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  • Cani e gatti sotto sgombero al canile del Termine: adottateli – Corriere Fiorentino

    Cani e gatti sotto sgombero al canile del Termine: adottateli – Corriere Fiorentino

    di Antonio Passanese

    Ettore, un Jack Russell di un anno e mezzo, non appena vede «un umano» avvicinarsi al suo box gli corre incontro con l’inseparabile pallina da tennis tra i denti. La lancia, ci gioca con la zampetta e se non gli si dà retta abbaia e scodinzola. Ettore è uno dei 360 ospiti del Canile del Termine in attesa di adozione: il piccolo è stato consegnato ai volontari della struttura di Sesto tre mesi fa perché un paio di volte (forse per gelosia) avrebbe morso la figlia del suo padrone.

    «È un cane buonissimo, un giocherellone, ha bisogno di attenzioni — dice Cosetta, da più di trent’anni socia dell’Unione amici del cane e del gatto — ma non è l’unico ad esser stato abbandonato. Qui ne abbiamo a decine, cuccioli e adulti, e arrivano anche dal sud dell’Italia». Per l’associazione che gestisce il «Termine» (da quando il Consiglio di Stato, su ricorso del Comune di Sesto, ha sentenziato che l’area su cui sorge il canile va liberata e bonificata dato che c’è un vincolo aeroportuale) è iniziata una corsa contro il tempo per cercare di far adottare nel minor tempo possibile «i circa 270 cani e 90 gatti» che popolano la struttura. «Ci appelliamo a tutti gli amici degli animali — dicono i volontari — dateci una mano, veniteci a conoscere, passate qualche ora con i nostri animali e adottateli». Un paio di settimane fa l’amministrazione comunale ha dato il via allo sgombero del canile abbattendo alcune baracche e trasferendo 14 animali nel Rifugio di Pistoia, ma c’è ancora tanto da fare visto che la demolizione ha interessato soltanto una piccola parte. Lo sgombero definitivo è stato rinviato a tempi migliori, o comunque a dopo che il sindaco Lorenzo Falchi avrà trovato una sistemazione sicura a tutti gli ospiti. «Siamo intervenuti soltanto alla fine del lunghissimo iter giudiziario — afferma Falchi — L’intenzione è quella di andare avanti nei prossimi mesi, in maniera progressiva e con tutte le cautele richieste dalla presenza degli animali per i quali auspichiamo che si apra la strada dell’adozione, rimanendo in attesa di proposte alternative credibili dall’associazione».

    1 agosto 2018 | 15:45

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

  • In Giappone c'è un hotel dove puoi dormire insieme ai gatti – Quotidiano.net

    In Giappone c'è un hotel dove puoi dormire insieme ai gatti – Quotidiano.net

    I giapponesi amano i gatti come pochi altri popoli al mondo: uno dei talismani portafortuna più diffuso è il maneki neko, il gattino con la zampa alzata, la popolarità di Hello Kitty è intramontabile, e sono molto frequentati i cat café, i bar che oltre alle cose da bere offrono ai clienti la compagnia dei felini. Ma c’è un hotel che fa ancora di più: se lo desideri, puoi portarti in camera un gatto per la notte.

    LA LOCANDA DEI GATTI
    Il piccolo hotel si chiama My Cat (Maikyatto in giapponese) e si trova a Yugawara, una cittadina di mare ricca di onsen, i rilassanti bagni termali tradizionali. Una meta già di suo attraente, e adesso ancora di più per gli amanti dei felini. È anche piuttosto vicina a Tokyo, che dista un’ora e mezza di treno.

    Non si tratta di un hotel in stile occidentale, quanto piuttosto di una ryokan, una locanda tipica vecchio stile, dove ci si rilassa in yukata (il kimono casual da casa e da onsen) e si dorme su tatami e futon.

    I GATTI DELL’HOTEL
    Il Maikyatto comprende anche un cat café, ed è qui che avviene la scelta del compagno di dormita ( puoi già vederli in anteprima sul sito). Dopo aver fatto la conoscenza degli oltre venti gatti che abitano nella locanda, individui quello che ti sta più simpatico e te lo porti in camera per coccolarlo tutta la notte. Ovviamente, nel rispetto del carattere e della volontà dell’animale, che può benissimo decidere di ignorarti. Ma chi è stato alla ryokan assicura che sono gatti amanti delle coccole e che non sarà difficile che decidano di condividere il futon.

    Il pernottamento parte da 3000 yen (circa 23 euro), a cui va aggiunto un piccolo extra se si opta per “l’affitto” del gatto in camera.

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  • Morte cane eroe: primi esami escludono veleni o traumi – Abruzzo … – ANSA.it

    Morte cane eroe: primi esami escludono veleni o traumi – Abruzzo … – ANSA.it

    Non ci sarebbero finora tracce di veleni o traumi evidenti compatibili con la morte improvvisa di Kaos, il cane da soccorso trovato deceduto nell’aquilano. E’ quanto emerge dai primi esami effettuati all’Istituto Zooprofilattico di Teramo. Tuttavia gli inquirenti fanno sapere che sono attesi a breve i risultati di altri approfondimenti su esami che potrebbero rilevare sostanze tossiche. 

