MODENA. Venti minuti dopo il crollo è arrivata la prima chiamata per l’allerta e subito dopo è scattato il piano d’emergenza per portarli tempestivamente, in elicottero, a Genova.


«Per noi due giorni e mezzo di lavoro di fila, con poche ore di sonno in mezzo, sono uno standard normale in mezzo alle calamità – raccontano i due pompieri – Il lavoro che abbiamo davanti è quello di muoverci, seguendo le direttive di chi coordina i soccorsi, all’interno di zone ben identificate. I cani seguono il cosiddetto “cono d’odore”, il perimetro di un’area che con il loro fiuto riescono a sentire sino a trovare l’eventuale disperso. Per questo il coordinamento con le altre unità e con l’istruttore è strettissimo. Dopo che sono passati i nostri cani si può essere sicuri che lì sotto non ci sono vittime o sopravvissuti: a quel punto l’area si considera bonificata e ci si può spostare su un’altro punto, concentrando gli sforzi sulle aree non controllate».
I due pompieri modenesi non si staccano mai dai loro border collie. Anche se Rubbiani è un vigile del fuoco volontario, al di fuori del lavoro di docente di elettronica all’Iti Corni, il suo impegno per il cane da ricerca non differisce in nulla da Ridetti, che invece è in servizio permanente alla caserma di via Formigina. Stesso estenuante corso di formazione di un anno, formazione con i cinofili una volta al mese, vita in comune con il cane nel tempo libero per continuare l’allenamento.
Ovviamente nessuno dei due si stacca dal cane la domenica e neppure in vacanza. Una simbiosi perfetta che ha come unico limite i dieci anni d’età, dopo il quale Piera e Mia resteranno in casa, per un pensionamento inevitabile. «Li abbiamo comprati noi, questa è la regola che abbiamo scelto e condiviso – dicono – resteranno con noi per sempre». Intanto però non smettono di addestrarli, la prossima chiamata può arrivare a ore. —

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