cavallo erbaIn Italia, quest’anno, sono stati notificati due casi umani in provincia di Bologna, che hanno portato ad un rafforzamento delle misure di controllo.
Nelle zone interessate, sono quindi stati intensificati gli interventi di lotta anti-larvale e sono stati eseguiti interventi straordinari preventivi con adulticidi. A fare il punto sulle iniziative di contrasto alla diffusione del virus del Nilo Occidentale, “dichiarato endemico nel nostro Paese”  è stato il Sottosegretario Vito De Filippo, sollecitato da una interrogazione del deputato Alberto Zolezzi (M5S).  Il rappresentante del Governo ha ricordato che sono state anche diramate misure preventive riguardanti i trapianti d’organo, tessuti e cellule e le trasfusioni di sangue.

L’interrogante ha ricordato che “la segnalazione dei casi sospetti nei cavalli è stata incoraggiata anche dalla Società italiana dei veterinari per equini (SIVE), secondo le linee guida fornite dall’Istituto zooprofilattico di Teramo: I medici veterinari pubblici e liberi professionisti sono tenuti alla sorveglianza sindromica nei cavalli. L’attività prevede la messa a punto e distribuzione di un questionario ai medici veterinari con la finalità di individuare cavalli in cui, nel periodo di attività dei vettori, si sono manifestate sindromi neurologiche riferibili alla malattia.

Un agente zoonotico- Il virus della West Nile (WNV) è un Flavivirus appartenente alla famiglia Flaviviridae trasmesso da insetti vettori ed attualmente presente nel territorio italiano. Si tratta di un agente zoonotico il cui ciclo biologico è caratterizzato dalla trasmissione tra zanzare ornitofile ed alcune specie di uccelli selvatici. Attraverso la puntura di zanzara il virus può passare, inoltre, dalle popolazioni aviarie ai mammiferi, incluso l’uomo. Altri mezzi di infezione documentati, anche se molto più rari, sono i trapianti di organi, le trasfusioni di sangue e la trasmissione madre-feto in gravidanza.

Un piano integrato- In Italia, ha spiegato De Filippo, la sorveglianza epidemiologica dei casi umani di malattia da virus West Nile è regolata da un Piano integrato. Le attività di sorveglianza umana non sono state modificate rispetto alla scorsa stagione e prevedono che vengano individuati e segnalati casi clinici importati (tutto l’anno) e autoctoni (da giugno a ottobre) di forme cliniche neuro-invasive, nelle aree a dimostrata circolazione di WNV.
Il Piano prevede, inoltre, la sorveglianza entomologica, con l’attuazione di protocolli operativi diversificati in relazione alla presenza o meno di casi umani, basati sia sull’informazione della popolazione che su interventi ordinari di controllo con prodotti larvicidi, al fine di ridurre la presenza di focolai larvali peri-domestici di zanzare, sia l’uso di adulticidi in caso di elevata densità delle zanzare.

Dal primo focolaio ad oggi- In Italia, il primo focolaio di malattia di West Nile (WND) è stato confermato nella tarda estate del 1998 nell’area circostante il Padulle di Fucecchio in Toscana, con alcuni casi clinici nei cavalli. Il Ministero della Salute, dal 2002, ha attivato il Piano nazionale di sorveglianza per la WND, con l’obiettivo di rilevare l’introduzione e monitorare la circolazione del WNV sull’intero territorio nazionale. Tale Piano ha consentito di identificare nel 2008, a 10 anni di distanza dal primo focolaio, la circolazione di WNV in Emilia Romagna, Veneto e Lombardia in uccelli, mammiferi e insetti vettori. L’infezione è stata da allora segnalata ogni anno anche nell’uomo. Dal 2008 al 2015 sono stati notificati 173 casi autoctoni di malattia neuro-invasiva da West Nile in 8 regioni (Piemonte, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia-Romagna, Basilicata, Puglia, Sardegna). In Italia, quest’anno, sono stati notificati due casi umani in provincia di Bologna, che hanno portato ad un rafforzamento delle misure di controllo.

Questi i dati forniti dal Ministero all’On Zolezzi che nella sua interrogazione poneva l’accento sulle aree del Po, ricordando che al 2014 i casi documentati in Italia sono stati 86 portando a 10 decessi; mentre nel  2015 in provincia di Mantova sono stati già documentati 3 casi di WNV in realtà comunali segnate da impatti ambientali notevoli (Pegognaga, Moglia, Revere);

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