    “Ci sono molti punti oscuri. Per le persone ci vogliono giorni e qui in 24 ore è stata fatta l’autopsia e sono stati dati i risultati”. Così Fabiano Ettorre, l’addestratore aquilano proprietario del pastore tedesco Kaos, uno dei cani eroi dei terremoti del 2016, trovato morto sabato scorso nel giardino di casa a Sant’Eusanio Forconese (L’Aquila), commenta le notizie di stampa secondo cui l’animale sarebbe morto per infarto e non avvelenato come era stato detto in un primo momento. Ettorre afferma “di non essere stato avvisato che sarebbe cominciata l’autopsia” e neppure della possibilità di costituirsi “parte offesa e far assistere i periti di fiducia all’esame”. Sulla morte di Kaos è in corso l’inchiesta della procura dell’Aquila con le indagini affidate ai carabinieri forestali che hanno fatto rilievi sequestrando la carcassa per l’autopsia fatta a Teramo dall’Istituto zooprofilattico sperimentale: bocche cucite dall’istituto, che smentisce di aver divulgato notizie in merito all’esame.  

    “Un infarto in cani come Kaos, addestrati e allenati alla fatica e allo stress è molto raro. Avviene solo in animali da zoo”. Così all’ANSA, in merito a un’ipotesi di infarto, il veterinario di parte, Pierluigi Castelli, di Genova, che assiste il proprietario del pastore tedesco Kaos.

    “Certo sarei più contento se fosse morto di cause naturali e non di avvelenamento. Ma, in base alla descrizione e agli elementi che ci ha fornito il proprietario sullo stato del cane al momento del ritrovamento non sembrerebbe un disturbo di questo tipo, cioè infarto. L’unica possibilità è che avesse una malformazione congenita che non si conosceva. Per ora, però – sottolinea Castelli – si tratta solo di sospetti perché la Procura non ci ha ancora autorizzato ad accedere agli atti dell’ autopsia, che non sapevamo nemmeno essere in corso ieri”.

    Per l’ esame tossicologico occorre almeno un mese, chiarisce ancora il veterinario. Castelli è coadiuvato dal collega Enrico Moriconi di Torino, Garante dei diritti degli animali della Regione Piemonte. “L’infarto non è frequente nei cani, poi di quell’età come Kaos. Se fosse qualcosa a carico del cuore – spiega all’ANSA Moriconi – sarebbe sicuramente una forma congenita. Se fosse così sarebbe importante conoscere lo storico dei parenti di Kaos. A oggi però non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione sull’autopsia. La morte improvvisa richiama l’avvelenamento – conclude Moriconi – ma è importante sapere anche se si siano manifestati sintomi precedenti”, per avere un quadro più definito.

  • Cani abbandonati: che fare? – Automoto.it

    Cani abbandonati: che fare? – Automoto.it

    Cani abbandonati, cani randagi, cani che si aggirano pericolosamente per strade ed autostrade. I numeri sono altissimi: si calcola che in Italia ogni anno ne vengano abbandonati più di 50.000 e oltre 80.000 gatti che vanno a incrementare il numero di randagi, che si stima sia pari a circa 900.000 animali.

    Il fenomeno è particolarmente evidente nel periodo estivo, quando si moltiplicano le cucciolate dei randagi e dei cani domestici che padroni senza scrupoli non vogliono tenere e, purtroppo, anche gli episodi di abbandono. Un cane che si aggira per strada è pericoloso: può provocare un incidente e può essere investito. Che fare allora? Vediamo caso per caso.

    Cane randagio in strade ed autostrade

    Se avvistiamo un cane randagio o abbandonato in una strada potenzialmente pericolosa come una statale o un’autostrada dobbiamo chiamare immediatamente le Forze dell’Ordine al numero unico 112, indicando il luogo dell’avvistamento: Polizia Stradale, Carabinieri, Polizie locali e Vigili del Fuoco sono gli organi preposti per legge a intervenire. La procedura è uguale se si avvista un animale ferito.

    Testimoni di un abbandono

    Secondo l’articolo 727 del Codice Penale «Chiunque abbandona animali domestici o che abbiano acquisito abitudini della cattività è punito con l’arresto fino a un anno o con l’ammenda da 1.000 a 10.000 euro». Non solo, perché potrebbe rendersi responsabile di omicidio colposo qualora causasse un incidente stradale mortale. Se si assiste ad un abbandono bisogna cercare di annotare il numero di targa e comunicare l’accaduto immediatamente alle Forze dell’Ordine sempre attraverso il 112.

    Animale ferito: c’è l’obbligo di soccorrerlo

    Dal 2010 chiunque investa un cane o un altro animale deve obbligatoriamente prestare soccorso e avvertire immediatamente le Forze dell’Ordine. Lo stabilisce l’articolo 189 del Codice della Strada al comma 9-bis:

    «L‘utente della strada, in caso di incidente comunque ricollegabile al suo comportamento, da cui derivi danno a uno o più animali d’affezione, da reddito o protetti, ha l’obbligo di fermarsi e di porre in atto ogni misura idonea ad assicurare un tempestivo intervento di soccorso agli animali che abbiano subito il danno.

    Chiunque non ottempera agli obblighi di cui al periodo precedente è punito con la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 410 a euro 1.643. Le persone coinvolte in un incidente con danno a uno o più animali d’affezione, da reddito o protetti devono porre in atto ogni misura idonea ad assicurare un tempestivo intervento di soccorso.

    Chiunque non ottempera all’obbligo di cui al periodo precedente è soggetto alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 82 a euro 328».

