Se, collegandoti a internet, non hai mai guardato immagini o video riguardanti gatti, non li hai mai inviati o ricevuti, collezionati su instagram o ritwittati, due cose devi sapere: la prima è che faresti meglio a non leggere questo articolo, la seconda è che stai mentendo. E’ semplice statistica: il tre per cento dei contenuti della rete ha per argomento un gatto. In vent’anni, dal 1995 a oggi, i gatti hanno conquistato il web. E questo è proprio il titolo (“How cats took over the Internet”) di una mostra al MoMI (Museum of Moving Image) di New York. Ci sono andato con tutte le perplessità del caso. Pur amando i gatti, avendone e avendone avuti, essendo destinatario di ogni sorta di produzione sul tema (dai quaderni alle cravatte) mi rendo conto che deve pur esistere un limite e la soglia di un museo si prestava per rappresentarlo. Così mi sono scetticamente avviato verso il Queens, sono sceso alla fermata della metropolitana di una strada intitolata ai pianoforti Steinway ripetendomi che quelli sì, andavano esposti all’ammirazione del pubblico. Poi sono entrato alla mostra.
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Il museo è la solita scatola bianca che le archistar posano su ogni contesto, dal lungotevere al deserto degli emirati. Oltre l’ingresso ho svoltato attratto da un temporale di risate. C’era una tribuna affollata di pubblico, quasi tutti erano adulti. Mi sono girato e sullo schermo c’erano gatti. Ai più insistenti tra quelli che mi bombardano quotidianamente con allegati dei loro felini ho minacciato: “Spediscimene ancora quando il tuo gatto lancerà coltelli, e con maestria”. Ebbene, è possibile.
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