Categoria: LAV – Lega Anti Vivisezione

  • Finalmente porte aperte ai cani anche negli Autogrill

    Da oggi sulla rete autostradale italiana i clienti accompagnati da cani di tutte le taglie, condotti al guinzaglio, saranno i benvenuti negli Autogrill.

    Si tratta di un’importante novità, resa possibile da un accordo siglato dal Gruppo Autogrill e dalla nostra Federazione Italiana Associazioni Diritti Animali e Ambiente che si batte da tempo per rendere effettivo il diritto delle famiglie con animali domestici di circolare liberamente in compagnia dei loro piccoli amici.

    L’obiettivo dell’accordo è quello di permettere l’accesso degli animali domestici nelle aree di servizio e di combattere anche così la piaga del randagismo, disincentivando gli abbandoni, che si verificano soprattutto nel periodo estivo.

    L’intesa prevede anche la distribuzione di un vademecum con le buone pratiche per il trasporto e la tutela degli animali domestici durante il viaggio.

    L’accordo di oggi rappresenta un ulteriore importante passo avanti, dopo quello ottenuto con i treni ad alta velocità, ma il vero obiettivo è l’approvazione della nostra Proposta di Legge per la riforma del Codice Civile, che prevede  l’accesso degli animali da compagnia in tutti i luoghi pubblici e nei luoghi aperti al pubblico.

    Ferma alla Camera e al Senato dal 2008, nonostante sia stata firmata da parlamentari di diverso schieramento e già assegnata in Commissione, questa Legge permetterebbe di superare l’attuale frammentarietà delle norme che regolano l’accesso degli animali a luoghi come spiagge, uffici, negozi e mezzi di trasporto, assicurando la certezza del diritto e stabilendo norme di comportamento omogenee, per i quattro zampe e i loro accompagnatori, e su tutto il territorio nazionale.

  • Finalmente Senato approva divieto di cattura degli uccelli da richiamo

    Questa mattina il Senato ha finalmente approvato l’articolo 21 della “Legge europea”, grazie al quale d’ora in poi nel nostro Paese sarà vietato catturare gli uccelli migratori per farne dei richiami da caccia.

    Con un ritardo di oltre 35 anni l’Italia si è così adeguata alla Direttiva comunitaria 2009/147/Ue che vieta l’uso di metodi non selettivi per la cattura degli uccelli. Le reti e il vischio, normalmente utilizzati dagli uccellatori, sono finalmente fuorilegge.

    Prima dell’approvazione dell’articolo 21, durante l’autunno di ogni anno, decine di migliaia di uccelli migratori venivano catturati nel corso del loro volo verso le zone di svernamento. Uccelli abituati a coprire migliaia di chilometri, ad avere per solo limite il cielo, dal momento della cattura erano costretti a vivere in gabbie delle dimensioni di un foglio A4.

    Aperti con una lametta per determinarne il sesso, spennati a vivo, rinchiusi tutto l’anno in cantine fredde e al buio, sottoalimentati, all’apertura della stagione venatoria venivano riportati alla luce. Convinti del sopraggiungere della primavera, i loro ritmi biologici così sfalsati li inducevano a cantare a tutto vantaggio dei cacciatori da appostamento che li utilizzavano, quindi, come richiami per altri malcapitati uccelli che finivano uccisi dalle doppiette.

    “D’ora in poi tutto ciò non sarà più ammissibile, gli uccelli tornano ad essere liberi di migrare nei nostri cieli, senza correre il rischio di finire nelle reti degli uccellatori italiani”, dichiara Massimo Vitturi, Responsabile Animali selvatici.

  • In Australia si annuncia una strage di gatti. La soluzione: sterlizzarli

    Sta facendo il giro della rete la notizia che il governo australiano a partire dal 2020 ha stabilito l’uccisione di 2 milioni di gatti selvatici.

    Una carneficina spacciata per protezione della fauna selvatica ovvero degli uccelli e dei piccoli mammiferi di cui i gatti sono accusati di essere responsabili dell’estinzione. 

    Ma al peggio non c’è fine: il governo avrebbe messo a disposizione una app, FeralCatScan, utilizzabile dai cittadini per segnalare alle autorità competenti le aree dove è presente una grande densità di felini.
    Una notizia sconvolgente, che crea sgomento, non solo per la scellerata e inaccettabile scelta di ricorrere a una mattanza, ma anche per la miopia con cui si affronta il tema del controllo della popolazione animale.

    I gatti selvatici come ogni altra popolazione animale si riproducono in base alla capacità portante di un territorio determinata da vari fattori tra cui le risorse alimentari disponibili.

