Se fossimo davanti a un giudice e l’oggetto della discussione fosse un bambino lo chiameremmo affido congiunto. Ecco, scherzando lo definisco così, solo che protagonista, stavolta, è un cane. Una bellissima femminuccia di Golden Retriever, Julie, che ha conquistato il cuore di entrambi i proprietari e che con il suo amore incondizionato ci ha fatto andare oltre le discussioni, i litigi e il dolore che una separazione inevitabilmente porta con sé.

Aveva 3 mesi e mezzo quando, come un batuffolone di 9 kg, l’ho portata a casa e a poco a poco è diventata la padrona di entrambe le case visto non vivevamo ancora insieme. Tra di noi, poi, le cose non hanno funzionato come avrebbero dovuto. Ci lasciamo. Ci dividiamo quelle poche cose seminate nelle rispettive case . Ma Julie? Per fortuna siamo due persone ragionevoli e non abbiamo mai smesso di volerci bene al di là delle incomprensioni che ci hanno allontanato così abbiamo riflettuto sul da farsi.

Quando abbiamo registrato Julie alla Asl canina, il cane poteva avere solo un proprietario e così visto che era un mio regalo ho insistito affinché il cane fosse a suo nome. Sulla carta è suo. Ma io a Julie ho dedicato più tempo, le davo da mangiare pesando le crocchette al grammo, l’ho educata con rinforzi e privazioni. Insomma sono io la signorina Rottermeier, quella delle gite fuori porta di aspetto culturale e naturalistico, dei corsi e brevetti di salvataggio in acqua, delle pastiglie e vaccinazioni varie. Sono io la «mamma». Lui è il papà: quello che invece la fa divertire tirandole fino allo sfinimento la pallina perché è pigro per camminare troppo, quello che la fa salire sul divano per vedere le partite del Milan e quello che se la porta dal veterinario puntualmente mi chiama perché non si ricorda neanche il nome della pipetta antipulci. Insomma se facessimo una gara io la vincerei. Sono io l’iperattiva e la premurosa. Lui il pigro casinista. Ma l’amore è amore. Non ci sembrava giusto litigare o privare l’altro di Julie e non ci sembrava giusto anche per lei.

E’ vero è un cane e non bisogna personificare, ma i cani hanno una spiccata sensibilità e anche lei avrebbe percepito l’abbandono. Alla fine abbiamo concordato senza tirarci i capelli che avremmo fatto una settimana a testa. Tanto lui lavorando la lascia alla sorella che ha un marito e due figli, che tanto avrebbero voluto un cane. Così si è stabilito un nuovo equilibrio. Il limite di una settimana a testa non è tassativo. Se voglio tenerla di più o portarla con me in vacanza lo posso fare. Se ho problemi a gestirla, visto che sono sola e con il lavoro e vari impegni a volte capita, chiamo il mio ex e lui (che ha ancora le chiavi di casa mia) la prende e me la porta fuori o la dà alla sorella. Insomma. Lo so che può sembrare strano. Povera cagnetta sballottata tra 2-3 case ma alla fine lei non ne ha mai avuta una sola e più che al territorio si è legata alle persone. Privarci e privarla di chi le vuole bene non ci è sembrato giusto. Tra poco farà 4 anni e magari la festeggeremo tutti insieme. Julie è un cane felice.

L’autrice di questo intervento è anche curatrice del blog Golden Julie

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