    Numeri e indirizzi web utili

    Carabinieri – 112 – www.carabinieri.it

    Polizia di Stato – 113 – www.poliziadistato.it

    Guardia di Finanza – 117 – www.gdf.it

    Polizie Municipali-Locali-Provinciali – Centralini Comuni e Province – www.comuni-italiani.it

    Vigili del Fuoco – 115 – www.vigilfuoco.it

    Capitanerie di Porto-Guardia Costiera – 1530 – www.guardiacostiera.it

    Servizi Veterinari Aziende USL – www.ministerosalute.it

    Uffici Veterinari del Ministero della Salute (Uvac e Pif) – www.ministerosalute.it

    Anagrafe canina nazionale – www.ministerosalute.it

    Centri di recupero fauna selvatica – www.recuperoselvatici.it

    Lo studio medico veterinario più vicino – www.struttureveterinarie.it

  • Kaos, il cane eroe di Amatrice potrebbe essere morto d'infarto – Rai News

    Kaos, il cane eroe di Amatrice potrebbe essere morto d'infarto – Rai News

    2018/08/01 13:59

    Le prime indiscrezioni sugli esami

    L’animale, che era stato trovato senza vita dal suo padrone-istruttore Fabiano Ettorre nel suo giardino di casa, sarebbe deceduto per un malore e non per avvelenamento

    01 agosto 2018Sta diventando un “mistero” la morte di Kaos il cane-eroe impegnato nei soccorsi del terremoto del centro Italia. L’animale, che era stato trovato morto dal suo padrone-istruttore Fabiano Ettorre nel suo giardino di casa domenica scorsa, sarebbe deceduto per un malore, forse un infarto, e non per avvelenamento. Queste, almeno, le prime indiscrezioni in attesa del risultato ufficiale da parte dell’Istituto Zooprofilattico di Teramo.

    Versione alla quale il padrone stenta a credere, come due veterinari di Genova che si sono offerti gratuitamente di seguire la vicenda per conto di
    Ettorre. Per ora di certo c’e’ solo che Kaos non ha subito maltrattamenti. Il proprietario del pastore tedesco oggi ha parlato con uno dei suoi due veterinari, Pierluigi Castelli. “Da un punto di vista clinico l’anamnesi riferita dal proprietario può far sospettare una forma di avvelenamento da Dicumarolo o altra sostanza tossica. Solo un esame necroptivo e tossicologico potrà rivelare la vera causa della morte.

    L’infarto – aggiunge il veterinario – è rarissimo nel cane e l’eventuale etiologia cardiologica in un cane così giovane (aveva 3 anni e mezzo, ndr) e in assenza di precedenti sintomi correlati dovrà essere supportata da accertamento di malformazioni cardiache congenite”. A seguire l’inchiesta è il sostituto procuratore David Mancini. Intanto l’associazione Animalisti Italiani Onlus si è costituita parte civile nel caso ci dovesse essere un processo. Stessa cosa ha fatto Fabiano Ettorre. 

    Ettorre: molti punti oscuri
    “Ci sono molti punti oscuri. Per le persone ci vogliono giorni e qui in 24 ore è stata fatta l’autopsia e sono stati dati i risultati”. Così Fabiano Ettorre, l’addestratore aquilano proprietario del pastore tedesco Kaos, commenta le notizie di stampa secondo cui l’animale sarebbe morto per infarto e non avvelenato come era stato detto in un primo momento. Ettorre afferma “di non essere stato avvisato che sarebbe cominciata l’autopsia” e neppure della possibilità di costituirsi “parte offesa e far assistere i periti di fiducia all’esame”.

    Sulla morte di Kaos è in corso l’inchiesta della procura dell’Aquila con le indagini affidate ai carabinieri forestali che hanno fatto rilievi sequestrando la carcassa per l’autopsia fatta a Teramo dall’Istituto zooprofilattico sperimentale: bocche cucite dall’istituto, che smentisce di aver divulgato notizie in merito all’esame. 

    Esperti: infarto evento molto raro in cani addestrati 
    “Un infarto in cani come Kaos, addestrati e allenati alla fatica e allo stress  è molto raro. Avviene solo in animali da zoo”. Lo sostiene il veterinario di parte, Pierluigi Castelli, di Genova, che assiste il proprietario del pastore tedesco Kaos, uno dei cani-eroi dei terremoti del 2016, trovato morto dal padrone, Fabiano Ettorre, nel giardino di casa a Sant’Eusanio Forconese (L’Aquila), e su cui ieri è stata eseguita l’autopsia all’Istituto zooprofilattico di Teramo. “Certo sarei più contento se fosse morto di cause naturali e non di avvelenamento. Ma, in base alla descrizione e agli elementi che ci ha fornito il proprietario sullo stato del cane al momento del ritrovamento non sembrerebbe un disturbo di questo tipo, cioé infarto.

    L’unica possibilità è che avesse una malformazione congenita che non si conosceva. Per ora, per – sottolinea Castelli – si tratta solo di sospetti perché laProcura non ci ha ancora autorizzato ad accedere agli atti dell’autopsia, che non sapevamo nemmeno essere in corso ieri”. Per l’ esame tossicologico occorre almeno un mese, chiarisce ancora il veterinario.

  • Lo scoiattolo insegue il turista nel torrido canyon. Poi capisce il … – Fidelity News

    Lo scoiattolo insegue il turista nel torrido canyon. Poi capisce il … – Fidelity News

    Capita spesso di vedere filmati con protagonisti animali che hanno dei comportamenti tipici degli esseri umani e che suscitano particolare tenerezza, diventando virali sui social in poco tempo, facendoci comprendere quanto può essere straordinaria madre natura ed il suo regno animale.