    Uccidere gli animali dunque, oltre a essere inaccettabile dal punto di vista etico è anche inutile. In breve tempo le aree teatro del massacro sarebbero ripopolate da altri gatti per migrazione dalle aree vicine, gatti che nel tempo riporterebbero la popolazione alle dimensioni di quella attuale.

    L’unico modo davvero efficace per tenere sotto controllo la popolazione felina è la sterilizzazione cui sarebbe davvero intelligente da parte del governo australiano destinare i fondi invece previsti per il genocidio dei gatti.

    E poi non occorre dimenticare mai che la vera minaccia sopravvivenza delle specie animali non sono i predatori naturali, ma è la distruzione del loro habitat e delle loro fonti di cibo.

    Ilaria Innocenti
    Responsabile Settore Cani e Gatti

  • Migliaia di cittadini,personaggi pubblici ed esperti chiedono di salvare Gorgona

    Dopo la petizione firmata da migliaia di cittadine/i e la recente mozione approvata in Senato (che impegna il Governo a “valorizzare e promuovere buone pratiche come l’esperienza di reinserimento e recupero dei detenuti del carcere dell’isola di Gorgona attraverso attività con animali domestici”) ora è la volta di importanti persone del mondo giuridico, della cultura e dello spettacolo, che, indirizzando l’appello al Ministro della Giustizia Andrea Orlando e alle altre massime cariche dello Stato – Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, Presidente del Consiglio Matteo Renzi e Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi – hanno firmato un documento dal titolo inequivocabile: “Appello per Gorgona: l’isola delle buone pratiche nella relazione umano-animale”.

    Questo appello è sottoscritto da persone di varia estrazione culturale e operanti in diversi ambiti professionali, alcune delle quali hanno una conoscenza diretta dell’isola: insieme a persone molto note come Stefano Rodotà, Licia Colò, Sveva Sagramola, Susanna Tamaro, Erri De Luca, è significativa l’adesione di un’antropologa che ha redatto una tesi sulla comunità di Gorgona e quella di un ex persona detenuta sull’isola. 

    L’appello:

    • ripercorre alcune delle tappe fondamentali che hanno caratterizzato il percorso di tutela degli animali presenti sull’isola, sottraendoli ai meccanismi di sfruttamento zootecnico e, quindi, alla morte;

    • chiede, per tutti gli animali presenti sull’isola, che tale percorso, iniziato con la stesura della “Carta dei diritti degli animali di Gorgona” e proseguito con l’emanazione di “Decreti di Grazia” per alcuni animali dell’isola, giunga al proprio definitivo compimento.

    Il prossimo 14 settembre una delegazione di parlamentari visiterà l’isola di Gorgona per conoscere sul campo questa innovativa realtà. In previsione di tale visita è in corso uno scambio epistolare tra la Direzione del Carcere di Gorgona e le principali associazioni impegnate nella salvaguardia degli animali dell’isola, che si sono rese disponibili a partecipare a un tavolo di confronto per contribuire alla definitiva e sostenibile tutela di tutti gli animali dell’isola (e non solo quelli oggetto dei Decreti di Grazia).

    Foto: © Rachel Z.Cecchini

    COMUNICATO INTEGRALE

  • Perché per i cani vige il motto "Spiaggia che vai legge che trovi"?

    “Capalbio, Scarlino, Follonica e Magliano lasciano liberi. Orbetello e Argentario no. Grosseto e Castiglione nel mezzo”.

    Così titolava qualche settimana fa un giornale che ha voluto fare il punto sull’accessibilità dei cani nelle spiagge. D’altronde decidono i Comuni e gli otto della costa maremmana si dividono in aperti, chiusi e “un po’ e un po’” creando una immagine turistica come minimo confusa e controproducente, con il paradosso di permettere o vietare lo stesso comportamento nel giro di qualche metro di arenile.

    Ormai la stagione balneare è entrata nel pieno e, seppure in fatto di diritti dei quattro zampe e delle loro famiglie non siamo più all’anno zero, non c’è ancora l’auspicata Legge nazionale che permetterebbe non solo di allinearsi ad altri Paesi europei ma di avere una certezza valida non a seconda della zona scelta per le proprie vacanze. Ne beneficerebbero tutti.

    Peccato che la nostra  Proposta di Legge per la riforma del Codice Civile, che prevede questo atto di buon senso,  sia ferma alla Camera e al Senato dal 2008 seppur proposta da parlamentari di diverso schieramento “assegnata in Commissione, non ancora iniziato l’esame”, e che fra proclami (come quello del marzo scorso per cancellare la pignorabilità degli animali domestici, promessa non ancora mantenuta dal Ministro Galletti) e una Legislatura che sta arrivando al giro di boa, non ci siano finora risultati normativi degni di nota.

