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Vaccinare contro una data malattia non significa garantire un’ immunità del 100% da essa, vuol dire preparare il sistema immunitario ad affrontarla nel migliore dei modi qualora  si incontri l’agente causale, riducendo ai minimi termini i sintomi della stessa; oltre a ciò la vaccinazione aiuta a contenerne la diffusione nell’ambiente. Pertanto vaccinare il gatto, così come il cane, ha due obbiettivi egualmente importanti: innanzitutto proteggere il soggetto da infezioni batteriche e virali, talora mortali, in secondo luogo limitare la propagazione delle stesse all’interno di una popolazione.

E’ stato dimostrato che se si riesce ad ottenere un’immunità di popolazione pari al 70% , il rischio di epidemia sarà minimo, proteggendo così indirettamente anche chi non è vaccinato.

All’opposto, minore è la percentuale di soggetti coperti in un gruppo, maggiore sarà non soltanto la diffusibilità di un dato agente patogeno, ma anche la probabilità che esso si trasformi in una variante differente e più pericolosa di quella originale, soprattutto nel caso dei virus.

Esistono numerosi agenti patogeni contro cui vengono messe in atto misure preventive, tra cui le vaccinazioni. I più comuni sono: il calicivirus, l’ herpesvirus,il virus della leucemia felina e quello della panleucopenia. Altre malattie  per cui sono previste vaccinazioni, soprattutto in contesti particolari come i gattili o gli allevamenti, sono: la clamidiosi e la bordetella bronchiseptica.

 

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I gattini, indipendentemente dalla provenienza (allevamento, gattile, privato, negozio) non dovrebbero MAI essere vaccinati prima delle 8-9 settimane di vita. In questo periodo, infatti, questi sono coperti dagli anticorpi della madre (immunità passiva) che interferirebbe col protocollo vaccinale facendolo fallire. Per gli animali di provenienza incerta, aspettare comunque i due mesi di vita, avendo l’accortezza di preservarli da eccessivi contatti con altri gatti. Il secondo vaccino deve essere eseguito dopo 3-4 settimane dal primo e richiamato ulteriormente (terza iniezione) ad un’età di 14-16 settimane in maniera tale da garantire una copertura certa anche nel caso il primo abbia interferito con l’immunità materna.

I gatti adulti sono egualmente a rischio di contrarre malattie pertanto bisognerebbe continuare a vaccinarli durante il corso della loro vita. La scelta della frequenza dei richiami e delle malattie contro cui coprirli dipende dallo stile di vita del gatto, dall’ambiente in cui vive e dalla collocazione geografica dello stesso. In linea generale soltanto quelli che vivono esclusivamente in casa e di cui si ha assoluta certezza non vengano (verranno!) mai in contatto con altri possono sottostare a vaccinazioni distanziate nel tempo: mai superare però i tre anni tra un richiamo e l’altro. Al di là di questo caso specifico, in tutti i gatti che vivono dentro e fuori casa o in ricoveri o vengano portati periodicamente in pensioni e che convivono con altri gatti bisognerebbe procedere con un richiamo annuale dei vaccini.

vaccinare il gatto

Se si adotta un gatto adulto di cui non si conosce la storia e la provenienza, bisognerebbe vaccinarlo, facendo seguire un richiamo ad un anno di distanza. Per quanto riguarda, infine i gatti positivi alla leucemia, le linee guida consigliano di eseguire richiami contro le altre malattie ogni 6 mesi, avendo essi un sistema immunitario deficitario e quindi meno “adatto” a garantire una copertura anticorpale per lunghi periodi.

A cura della dott.ssa Martina Chiapasco della Clinica Veterinaria Borgarello.

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