    In questo video ne abbiamo un esempio molto bello e per certi versi suggestivo. Protagonista assoluto di queste immagini è uno scoiattolo alle prese con la sua sete profonda che lo spinge a fare qualcosa che in genere nessun altro animale della sua specie avrebbe fatto.

    Il roditore, infatti, anziché fuggire di fronte ai turisti che passeggiano nel torrido e profondo canyon, cerca in tutti i modi di farsi notare inseguendoli ed attirando la loro attenzione: non vuole attaccarli ma ha visto qualcosa che desidera tanto.

    Lo scoiattolo assetato aveva infatti preso di mira la bottiglietta con l’acqua del turista e, dopo aver compreso la sua richiesta, l’uomo decide di assecondarla, emozionato dalla fiducia con la quale l’animale di lascia avvicinare ed aiutare.

    Una scena particolarmente bella e coinvolgente che mostra ancora una volta delle sfaccettature del regno animale davvero suggestive e quanto sia importante, anche in situazioni come queste, non ignorare una richiesta d’aiuto, anche quando di fronte a noi vi è solo un piccolo scoiattolo.

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    Alla radio c’è la sua canzone preferita: la “danza” di questo cane sta conquistando proprio tutti!

    Lo scoiattolo insegue il turista nel torrido canyon. Poi capisce il motivo: la scena è dolcissima

    Chiede al suo cane di ridere per la foto. La reazione dell’animale è esilarante!

    Lo scoiattolo insegue il turista nel torrido canyon. Poi capisce il motivo: la scena è dolcissima

    Una bambina si diverte a fare la ruota: la reazione del suo pitbull è esilarante

    Lo scoiattolo insegue il turista nel torrido canyon. Poi capisce il motivo: la scena è dolcissima

    Ha il collo lungo ed un naso a proboscide: la strana creatura ritrovata nel Lago di Garda

    Lo scoiattolo insegue il turista nel torrido canyon. Poi capisce il motivo: la scena è dolcissima

    Altrettanto interessante sarà vedere quello che fa un uomo nel deserto non appena vede un serpente. Anche in questo caso si tratta di un animale bisognoso di aiuto ed in evidente stato di disidratazione.

    L’uomo, appassionato di rettile, decide di intervenire e trova il modo per aiutarlo: la scena ripresa è stupenda e mostra un aspetto dei rettili che non molti conoscono, abituati ad immaginarli come animali velenosi e pericolosi.

  • Il cane Kaos non è stato avvelenato, per l'autopsia è morto di infarto – Sky Tg24

    Il cane Kaos non è stato avvelenato, per l'autopsia è morto di infarto – Sky Tg24

    Kaos, il cane eroe di Amatrice, Norcia e Campotosto, non sarebbe morto avvelenato, ma probabilmente a causa di una grave patologia acuta, forse cardiaca. Lo rivela il Messaggero che sottolinea come, in attesa dei referti ufficiali che richiederanno un paio di mesi, “chi ha potuto esaminare in questi giorni la carcassa del pastore tedesco, all’istituto zooprofilattico di Teramo, non ha avuto molti dubbi”. Secondo i primi rilievi autoptici, il quadro sarebbe compatibile con quello di una morte naturale: sarebbe così smentita l’ipotesi di Fabiano Ettorre, padrone del cane e suo addestratore che su Facebook aveva denunciato i presunti autori dell’uccisione, parlando subito di avvelenamento. Secondo il veterinario di parte Pierluigi Castelli, però, “un infarto in cani come Kaos, addestrati e allenati alla fatica e allo stress è molto raro. Avviene solo in animali da zoo”.  

    Le accuse di avvelenamento

    A rivelare la morte del cane, autore di tanti salvataggi durante il terremoto che ha colpito il Centro Italia, era stato Rinaldo Sidoli, responsabile della comunicazione della onlus Animalisti italiani: “Kaos salvava gli umani, gli stessi umani che lo hanno avvelenato”. Su Facebook poi Ettorre aveva scritto: “Hai lasciato un vuoto incolmabile per mano di una persona meschina, continua il tuo lavoro lassù, continua a cercare dispersi, a salvare vite umane”. Un post diventato presto virale, con oltre 70mila condivisioni.

    Ettorre contrattacca: “Tentativi di mettere tutto a tacere”

    In attesa del verdetto tossicologico, però, i veterinari sembrano propendere per un’altra tesi. A supportarla ci sarebbero anche i carabinieri forestali di Assergi (L’Aquila), che avevano ispezionato il giardino di casa nell’Aquilano dove Kaos era stato trovato senza vita. Non sarebbe stata trovata nessuna traccia di esche avvelenate. Resterebbero così in piedi due ulteriori ipotesi: l’uccisione mirata con un solo boccone letale o una patologia acuta che avrebbe portato al decesso. Intervistato dal Messaggero, Ettorre ha difeso la sua teoria: “Non ci credo più a questa buffonata, penso che vista la grande risonanza qualcuno tenterà di mettere a tacere la storia. Hanno sequestrato la salma in un batter d’occhio e poi, dopo 48 ore, è stato imposto il silenzio assoluto”.

