Sempre più viziati, amati, “umanizzati”, i nostri cani sono il motore di un business milionario, fatto di mangimi speciali, abitini, collari, casette e chi più ne ha… Ezio Maria Romano, cinquant’anni di cinofilia alle spalle, allevatore, autore di decine di libri sull’argomento, va controcorrente. «Bisogna tornare a una cinofilia naturale».

I circhi esibiscono spesso cani che eseguono numeri incredibili. Il cane è davvero l’animale più intelligente del pianeta?

Certamente no, i cani di tutto il mondo, indipendentemente dalla razza, nascono con l’unico scopo di sopravvivere per riprodursi, la loro aspirazione sarebbe quella di poter crescere con i fratelli della cucciolata e interagire unicamente con loro per tutta la vita. L’uomo invece prende i cuccioli per allevarli al suo fianco e soddisfare le sue esigenze, tanto da ridurli a suoi “prigionieri”. I cani crescono quindi senza la capacità di sopravvivere, poiché non imparano a essere indipendenti come voluto dalla Natura. Questa loro debolezza, aggiunta a una forte predisposizione genetica al “parassitismo”, li costringe a accettare ogni richiesta dell’uomo che li detiene, compresa quella di obbedire ai suoi comandi fino ad arrivare alle manifestazioni più esasperate tipo i numeri da circo. Non solo, è ormai assodato che la sua “capacità istintiva” di saper utilizzare la memoria, di comprendere il suono delle parole o di adottare accorgimenti per aumentare la propria capacità di sopravvivenza, sono enormemente minori di quelle di un maiale e di poco superiori a quelle della piovra.

Allora, chi dice “ho un cane al quale manca solo la parola”, in realtà dice una sciocchezza?

Sì, ma, a quanto pare, fa comodo a tutti far finta di nulla, sia per una sempre più evidente carenza affettiva dell’uomo moderno, sia perché pensare che il cane ci ami rende miliardi di euro ogni anno a chi si occupa di animali d’affezione. Se mai il cane potesse parlare, direbbe al suo padrone: “Aprimi quella porta che me ne vado e, se proprio mi vuoi bene come dici, lasciami fuori di casa la ciotola del cibo!”.

Lei ha fondato www.cinofilianaturale.it. Perché?

Ho creato il concetto di “Cinofilia naturale” perché vorrei che l’uomo imparasse a tenere molto più in considerazione gli istinti naturali del cane, senza lavorare troppo di fantasia. Il cane è un cane e non un “umanoide” come si vuol far credere oggi ai consumatori. Privandolo della sua grande necessità di vivere da animale, negandogli quindi di soddisfare i suoi istinti, si giunge spesso alla sua totale perdita di salute fisica così come al deterioramento del suo equilibrio, spesso la più evidente causa delle aggressioni ai familiari.

Cani con collari di brillanti, cappottini, mangimi raffinati (ne esiste uno addirittura al cervo e mirtilli della Provenza). Non le sembra esagerato?

Al cane non serve nulla di tutto ciò per vivere felice e in salute. Sull’isola di Pemba, in Tanzania, dove ho svolto numerose ricerche sugli “antichi” cani da villaggio, ritenuti dai biologi americani Coppinger i più vicini antenati di tutti i nostri cani domestici, questi animali spesso si cibano solo di feci umane, di qualche piccolo roditore che riescono a cacciare e di radici, eppure sono incredibilmente in forma.

Come alimenterebbe un cane?

I tanti che posseggo mangiano unicamente scarti crudi di macellazione e pane secco, sono in splendida forma, non si ammalano mai pur rimanendo tutto l’anno in giardino, il loro pelo è stupendo, oltre a vivere molto a lungo.

Come educherebbe un cane?

Non ho mai educato un cane e non lo farò mai. Credo che privarlo della sua libertà solo per soddisfare la mia necessità di fare la guardia alla casa, sia già sufficientemente crudele. Ci mancherebbe che volessi anche educarlo!

Ha senso insegnargli il “seduto”, il “resta”, il richiamo?

Non solo non ha senso, è addirittura una forte violenza psicologica. Il cane si deve sedere solo quando ne ha voglia e coricarsi se si sente stanco di rimanere in piedi.

È vero che i cani vogliono bene al padrone?

I cani non sanno cosa significhi volere bene a un altro essere vivente, non è ciò che vuole da loro la Natura. Per il cane, il padrone rappresenta unicamente il custode della sua riserva di cibo. I randagi non desiderano mai avere interazioni con l’uomo, a loro basta vivere liberi da animali!

Sentiamo spesso di aggressioni di cani contro i propri padroni (secondo una ricerca mondiale i cani uccidono più uomini degli squali e sono al terzo posto, mentre al primo ci sono le zanzare e al secondo i serpenti), perché avvengono?

Il cane si rapporta con l’uomo secondo due parametri istintivi: il bisogno (di ricevere il cibo) e la fiducia. Quando quest’ultima viene meno, l’animale attacca il suo “carceriere”. Le aggressioni dei cani sul padrone non sono altro che manifestazioni di ribellione della Natura, né più né meno di quando si costruisce la casa vicino al fiume che alla prima piena viene travolta.

In conclusione, una cinofilia alternativa è possibile?

È possibile ma necessita di altruismo da parte del padrone nei confronti del cane. Non dobbiamo mai preoccuparci di quanto il cane ami noi, bensì di cosa dobbiamo fare noi per amare lui. E non solo a parole.

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