritenuto un fatto scientifico.
    Grazie ad una paziente ricerca del prof. Roberto Cazzolla Gatti presso la Tomsk State University in Russia, forse siamo ad una svolta, ad una delle più significative rivoluzioni nel campo etologico dopo la scoperta dell’imprinting!

    La consapevolezza di sé, o auto-coscienza, è stata studiata principalmente esaminando le risposte di animali e bambini al loro riflesso nello specchio. La prova definitiva del possesso di una coscienza di sé, del proprio corpo e della propria identità viene valutata in base alla capacità del soggetto di usare la propria immagine riflessa per accorgersi della presenza di un segno applicato sotto anestesia o durante una fase di distrazione (solitamente un puntino rosso) sul viso, sulla testa o su altre parti del corpo, toccandolo. Questa prova è nota con il nome di «test dello specchio» e a molti sarà capitato di osservare esperimenti condotti con bambini o scimpanzé che facilmente individuano allo specchio e toccano ripetutamente sul proprio corpo il segno lasciato dallo sperimentatore.
    L’idea alla base del test è che il soggetto che comprende il concetto di «sé» e «dell’altro», è in grado di distinguere le due entità e, pertanto, di riconoscere se stesso nel riflesso. La conseguenza più interessante derivante dalla conferma di una coscienza di sé è che, sulla base di questi risultati, altre abilità comportamentali possono essere dedotte quali, ad esempio, l’empatia.
    Infatti, la capacità di differenziare se stessi dagli altri è spesso considerata un prerequisito fondamentale per comprendere che qualcun altro potrebbe essere felice o triste, anche se chi osserva non lo è.
    Tuttavia, l’abilità nel riconoscere la propria immagine nello specchio è una capacità estremamente rara nel regno animale. Sino ad oggi, solo l’uomo e le grandi scimmie (esclusi i gorilla), un singolo elefante asiatico, alcuni delfini, la gazza eurasiatica e alcune formiche hanno superato il test di auto-riconoscimento allo specchio (MSR). Una vasta gamma di specie è stata vista fallire il test tra cui diverse specie di scimmie, panda giganti, leoni marini, piccioni e cani.
    I cani, in particolare, non mostrano alcun interesse nel guardarsi allo specchio, ma di solito annusano o urinano intorno ad esso. Cani e lupi, come i delfini, mostrano un alto livello di complessità comportamentale e cognitiva, ma i precedenti tentativi di dimostrare l’auto-riconoscimento di questi animali sono stati inconcludenti.
    Un nuovo studio, però, rivoluziona l’idea di consapevolezza di sé negli animali e suggerisce un nuovo approccio etologico, che può far luce su diverse modalità di verifica della presenza di cognizione e riapre il dibattito di etologi (e filosofi) sulla coscienza. La ricerca condotta da Roberto Cazzolla Gatti, professore associato presso la Tomsk State University in Russia e pubblicata questa settimana sulla rivista «Ethology, Ecology and Evolution», col titolo mutuato dal romanzo di Lewis Carroll «Coscienza di sé: oltre lo specchio e quel che il cane vi trovò», potrebbe cambiare per sempre il modo con cui vengono validate alcune prove sperimentali sul comportamento animale.