    Esperti di parte: difficile che si sia trattato di infarto

    Nutre dubbi sull’ipotesi di un infarto anche il veterinario di parte Pierluigi Castelli, che assiste il proprietario di Kaos: “In base alla descrizione e agli elementi che ci ha fornito il proprietario sullo stato del cane al momento del ritrovamento non sembrerebbe un disturbo di questo tipo, cioè infarto. L’unica possibilità è che avesse una malformazione congenita che non si conosceva. Per ora, però – sottolinea Castelli – si tratta solo di sospetti perché la Procura non ci ha ancora autorizzato ad accedere agli atti dell’autopsia, che non sapevamo nemmeno essere in corso ieri”. Castelli lavora con il collega Enrico Moriconi, di Torino, Garante dei diritti degli animali della Regione Piemonte. “L’infarto non è frequente nei cani, poi di quell’età come Kaos. Se fosse qualcosa a carico del cuore – spiega Moriconi – sarebbe sicuramente una forma congenita. Se fosse così sarebbe importante conoscere lo storico dei parenti di Kaos. A oggi però non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione sull’autopsia”. “La morte improvvisa richiama l’avvelenamento – conclude Moriconi – ma è importante sapere anche se si siano manifestati sintomi precedenti”, per avere un quadro più definito.

    I cani eroi di Amatrice

    Data ultima modifica 01 agosto 2018 ore 16:12

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  • Soccorso stradale animali, prima indagine LAV. Chiediamo un numero unico per le emergenze

    Soccorso stradale animali, prima indagine LAV. Chiediamo un numero unico per le emergenze

    A otto anni dalla legge che in Italia ha riconosciuto, grazie a una nostra proposta, il ruolo delle ambulanze per il soccorso veterinario, diffondiamo la prima indagine conoscitiva sul tema. Il mancato soccorso di animali è, infatti, un illecito amministrativo oltre che una questione morale e di sicurezza stradale, che può rientrare nella disciplina del reato di maltrattamento o di uccisione di animali, nei casi più tragici.

    L’utente della strada, in caso di incidente stradale comunque ricollegabile al suo comportamento, da cui derivi un danno a uno o più animali, così come chiunque sia coinvolto nell’evento, ha l’obbligo di fermarsi e di porre ogni misura idonea ad assicurare un tempestivo intervento di soccorso agli animali. Se il cittadino ha il dovere di fermarsi e di attivarsi per prestare aiuto a un animale vittima sulla strada, i Comuni e i Servizi Veterinari, a seconda della legge regionale, devono garantire il servizio di pronto soccorso veterinario.

    All’indomani dell’approvazione della Legge, nel luglio 2010, il Ministero della Salute con una nota indirizzata ai Servizi Veterinari Regionali e ai Comuni, aveva richiamato la necessità di assicurare il servizio di reperibilità e pronto soccorso da parte delle Amministrazioni competenti. L’adeguato e tempestivo soccorso in caso di incidente stradale è peraltro un tema di grande e drammatica attualità, anche per i quattro zampe. Ma come viene espletato il servizio? Con quali mezzi i Comuni e i Servizi Veterinari pubblici e privati si sono attrezzati? Quanti Comuni e Servizi Veterinari si sono attrezzati con il servizio di ambulanze veterinarie? Abbiamo svolto la prima indagine conoscitiva su questo tema per iniziare a censire qual è la disponibilità di mezzi dedicati al soccorso animale, tra cui le ambulanze veterinarie che vedono la loro legittimazione nella Legge 120/2010.

    Per questa prima indagine conoscitiva abbiamo interpellato, nel 2017:

    32 Concessionari autostradali
    106 Servizi Veterinari pubblici
    30 Comuni Capoluogo, oltre ai dati raccolti attraverso le Sedi LAV

    IL SERVIZIO PUBBLICO DIRETTO: dalle risposte che ci sono pervenute, risulta limitato alla disponibilità di una sola ambulanza veterinaria (in possesso dell’ULSS 2 Marca Trevigiana – Asolo), mentre il ricorso ad “altri mezzi” di soccorso è di 44 unità. Spiccano la ASL di Taranto (6 mezzi), la ASL 2 Liguria (4 mezzi), le ATS di Insubria, Brescia e di Pavia (3 mezzi).

    IL SERVIZIO PUBBLICO TRAMITE CONVENZIONI CON TERZI: risulta il servizio di soccorso stradale prevalente per gli animali, con disponibilità di 24 ambulanze e di 83 “altri mezzi” da parte di terzi (associazioni, Croce Rossa/Gialla/Bianca, veterinari). La Asl di Caserta e di Roma 2 svolgono il servizio con 3 ambulanze tramite ditte convenzionate, e sia ASL di Asti sia Catania lo svolgono con terzi che dispongono di due ambulanze ciascuno. La AAS 2 Bassa Friulana Isontina si avvale di convenzioni esterne con disponibilità di 4 mezzi ciascuna, Modena si avvale di 6 altri mezzi, ULSS 1 Dolomiti si avvale di 3 mezzi, mentre l’Azienda sanitaria di Asti (9 mezzi), ASL Foggia (più di 20 mezzi).

    CONCESSIONARI AUTOSTRADALI: 32 quelli interpellati, in 7 ci hanno risposto. Di questi, Autostrada Asti-Cuneo Spa ha in essere una convenzione e può contare su 4 ambulanze e tre auto medicali, l’Autostrada dei Fiori Tronco A 10 Savona-Ventimiglia (confine francese) sempre grazie a una convenzione può contare su due ambulanze veterinarie. Gli altri concessionari si avvalgono invece dell’ex Corpo Forestale dello Stato o dei Servizi veterinari pubblici. Sull’Autostrada A4 Brescia-Padova nel 2016 sono stati svolti 300 interventi di soccorso. Sull’autostrada Direzione 1 tronco Genova sono stati svolti 34 interventi di soccorso animale.

