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  • #3520
    andrea
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    nell’educazione del nostro amico a quattro zampe è fondamentale tenere presente la sua psicologia: perchè anche i cani, come gli uomini, hanno una loro psicologia, ed è fondamentale conoscerla.
    bisogna infatti sapere che molti problemi del rapporto cane – padrone sono il frutto di reciproche incomprensioni: l’uomo non riesce a capire perchè il suo cane non ubbidisce e il cane non si spiega le bizzarrie del padrone.
    quindi il primo passo da fare per poter interagire e comunicare correttamente col nostro cane è quello di imparare il suo linguaggio e di capire come insegnargli il nostro.
    poste le basi della comunicazione sarà più semplice educare il nostro cane in modo corretto ed efficace.
    ma come comunica il nostro cane?
    ovviamente non parla ma molti sono i segnali con cui il nostro cane comunica….vediamoli nel dettaglio.

    postura del corpo
    il modo più efficace e immediato per comprendere le intenzioni di un cane è quello di prestare attenzione alla sua postura, alla sua mimica facciale, al suo atteggiamento.
    comprendere il linguaggio del cane è importante per tutti, anche per chi un cane non ce l’ha ne mai l’avrà, perchè ormai le città sono piene di cani e inevitabilmente si viene a contato con uno di loro e spesso non si sa come comportarsi.

    odori
    l’olfatto è sicuramente il senso più importante per il cane e per questo riveste un ruolo fondamentale nella comunicazione anche se spesso non ce ne rendiamo conto.
    il cane riconosce i propri simili annusandoli, riconosce le persone annusandole, ne comprende le emozioni e gli stati d’animo sempre annusandole e marca il proprio territorio attraverso l’urina e raspando il terreno con le zampe posteriori: entrambi sono forti segnali odorosi per gli altri cani.
    due cani sconosciuti che si incontrano si annusano la testa i fianchi e infine l’area ano-genitale: è come se si presentassero.
    il cane vive in un mondo di odori che noi nemmeno immaginiamo! quando rientriamo a casa il nostro cane ci viene a dare il benvenuto e mentre noi raccontiamo agli altri bipedi cosa abbiamo fatto, dove siamo stati e chi abbiamo incontrato il nostro cane, non capendo nulla di ciò che diciamo, ricava quelle stesse informazioni standoci col naso incollato addosso.

    vocalizzi
    la varietà di vocalizzi prodotti da un cane sorprende perchè normalmente si pensa che il cane si limiti ad abbaiare o a ringhiare o a guaire e si ignora che ci sono invece diversi tipi di ringhio, diversi tipi di abbaio e diversi tipi di guaiti.

    vediamoli:

    – ringhio: il cucciolo comincia a ringhiare già a due settimane di vita.
    il significato più noto del ringhio è quello di minaccia, un avvertimento e solitamente è accompagnato da una retrazione delle labbra per mettere in mostra i denti ed essere così più minaccioso.
    solitamente si pensa che il cane ringhi solo per minacciare, mentre spesso lo fa per giocare: ovviamente è un ringhio diverso, mai con i denti in mostra, che solo con un po’ di esperienza si impara a distinguere da quello di minaccia. certo il contesto e le posture del cane aiutano anche i neofiliti a distinguere rapidamente un ringhio di minaccia da uno giocoso.

    – abbaio: è sicuramente il primo verso che viene in mente pensando ad un cane. può avere moltissimi significati: può servire per richiamare l’attenzione del branco (famiglia) e avvisarlo di una presenza inquietante, per tenersi in contatto con gli altri membri del branco (cani da muta), per invitare al gioco,… ognuno di questi abbai ha sfumature diverse che con l’esperienza imparerete a distinguere.
    ci sono inoltre cani più predisposti all’abbaio di altri: i segugi, per esempio, sono cani che sono stati selezionati per lavorare in muta e quindi, per tenersi in continuo contatto con tutti i membri, abbaiano con forza ed insistenza; i terrier e gli spitz sono notoriamente cani allarmisti con una soglia di reazione piuttosto bassa, cioè è sufficiente un minimo stimolo perchè inneschino il comportamento di risposta, l’abbaio.
    diversamente da ciò che si potrebbe pensare i cani da guardia e da difesa spesso non sono degli abbaioni: abbaiano solo quando sentono davvero minacciati, i primi, il loro territorio e, i secondi, il loro branco (famiglia) e non scattano per ogni piccolo rumore come i cani allarmisti.