    Gianluca Felicetti
    Presidente LAV

  • Cervelli animali collegati con elettrodi: come non definirla vivisezione?

    La vivisezione non conosce limiti, e nonostante gli sperimentatori dichiarino di effettuare solo studi fondamentali all’avanzamento della ricerca e non dolorosi su animali, gli esempi della assurdità di tale obsoleta e immorale pratica sono all’ordine del giorno.

    A lasciare basiti oggi è la notizia dello studio guidato da Miguel Nicolelis della Duke University che, in due esperimenti distinti, ha provato a collegare i cervelli di quattro topi e due scimmie per renderli ‘telepatici’ e in grado di cooperare. Nello specifico, i ricercatori hanno usato dei macachi, il cui compito era quello di muovere con il pensiero un braccio robotico, e dei topi, a cui erano stati inseriti degli elettrodi in grado di leggere l’attività di singoli neuroni e inviare al cervello di ognuno di essi i dati provenienti dagli altri topi, generando, a comando, lo stesso tipo di impulsi neurali. Tutto questo per mimare una sorta di telepatia, con il falso miraggio, e l’improbabile giustificazione scientifica, di poter controllare, in un lontano futuro le macchine col pensiero.

    Pensare di creare cervelli robotici con impianti tra teste di esseri viventi è quantomeno irrazionale: sono più di 30 anni che vengono praticati simili atroci esperimenti, peraltro senza alcun risultato, se non quello di alimentare un patologico delirio di onnipotenza.

    Ma quello che sconvolge di più è l’impassibilità con cui simili notizie vengono diffuse da quella stessa classe “scientifica” che si ostina a non voler definire “vivisezione” tali studi.

    E come altro potremmo definire l’introduzione di elettrodi direttamente nel cervello di animali, vivi e svegli durante l’esperimento? Come pensare che, pur nella più ottimistica ipotesi per cui essi sopravvivano, non riportino danni, e non siano comunque condannati a morte?

    Queste notizie occupano quasi in sordina le pagine dei giornali e del web, come se tutto fosse normale. Nessuno che analizzi i fatti dal punto di vista morale ponendo dei dubbi sull’eticità di una pratica tanto crudele e dolorosa, con l’intento, forse neanche tanto casuale, di abituare le persone ad accettare tali violenze come se fossero una normalità o un diritto della specie umana.

    Sarebbe corretto, anzi doveroso, far vedere come sono ridotti questi animali, quali sono le loro condizioni reali, che li costringono a settimane o addirittura anni in gabbie di contenzione con impianti fissi nel cranio, subendo esperimenti lunghi e dolorosi dai quali non possono scappare, soli, sopraffatti dalla paura e dall’attesa rassegnata della morte. Perché dovremmo accettare tutto questo? Perché giustificarlo in nome di qualcosa che non esiste?

    Questa è VIVISEZIONE: immorale, inutile e inaccettabile.

    Ed è ora di urlare BASTA!

  • Cavalli "taroccati" al Palio di Siena.Si accertino le responsabilità

    Siena non è una Repubblica Autonoma, la Procura della Repubblica e le Forze di Polizia facciano il loro dovere e vadano fino in fondo a questa vicenda di falsificazione di cavalli e maltrattamenti. Tutta l’Italia civile li incoraggia“.

    Così la LAV a commento della notizia dei due indagati e dei tre equidi purosangue sequestrati in via preventiva, ieri mattina, nell’allevamento che è stato poi ispezionato, dove erano tenuti i cavalli, a Castelnuovo Berardenga (Siena), dando così esecuzione a un provvedimento del sostituto procuratore Aldo Natalini: avrebbero rimosso il microchip identificativo di tre cavalli da corsa per spacciarli come anglo-arabi mezzo sangue e poterli così iscrivere all’Albo cavalli protocollo 2015 del Comune di Siena, che consente di essere ammessi al Palio. In realtà si tratterebbe di purosangue inglesi che non possono essere ammessi alla corsa. Per questo i tre animali sono stati sequestrati dal nucleo investigativo del Corpo Forestale dello Stato di Siena e i due proprietari denunciati con l’ipotesi di reato di falso e maltrattamento di animali. 