    “Questi dati dimostrano che il servizio di soccorso opera prevalentemente con altri mezzi e che le Amministrazione pubbliche, nonostante il richiamo del Ministero della Salute ormai di otto anni fa, non dispongono di ambulanze veterinarie in proprio ma in gran parte ricorrono a quelle private di associazioni o di medici veterinari – afferma la LAV – I dati, inoltre, confermano che la Legge sulla sicurezza stradale ha fornito impulso al soccorso, ma c’è ancora molto da fare per Comuni e Servizi veterinari pubblici per un servizio sempre più richiesto dai cittadini e che, peraltro, può essere fonte di nuova occupazione. Sebbene a livello locale sia stato istituito qualche numero unico, chiediamo alla Ministra della Salute Grillo e ai Presidenti delle Regioni l’attivazione di un numero telefonico unico nazionale di soccorso veterinario, collegabile al 118, per uniformare le procedure di accesso al servizio e favorire i cittadini nel chiedere un intervento tempestivo. Dall’analisi effettuata, infatti, emerge la difformità con cui sul territorio nazionale si attiva il Servizio di soccorso che nella maggior parte dei casi non avviene per chiamata diretta del cittadino, ma è mediato dalle Forze di Polizia che attivano coloro che sono preposti al soccorso, una procedura che soprattutto nelle situazioni più gravi può non favorire un effettivo pronto intervento.”

  • Cane in spiaggia, il rispetto delle norme salva la vacanza – Wise Society

    Cane in spiaggia, il rispetto delle norme salva la vacanza – Wise Society

    cane in spiaggia, vacanza, regole

    Prima di portare il cane in spiaggia è consigliabile informarsi sulle regole, Image by iStock

    Agosto, tutti al mare. Più facile a dirsi che a farsi per quelli che condividono la propria vita con un amico a 4 zampe. Sì, perché benché crescano le campagne anti-abbandono e si moltiplichino le iniziative per permettere di portare con sé i propri cani (Trenitalia, ad esempio, ha lanciato la possibilità di acquistare il biglietto al prezzo fisso di 5 euro per portare il proprio cane di qualsiasi taglia su treni) la questione del cane in spiaggia rimane aperta. Da una parte i proprietari di cani che vorrebbero godersi qualche ora di spensieratezza in spiaggia con il proprio compagno peloso, dall’altra quelli che del cane in spiaggia proprio non vogliono sentir parlare invocando divieti, multe e ordinanze.
    Innanzitutto, va chiarito che in Italia, non esiste nessuna legge che disciplini la presenza di animali sul demanio marittimo. Questo vuol dire che, in linea di massima, la presenza dei cani sulla spiaggia libera è consentita, seguendo ovviamente le regole valide per la presenza dei cani in luoghi pubblici (quelle stabilite dal Regolamento di Polizia Veterinaria D.P.R. 08 febbraio 1954, nr. 320 e l’ordinanza del Ministero della Salute del 3 marzo 2009) che impongono di utilizzare sempre il guinzaglio ad una misura non superiore a mt 1,50 e che è obbligatorio portare con sé una museruola da applicare al cane in caso di rischio per l’incolumità di persone o animali o su richiesta delle Autorità competenti.
    Tutto questo, ovviamente, a meno che non esista un’ordinanza comunale o della Capitaneria di porto. Secondo Aidaa, associazione italiana per la difesa di animali e ambiente segnala che la metà dei divieti risultano illegali perché per vietare l’ingresso ai chi ha con sé il proprio cane, l’ordinanza deve riportare un divieto motivato. Inoltre, l’ordinanza dovrebbe essere firmata dal sindaco, da un assessore delegato o dal comandante dei vigili urbani, e pubblicata sugli albi pretori dei singoli Comuni.
    In assenza di tali ordinanze, l’associazione ricorda che:
    1. Nessuno ha il diritto di cacciarvi da una spiaggia pubblica o dalla battigia se siete con il vostro cane in assenza di un divieto chiaramente esposto e pubblicizzato regolarmente. Men che meno bagnini o altri bagnanti possono rivolgersi a voi con epiteti o invitandovi ad andarvene; in tal caso gli stessi possono essere denunciati per molestie.
    2. Solo le forze dell’ordine, e in particolare la Capitaneria di Porto e i Vigili Urbani, possono rivolgersi a voi invitandovi ad allontanarvi non prima di avervi informato della presenza della relativa ordinanza di divieto, di cui avete diritto non solo di conoscere il numero e la scadenza, ma anche di leggere il contenuto.
    3. Nessuno mai in nessun caso può allontanarvi dalla battigia; l’importante è che voi abbiate sempre con voi il sacchettino e la paletta (o il guanto) per la raccolta degli escrementi e una bottiglietta di acqua da versare sull’urina.
    4. Qualora il vigile o l’esponente della forza pubblica si rifiutasse di farvi leggere l’ordinanza o l’articolo di regolamento o legge regionale che vi impone di allontanarvi dalle spiagge con il vostro cane, chiedetegli immediatamente il numero di matricola e inviate protesta scritta all’ente di riferimento (comune, capitaneria di porto o comando di carabinieri o altre forze dell’ordine) spiegando quanto accaduto e inviatene copia alla Procura della Repubblica competente per territorio indicando il numero di matricola di chi si è rifiutato di mostrarvi le ordinanze: lo stesso è passibile del reato di omissione di atti di ufficio.
    5. In caso di multa scrivete sempre sul verbale le motivazioni che vi hanno indotto a rimanere in spiaggia (mancanza di cartelli di divieto o di indicazione del numero di ordinanza e data di divieto dietro i cartelli, interventi poco corretti di chi è preposto al controllo della spiaggia o altro). In questi casi la multa può essere impugnata davanti a un giudice di pace e basta una sola infrazione della sua stesura a renderla nulla.
    6. Segnalate al comando di competenza eventuali disparità di trattamento riservate, anche negli stabilimenti privati, a bagnanti con il cane (anche in caso di divieto) e altre situazioni di divieto conosciute (bagnanti che violano le regole di tuffo in mare o altro). E ricordate che stare in spiaggia con il vostro animale è un vostro diritto.