    – ululato: verso tipico del lupo è invece abbastanza raro nei cani, più comune tra i cani nordici.
    nei lupi ha significato di coesione sociale, ma nei cani è solitamente associato a stress: di norma un cane ulula quando si sente solo e vuole attirare l’attenzione.

    – guaito: è la tipica espressione di dolore.
    questi sono solo i principali versi di un cane, ma in realtà il loro vocabolario è decisamente più ampio: ci sono anche uggiolii, brontolii, sbuffi, solo per citarne qualcuno.

    parole
    i cani non conoscono il significato delle nostre parole e quindi dovremo essere noi a insegnarglielo.
    un cane nell’arco della sua vita può imparare molte parole, in modo particolare se vive in casa, a stretto contatto con la famiglia: alcuni termini, come seduto, no, fermo,… sono dati dall’educazione, ma molti altri li imparerà osservandoci, sentendoci parlare e studiandoci in ogni momento.
    dovremmo sempre ricordare che il cane si sforza ogni istante di assecondarci e se non riusciamo ad ottenere ciò che gli chiediamo è, quasi sempre, per un nostro errore: forse non gli abbiamo fatto capire cosa vogliamo, forse le nostre richieste sono eccessive o forse c’è qualche altro problema che impedisce al cane di ubbidire… le ragioni possono essere diverse.
    sebbene molti cani capiscano realmente la singola parola, spesso il nostro amico coglie più il tono di voce, la cadenza, il ritmo con cui pronunciamo quello specifico comando che non la parola stessa: i cani sono molto più sensibili alle espressioni del nostro volto, all’intonazione, ai nostri gesti e addirittura all’odore che emaniamo piuttosto che alla singola parola o al discorso che stiamo facendo.
    e’ per questo che è molto importante usare sempre lo stesso tono per dare un comando al cane, almeno durante la fase di apprendimento dell’ordine stesso: imparerà più velocemente.
    ma è ovvio che non possiamo aspettarci queste reazioni da un cucciolo appena arrivato in casa, spaesato e che ancora non capisce una sola parola di ciò che gli diciamo, ci vorrà tempo e pazienza!
    quando il nostro cane non risponde a un comando che crediamo di avergli insegnato non arrabbiamoci, non cominciamo a innervosirci e a urlare: probabilmente il povero cane non ha realmente capito cosa noi vogliamo da lui quando pronunciamo quell’incomprensibile parola.
    non sa come comportarsi e si sente mortificato vedendovi arrabbiati perchè non riesce a capire cosa stia facendo di così terribile da suscitare le ire del suo padrone e nel peggiore dei casi non sapendo proprio come calmarvi si butterà a pancia in su: è un segno di sottomissione con cui il cane comunica di riconoscere la nostra autorità, di non metterla in discussione e ci invita a non fargli del male perchè è un essere innocuo.
    e’ ovvio che il nostro cane comincerà a pensare che siamo imprevedibili e illogici, che siamo irascibili e squilibrati perchè ci arrabbiamo senza ragione: ricordiamoci che il cane non ha affatto capito il motivo della nostra rabbia perchè ai suoi occhi lui non ha fatto nulla di male! così perderà fiducia in noi e il nostro rapporto con lui ne risentirà sicuramente.

    gesti
    come abbiamo già visto, i cani comunicano con i propri simili attraverso vocalizzazioni, ma soprattutto tramite le diverse posture del corpo e per questo sono molto recettivi ai nostri gesti, alle espressioni, ad ogni piccolo movimento.
    per questo può essere utile accompagnare il comando vocale a gesti: l’apprendimento sarà più rapido e anche quando il comando vocale sarà appreso quello a gesti potrà comunque tornare utile se, ad esempio, il cane può vederci ma non sentirci, può sempre servirci per enfatizzare il comando vocale, o, ancora, può rivelarsi indispensabile qualora il cane, divenuto anziano, non senta più.
    e’ inoltre possibile addestrare il cane a rispondere solo ai comandi a gesti, invece che a quelli vocali: se questa scelta si può rivelare poco pratica per un cane normale nella vita di tutti i giorni, perchè implica necessariamente che il cane ci guardi per potergli dare un comando, è invece importantissima per i cani sordi ai quali, per ovvie ragioni, non possono essere insegnati i comandi vocali.