    “Ci affibbiano l’etichetta di estremisti vista la nostra contrarietà etica a qualsiasi corsa con animali ora attaccheranno sicuramente anche gli organi dello Stato che non credono alla favola dell’autoregolamentazione di un Palio con veterinari che non sono terzi, e che ha già dimestichezza con le Aule di Tribunale dato che ha permesso, senza alcun problema, di far gareggiare anche un fantino sotto processo per uccisione di un cavallo nel Palio di Asti e sospeso per dieci anni da quella manifestazione”.

    Secondo quanto riferisce l’Ansa, sarebbero il fantino Luigi Bruschelli detto Trecciolino e Osvaldo Costa, proprietario dell’allevamento di Castelnuovo Berardenga (Siena), le due persone iscritte nel registro degli indagati nell’ambito di questa inchiesta. I tre cavalli che si trovano in consegna a uno degli indagati, non avrebbero mai corso il Palio di Siena e neppure le batterie di selezione della Tratta, ma sarebbero stati presenti nell’elenco dei soggetti ammessi all’Albo Cavalli Protocollo 2015.

    COMUNICATO STAMPA

  • Bergamo sempre più vegan. Nasce il progetto "DolcezzeVeg +"

    È una torta vegana simbolo del progetto “Dolcezze Veg+” ideato dalla LAV e dal CAPAB (Consorzio Pasticceri Artigiani Bergamaschi), aderente a Confartigianato Bergamo, presentata alla presenza di Giosuè Berbenni, presidente del CAPAB, e Paola Segurini, Responsabile LAV Settore Veg.

    Dall’incontro tra le 13 pasticcerie aderenti all’iniziativa – che prevede una proposta di torte e dolci senza ingredienti di origine animale nell’ambito dell’offerta abituale di ogni partecipante – è nata “Estate Vegana”, un semifreddo composto da una base di crumble ai cereali e vaniglia su cui si eleva uno spesso strato di invitante mousse al latte di mandorla abbinato ad un inserto di lamponi e cocco e decorato con rossi frutti di bosco e un invincibile cioccolato fondente. Un dolce delicato e fresco che si adatta bene alle temperature di questa calda estate 2015.

    Come le altre preparazioni vegane, sarà riconoscibile sui listini tramite il logo “DolcezzeVeg+”, il medesimo che apparirà nella vetrofania apposta all’ingresso degli esercizi partecipanti.
    Ed ecco che, in risposta al sempre maggior numero di consumatori che opta per soluzioni alimentari sostenibili e consapevoli, la collaborazione tra la sede provinciale della LAV e il CAPAB ha consentito di allargare l’offerta vegan – fino ad oggi quasi esclusivamente incentrata sulla ristorazione – anche alle pasticcerie bergamasche.

    Per le 13 pasticcerie si presenta una grande opportunità di intercettare una nuova clientela sempre più numerosa, confrontandosi con le esigenze di chi decide di proiettarsi verso il futuro in modo responsabile ma non per questo meno gustoso.
    Il Progetto “DolcezzeVeg+” strizza l’occhio ai circa 3.500.000 italiani che secondo gli ultimi dati Eurispes hanno fatto una scelta vegetariana o vegana. Un terzo di loro sceglie questo genere di alimentazione per rispetto nei confronti degli animali (31%), un quarto perché fa bene alla salute (24,9%), il 9% si muove in questa direzione per tutelare l’ambiente. 

    In questo contesto, il ruolo dei pasticcieri, accanto alle altre categorie dell’alimentare, appare fondamentale per riscrivere i canoni dell’alimentazione in accordo con i tempi. Per questo sia il consorzio CAPAB, sia la LAV, sono molto soddisfatti per l’entusiasmo mostrato dai partecipanti al corso di formazione, che hanno accettato di aggiornare la propria offerta, ampliando le proprie conoscenze, stimolati dall’idea di riuscire a creare preparazioni buone, che fanno bene alla salute e che incuriosiscono tutti.

    COMUNICATO INTEGRALE

  • Fermiamo il traffico di macachi dalle Mauritius. Firma ora!

    Il traffico internazionale di primati destinati alla sperimentazione non accenna a diminuire e le Mauritius sono tra i principali bacini di fornitura di macachi per tutti i laboratori del mondo, soprattutto quelli europei.

    Cuccioli e adulti vengono brutalmente catturati nella foresta per essere spediti agli allevanti o per finire sui tavoli di laboratorio e subire test molto invasivi che spesso comportano operazioni al cranio e impianti nel cervello. 
    Come se non bastasse, il numero degli animali esportati da questo Paese è incredibilmente aumentato passando dalle 2.937 nel 2013 alle 8.991 scimmie nel 2014. 

    Da anni la Coalizione europea contro la vivisezioneECEAE, di cui la LAV è rappresentante in l’Italia, è impegnata per chiedere la fine di questo orrore.