    L’autore dello studio

    «Ritengo – ha dichiarato il prof. Cazzolla Gatti – che, essendo i cani molto meno sensibili agli stimoli visivi rispetto a quanto, ad esempio, lo siano gli esseri umani e molte scimmie antropomorfe, è probabile che il fallimento di questa specie e di altre nel test dello specchio sia dovuto principalmente alla modalità sensoriale scelta dallo sperimentatore per testare la consapevolezza di sé e non, per forza, all’assenza di quest’ultima».
    Alcuni tentativi per verificare questa idea sono stati realizzati in precedenza, ma la maggior parte di essi erano solo osservazionali, mancavano di prove empiriche oppure erano stati eseguiti solo con un esemplare e non ripetuti sistematicamente con altri cani di sesso ed età diverse (ad esempio Mark Bekoff nel 2001 ha utilizzato un «test della neve gialla» per misurare per quanto tempo il suo cane annusava la sua traccia di urina e quella degli altri cani della zona). Pertanto, la prova conclusiva di auto-riconoscimento in una specie filogeneticamente distante dai primati (quindi dotata di diverse modalità sensoriali e comunicative) come il cane non è stata ottenuta.
    Il lavoro del prof. Cazzolla Gatti ha dimostrato che «l’esame olfattivo di auto-riconoscimento» o, in inglese, «sniff test of self-recognition (STSR)», come lo ha definito lo scienziato italiano nel suo studio, anche quando lo si testa con molteplici individui che vivono in gruppo e con età e sessi diversi, fornisce prove significative della consapevolezza di sé nei cani e può svolgere un ruolo fondamentale nel dimostrare che questa capacità non è una caratteristica specifica solo delle grandi scimmie, degli esseri umani e di pochi altri animali, ma dipende dal modo in cui i ricercatori cercano di verificarla.
    «Ho realizzato questa ricerca – ha spiegato il prof. Cazzolla Gatti – con un test effettuato sui 4 cani, tutti randagi cresciuti in semi-libertà. Ho raccolto campioni di urina di ciascun cane e li ho divisi e conservati in contenitori relativi a ognuno di essi. Successivamente ho sottoposto gli animali allo sniff test of self-recognition. Ho ripetuto il test 4 volte durante l’anno, all’inizio di ogni stagione. Questo test non è altro che una versione modificata del test dello specchio, effettuato per verificare l’olfatto, e non la vista, come il senso principale per determinare la consapevolezza di sé».

    L’esperimento

    All’interno di una recinzione il biologo ha posizionato 5 campioni di urina contenenti l’odore di ognuno dei quattro cani più un «campione bianco», riempito solo con cotone idrofilo senza odori. I contenitori sono stati poi aperti e ogni cane è stato singolarmente introdotto all’interno della gabbia e lasciato libero di muoversi per 5 minuti. Da quel momento il tempo impiegato da ciascun cane ad annusare ogni campione è stato registrato.
    Il risultato è stato sorprendente: tutti i cani hanno dedicato un tempo maggiore ad annusare i campioni di urina degli altri piuttosto che il proprio e questo comportamento ha conferma l’ipotesi che i cani sembrano conoscere esattamente il proprio odore, ne siano meno interessati, e siano, pertanto consapevoli di sé.
    Inoltre, lo studio mostra una correlazione tra l’età dei singoli cani e il tempo trascorso ad annusare i campioni di urina, risultato che supporta fortemente l’idea che la consapevolezza di sé aumenti con l’età, come dimostrato in altre specie, come gli scimpanzé e l’uomo.
    «L’approccio innovativo per testare la consapevolezza di sé con un test olfattivo – ha precisato il prof. Cazzolla Gatti – evidenzia la necessità di spostare il paradigma dell’idea antropocentrica di coscienza verso una prospettiva specie-specifica. Non potremmo mai aspettarci che una talpa o un pipistrello riconoscano se stessi in uno specchio, ma ora abbiamo forti evidenze empiriche per ritenere che se le specie diverse dai primati vengono sottoposte a test basato sulla percezione chimica o uditiva potremmo ottenere dei risultati davvero inaspettati».
    D’ora in poi, grazie al lavoro di Roberto Cazzolla Gatti, sarà più difficile stabilire, osservando il nostro cane, se in quel momento siamo noi che pensiamo a lui o è lui che pensa a noi. Sarà, però, un po’ più facile riconoscere che quell’età dell’empatia, anticipata dal grande etologo Frans De Waal, è finalmente arrivata.