    stati d’animo
    tutti noi avremo sicuramente avuto modo di notare come i cani siano sensibili ai nostri stati d’animo che riescono a percepire attraverso le nostre espressioni, i nostri movimenti ed il nostro odore.
    spesso i cani si fanno parecchio influenzare dallo stato d’animo del padrone e si comportano di conseguenza, così se il padrone e nervoso e agitato lo sarà anche il cane, mentre se il padrone è tranquillo e sereno il cane si convincerà che non c’è nulla da temere e che può rilassarsi.
    tutto questo risulta molto importante anche ai fini dell’educazione e dell’addestramento del cane: se, ad esempio, vogliamo insegnare il richiamo al nostro cane, ma siamo nervosi e irritabili, per quanto ci sforziamo di sembrare gioiosi e amichevoli, il cane avvertirà dalla nostra mimica facciale e dal nostro odore la tensione che in realtà abbiamo addosso e sarà più sospettoso, meno disponibile a tornare da noi. insomma insegnare qualcosa al nostro cane diventerà più difficile e magari ci capiterà di perdere la pazienza e di fare qualche errore.
    il problema è però che spesso non riusciamo a renderci conto di trasmettere al cane segnali contraddittori: gli diamo comandi in un senso, ma emotivamente gli trasmettiamo l’opposto.
    magari siamo per strada col nostro cane al guinzaglio e incontriamo un vecchio amico che non vediamo da tempo, un amico dai modi un po’ bruschi, dall’aspetto imponente che si avvicina per salutarci. il cane può, per errore, considerare l’amico come un pericolo e abbaiare e noi prontamente mettiamo il cane in obbedienza, gli diamo un comando per fargli capire che non è un pericolo e che abbiamo la situazione sotto controllo, ma siamo un po’ preoccupati, non ci aspettavamo una reazione del genere e così accorciamo il guinzaglio per avvicinare il cane e sentirlo più sotto controllo, il guinzaglio si tende e questo fa preoccupare il cane che sicuramente sente la nostra tensione, capisce che c’è qualcosa che ci turba e questo aumenta anche la sua di preoccupazione: se il capobranco (padrone) è agitato ci deve essere qualcosa di pericoloso e così l’abbaio riprende, magari si fa più insistente e minaccioso.

    soprattutto quando lavoriamo col nostro cane dobbiamo essere tranquilli e rilassati, concentrati su ciò che stiamo facendo, mai tesi o nervosi: se un giorno è andato tutto male, siamo stanchi e irascibili per la pessima giornata e non riusciamo a chiudere stress e tensioni fuori dal campo di addestramento, lasciamo perdere e rimandiamo al giorno dopo: non rischieremo di perdere la pazienza e fare qualche stupido errore.
    per comunicare correttamente col nostro cane dovremo quindi essere molto attenti anche ai nostri stati d’animo e capire che non è sufficiente concentrarsi su cosa vogliamo dire al cane, ma anche su come glielo diciamo e sopratutto su come il cane sta recependo i nostri comandi!

    #6495
    expert
    Amministratore del forum

    ottimo andrea…metto il tutto in evidenza!

    grazie! 🙂

    #6498
    la fenice
    Partecipante

    🙂

    giustissimo! se tutti i proprietari di cani avessero ben presente questi concetti, quanti problemi in meno!!!!
    sia per i cani che per i loro padroni.

    #6500
    andrea
    Partecipante

    si e noi a che serviremmo..saremmo disoccupati :p :p :uhauha: :uhauha: :uhauha:

    #6613
    Andrea
    Partecipante

    ottimo articoletto andrea mi complimento. 😉

    #7167
    ilaria
    Partecipante

    brav andrea ha fatto benea pubblicare quest articolo…

    a quanto ho capito sei un addestratore….?

    #3521
    caross
    Partecipante

    bellissimo “articolo”, davvero interessante e ben scritto.

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