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    Cane in spiaggia: ci ono moti idi e tabiimenti balneari pet friendly che accolgono gli amici a quattro zampe, Image by iStock

    Insomma, basta un po’ di educazione e rispetto reciproco e una maggiore conoscenza delle regole.

    Un’alternativa più comoda e sicura è quella di optare per i lidi pet friendly dove è consentito portare il cane in spiaggia. Siti come www.vacanzeanimali.it, www.animalpedia.it, www.trovaspiagge.it hanno un elenco sempre aggiornato di dog beach e stabilimenti balneari pet friendly in cui sono ammessi gli amici a quattro zampe e dove le regole da rispettare prevedono quasi sempre l’uso del guinzaglio e della museruola, oltre agli immancabili sacchetti e dove può anche esistere qualche regolamento specifico per l’accesso all’acqua in un orario determinato e in un numero massimo di cani per volta.

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  • Nomi della pecora e della capra – Ruminantia (Comunicati Stampa)

    Nomi della pecora e della capra – Ruminantia (Comunicati Stampa)

    Importanza dei nomi

    I nomi hanno un loro significato e, soprattutto, un fascino particolare. Inoltre, come recita un proverbio cinese, l’inizio della saggezza sta nel dare alle cose un nome preciso.

    Nelle denominazioni delle pecore e capre si possono forse individuare tre grandi linee, che corrispondono ai termini di agnello, pecora e capra, in una certa misura indipendentemente dalla specie zoologica.

    Il termine agnello sarebbe collegato all’animale giovane, appena o da poco partorito, ed ha anche il significato di figliare, delle pecore e probabilmente anche delle capre.

    Il termine pecora (pecus in latino) è connesso a quello di pecunia o capitale (numero di teste o capi), riferito al bene mobile per eccellenza, vale a dire il gregge dei popoli pastori. La pecora, inoltre, è stata soggetta ad un’opera di domesticazione, così intensa da meritare il termine di un’invenzione connessa anche ad un sofisticato sfruttamento del territorio, con creazione dei pascoli e loro gestione, sviluppo di transumanze, individuazione di tratturi, ecc.

    Il termine di capra, invece, sarebbe collegato ad un’agricoltura spicciola, non pastorale ed in stretto rapporto con l’incolto ed il territorio selvatico circostante e la selvaggina in esso presente.

    La contrapposizione tra pecora, pastorizia e transumanza da una parte e capra, agricoltura e stanzialità dall’altra, ha avuto una larga diffusione, anche nell’area mediterranea, dalla più lontana antichità, fino ad oggi.

    Circa le denominazioni ed oltre a quanto riportato in tabella, sono inoltre utili le seguenti precisazioni.

    Agnello

    Agnus è l’unico nome di giovane animale che risale all’indoeuropeo e il termine greco deriverebbe a sua volta da agwnos. In celtico si ha: irlandese uan, gallese oen, slavo agne, agnici. Un derivato germanico è rappresentato dall’antico inglese eanian (figliare delle pecore). Lamb è un termine isolato, a sé stante.

    Pecora

    Secondo Benveniste (1969) pecora è un nome secondario, derivante da peku indoeuropeo, e precisamente indo-iraniano, italico e germanico, che indica la ricchezza mobiliare personale.

    Owi-pecora, secondo Devoto (1962), è l’animale più importante per l’economia e per il numero di greggi. La specie corrisponde all’Ovis aries (studeri) trovata in tutta l’Europa neolitica, una specie che sarebbe derivata dall’Ovis vignei o “urial”, molto diffusa nell’Asia anteriore. Secondo Marcuzzi e Vannozzi (1981) è tuttavia difficile, se non impossibile, stabilire se la pecora e la capra, in un dato momento, fossero animali domestici legati a popoli nomadi, oppure animali, simili a bovini e suini, legati a popoli agricoltori-allevatori.

    Ovis, in latino, è un termine inizialmente usato sia per il maschio, sia per la femmina. Più tardi ovis venne usato per la femmina, mentre per il maschio s’impiegò berbex, verbex, vervex, accanto ad aries. In umbro vi è anche evef, in sanscrito avih.

    Pecora, femmina, nelle lingue germaniche è aer (antico islandese), ouwio ou in alto tedesco oppure in irlandese.

    Aries corrisponde all’umbro erietu, al greco ed all’irlandese earb.