    R. V. G.

  • Lega Nazionale del Cane, ANMVI e FNOVI conto le mutilazioni canine – GreenStyle

    Lega Nazionale del Cane, ANMVI e FNOVI conto le mutilazioni canine – GreenStyle

    La mutilazione estetica per i cani, come il taglio delle orecchie e della coda per alcune razze, è stata per molto tempo una pratica consueta in Italia. E, nonostante siano da anni in vigore dei divieti, il ricorso a simili procedure rimane ancora attivo in molte realtà dello Stivale. Per questo motivo ANMVI e FNOVI, con il supporto della Lega Nazionale per la Difesa del Cane, hanno deciso di condannare queste pratiche e di prendere provvedimenti a riguardo.

    Non capita di rado di vedere, per strada o anche ai concorsi canini, dei cani con alcune parti del corpo amputate, come orecchie e coda. La legge, così come riferisce la Lega Nazionale per la Difesa del Cane in un comunicato, vieta simili trattamenti per gli amici a quatto zampe, sebbene esistano delle eccezioni: ne è consentita, infatti, la pratica per ragioni di salute. Per questo motivo, si legge sempre nel comunicato, sarebbero aumentati i certificati attestanti patologie degli animali, così come anche incidenti, affinché l’amputazione di code e orecchie possa comunque avvenire nei limiti contesti di legge.

    L’ANMVI, l’Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani, e la FNOVI, ovvero la Federazione Nazionale Ordini Veterinari Italiani, hanno deciso di prendere posizione in merito a questa situazione. Verranno quindi esaminati oltre 900 certificati raccolti e quelli ritenuti mendaci saranno rinviati alla magistratura, mentre i responsabili saranno soggetti a provvedimenti, quali la sospensione e la radiazione. Così ha commentato Piera Rosati, Presidente della Lega Nazionale per la Difesa del Cane:

    Gli interessi economici che ci sono dietro queste pratiche barbare sono altissimi. Ringrazio ANMVI e FNOVI per aver scelto la linea dura nei confronti dei loro colleghi che si macchiano di queste gravi forme di maltrattamento. È ora che i veterinari tornino a fare ciò che prevede il loro giuramento e cioè salvaguardare il benessere degli animali e promuoverne il rispetto. Rivolgo un appello ai proprietari di questi animali, in particolare di quelle razze più soggette a queste atrocità come i pitbull, i cani corso, i mastini napoletani, i dobermann: amate i vostri cani per quello che sono in natura, non modificate il loro aspetto per renderli esteticamente più “aggressivi”. Sono creature splendide e non meritano un tale trattamento.

    19 novembre 2015

  • Toscana prepara legge "ammazza-ungulati":nostra replica in Commissione

    Abbiamo presentato oggi in II Commissione consiliare della Regione Toscana le osservazioni alla Proposta di Legge n.27, la cosiddetta “Legge obiettivo” che prevede l’uccisione il 75% degli ungulati presenti sul territorio.

    L’aveva annunciata da tempo l’Assessore regionale alla Caccia Remaschi, ed ora è all’esame della Commissione consiliare competente,  la Legge che, a detta del suo principale sponsor, dovrebbe risolvere i problemi legati alla presenza degli ungulati e dei cinghiali sul territorio regionale. Ma il provvedimento presenta numerose criticità che la LAV ha esposto nella sua relazione.

    Nello specifico, questa Legge:

    • è un provvedimento amministrativo camuffato da Legge regionale, lesivo del diritto di difesa, costituzionalmente garantito, degli interessi e diritti dei cittadini;
    • critica, sin dalle sue premesse, la Legge quadro nazionale 157/92, con l’evidente scopo di travalicarne – in violazione dell’art 117 della Costituzione – i limiti imposti;
    • mostra un’assenza totale di dati ed informazioni sui quali dovrebbero invece fondarsi le affermazioni che giustificano le azioni previste;
    • manipola ad arte informazioni relative ai danni procurati dalla fauna selvatica, allo scopo di realizzare il consenso sociale;
    • consente l’incremento della presenza sul territorio di cacciatori armati di carabine ed arco, anche in assenza di illuminazione naturale;
    • potrebbe comportare l’incremento della mobilità degli ungulati, principalmente verso le arterie viarie;
    • potrebbe comportare l’incremento del rischio di incidenti stradali con ungulati;
    • non prevede provvedimenti contro i cacciatori, che sono i primi responsabili della proliferazione dei cinghiali, anzi, i cacciatori vengono premiati con l’introito economico derivante dal “prodotto” delle uccisioni.