    A Febbraio 2015 sono state consegnate oltre 160.000 firme raccolte dalla Coalizione al Governo mauritano per chiedere che venga chiuso questo immorale commercio di vite offuscato da messaggi di vacanza paradisiache, ma le statistiche mostrano chiaramente come non ci sia nessun impegno né da parte delle Istituzioni locali né da quelle internazionali.

    Doveroso ricordare lo scandalo legato ad una recente investigazione della BUAV (associazione inglese partner nella coalizione ECEAE) presso la Noveprim, il più grande stabilimento allevatore dell’isola, che ha smascherato centinaia di cadaveri, tra cui femmine gravide e cuccioli, ammassati come spazzatura perché di troppo. Un concetto ben noto anche da noi in Italia grazie al caso contro la Green Hill s.r.l. che ha confermato come gli animali destinati alla vivisezione siano “merce in vendita” da sopprimere nel caso in cui siano “difettosi” invece di essere doverosamente curati.

    Un recente sondaggio, effettuato dalla “Cruelty Free International Save Our Monkeys” ha rivelato che:

    • il 92% dei turisti o possibili viaggiatori verso quest’isola ignora il traffico di animali per la vivisezione provenienti dalle Mauritius
    • il 53% delle persone che ci sono state, desiderano farlo o stanno per andarci non lo faranno dopo aver saputo del coinvolgimento di questo Paese nella fornitura di scimmie per i laboratori

    Il sondaggio ha coinvolto oltre 3000 persone provenienti da vari Paesi: Italia, Germania, Francia, Inghilterra e Svizzera dove, infatti, si trova la fascia più rappresentativa di turismo verso questa meta tropicale.

    Alle Mauritius il Ministro del turismo sta aumentando la pubblicità per dare un’immagine etica di questa nota meta turistica, ma questa patina non riesce a nascondere l’orrore che si cela dietro le Mauritius; uno dei maggiori fornitori di scimmie per la ricerca.

    In realtà questo immorale commercio frutta meno del 2% delle esportazioni ed è, quindi, economicamente irrilevante rispetto all’enorme introito derivato dal turismo.

    Se anche tu credi che le Mauritius debbano essere un paradiso per chiunque, macachi compresi, firma la petizione internazionale della “Cruelty Free International Save Our Monkeys” e chiedi al Ministro del turismo di fermare questo orrore. 

    FIRMA ORA

    Michela Kuan
    Responsabile LAV Vivisezione

  • Mucca "a terra" maltrattata. Nuovo caso in Cassazione

    “Una vicenda di efferata crudeltà, per la quale chiediamo giustizia”: con queste parole descriviamo la fine inflitta da un allevatore-trasportatore piemontese a una mucca ferita, non deambulante, trascinata durante lo scarico fuori il macello Inalca di Ospedaletto Lodigiano, nel 2008. Sulla vicenda dovrà esprimersi la Corte di Cassazione, presso la quale oggi si terrà l’udienza di discussione, in seguito al ricorso presentato dall’allevatore-trasportatore, già rinviato a giudizio per i reati di abbandono e maltrattamento, aggravato dalla morte della mucca.

    L’uomo, infatti, dapprima assolto dal Tribunale di Lodi, nel 2014 fu condannato dalla Corte d’Appello di Milano che, pur dichiarando prescritto il reato di abbandono, condannò l’imputato per il reato di maltrattamento, alla pena di mesi 6 di reclusione e a 6.000,00 euro di multa, e a mesi 6 di sospensione dell’attività di trasporto degli animali, ex art. 544 sexies c.p.

    “Siamo fiduciosi che i Supremi Giudici si esprimeranno con rigore anche su questa vicenda, del tutto simile ad un altro clamoroso caso, quello della mucca Doris non più in grado di camminare, che pochi giorni fa (fine giugno) ha visto la Corte di Cassazione confermare, per la prima volta, l’applicazione del delitto di maltrattamento di un animale trasportato verso il mattatoio, con la conferma della condanna di sei imputati: con questa pronuncia la Cassazione ha ribadito, senza alcun dubbio, che trascinare una mucca “da latte”, o qualsiasi altro animale, costituisce un reato e che simili prassi devono essere perseguite come dei veri e propri delitti. Questo nuovo caso avvenuto nel Lodigiano non fu meno violento: la mucca fu trovata dal veterinario in una pozza di sangue, ridotta in fin di vita dal suo aguzzino per la difficoltà di farla scendere dal camion, e quindi sottoposta ad eutanasia per mettere fine alla sua agonia.”

    Foto di archivio LAV