    Capra

    La capra, secondo Devoto (1962) e con analoga opinione di Marcuzzi e Vannozzi (1981), sarebbe stata addomesticata nell’ambito di un’agricoltura spicciola e non in un gregge. Un’agricoltura, inoltre, diversa ed adattata ai singoli ambienti in cui ciascun nucleo di popolazioni indoeuropee è venuto a trovarsi. Inoltre, la domesticazione della capra è tardiva ed è abbastanza ben documentata anche in Svizzera, medio Reno e Boemia. Non bisogna infine dimenticare che, per molto tempo, lieve è stata la distinzione tra il piccolo ruminante selvatico e quello domestico, come ancor oggi testimoniano le strette analogie linguistiche tra capra, capriolo ed anche camoscio. Non ci si deve quindi stupire che la capra abbia avuto diverse denominazioni.

    Sembra che il termine indoeuropeo bhugo/bhukko o bukko (dal quale l’italiano becco) corrisponda alla Capra prisca, i cui resti più antichi si trovano in una regione che va dall’Austria inferiore alla Galizia orientale (Marcuzzi e Vannozzi, 1981). Si tratta della capra con corna attorcigliate, che si trova anche nelle palafitte svizzere più antiche, mentre in quelle più recenti compare la capra con corna affilate, discendenti dalla Capra aegagrus.

    La Capra aegagrus è originaria dal triangolo Creta, Caucaso, India ed è associata al valore lessicale di ghaido. Per una serie d’incroci lessicali, dall’aig del greco e dell’armeno, si ha il vocalismo di ghaido ed il consonantismo di ag. Secondo Keller (1909-1913) il nome greco della capra si trova anche nel sanscrito e nel lituano, oltre che nel primitivo indoeuropeo e deriva da un termine che significa “saltare”.

    Invece il termine caper, da cui capra ed i diminutivi capelluscapella, caprea, capreolus, l’antico nordico hafro l’anglosassone heafor, secondo Keller (1909-1913), sarebbe stato attribuito all’animale che “esala” o “traspira” e questo per l’intenso odore od afrore, soprattutto del maschio.

    Il nome latino di hircus (forma dialettale fircus), invece, indica il carattere arruffato del pelame.

    Il termine greco significa “belare” e si correla al lituano mekenti, sanscrito meka (caprone) e per la capra per il suo belare.

    Oltre ad una varietà di denominazioni della capra a causa del tipo di domesticazione, Marcuzzi e Vannozzi (1981) fanno rilevare quanto segue. Il termine bukko si trova in tutta l’area indoeuropea e fa pensare ad una maggiore antichità della Capra prisca rispetto alla Capra aegagrus. Anche i dati della paleontologia appoggiano la tesi di una doppia origine delle capre domestiche.

    Inoltre la capra ha una doppia onomastica, l’una orientale molto più diffusa, l’altra occidentale e limitata al latino e lingue germaniche, attuali e presenti. Questo fa pensare ad un’introduzione relativamente recente di quest’animale domestico nell’Europa centro-occidentale. Tuttavia, in Italia esiste un termine che pare pre-indoeuropeo (becco), probabilmente arrivato a noi attraverso l’etrusco.

     

    Cenni bibliografici

    ALESSIO G., BATTISTI C. – Dizionario Etimologico Italiano – Barbera, Firenze, 1968.

    BENVENISTE E – Vocabulaire des institutions indo-européennes – Ed. De Minuiti, Paris, 1969

    BUCK C.D. – A dictionary of selected synonyms in the principal Indo-European languages – Chicago Univ. Press , 1949

    DEVOTO G. – Origini indoeuropee – Sansoni, Firenze, 1962

    DI CORATO R. – C’era una volta il Pecu. Il Vergaro, fasc. 9, p. 10, 1981 – fasc. 10, p. 22, 1982.

    DIODORUS SICULUS (1968) – Olfather C.H. (a cura di) London.

    KELLER O – Die antike Tierwelt – Vol.1, vol.2 – Leipzig 1909-1913

    MARCUZZI G., VANNUZZI A. – L’origine degli animali domestici – Edagricole, Bologna, 1981

    POKORNY J. – Indogermanisches etymologisces Worterbuch – Franke, Bern, 1959- 1969

    WINICK C. – Dictionnary of Anthropology, Peter Owen, London, 1960

    Giovanni Ballarini, dal 1953 al 2003 è stato professore dell’Università degli Studi di Parma, nella quale è Professore Emerito. Dottor Honoris Causa dell’Università d’Atene (1996), Medaglia d’oro ai Benemeriti della Scuola, della Cultura e dell’Arte del Ministero della Pubblica Istruzione della Repubblica Italiana, é stato insignito dell’Orde du Mérite Agricole della Repubblica Francese. Premio Scanno – Università di Teramo per l’Alimentazione nel 2005, Premio Giovanni Rebora 2014, Premio Baldassarre Molossi Bancarella della Cucina 2014, Grand Prix de la Culture Gastronomique 2016 dell’Académie Internationale de la Gastronomie. 

    Da solo e in collaborazione con numerosi allievi, diversi dei quali ricoprono cattedre universitarie, ha svolto un’intensa ricerca scientifica in numerosi campi, raggiungendo importanti e originali risultati, documentati da oltre novecento pubblicazioni e diversi libri. 

    Da trenta anni la sua ricerca è indirizzata alla storia, antropologia e in particolare all’antropologia alimentare e anche con lo pseudonimo di John B. Dancer, ha pubblicato oltre quattrocento articoli e cinquanta libri, svolgendo un’intensa attività di divulgazione, collaborando con riviste italiane, quotidiani nazionali e partecipando a trasmissioni televisive. Socio di numerose Accademie Scientifiche è Presidente Onorario dell’Accademia Italiana della Cucina e già Vicepresidente della Académie Internationale de la Gastrononie. 

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