    La Proposta di Legge in esame deve essere cancellata, non possiamo accettare che centinaia di migliaia di animali vengano massacrati con l’unico scopo di far divertire i cacciatori e di far guadagnare loro denaro. Ammesso che esistano problemi di sovrappopolamento, questi dovrebbero essere gestiti con metodi incruenti e non letali, che ne garantiscano la soluzione e non con i fucili dei cacciatori,  che da sempre vengono utilizzati, ma che non hanno fatto altro che incrementare la portata degli stessi problemi, nel corso degli anni.

    Massimo Vitturi
    Responsabile LAV Animali Selvatici

  • Donata ambulanza veterinaria per sterilizzare e microchippare

    Giovedì, 19 Novembre 2015 15:15

    FOTO 4 RUNGO 300x200Donato “un attrezzatissimo mezzo di pronto soccorso per tutte le emergenze veterinarie, in grado di effettuare sterilizzazioni, microchippature e piccoli interventi”.

    Attraverso l’interazione con i comuni, con la facoltà di veterinaria dell’Università e con ambulatori veterinari, l’ambulanza veterinaria “sarà in grado di soccorrere animali in difficoltà, vittime di incidenti o di altre drammatiche situazioni”. Ma non è tutto. “L’attrezzatissimo mezzo di intervento potrà effettuare sterilizzazioni, microchippature e persino eventuali piccole operazioni”.

    La Lega Nazionale per la Difesa del Cane ha donato alla propria sezione messinese una ambulanza veterinaria. L’inaugurazione del mezzo si è svolta il 15 novembre scorso, alla presenza dell’assessore alla Sanità del comune di Messina, di medici veterinari, di Guardie Zoofile, di volontari e di soci dell’associazione. Teatro dell’evento è stato il Canile Comunale Millemusi gestito dalla sezione messinese di Lega Nazionale per la Difesa del Cane. ” (fonte)

  • Controlli sui mangimi, Regioni non ancora in linea con il PNAA

    Giovedì, 19 Novembre 2015 14:44

    pna copyL’Ufficio VII della Direzione Generale della Sanità Animale e dei Farmaci Veterinari, ha pubblicato il rapporto annuale sui controlli ufficiali in alimentazione animale effettuati in Italia.
    Il rapporto rende pubblici gli esiti dei controlli ufficiali effettuati nel 2014, terzo ed ultimo anno di applicazione del Piano Nazionale di Sorveglianza e Vigilanza Sanitaria sull’Alimentazione degli Animali (PNAA) valevole per gli anni 2012 – 2013 – 2014, che ha come obiettivo primario quello di assicurare i controlli ufficiali nella filiera dei mangimi eseguiti dai Servizi Veterinari delle AA.SS.LL. coordinati dai Servizi Veterinari Regionali e dalle Autorità Competenti dei PIF e degli UVAC.

    I criteri stabiliti dal PNAA– Il PNAA stabilisce i criteri che le Regioni e le Province Autonome devono utilizzare per la stesura della relazione annuale. È fondamentale che in tale relazione vengano evidenziati i criteri utilizzati per la valutazione del rischio sulla base del quale sono state successivamente programmate le attività regionali e locali, il tipo e il numero di non conformità riscontrate nell’attività di campionamento e di vigilanza ispettiva, anche al fine di valutare il corretto utilizzo dei fertilizzanti organici, le conseguenti azioni intraprese, la natura e il contenuto degli Audit effettuati presso le AA.SS.LL., l’attività di formazione specifica svolta dagli addetti al controllo ufficiale, nonché la valutazione finale dei risultati.

    Il Rapporto ministeriale riferisce che “diverse Regioni non hanno rispettato i criteri forniti dal PNAA pertanto la relazione deve essere considerata non conforme”. Pertanto s’ impone “una maggiore attenzione delle Amministrazioni verso questa delicata ed importante fase dei controlli ufficiali”. Le carenze maggiormente riscontrate nelle relazioni annuali sono le indicazioni relative alla valutazione dell’etichettatura e all’uso dei fertilizzanti organici, nonché alla natura ed alle risultanze degli Audit effettuati dalle Regioni e Province Autonome sulle AA.SS.LL.
    Inoltre, il Rapporto ministeriale segnala l’invio di documenti non debitamente firmati, o protocollati, o prodotti su carta non intestata.

    Dalla disamina delle relazioni annuali, inoltre, in relazione agli Audit effettuati dalle Autorità Regionali verso le AA.SS.LL. il Ministero evidenzia che nel 2014 sei Regioni e le due Province Autonome hanno eseguito Audit per un totale di 10 AA.SS.LL. auditate. Inoltre la Regione Friuli Venezia Giulia e la Regione Sardegna hanno svolto Audit di sistema rispettivamente su 6 e 2 AA.SS.LL.
    Come rilevato anche negli anni scorsi, la maggior parte delle Regioni sta predisponendo appositi corsi di formazione e programmi specifici per poter effettuare gli Audit, così come previsto dal Regolamento (CE) 882/2004. In relazione alle criticità riscontrate dalle Regioni e Province Autonome, il Ministero rileva la difficoltà di reperire alcune matrici per la ricerca di OGM (soprattutto nel circuito biologico), di Diossine (olio di pesce) e contaminanti (farina di pesce-arsenico). “Ciò crea difficoltà nel raggiungimento della numerosità campionaria assegnata alla Regione/Provincia Autonoma e/o nella scrupolosa attuazione del Piano di controllo, in relazione alle matrici da rilevare”. Viene segnalato inoltre un ritardo nella consegna dei referti analitici da parte dei laboratori.

    Rapporto sui controlli ufficiali nel settore dell’alimentazione animale 2014

  • Abbandonò mucca gravida accusando lupi della morte. Nuova udienza

    Si è svolta oggi, presso il tribunale di Sulmona, la seconda udienza del procedimento contro il proprietario di una mucca, accusato di averla abbandonata in stato di gravidanza e in gravi condizioni di salute, in una località isolata del Parco Nazionale d’Abruzzo, determinandone così la morte. La LAV è parte civile nel procedimento. L’uomo, accusato di abbandono (art. 727 c.p.)  e di uccisione di animale (art. 544 bis c.p.), è chiamato a rispondere anche di un tentativo di truffa (artt. 56 e 640 c.p.) messo in atto nei confronti del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, al quale aveva richiesto il risarcimento per la morte della mucca, imputandola a un fantomatico attacco predatorio da parte di un lupo. Questa mattina il Giudice, dopo aver proceduto all’escussione dei testi dell’accusa e di parte civile, ha rinviato il processo al 19 aprile 2016 per sentire i testi della difesa e per la discussione.

    “L’Italia è da sempre un punto di riferimento, all’interno dell’UE, per quanto riguarda le politiche di gestione delle popolazioni di lupo – afferma Massimo Vitturi, responsabile Animali Selvatici della LAV – è però evidente che da qualche anno queste politiche sono messe in grave difficoltà dall’arroganza di alcuni allevatori che vorrebbero uccidere tutti i lupi perché accusati di predare le loro greggi.”

    Nelle aree dove l’impatto degli allevamenti allo stato brado è particolarmente elevato, è necessario che il Governo intervenga prontamente, prevedendo azioni concrete che obblighino gli allevatori a predisporre tutte le misure necessarie per prevenire la predazione degli animali allevati, oltre ad intensificare la vigilanza allo scopo di individuare i responsabili degli atti di bracconaggio nei confronti dei lupi.

    COMUNICATO INTEGRALE